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Looks Good on Paper
Looks good on paper significa letteralmente: sembra buono sulla carta. Come dire allo stesso tempo “in teoria va bene” e “va bene perché è stato fatto sulla carta”. Carta come filo conduttore di questo nuovo racconto di Anfiteatro Arte che unisce simbolicamente a Milano sette artisti contemporanei.
Comunicato stampa
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Looks good on paper significa letteralmente: sembra buono sulla carta. Sia in italiano sia in inglese – cosa insolita – le due frasi assumono il medesimo significato bivalente. Come dire allo stesso tempo “in teoria va bene”, e “va bene proprio perché è stato fatto sulla carta”.
La carta è pertanto il filo conduttore di questo nuovo racconto di Anfiteatro Arte che unisce simbolicamente a Milano sette artisti contemporanei. Gli artisti presentati in mostra privilegiano la carta conferendole ruolo di supporto principe, lontano anni luce dalla precarietà di progetti, schizzi e appunti. Una scelta voluta per rispondere alla necessità di rappresentarci. Materiale perfetto per la sua precarietà e leggerezza. Per la sua maneggiabilità e duttilità. Per il divenire nel tempo che ci appartiene e identifica. Nelle sue trasformazioni, continue e inaspettate, si riflette la condizione umana facendoci assomigliare molto di più di quanto possiamo aspettarcelo a un semplice foglio.
Guido Airoldi presenta alcuni nuovi progetti di animali recuperati. Frammenti di carta strappati alla strada, reperti vissuti e ingialliti. Immagini ritagliate che si compiono attraverso il collage e la pittura all’uovo. Stefano Arienti è rappresentato da due storiche Turbine realizzate negli anni Ottanta. Vere e proprie sculture di carta nate dalle pieghe minuziose di libri e riviste. Marco Bongiorni lascia invece scorrere liberamente i suoi segni e i suoi tratti deformati sul retro di scenografie teatrali destinate al macero. La razionalità delle pieghe di Barbara DePonti solca lo spazio seminando le tracce del proprio passaggio dove l’occhio incontra macchie di colore emerse dal fondo. Percorsi studiati meticolosamente. Brinazione di pensieri e progetti. Nel caso di Riccardo Gusmaroli, come per Arienti, le pieghe scolpiscono la carta generando oggetti: una moltitudine di barchette si dirige verso un vortice dove pittura e poesia convergono. Claudio Onorato, invece, ha scelto di ritagliare la carta. Un’alternanza di pieni e di vuoti per riflettere a modo suo sull’ecologia (Mare nero ospita una poco rassicurante piattaforma petrolifera assalita da ogni tipologia di specie ittica) e sul sociale (Il giorno della locusta immagine metaforica della borsa di Milano invasa e divorata da insetti). Franco Zuanetto dipinge, salvando da un frettoloso usa e getta, brochure pubblicitarie dei grandi centri commerciali. Feroce contrapposizione di immagini visionarie, toccanti e strazianti, dell’uomo contemporaneo tra globalizzazione e bombardamenti mediatici.
Modi diversi per declinare la straordinaria ricchezza di possibilità data dalla carta, attribuendole un ruolo nobilitato, lontano anni luce dalla precarietà di progetti, schizzi e appunti. Una scelta dettata dal bisogno di rappresentarci. Materiale fragile e leggero, caratterizzato da un continuo divenire nel tempo che ci appartiene e identifica. Nelle sue trasformazioni, continue e inaspettate, si scoprono i riflessi della condizione umana. Palesandoci la nostra inaspettata somiglianza a un semplice foglio. Come passeggeri dello stesso viaggio, condividiamo ricordi comuni e la temporaneità e la materialità della vita. Il tutto racchiuso in semplici gesti: toccare, annusare e scrutare la carta. Un polpastrello che passa velocemente sul bordo frastagliato di un margine strappato. Il palmo che compie delle volute accarezzandolo in modo circolare. L’odore di colla. O forse di inchiostro. Odore di nuovo. Altre volte di chiuso, di vecchio, di muffa. Le fattezze e imperfezioni si offrono alla vista come indizi di storie e segreti, di vite precedenti nascoste dentro l’impercettibile, che le mani abili dell’artista vogliono salvare dall’oblio per vivere intensamente almeno per un giorno, ambendo all’eternità. Ricordi di un tempo passato destinati ingiustamente a frettolosa scomparsa.
Tra i labirinti della mente appare suggestivo lasciarsi andare alla deriva, cullati da pensieri di carta che ci portano lontano mentre si amplifica la nostra capacità di prestare attenzione. All’interno di una barchetta rossa, lasciata libera di scorrere su un nuovo mare.
Mattia Munari
In mostra è presentato il catalogo "I Quaderni di Milano n. 006 - Looks Good on Paper". Sesto capitolo della collana milanese di Anfiteatro.
La mostra inaugurerà giovedì 4 novembre alle ore 19.30 e sarà visitabile fino a sabato 27 novembre 2010.
La carta è pertanto il filo conduttore di questo nuovo racconto di Anfiteatro Arte che unisce simbolicamente a Milano sette artisti contemporanei. Gli artisti presentati in mostra privilegiano la carta conferendole ruolo di supporto principe, lontano anni luce dalla precarietà di progetti, schizzi e appunti. Una scelta voluta per rispondere alla necessità di rappresentarci. Materiale perfetto per la sua precarietà e leggerezza. Per la sua maneggiabilità e duttilità. Per il divenire nel tempo che ci appartiene e identifica. Nelle sue trasformazioni, continue e inaspettate, si riflette la condizione umana facendoci assomigliare molto di più di quanto possiamo aspettarcelo a un semplice foglio.
Guido Airoldi presenta alcuni nuovi progetti di animali recuperati. Frammenti di carta strappati alla strada, reperti vissuti e ingialliti. Immagini ritagliate che si compiono attraverso il collage e la pittura all’uovo. Stefano Arienti è rappresentato da due storiche Turbine realizzate negli anni Ottanta. Vere e proprie sculture di carta nate dalle pieghe minuziose di libri e riviste. Marco Bongiorni lascia invece scorrere liberamente i suoi segni e i suoi tratti deformati sul retro di scenografie teatrali destinate al macero. La razionalità delle pieghe di Barbara DePonti solca lo spazio seminando le tracce del proprio passaggio dove l’occhio incontra macchie di colore emerse dal fondo. Percorsi studiati meticolosamente. Brinazione di pensieri e progetti. Nel caso di Riccardo Gusmaroli, come per Arienti, le pieghe scolpiscono la carta generando oggetti: una moltitudine di barchette si dirige verso un vortice dove pittura e poesia convergono. Claudio Onorato, invece, ha scelto di ritagliare la carta. Un’alternanza di pieni e di vuoti per riflettere a modo suo sull’ecologia (Mare nero ospita una poco rassicurante piattaforma petrolifera assalita da ogni tipologia di specie ittica) e sul sociale (Il giorno della locusta immagine metaforica della borsa di Milano invasa e divorata da insetti). Franco Zuanetto dipinge, salvando da un frettoloso usa e getta, brochure pubblicitarie dei grandi centri commerciali. Feroce contrapposizione di immagini visionarie, toccanti e strazianti, dell’uomo contemporaneo tra globalizzazione e bombardamenti mediatici.
Modi diversi per declinare la straordinaria ricchezza di possibilità data dalla carta, attribuendole un ruolo nobilitato, lontano anni luce dalla precarietà di progetti, schizzi e appunti. Una scelta dettata dal bisogno di rappresentarci. Materiale fragile e leggero, caratterizzato da un continuo divenire nel tempo che ci appartiene e identifica. Nelle sue trasformazioni, continue e inaspettate, si scoprono i riflessi della condizione umana. Palesandoci la nostra inaspettata somiglianza a un semplice foglio. Come passeggeri dello stesso viaggio, condividiamo ricordi comuni e la temporaneità e la materialità della vita. Il tutto racchiuso in semplici gesti: toccare, annusare e scrutare la carta. Un polpastrello che passa velocemente sul bordo frastagliato di un margine strappato. Il palmo che compie delle volute accarezzandolo in modo circolare. L’odore di colla. O forse di inchiostro. Odore di nuovo. Altre volte di chiuso, di vecchio, di muffa. Le fattezze e imperfezioni si offrono alla vista come indizi di storie e segreti, di vite precedenti nascoste dentro l’impercettibile, che le mani abili dell’artista vogliono salvare dall’oblio per vivere intensamente almeno per un giorno, ambendo all’eternità. Ricordi di un tempo passato destinati ingiustamente a frettolosa scomparsa.
Tra i labirinti della mente appare suggestivo lasciarsi andare alla deriva, cullati da pensieri di carta che ci portano lontano mentre si amplifica la nostra capacità di prestare attenzione. All’interno di una barchetta rossa, lasciata libera di scorrere su un nuovo mare.
Mattia Munari
In mostra è presentato il catalogo "I Quaderni di Milano n. 006 - Looks Good on Paper". Sesto capitolo della collana milanese di Anfiteatro.
La mostra inaugurerà giovedì 4 novembre alle ore 19.30 e sarà visitabile fino a sabato 27 novembre 2010.
04
novembre 2010
Looks Good on Paper
Dal 04 al 27 novembre 2010
arte contemporanea
Location
ANFITEATRO ARTE
Milano, Via Savona, 26, (Milano)
Milano, Via Savona, 26, (Milano)
Orario di apertura
a martedì a venerdì nei seguenti orari: 11.00-13.00 / 16.00-18.30 o su appuntamento.
Vernissage
4 Novembre 2010, dalle 19.00
Autore
Curatore