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Mandla Reuter
La ricerca dell’artista è basata sulla creazione di ambienti ottenuti giocando sui cambiamenti dello spazio. La tradizionale distinzione tra singole opere ed installazioni decade facendo sì che i due livelli costituiscano una situazione definita.
Comunicato stampa
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Francesca Minini e lieta di annunciare la prima personale italiana di Mandla Reuter.
La ricerca dell’artista è basata sulla creazione di ambienti ottenuti giocando sui cambiamenti dello spazio. Mandla Reuter rielabora le consuete relazioni con un dato luogo facendole diventare protagoniste dell’intervento artistico. La tradizionale distinzione tra singole opere ed installazioni decade facendo sì che i due livelli costituiscano una situazione definita e in questo modo tutto ciò che l'artista inserisce nell'ambiente concorre ad alterare l'interpretazione di quel luogo.
Nella prima sala i grandi monocromi neri riflettono lo spazio che li circonda alternando un grado zero dell’immagine e la sovrabbondanza di informazioni, aprendo così lo sguardo ad infinite interpretazioni.
La loro visione è contrapposta e frammentata da vedute dell’orizzonte di Los Angeles geograficamente e temporalmente caratterizzate e che rappresentano una sorta di 'work in progress', cuore concettuale di un progetto che vedrà il suo sviluppo nel 2011.
Una porta apre uno spiraglio da cui è possibile scorgere gli spazi della seconda sala, resa inaccessibile altrimenti. L'installazione prende la forma di un diorama fatto di suoni, luci e colori dove il suono delle cascate del Niagara, che potremmo definire rumore bianco, echeggia nella stanza andando così a consolidare il legame tra i due spazi espositivi. Ancora una volta ritroviamo il contrasto tra concreto ed astratto: da un lato uno spazio definito ed un suono che riconduce ad un posto specifico, dall'altro le luci che insieme producono una gamma di milioni di colori.
Il lavoro di Mandla Reuter ci invita ad attuare la cosiddetta 'sospensione dell'incredulità', espressione coniata dal poeta, critico letterario e filoso inglese Samuel Taylor Coleridge nel capitolo XIV della Biographia Literaria: « ...venne accettato, che i miei cimenti dovevano indirizzarsi a persone e personaggi supernaturali, o almeno romantici, ed anche a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell'immaginazione quella volontaria sospensione dell'incredulità momentanea, che costituisce la fede poetica. »
La ricerca dell’artista è basata sulla creazione di ambienti ottenuti giocando sui cambiamenti dello spazio. Mandla Reuter rielabora le consuete relazioni con un dato luogo facendole diventare protagoniste dell’intervento artistico. La tradizionale distinzione tra singole opere ed installazioni decade facendo sì che i due livelli costituiscano una situazione definita e in questo modo tutto ciò che l'artista inserisce nell'ambiente concorre ad alterare l'interpretazione di quel luogo.
Nella prima sala i grandi monocromi neri riflettono lo spazio che li circonda alternando un grado zero dell’immagine e la sovrabbondanza di informazioni, aprendo così lo sguardo ad infinite interpretazioni.
La loro visione è contrapposta e frammentata da vedute dell’orizzonte di Los Angeles geograficamente e temporalmente caratterizzate e che rappresentano una sorta di 'work in progress', cuore concettuale di un progetto che vedrà il suo sviluppo nel 2011.
Una porta apre uno spiraglio da cui è possibile scorgere gli spazi della seconda sala, resa inaccessibile altrimenti. L'installazione prende la forma di un diorama fatto di suoni, luci e colori dove il suono delle cascate del Niagara, che potremmo definire rumore bianco, echeggia nella stanza andando così a consolidare il legame tra i due spazi espositivi. Ancora una volta ritroviamo il contrasto tra concreto ed astratto: da un lato uno spazio definito ed un suono che riconduce ad un posto specifico, dall'altro le luci che insieme producono una gamma di milioni di colori.
Il lavoro di Mandla Reuter ci invita ad attuare la cosiddetta 'sospensione dell'incredulità', espressione coniata dal poeta, critico letterario e filoso inglese Samuel Taylor Coleridge nel capitolo XIV della Biographia Literaria: « ...venne accettato, che i miei cimenti dovevano indirizzarsi a persone e personaggi supernaturali, o almeno romantici, ed anche a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell'immaginazione quella volontaria sospensione dell'incredulità momentanea, che costituisce la fede poetica. »
18
novembre 2010
Mandla Reuter
Dal 18 novembre 2010 al 15 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA FRANCESCA MININI
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11 - 19.30
Vernissage
18 Novembre 2010, ore 19
Autore