Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Alice nel paese delle meraviglie! È con questa allusione al racconto di Lewis Carroll che il Liechtenstein Museum dà per primo il benvenuto ai naviganti della Vienna Design Week edizione 2010. Una “settimana” dalla durata di ben dieci giorni – fino al 10 ottobre – che promette multidisciplinarità, sperimentazioni e incontri a non finire. Chiariamo intanto che quel riferimento al mondo di Alice calza perfettamente ad una installazione – Back to the Childhood (Ritorno all’infanzia) – nell’ambito della mostra che inaugura l’intera manifestazione.
Si entra in una sala e ci si trova al cospetto di due sedie, un tavolo di legno con sopra bicchieri da acqua e da vino, un portacandele, un posacenere e altro: un insieme di oggetti che possono comunemente e quotidianamente far parte delle nostre abitudini. Che c’è di strano? Che tutti questi oggetti hanno proporzioni giganti; creati e assemblati dallo studio praghese Olgoj Chorchoj.
L’installazione va vista come esaltazione della familiarità, unita ad un senso di rinnovato stupore, degli oggetti quotidiani. Concretezza, quindi: concretezza come parola chiave di questa edizione. Concretezza declinata in una lunga serie di visite guidate a cominciare dai luoghi d’origine della creatività come gli atelier dei designer, quindi le officine di produzione e i luoghi di esposizione e commercializzazione. Ma troviamo anche un richiamo alle radici del moderno design austriaco con la rievocazione di un personaggio emblematico come l’architetto Josef Frank (1885-1967), il quale a un certo punto della sua vita scelse la Svezia come luogo congeniale alla sua creatività. Ma sì, dici Svezia e subito spunta il colosso Ikea nelle vesti di ospite d’onore della manifestazione sotto il principio di Democratic designers.
Insomma, Why Design? Perché il design? Lo spiegheranno in una serie di conferenze, così intitolate, quattro assi di sicuro successo internazionale: Stefan Sagmeister, Konstantin Grcic, Inga Sempé, Gijs Bakker. (franco veremondi)
Si entra in una sala e ci si trova al cospetto di due sedie, un tavolo di legno con sopra bicchieri da acqua e da vino, un portacandele, un posacenere e altro: un insieme di oggetti che possono comunemente e quotidianamente far parte delle nostre abitudini. Che c’è di strano? Che tutti questi oggetti hanno proporzioni giganti; creati e assemblati dallo studio praghese Olgoj Chorchoj.
L’installazione va vista come esaltazione della familiarità, unita ad un senso di rinnovato stupore, degli oggetti quotidiani. Concretezza, quindi: concretezza come parola chiave di questa edizione. Concretezza declinata in una lunga serie di visite guidate a cominciare dai luoghi d’origine della creatività come gli atelier dei designer, quindi le officine di produzione e i luoghi di esposizione e commercializzazione. Ma troviamo anche un richiamo alle radici del moderno design austriaco con la rievocazione di un personaggio emblematico come l’architetto Josef Frank (1885-1967), il quale a un certo punto della sua vita scelse la Svezia come luogo congeniale alla sua creatività. Ma sì, dici Svezia e subito spunta il colosso Ikea nelle vesti di ospite d’onore della manifestazione sotto il principio di Democratic designers.
Insomma, Why Design? Perché il design? Lo spiegheranno in una serie di conferenze, così intitolate, quattro assi di sicuro successo internazionale: Stefan Sagmeister, Konstantin Grcic, Inga Sempé, Gijs Bakker. (franco veremondi)
articoli correlati
Vienna Design Week 2009, oggetti senza paternità
Vienna Design Week 2008: Karim Rashid sale in cattedra