Francesco del Casino, pittore di murales e di palio, ripercorre in queste opere la tradizione cubista e surrealista, preferibilmente citatndo il Picasso degli anni Venti. Il tema della famiglia appare centrale nucleo nelle opere di questa mostra. Un soggetto declinato in molteplici prospettive; v'è una famiglia con padre, madre e bambini in un paesaggio notturno, idilliaco e soave, l'interno proletario con un nutrito gruppo d'adulti e pargoli, un'altro dipinto raffigura un'ottocentesco paterfamilias seduto in posa rigida accanto alla moglie e ai figlioletti - lavoro di stampo degasiano -, non può mancare la famiglia dell'artista, ed inoltre un conversation piece azzurro con caffè e pasticcini che rievoca certi interni di Guttuso, interpretati con picassiana percettività. Famiglia come punto di aggregazione, nocciolo sociale ed umano. Anche nelle ceramiche, che per forme rimandano alle statuette fittili dell'arte minoico-micenea, la figura femminile è raffigurata quale Dea-Madre, Madonna, archetipo della Vita e della famiglia. Un lavoro in terracotta richiama Guernica col minotauro ed i tipici volti urlanti del maestro spagnolo. Un'arte di citazioni, poesiad'avanguardia (ch'è ormai storicizzata), volutamente retro. E come il genio di Malaga rivisitava con moderna sapienza capolavori del passato, anche del Casino si cimenta qui col Sacrificio di Isacco e l'Ecce Homo del Caravaggio, rileggendoli ancora in chiave picassiana. E non sia da intendersi casuale il riferimento ad artisti alfieri del realismo in pittura nei secoli, dal Merisi a Degas, a Guttuso. Siffatto realismo, pur trascolorato in una ottica surreale e filtratto attraverso un caleidoscopio cubista, sottolinea la terenziana simpatia verso l’ umanità dell'artista senese