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Giacomo Deriu / Lara Mezzapelle – Dirittura d’arrivo
Ad un’analisi attenta ci si rende conto facilmente quanto non sia il dramma a voler essere inscenato dall’installazione scultorea dei nostri artisti, ma una riflessione sulla percezione del tempo.
Comunicato stampa
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Rappresentare oggi un aereo squarciato durante il volo non può evitare di farci pensare all'ondata di violenza che a partire dall'11 Settembre 2001, per opera del terrorismo internazionale, si è riversata contro l'Occidente ed a tutte le fobie che esso ha comportato.
La perdita delle certezze di benessere ed inviolabilità della società occidentale s’innesta prepotentemente nella crisi generale del sistema sociale ed economico generato dal capitalismo.
Il malessere, prodotto dall'instabilità culturale ed il forte senso d’inadeguatezza verso i modelli standardizzati di benessere, è l'atto finale di una profonda crisi della modernità o meglio della “società liquida”, teorizzata molto lucidamente dal filosofo polacco Zygmunt Bauman. La mercificazione delle esistenze, e l’omologazione planetaria che ne consegue, stanno generando l’inevitabile ed irreversibile processo di esclusione sociale e di alienazione dell’uomo contemporaneo.
Nell'epoca postmoderna, dopo la caduta delle grandi ideologie del novecento, tutto è diventato relativo, venendo meno i punti di riferimento e i valori morali assoluti del passato. Nel processo di frammentazione e sgretolamento delle diverse “concezioni del mondo” vi è una compresenza di modelli antitetici ed una conseguente parcellizzazione dei modelli di riferimento tanto da rendere la “morale” un concetto obsoleto.
Ad un’analisi più attenta ci si rende conto facilmente quanto non sia il dramma a voler essere inscenato dall’installazione scultorea dei nostri artisti, in cui il pathos è stato sostituito dalla scientificità asettica di un modello progettato con software di grafica tridimensionale e realizzato con tecniche di prototipazione a laser, ma una riflessione sulla percezione del tempo.
La cristallizzazione di un oggetto nell'attimo della deflagrazione, quindi in elevatissimo movimento, e la maniacalità nella ricostruzione dei dettagli sospesi nel vuoto è qui espressa nel desiderio di riuscire a fermare l'attimo, facendoci pensare alla relatività della percezione del tempo ed all'impossibilità di misurare con precisione assoluta posizione e velocità di un oggetto nello spazio in un momento “X”.
Il presente è un'astrazione e quindi non esiste realmente. Viviamo tra passato e futuro in un continuum che è una concatenazione di attimi. Come la presa diretta di una macchina fotografica che immortala sempre il momento successivo a quello scelto dello scatto.
Per Bergson il presente, è l'attimo della percezione del reale che viene immediatamente superato da altre percezioni concatenate. E' dunque il tempo che vanamente vorremmo fermare.
“Il tempo è come un fiume che scorre. E noi siamo sopra quel fiume; la nostra coscienza è sopra di esso e non potrà mai guardare il fiume da fuori. Essa è parte del movimento del fiume, non lo può fermare. Non può vivere senza il movimento, senza tempo. Può sapere da dove viene, dove va, ma non può sapere dove è in questo istante. Insomma, nell’istante non è in nessun posto particolare, si sta muovendo.
L’apparente unità dell’Io è in realtà costituita da un flusso di pensieri inarrestabili, così che la nostra coscienza non è affatto solida ed unitaria”. (Henri Bergson)
Secondo il filosofo francese nel flusso della coscienza vi è una convivenza simultanea di più stati psichici. Ed il tempo va inteso in termini di percezione personale, relativizzato dal nostro particolare stato emotivo del momento.
Siamo in balia di un susseguirsi di pensieri scollegati ed indomabili che consumano le nostre energie ed accelerano lo scorrere del tempo.
Le discipline orientali tendono al rallentamento percettivo del tempo tramite la meditazione ed individuano il paradosso del presente in uno stato mentale.
Dunque il rallentamento del tempo ed il desiderio di trovare il presente è una speculazione intellettuale che ci sposta da un campo scientifico ad uno ascetico e la percezione del presente è resa ancora più instabile dall'incertezza sul futuro.
La scultura di Lara Mezzapelle e Giacomo Deriu ci consegna una dilatazione dell'attimo posta in una a-temporalità rarefatta dove il fuggevole momento si riavvolge all'origine della vita; una frazione del tempo limitatissima che contiene l'infinito percettivo tra la vita e la morte, nell'aporia di essere sospesi in un eterno presente.
La perdita delle certezze di benessere ed inviolabilità della società occidentale s’innesta prepotentemente nella crisi generale del sistema sociale ed economico generato dal capitalismo.
Il malessere, prodotto dall'instabilità culturale ed il forte senso d’inadeguatezza verso i modelli standardizzati di benessere, è l'atto finale di una profonda crisi della modernità o meglio della “società liquida”, teorizzata molto lucidamente dal filosofo polacco Zygmunt Bauman. La mercificazione delle esistenze, e l’omologazione planetaria che ne consegue, stanno generando l’inevitabile ed irreversibile processo di esclusione sociale e di alienazione dell’uomo contemporaneo.
Nell'epoca postmoderna, dopo la caduta delle grandi ideologie del novecento, tutto è diventato relativo, venendo meno i punti di riferimento e i valori morali assoluti del passato. Nel processo di frammentazione e sgretolamento delle diverse “concezioni del mondo” vi è una compresenza di modelli antitetici ed una conseguente parcellizzazione dei modelli di riferimento tanto da rendere la “morale” un concetto obsoleto.
Ad un’analisi più attenta ci si rende conto facilmente quanto non sia il dramma a voler essere inscenato dall’installazione scultorea dei nostri artisti, in cui il pathos è stato sostituito dalla scientificità asettica di un modello progettato con software di grafica tridimensionale e realizzato con tecniche di prototipazione a laser, ma una riflessione sulla percezione del tempo.
La cristallizzazione di un oggetto nell'attimo della deflagrazione, quindi in elevatissimo movimento, e la maniacalità nella ricostruzione dei dettagli sospesi nel vuoto è qui espressa nel desiderio di riuscire a fermare l'attimo, facendoci pensare alla relatività della percezione del tempo ed all'impossibilità di misurare con precisione assoluta posizione e velocità di un oggetto nello spazio in un momento “X”.
Il presente è un'astrazione e quindi non esiste realmente. Viviamo tra passato e futuro in un continuum che è una concatenazione di attimi. Come la presa diretta di una macchina fotografica che immortala sempre il momento successivo a quello scelto dello scatto.
Per Bergson il presente, è l'attimo della percezione del reale che viene immediatamente superato da altre percezioni concatenate. E' dunque il tempo che vanamente vorremmo fermare.
“Il tempo è come un fiume che scorre. E noi siamo sopra quel fiume; la nostra coscienza è sopra di esso e non potrà mai guardare il fiume da fuori. Essa è parte del movimento del fiume, non lo può fermare. Non può vivere senza il movimento, senza tempo. Può sapere da dove viene, dove va, ma non può sapere dove è in questo istante. Insomma, nell’istante non è in nessun posto particolare, si sta muovendo.
L’apparente unità dell’Io è in realtà costituita da un flusso di pensieri inarrestabili, così che la nostra coscienza non è affatto solida ed unitaria”. (Henri Bergson)
Secondo il filosofo francese nel flusso della coscienza vi è una convivenza simultanea di più stati psichici. Ed il tempo va inteso in termini di percezione personale, relativizzato dal nostro particolare stato emotivo del momento.
Siamo in balia di un susseguirsi di pensieri scollegati ed indomabili che consumano le nostre energie ed accelerano lo scorrere del tempo.
Le discipline orientali tendono al rallentamento percettivo del tempo tramite la meditazione ed individuano il paradosso del presente in uno stato mentale.
Dunque il rallentamento del tempo ed il desiderio di trovare il presente è una speculazione intellettuale che ci sposta da un campo scientifico ad uno ascetico e la percezione del presente è resa ancora più instabile dall'incertezza sul futuro.
La scultura di Lara Mezzapelle e Giacomo Deriu ci consegna una dilatazione dell'attimo posta in una a-temporalità rarefatta dove il fuggevole momento si riavvolge all'origine della vita; una frazione del tempo limitatissima che contiene l'infinito percettivo tra la vita e la morte, nell'aporia di essere sospesi in un eterno presente.
24
novembre 2010
Giacomo Deriu / Lara Mezzapelle – Dirittura d’arrivo
Dal 24 novembre 2010 al 31 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
DREAM FACTORY – LABORATORIO ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Corso Giuseppe Garibaldi, 117, (Milano)
Milano, Corso Giuseppe Garibaldi, 117, (Milano)
Orario di apertura
da lunedi a venerdì dalle 14 alle 20
sabato o orari diversi, su appuntamento
Vernissage
24 Novembre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore