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Popolo che vivevano nell’autenticità dell’architetto e incisore Giovambattista
Piranesi avevano
subito la negazione della pittura dall’artista Arnulf Rainer (Baden, 1929; vive a Vienna) già
alla fine degli anni ‘80.
Ed è proprio con questi lavori che Gallerja ospita per la
seconda volta ospite l’artista austriaco figlio dell’Espressionismo astratto,
non più alle prese con la fotografia e la body art. Le “tecniche miste su
pagina di libro antico” dimostrano oli, matite e pastelli graffiare le magnificenze
romane, così come l’incisore italiano le aveva elogiate alla fine del Settecento.
È il caso di Piranesi Zyklus 2 o Zyklus 6 in cui graffi di pastello blu
confondono il bianco e nero di una perfetta incisione alla monumentalità
romana. La serie di cicli presenti in mostra non fanno altro che sottolineare
la fine di una sperimentazione avviata già a partire verso i primi anni ’50 con
il ciclo del Dead Self-Portrait. La cancellazione di ciò che è stato, come poteva essere
per un volto defunto o nel caso di Piranesi, di architetture magniloquenti
appartenenti a un’epoca remota, porta Rainer al suo eterno confronto con la
morte e la distruzione, condizione incombente entro la quale ha espresso i suo
gesti grafici, fotografici e pittorici.
Il gesto sovversivo che ricade sui suoi lavori pone a
confronto due realtà artistiche lontane e neppure opposte: nelle vedute di
Piranesi la delicatezza sublime di un tratto incisivo e tuttavia elegantemente
superbo è interrotto dalla violenza rapida di tagli in pastello diretti e
decisi. Rainer non ha pudore né conservazione e schiaccia il gioco prospettico
settecentesco con una violenza espressionista rarefatta ma sempre sua. Le
tavole divengono così bidimensionali, sfidando il pubblico “conservatore” a
leggere Piranesi nel modo espressivo di Rainer.
Si tratta di oltraggio? Disprezzo? Nulla nell’arte dell’austriaco
viene preso come una sfida alla rappresentazione in sé. È con la condizione di
annullamento che Rainer si scontra, con la passione perversa della negazione
del trapasso. Operare su incisioni lontane secoli senza intervenire su esse ma
sopra esse, assecondando il gesto spontaneo e drammatico della sua pittura,
porta Rainer e i suoi lavori nello sgomento di un’affermazione: il ricordo
esuberante dei fasti imperiali andati viene affrontato con un intervento
personale di cancellatura che, nello stesso tempo, permette di ricordare, perché
non è totale ma invita al sorpasso, al superamento.
Arnulf Rainer, votato al continuo rinnovo della sua arte,
non ha smesso dunque di smentire il suo percorso artistico aggressivo e insieme
sottomesso nei confronti di ciò che è passato.
Canova
e Rainer
Hermann
Nitsch alla Künstlerhaus
flavia montecchi
mostra visitata il 23 settembre 2010
dal 21 giugno al 10 ottobre 2010
Arnulf
Rainer – Piranesi
Gallerja
Via della
Lupa, 24 (zona Fontanella Borghese) – 00186 Roma
Orario: da lunedì
a venerdì ore 11-13.30 e 15-19.30
Ingresso
libero
Testo critico
di Bruno Corà
Info: tel. +39
0668801662; info@gallerja.it; www.gallerja.it
[exibart]