Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Sboccato
Emanuele Benedetti e Sara Giordani, fondatori dello spazio U-Man, insieme ad Angelo Ricciardi e Luc Fierens, individuano nel manifesto pubblico lo strumento di comunicazione ideale per intervenire in modo diffuso nel territorio trentino (oltre che negli spazi chiusi della loft-gallery di Marano d’Isera e della Corniceria Santa Maria di Rovereto) ed abolire ogni distanza spaziale e sociale tra arte e gente.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SBOCCATO
Non bisogna più credere alle parole?
Da quand’è che esprimono l’opposto di quel che l’organo che le emette,
pensa e vuole?*
Tutto il segreto sta qui:
IL PENSIERO SI FORMA IN BOCCA
….
Io mi trovo sempre molto simpatico
Tristan Tzara
Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro
* pensa, vuole e desidera pensare
Sboccato. Un aggettivo volutamente scortese delinea il patto impertinente tra 4 complici irriverenti.
Un progetto di arte, di interazione e di vita, una mostra aperta, fatta non solo di opere ma anche di stimoli creativi, parole incaute e sensibilità condivise.
Emanuele Benedetti e Sara Giordani, fondatori dello spazio U-Man, insieme ad Angelo Ricciardi e Luc Fierens, individuano nel manifesto pubblico lo strumento di comunicazione ideale per intervenire in modo diffuso nel territorio trentino (oltre che negli spazi chiusi della loft-gallery di Marano d’Isera e della Corniceria Santa Maria di Rovereto) ed abolire ogni distanza spaziale e sociale tra arte e gente.
Quattro poetiche differenti, sia per esperienze vissute che per ricerche visive, si ritrovano unite in una quadriglia inconsueta ed eterogenea, sorretta da un unanime bisogno di reazione/relazione sociale oltre che artistica e da un vaga “presa di coscienza di tutti i mezzi repressi finora dal sesso pudibondo del comodo compromesso e dalla buona educazione” (cifr. manifesto di Tristan Tzara)
Angelo Ricciardi sperimenta sul versante semantico quali connessioni sussistono tra espressioni verbali ed immagini visive e illustra un dialogo corale sull’arte tra celebri personaggi appartenenti all’ambiente artistico e culturale, passato e presente.
Frasi famose sono ricondotte in maniera lineare ai rispettivi volti, estrapolati dal web, senza trasgressioni d’avanguardia e senza forzate ispirazioni alle parodie duchampiane…
Attraverso la tecnica dell’incollaggio digitale e della corrispondenza sincera, immagini e citazioni note si riconciliano in dodici ritratti d’autore (progetto “per bocca di”). Unica eccezione è la bocca di John Cage, sorridente e silenziosa, coerentemente tappata da un ritaglio di partitura, libera di prestarsi ad ulteriori melodie e significati.
Differente è la proposta per la stilizzata “television” e quella per “untitled”, collages in cui l’atteggiamento sovversivo e tagliente dell’artista prevale sul comportamento assertivo, e le contraddizioni tra pensieri, giochi di parole e cose si esprimono con evidenza in unità poetiche esplicite ed inscindibili.
Una delicata meditazione sulla scomparsa del corpo femminile pervade la poetica di Sara Giordani. Visivamente fragile, l’artista alterna situazioni in cui si scopre e si offre gradualmente ad altre in cui, interiorizzando un innocente voyeurismo, si raffigura (parzialmente) introvabile.
I corpi vigili di Sara riferiscono, con il disegno, l’emotività e i perturbamenti della sua anima attraverso la frammentazione del corpo, catalizzatore visibile di istinti e desideri antitetici, rappresentato su sfondi assenti e privato di ogni appiglio col mondo vissuto.
Dalla collisione tra realtà, proiezioni e sogni, sbocc(i)ano nuovi volti camuffati, sagome interrotte che fuoriescono dai bordi, figure attraenti ma inafferrabili.
La tecnica pittorica impalpabile si contrappone ad un segno energico che censura il corpo all’interno di un contesto indefinito e lo sospende in un’ immaginario perturbato da simboli seducenti. La stessa artista cita Antonine Artaud “Esploderà questa notte improvvisamente ad ora incerta” e i soggetti da lei tratteggiati si abbandonano a questo presagio come se fosse l’ultima notte che possono passare assieme ai loro desideri più nascosti.
Con Emanuele Benedetti la politica del corpo è in primo piano e la sua alienazione viene esibita sulla pelle post-umana che l’artista ricrea artificialmente.
La riscoperta dei sensi permette di creare una finzione completa, un mondo virtuale in cui corpo e mente interagiscono per sentire e agire pienamente come nel reale. Viceversa I sensi non sono enti a se stanti, quindi il corpo diviene il filo conduttore, la frontiera tra il sè e il campo di perlustrazione che sta fuori: la società, il linguaggio, l’arte.
Lasciato in disparte temporaneamente l’involucro (la pelle) del corpo, l’artista focalizza la sua attenzione sull’orifizio orale e sulla volontà di intervenire dentro la bocca altrui.
Bocche immaginate vaste e sorprendenti come finestre, spazi sacrificali in cui entrare ed uscire, vuoti in cui immergere le proprie membra nella disperata ricerca di “tirar fuori le parole di bocca”. Un gesto di intrusione grottesco e mostruoso, una presa di potere del corpo altrui: l’esportazione fisica, dalle viscere all’etere, del pensiero degli altri.
Forse un implicito omaggio alle esplorazioni di Valie Export in the voice as performance, act and body, ...turbulences of breath score the banks of my vocal chord... (2007) in cui l’artista esibisce l'immagine della glottide di una persona fotografata con un laringoscopio e pronuncia parole foriere: “…the voice is my identity, it is not body or spirit, it is not language or image, it is sign, it is a sign of the images, it is a sign of sensuality. It is a sign of symbols, it is boundary. It speaks the "split body," it is hidden in the clothing of the body, is it always somewhere else. The breath of life is its source.....”
Un altro sabotatore di parole e di immagini è Luc Fierens, artista belga attivo nel campo della mail art e della poesia visiva. Il progetto per la collettiva si concentra sull’uso del collage, strumento di protesta per eccellenza, capace di far sentire a tutti l’ anima sociale, politica e solidale che ne permea la creazione.
Nelle opere esposte l’artista, sorretto da un evidente intento critico, sottrae immagini ai media e le deturpa attraverso un calcolato taglia/incolla, accostando a figure seducenti, simboli di violenza, guerra e potere. Come afferma Jan De Vree, nei suoi collages non ricerca tanto la bellezza quanto la possibilità di lanciare messaggi cifrati atti a risvegliare i nostri sensi addormentati ed instupiditi dalla cultura di massa.
Mutilazioni e giochi di parole, inquietudini collettive e corpi spezzati creano la scenografia
rivelatrice di una bocca che, in primo piano, più non può baciare, parlare, scordare.
Non bisogna più credere alle parole?
Da quand’è che esprimono l’opposto di quel che l’organo che le emette,
pensa e vuole?*
Tutto il segreto sta qui:
IL PENSIERO SI FORMA IN BOCCA
….
Io mi trovo sempre molto simpatico
Tristan Tzara
Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro
* pensa, vuole e desidera pensare
Sboccato. Un aggettivo volutamente scortese delinea il patto impertinente tra 4 complici irriverenti.
Un progetto di arte, di interazione e di vita, una mostra aperta, fatta non solo di opere ma anche di stimoli creativi, parole incaute e sensibilità condivise.
Emanuele Benedetti e Sara Giordani, fondatori dello spazio U-Man, insieme ad Angelo Ricciardi e Luc Fierens, individuano nel manifesto pubblico lo strumento di comunicazione ideale per intervenire in modo diffuso nel territorio trentino (oltre che negli spazi chiusi della loft-gallery di Marano d’Isera e della Corniceria Santa Maria di Rovereto) ed abolire ogni distanza spaziale e sociale tra arte e gente.
Quattro poetiche differenti, sia per esperienze vissute che per ricerche visive, si ritrovano unite in una quadriglia inconsueta ed eterogenea, sorretta da un unanime bisogno di reazione/relazione sociale oltre che artistica e da un vaga “presa di coscienza di tutti i mezzi repressi finora dal sesso pudibondo del comodo compromesso e dalla buona educazione” (cifr. manifesto di Tristan Tzara)
Angelo Ricciardi sperimenta sul versante semantico quali connessioni sussistono tra espressioni verbali ed immagini visive e illustra un dialogo corale sull’arte tra celebri personaggi appartenenti all’ambiente artistico e culturale, passato e presente.
Frasi famose sono ricondotte in maniera lineare ai rispettivi volti, estrapolati dal web, senza trasgressioni d’avanguardia e senza forzate ispirazioni alle parodie duchampiane…
Attraverso la tecnica dell’incollaggio digitale e della corrispondenza sincera, immagini e citazioni note si riconciliano in dodici ritratti d’autore (progetto “per bocca di”). Unica eccezione è la bocca di John Cage, sorridente e silenziosa, coerentemente tappata da un ritaglio di partitura, libera di prestarsi ad ulteriori melodie e significati.
Differente è la proposta per la stilizzata “television” e quella per “untitled”, collages in cui l’atteggiamento sovversivo e tagliente dell’artista prevale sul comportamento assertivo, e le contraddizioni tra pensieri, giochi di parole e cose si esprimono con evidenza in unità poetiche esplicite ed inscindibili.
Una delicata meditazione sulla scomparsa del corpo femminile pervade la poetica di Sara Giordani. Visivamente fragile, l’artista alterna situazioni in cui si scopre e si offre gradualmente ad altre in cui, interiorizzando un innocente voyeurismo, si raffigura (parzialmente) introvabile.
I corpi vigili di Sara riferiscono, con il disegno, l’emotività e i perturbamenti della sua anima attraverso la frammentazione del corpo, catalizzatore visibile di istinti e desideri antitetici, rappresentato su sfondi assenti e privato di ogni appiglio col mondo vissuto.
Dalla collisione tra realtà, proiezioni e sogni, sbocc(i)ano nuovi volti camuffati, sagome interrotte che fuoriescono dai bordi, figure attraenti ma inafferrabili.
La tecnica pittorica impalpabile si contrappone ad un segno energico che censura il corpo all’interno di un contesto indefinito e lo sospende in un’ immaginario perturbato da simboli seducenti. La stessa artista cita Antonine Artaud “Esploderà questa notte improvvisamente ad ora incerta” e i soggetti da lei tratteggiati si abbandonano a questo presagio come se fosse l’ultima notte che possono passare assieme ai loro desideri più nascosti.
Con Emanuele Benedetti la politica del corpo è in primo piano e la sua alienazione viene esibita sulla pelle post-umana che l’artista ricrea artificialmente.
La riscoperta dei sensi permette di creare una finzione completa, un mondo virtuale in cui corpo e mente interagiscono per sentire e agire pienamente come nel reale. Viceversa I sensi non sono enti a se stanti, quindi il corpo diviene il filo conduttore, la frontiera tra il sè e il campo di perlustrazione che sta fuori: la società, il linguaggio, l’arte.
Lasciato in disparte temporaneamente l’involucro (la pelle) del corpo, l’artista focalizza la sua attenzione sull’orifizio orale e sulla volontà di intervenire dentro la bocca altrui.
Bocche immaginate vaste e sorprendenti come finestre, spazi sacrificali in cui entrare ed uscire, vuoti in cui immergere le proprie membra nella disperata ricerca di “tirar fuori le parole di bocca”. Un gesto di intrusione grottesco e mostruoso, una presa di potere del corpo altrui: l’esportazione fisica, dalle viscere all’etere, del pensiero degli altri.
Forse un implicito omaggio alle esplorazioni di Valie Export in the voice as performance, act and body, ...turbulences of breath score the banks of my vocal chord... (2007) in cui l’artista esibisce l'immagine della glottide di una persona fotografata con un laringoscopio e pronuncia parole foriere: “…the voice is my identity, it is not body or spirit, it is not language or image, it is sign, it is a sign of the images, it is a sign of sensuality. It is a sign of symbols, it is boundary. It speaks the "split body," it is hidden in the clothing of the body, is it always somewhere else. The breath of life is its source.....”
Un altro sabotatore di parole e di immagini è Luc Fierens, artista belga attivo nel campo della mail art e della poesia visiva. Il progetto per la collettiva si concentra sull’uso del collage, strumento di protesta per eccellenza, capace di far sentire a tutti l’ anima sociale, politica e solidale che ne permea la creazione.
Nelle opere esposte l’artista, sorretto da un evidente intento critico, sottrae immagini ai media e le deturpa attraverso un calcolato taglia/incolla, accostando a figure seducenti, simboli di violenza, guerra e potere. Come afferma Jan De Vree, nei suoi collages non ricerca tanto la bellezza quanto la possibilità di lanciare messaggi cifrati atti a risvegliare i nostri sensi addormentati ed instupiditi dalla cultura di massa.
Mutilazioni e giochi di parole, inquietudini collettive e corpi spezzati creano la scenografia
rivelatrice di una bocca che, in primo piano, più non può baciare, parlare, scordare.
30
ottobre 2010
Sboccato
Dal 30 ottobre al 30 novembre 2010
arte contemporanea
Location
U-MAN
Marano d'Isera, Via Giovan Battista Miori, 4, (Trento)
Marano d'Isera, Via Giovan Battista Miori, 4, (Trento)
Orario di apertura
su appuntamento
Autore