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Sara Masüger – The closer you get the smaller it is
“Mi piace l’idea di Kierkegaard sul fatto che ripetizione e memoria sono lo stesso movimento in direzione opposta.” Sara Masüger
Comunicato stampa
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Testo di Marc Bauer
Le sculture e i disegni realizzati da Sara Masüger si relaziona in modo ravvicinato con l'architettura, la memoria e il linguaggio. Alla sua prima mostra personale presso CAR projects, l'artista presenta un'installazione site specific costituita da un muro circolare di centinaia di mattoni che si estende dal pavimento al soffitto e una catena di 83 anelli in bronzo, il primo dei quali è di soli 5 mm mentre l'ultimo di 120 cm. Nella stanza al piano sottostante, invece, troviamo il video “It might take a while for nothing to happen” (2003) ed un gruppo di sculture. Nel video l'artista, rannicchiata nell'angolo di una stanza asettica, costruisce una parete di mattoni irregolari in gesso: durante la costruzione, il muro collassa più volte e il suo corpo scompare sotto il peso dell'architettura.
“Mi piace l'idea di Kierkegaard sul fatto che ripetizione e memoria sono lo stesso movimento in direzione opposta.”
Questa frase, che Sara mi ha detto durante l'ultima mia visita al suo studio di Zurigo agli inizi di novembre 2010, mi ha rivelato un interessante e condensato sguardo sul suo lavoro e la sua pratica.
La ripetizione è la modalità su cui basa i suoi progetti, con cui crea le sue opere anche pragmaticamente: il muro circolare al piano terra della galleria, per esempio, è stato realizzato attraverso la reiterazione di una forma che alla fine dà vita ad una scultura di dimensioni maggiori; tutti gli elementi sono uguali, modulari. Confrontandoci, inoltre, con questa struttura, non siamo sicuri né della sua solidità, né della sua funzione: viviamo l'ambiguità dell'architettura in modo molto intenso. Questo muro, quindi, è stato realizzato per proteggerci o bisogna sorreggerlo per non farlo crollare? Anche le altre sculture della Masüger giocano su una sottile linea di fragilità, che spesso si presenta già rotta; così, forse, questa parete potrebbe anche scomparire, crollare come quella mostrata nel video del 2003. La rottura non è solo uno stato dell'oggetto o la prova della sua vulnerabilità, ma è anche una riflessione sul tempo e lo spazio, è una strategia che l'artista utilizza per sottomettere la scultura alla temporalità: l'oggetto che vediamo è rotto, ma noi in qualità di spettatori possiamo immaginarlo nel suo stato originario e perfetto, mentre nella realtà è, oramai, fratturato. In questa prospettiva, la rottura potrebbe essere percepita come una collisione temporale.
Il muro, essendo un elemento architettonico fondamentale definisce lo spazio, quindi Sara Masüger enfatizza, attraverso l'installazione, la relazione con esso.
“É come una collana che viene sovrastimata rispetto al suo valore. O come una grande forma distorta che cerca un modo per scomparire.”
Il cambiamento di scala dell'oggetto non solo drammatizza la naturale prospettiva che l'osservatore ha di esso, ma distorce la sua funzione: si inizia con una forma ben definita ma fragile per terminare come un'imponente e grottesca caricatura di se stessa.
In entrambe le frasi usate dall'artista per descrivere il suo lavoro, l'oggetto ha sempre un ruolo attivo, come se fosse qualcosa di vivente, un organismo che può rigenerarsi autonomamente.
La catena dell'installazione non è solo il calco di un elemento metallico, una perfetta copia dell'oggetto reale, ma è stata traslata poeticamente, come rappresentazione o disegno di un ricordo. Un ricordo che può essere fragile o spaventoso, confortante o minaccioso.
Di fronte a tutti i suoi lavori, disegni, sculture o video, l'osservatore vive l'ambiguità: non ci si relaziona con un oggetto reale interpretato in un materiale diverso, ma con la rappresentazione di qualcosa che, presentato in una prospettiva differente, è familiare.
Le installazioni di Sara Masüger sono evocative: con forme architettoniche elementari, o scegliendo oggetti comuni come una catena o una radice, l'artista riesce a creare delle atmosfere tese e silenziose, una forte e poetica rappesentazione del mondo dove tutti gli elementi sono profondamente inquietanti.
Ripetizione e ricordo sono i punti cardine del suo lavoro, concetti centrali anche di questa mostra.
L'impressionante visione del muro nello spazio principale entra in rapporto con il suono del video in cui la parete di mattoni in gesso collassa. Il suono non corrisponde alla realtà che si percepisce, Sara Masüger crea un salto, uno spazio tra realtà e finzione dove lo spettatore rimane intrappolato in uno stato drammatico.
Sara Masüger è nata nel 1978 a Zug, Svizzera. Ha studiato al Rijksakademie di Amsterdam. Vive e lavora a Zurigo.
Le sculture e i disegni realizzati da Sara Masüger si relaziona in modo ravvicinato con l'architettura, la memoria e il linguaggio. Alla sua prima mostra personale presso CAR projects, l'artista presenta un'installazione site specific costituita da un muro circolare di centinaia di mattoni che si estende dal pavimento al soffitto e una catena di 83 anelli in bronzo, il primo dei quali è di soli 5 mm mentre l'ultimo di 120 cm. Nella stanza al piano sottostante, invece, troviamo il video “It might take a while for nothing to happen” (2003) ed un gruppo di sculture. Nel video l'artista, rannicchiata nell'angolo di una stanza asettica, costruisce una parete di mattoni irregolari in gesso: durante la costruzione, il muro collassa più volte e il suo corpo scompare sotto il peso dell'architettura.
“Mi piace l'idea di Kierkegaard sul fatto che ripetizione e memoria sono lo stesso movimento in direzione opposta.”
Questa frase, che Sara mi ha detto durante l'ultima mia visita al suo studio di Zurigo agli inizi di novembre 2010, mi ha rivelato un interessante e condensato sguardo sul suo lavoro e la sua pratica.
La ripetizione è la modalità su cui basa i suoi progetti, con cui crea le sue opere anche pragmaticamente: il muro circolare al piano terra della galleria, per esempio, è stato realizzato attraverso la reiterazione di una forma che alla fine dà vita ad una scultura di dimensioni maggiori; tutti gli elementi sono uguali, modulari. Confrontandoci, inoltre, con questa struttura, non siamo sicuri né della sua solidità, né della sua funzione: viviamo l'ambiguità dell'architettura in modo molto intenso. Questo muro, quindi, è stato realizzato per proteggerci o bisogna sorreggerlo per non farlo crollare? Anche le altre sculture della Masüger giocano su una sottile linea di fragilità, che spesso si presenta già rotta; così, forse, questa parete potrebbe anche scomparire, crollare come quella mostrata nel video del 2003. La rottura non è solo uno stato dell'oggetto o la prova della sua vulnerabilità, ma è anche una riflessione sul tempo e lo spazio, è una strategia che l'artista utilizza per sottomettere la scultura alla temporalità: l'oggetto che vediamo è rotto, ma noi in qualità di spettatori possiamo immaginarlo nel suo stato originario e perfetto, mentre nella realtà è, oramai, fratturato. In questa prospettiva, la rottura potrebbe essere percepita come una collisione temporale.
Il muro, essendo un elemento architettonico fondamentale definisce lo spazio, quindi Sara Masüger enfatizza, attraverso l'installazione, la relazione con esso.
“É come una collana che viene sovrastimata rispetto al suo valore. O come una grande forma distorta che cerca un modo per scomparire.”
Il cambiamento di scala dell'oggetto non solo drammatizza la naturale prospettiva che l'osservatore ha di esso, ma distorce la sua funzione: si inizia con una forma ben definita ma fragile per terminare come un'imponente e grottesca caricatura di se stessa.
In entrambe le frasi usate dall'artista per descrivere il suo lavoro, l'oggetto ha sempre un ruolo attivo, come se fosse qualcosa di vivente, un organismo che può rigenerarsi autonomamente.
La catena dell'installazione non è solo il calco di un elemento metallico, una perfetta copia dell'oggetto reale, ma è stata traslata poeticamente, come rappresentazione o disegno di un ricordo. Un ricordo che può essere fragile o spaventoso, confortante o minaccioso.
Di fronte a tutti i suoi lavori, disegni, sculture o video, l'osservatore vive l'ambiguità: non ci si relaziona con un oggetto reale interpretato in un materiale diverso, ma con la rappresentazione di qualcosa che, presentato in una prospettiva differente, è familiare.
Le installazioni di Sara Masüger sono evocative: con forme architettoniche elementari, o scegliendo oggetti comuni come una catena o una radice, l'artista riesce a creare delle atmosfere tese e silenziose, una forte e poetica rappesentazione del mondo dove tutti gli elementi sono profondamente inquietanti.
Ripetizione e ricordo sono i punti cardine del suo lavoro, concetti centrali anche di questa mostra.
L'impressionante visione del muro nello spazio principale entra in rapporto con il suono del video in cui la parete di mattoni in gesso collassa. Il suono non corrisponde alla realtà che si percepisce, Sara Masüger crea un salto, uno spazio tra realtà e finzione dove lo spettatore rimane intrappolato in uno stato drammatico.
Sara Masüger è nata nel 1978 a Zug, Svizzera. Ha studiato al Rijksakademie di Amsterdam. Vive e lavora a Zurigo.
27
novembre 2010
Sara Masüger – The closer you get the smaller it is
Dal 27 novembre 2010 al 12 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
CAR PROJECTS
Bologna, Viale Pietro Pietramellara, 4/4, (Bologna)
Bologna, Viale Pietro Pietramellara, 4/4, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 14.30-20
sabato 11-19
Vernissage
27 Novembre 2010, ore 18.30
Autore