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Renato Meneghetti – Oltre lo sguardo
Riconosciuto internazionalmente per l’originale ed affascinante utilizzo della radiografia, assunta e poi rielaborata attraverso “tecniche alchemiche”, Meneghetti dopo una lunga attività artistico-espositiva sia Italia che all’estero, è stato invitato a partecipare alla prossima edizione dell’Esposizione Internazionale della Biennale di Venezia.
Comunicato stampa
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La galleria Contemporanea(mente inaugura la stagione espositiva 2010/11 con l’importante mostra dell’artista Renato Meneghetti.
Riconosciuto internazionalmente per l’originale ed affascinante utilizzo della radiografia, assunta e poi rielaborata attraverso “tecniche alchemiche”, Menghetti dopo una lunga attività artistico-espositiva sia Italia che all’estero, è stato invitato a partecipare alla prossima edizione dell’Esposizione Internazionale della Biennale di Venezia. In occasione infatti della visita alla mostra evento Culture_Nature, presso lo Spazio Thetis all’Arsenale Novissimo di Venezia, ammirato delle opere di Renato Meneghetti, il Sovrintendente ai Beni Culturali e Artistici del Veneto Vittorio Sgarbi, curatore del padiglione Italia alla prossima Biennale Arte 2011, così ha dichiarato al folto pubblico: “ Voglio le radiografie di Meneghetti alla mia Biennale perché il vedere dentro, il vedere oltre della pittura-pittura di Meneghetti sono, come ha dichiarato lo storico dell’arte Gillo Dorfles: “…l’unico fatto nuovo dell’arte italiana degli ultimi vent’anni…”
Tra i primi a fare uso delle radiografie come mezzo artistico, Meneghetti è certamente stato “l’originale” nell’essere intervenuto direttamente sulle radiografie, modificandole, interagendo, riportandole su tela e poi operando con colori, speciali vernici ed alcool, oppure agendo digitalmente e quindi riportando l’immagine su carta fotografica. Un figura, oserei dire un icona, che nella serie L’anima del quotidiano assurge a simbolo ancestrale della vita, anima dell’identità non svelata appartenete ad ognuno di noi, che ponendosi sempre più nell’intimità, riesce a raggiungere ogni singola coscienza. In principio era l’uomo ad occupare la scena delle radiografie, lo stesso artista, che ossessionato dalla morte, cercava di contrastare la fuga del tempo, imprimendo indelebilmente la propria immagine. Successivamente i soggetti diventano persone comuni o oggetti del quotidiano, un rapporto tra individuo e oggetto che non si limita alla mera distinzione tra la tipologia di materia di cui entrambi sono costituiti, ma indaga la presenza dell’io che ci permette di porci in relazione con noi stessi. Sono opere, immagini sperimentali, connesse ad una meticolosa indagine di pensiero, esperienze che scavano tra i reconditi ambiti dell’origine e quelli inaccessibili della morte. Quella di Renato Meneghetti possiamo quindi ribadire essere un’adesione al reale, passando attraverso il surreale, un’indagine sull’essenza ottenuta con un mezzo tecnico, che si serve dell’introspezione per conoscere la natura, la forma e il tempo del singolo. Per comprendere sono necessarie essenzialmente due aspetti: il primo è quello che in greco prende il nome di Oikeiosis, ovvero la conoscenza, appropriarsi di sé stessi, della realtà e della vera natura, che è un tutt’uno con la natura universale. Il secondo elemento imprescindibile è conoscere il passato, la provenienza, il radicamento nelle vicende storiche, fino al punto di potersi collocare al suo interno e divenire parte delle sue radici. La conoscenza della storia, in modo completo è concessa però solo a chi come Menghetti riesce ad identificarsi con essa, non senza però rinunciare ad interpretarne gli eventi o i protagonisti. Una modalità riflessiva che avviene nella serie dedicata ai Grandi Maestri, dove Meneghetti “si appropria” di alcune fra le più note opere della storia dell’arte, per riproporle con una struttura visiva che non rappresenta semplicemente una copia del reale o un’interpretazione della stessa, ma un’immagine che appare come emblema culturale dell’analisi interiore non limitata al soggetto ritratto, ma che si addentra nella psiche del maestro stesso. Lo spazio si pervade di colore sterile, monocromo, il freddo si impossessa della scena, si espande in ogni dove, entra nelle ossa portandole in superficie fino a renderle visibili ad occhio nudo. Corpi espressivi, dove un solo particolare radiografato diviene il tutto. L’anima straripa dagli argini che la contengono per espandere l’urgenza poetica nelle membra, tra i solchi del viso, nelle contorsioni, negli istanti eternamente immobili, tra gli spasmi emotivi, fino ad arrivare a placarsi negli sguardi che hanno rapito il tempo. Inizialmente una strana armonia congiunge tutti i soggetti scelti da Meneghetti; una delicatezza rituale, aurorale, che lentamente perde di definizione, di forma, di pigmento e di distacco tra sfondo e primo piano, fino inevitabilmente a trasgredire in una sorta di crescente malattia dell’esistere. Dai Grandi maestri si irradia una luce perpetua, dovuta all’armonia tra tecnica e pensiero, per poi produrre un forza espressiva, che confonde e non permette di scindere il reale dalla sua percezione. Le forme rappresentate da Meneghetti vivono nello spazio e nella materia e quindi nello spirito, alla ricerca di quella verità a cui si riferisce Aristotele, quando afferma che la poesia è più vera della storia, perché ha in sé la capacità di concentrare e rappresentare la varietà nella tipicità.
NOTA BIOGRAFICA
Renato Meneghetti nasce a Rosà di Vicenza. Inizia a dipingere giovanissimo e la sua opera di artista si compie ora nella fortezza di Ezzelino da Romano dove è vissuto in giovinezza, ora nelle diverse ville palladiane che ha restaurato e abitato. Dopo i primi interventi, presentati negli anni Sessanta da amici e artisti come Fontana, Munari, Guiducci e una sequela di concorsi ed esposizioni giovanili, inizia una attività espositiva che lo vedrà presente nelle più importanti sedi nazionali ed internazionali. Dal 1997 una inedita ricerca nell’uso delle più avanzate tecnologie della comunicazione e della riproduzione virtuale di immagini, corpi e oggetti. Proiezioni e pitture visive, faranno percepire con più esattezza il messaggio che evoca la luce come potere e energia. Sue opere sono presenti in gallerie private e nelle aste internazionali più importanti:
(Christie’s, Sotheby’s, Ketterer, Dorotheum, Tajan, Bonhams, Neumeisters). Predilige la pittura, strumento visibile della capacità rivoluzionaria dell’arte e ne difende la destinazione sociale.
Si è impegnato senza regolarità in altre espressioni, come la musica La Biennale Musica di Venezia 1982; il cinema 40° Mostra Internazionale del Cinema, La Biennale di Venezia 1983; il multimediale 50° Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia 2003; la collaterale per La Biennale Architettura 2010. Studiosi e storici dell’arte come F.Zeri, Sir D.Mahon, U.Kulterman, hanno dichiarato l’interesse per la sua opera ospitata in molti musei nel mondo.
Del 1997 è la mostra “Meneghetti: Radiografie 1982/1997 a cura di M.Goldin, al Museo di Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto. Del 1998 le personali di Parigi e Londra. Nel 1999 espone al National Museum of Fine Arts di Malta a cura di D. Cutajar e all’Ephesus Museum di Efeso.
Nel 2000 il Palazzo della Ragione di Padova ospita la grande antologica “Sull’orlo del Terzo Millennio: “Pittura e altre arti 1954/2000”, a cura di G.Dorfles e V.Sgarbi. Nello stesso anno alla Mole Vanvitelliana di Ancona: “Al di là dell’occhio. Radiografie 1979/2000” a cura di G.Dorfles e W.Guadagnini. Seguono, nel 2002, “Trasparenze: corpi ed altro. Radiografie” al Museo Nazionale di Bratislava GMB Galéria Mesta (Pàlffyho Palàc) a cura di I.Jancàr, e “Installations X-Rays”, al Museum of Arts PGA Povazskà Galèria Umenia di Zilina a cura di M.Putisova e M.Mazur, testi in catalogo di P.Restany. Nel 2006, la città di Roma per la prima volta dedica ad un artista una grande mostra personale in quattro sedi: Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Complesso Monumentale del Santo Spirito in Sassia, Sala 1 Scala Santa, Archivio Centrale dello Stato: “Meneghetti a Roma” a cura di A.Bonito Oliva, con testi in catalogo di A.Bonito Oliva, A.Abruzzese, Don G.Billi, P.Fabbri, C.Strinati, L.A.Rickels e T.Trini. Saggi sulla sua opera sono stati scritti tra gli altri da: M.Brusatin, L.Caramel, L.Cherubini, M.Di Capua, L.Fontana, F.Gallo, R.Gregor, F.Gualdoni, R.Guiducci, D.Janus, F.Kriska, G.J.Markopoulos, G.Perretta, E.Pontiggia, E.Steingräber, D.Trombadori, I.Zannier. Monografie dedicate al lavoro di Meneghetti sono state pubblicate da: Marsilio a cura di M.Goldin, Skira a cura di G.Dorfles, Skira a cura di V.Sgarbi, Electa a cura di A.Bonito Oliva.
Nel 2010 tra le varie mostre in gallerie spiccano le personali: Berlino, Factory Art Gallery a cura di R.Bogatec; Milano, Ass. Cult. Società Umanitaria a cura di O.Piluso; Bologna, Spazio Gianni Testoni La2000+45 e Parma, Contemporaneamente ArtGallery a cura di A.M.Martini. Tra le collaterali: Basilea, ArtBasel, Volta6, Liste15; Roma, Macro Testaccio a cura di Factory Art Gallery; Forte dei Marmi, ArteForte a cura di La2000+45; Venezia, 12. Biennale Architettura Spazio Thetis Culture-Nature a cura di A.Coppa, F.D’Amico e Torre di Porta Nuova Arsenale di Venezia a cura di A.Grandesso e A.Dina. Tra le collettive: Faenza, MIC a cura di J.Bentini. Tra le esposizioni: Roma, The Road to Contemporary Art; ArtVerona; ArtePadova.
Nei venti anni che chiudono questo secolo le opere di Meneghetti sono un continuum di esperienze cine-grafico-fotografiche, tecniche moderne e molto antiche, tuffate nella magica vetrofania delle camere ottiche. Meneghetti vive a ridosso del mondo dell’arte e del suo ‘sistema’ dosando puntualmente con discrezione le forme e i tempi della sua presenza pubblica. Questo modo di sottrarsi e di essere presente riassume il senso poetico di chi ama guardare ben oltre il basso profilo della attuale decadenza, con una posizione tutt’altro che cinica, perché ricca di vita e di speranza fin dentro la linea della “non speranza”. Ed è l’originalità di un simile sguardo, così isolato e così comunicante, a indicarci la presenza rara e preziosa di un autentico stile.
“…È evidente che il Meneghetti ha studiato a fondo le esperienze dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea e, soprattutto, che le ha assimi¬late, integrate, forse superate, nella sua instancabile ricerca di una strada che, pesando sulle sperimentazioni dei grandi che l’hanno preceduto, fosse tuttavia da esse indipendente e manifestasse appieno la sua completa indipendenza…”
1968, Lucio Fontana
“...Tra tali straordinari artisti annovero Renato Meneghetti, che da oltre trent’anni prende parte ai temi più vitali della nostra epoca e persegue la strada verso una forma di “opera d’arte totale”. Meneghetti rappresenta senza dubbio una figura chiave per chi voglia capire in che modo gli ultimi quattro turbolenti decenni si siano riflessi nella sfera dell’arte...”
1998, Erich Steingräber
”...Renato Meneghetti è, prima di ogni altra cosa, un uomo del suo tempo. Ha saputo presentire l’imminenza del mutamento della nostra coscien¬za percettiva e dell’emergere di una dimensione globale della comunicazione.…”
1998, Pierre Restany
“...Le radiografie di Meneghetti sono l’unico fatto nuovo intervenuto nell’arte italiana in questi ultimi vent’anni...”
1999, Gillo Dorfles
“...Nell’opera di Meneghetti c’è il segnale di una ricerca inesausta, di un tentativo di andare sempre più in là, sempre oltre, ma non soltanto con la radiografia ma anche con il pensiero che vuole cogliere un punto più lontano...”
2000, Vittorio Sgarbi
“...Le opere di Meneghetti sono il frutto del nomadismo creativo che apre sempre nuove possibilità espressive che sono la pelle della pittura…”
2006, Achille Bonito Oliva
Riconosciuto internazionalmente per l’originale ed affascinante utilizzo della radiografia, assunta e poi rielaborata attraverso “tecniche alchemiche”, Menghetti dopo una lunga attività artistico-espositiva sia Italia che all’estero, è stato invitato a partecipare alla prossima edizione dell’Esposizione Internazionale della Biennale di Venezia. In occasione infatti della visita alla mostra evento Culture_Nature, presso lo Spazio Thetis all’Arsenale Novissimo di Venezia, ammirato delle opere di Renato Meneghetti, il Sovrintendente ai Beni Culturali e Artistici del Veneto Vittorio Sgarbi, curatore del padiglione Italia alla prossima Biennale Arte 2011, così ha dichiarato al folto pubblico: “ Voglio le radiografie di Meneghetti alla mia Biennale perché il vedere dentro, il vedere oltre della pittura-pittura di Meneghetti sono, come ha dichiarato lo storico dell’arte Gillo Dorfles: “…l’unico fatto nuovo dell’arte italiana degli ultimi vent’anni…”
Tra i primi a fare uso delle radiografie come mezzo artistico, Meneghetti è certamente stato “l’originale” nell’essere intervenuto direttamente sulle radiografie, modificandole, interagendo, riportandole su tela e poi operando con colori, speciali vernici ed alcool, oppure agendo digitalmente e quindi riportando l’immagine su carta fotografica. Un figura, oserei dire un icona, che nella serie L’anima del quotidiano assurge a simbolo ancestrale della vita, anima dell’identità non svelata appartenete ad ognuno di noi, che ponendosi sempre più nell’intimità, riesce a raggiungere ogni singola coscienza. In principio era l’uomo ad occupare la scena delle radiografie, lo stesso artista, che ossessionato dalla morte, cercava di contrastare la fuga del tempo, imprimendo indelebilmente la propria immagine. Successivamente i soggetti diventano persone comuni o oggetti del quotidiano, un rapporto tra individuo e oggetto che non si limita alla mera distinzione tra la tipologia di materia di cui entrambi sono costituiti, ma indaga la presenza dell’io che ci permette di porci in relazione con noi stessi. Sono opere, immagini sperimentali, connesse ad una meticolosa indagine di pensiero, esperienze che scavano tra i reconditi ambiti dell’origine e quelli inaccessibili della morte. Quella di Renato Meneghetti possiamo quindi ribadire essere un’adesione al reale, passando attraverso il surreale, un’indagine sull’essenza ottenuta con un mezzo tecnico, che si serve dell’introspezione per conoscere la natura, la forma e il tempo del singolo. Per comprendere sono necessarie essenzialmente due aspetti: il primo è quello che in greco prende il nome di Oikeiosis, ovvero la conoscenza, appropriarsi di sé stessi, della realtà e della vera natura, che è un tutt’uno con la natura universale. Il secondo elemento imprescindibile è conoscere il passato, la provenienza, il radicamento nelle vicende storiche, fino al punto di potersi collocare al suo interno e divenire parte delle sue radici. La conoscenza della storia, in modo completo è concessa però solo a chi come Menghetti riesce ad identificarsi con essa, non senza però rinunciare ad interpretarne gli eventi o i protagonisti. Una modalità riflessiva che avviene nella serie dedicata ai Grandi Maestri, dove Meneghetti “si appropria” di alcune fra le più note opere della storia dell’arte, per riproporle con una struttura visiva che non rappresenta semplicemente una copia del reale o un’interpretazione della stessa, ma un’immagine che appare come emblema culturale dell’analisi interiore non limitata al soggetto ritratto, ma che si addentra nella psiche del maestro stesso. Lo spazio si pervade di colore sterile, monocromo, il freddo si impossessa della scena, si espande in ogni dove, entra nelle ossa portandole in superficie fino a renderle visibili ad occhio nudo. Corpi espressivi, dove un solo particolare radiografato diviene il tutto. L’anima straripa dagli argini che la contengono per espandere l’urgenza poetica nelle membra, tra i solchi del viso, nelle contorsioni, negli istanti eternamente immobili, tra gli spasmi emotivi, fino ad arrivare a placarsi negli sguardi che hanno rapito il tempo. Inizialmente una strana armonia congiunge tutti i soggetti scelti da Meneghetti; una delicatezza rituale, aurorale, che lentamente perde di definizione, di forma, di pigmento e di distacco tra sfondo e primo piano, fino inevitabilmente a trasgredire in una sorta di crescente malattia dell’esistere. Dai Grandi maestri si irradia una luce perpetua, dovuta all’armonia tra tecnica e pensiero, per poi produrre un forza espressiva, che confonde e non permette di scindere il reale dalla sua percezione. Le forme rappresentate da Meneghetti vivono nello spazio e nella materia e quindi nello spirito, alla ricerca di quella verità a cui si riferisce Aristotele, quando afferma che la poesia è più vera della storia, perché ha in sé la capacità di concentrare e rappresentare la varietà nella tipicità.
NOTA BIOGRAFICA
Renato Meneghetti nasce a Rosà di Vicenza. Inizia a dipingere giovanissimo e la sua opera di artista si compie ora nella fortezza di Ezzelino da Romano dove è vissuto in giovinezza, ora nelle diverse ville palladiane che ha restaurato e abitato. Dopo i primi interventi, presentati negli anni Sessanta da amici e artisti come Fontana, Munari, Guiducci e una sequela di concorsi ed esposizioni giovanili, inizia una attività espositiva che lo vedrà presente nelle più importanti sedi nazionali ed internazionali. Dal 1997 una inedita ricerca nell’uso delle più avanzate tecnologie della comunicazione e della riproduzione virtuale di immagini, corpi e oggetti. Proiezioni e pitture visive, faranno percepire con più esattezza il messaggio che evoca la luce come potere e energia. Sue opere sono presenti in gallerie private e nelle aste internazionali più importanti:
(Christie’s, Sotheby’s, Ketterer, Dorotheum, Tajan, Bonhams, Neumeisters). Predilige la pittura, strumento visibile della capacità rivoluzionaria dell’arte e ne difende la destinazione sociale.
Si è impegnato senza regolarità in altre espressioni, come la musica La Biennale Musica di Venezia 1982; il cinema 40° Mostra Internazionale del Cinema, La Biennale di Venezia 1983; il multimediale 50° Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia 2003; la collaterale per La Biennale Architettura 2010. Studiosi e storici dell’arte come F.Zeri, Sir D.Mahon, U.Kulterman, hanno dichiarato l’interesse per la sua opera ospitata in molti musei nel mondo.
Del 1997 è la mostra “Meneghetti: Radiografie 1982/1997 a cura di M.Goldin, al Museo di Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto. Del 1998 le personali di Parigi e Londra. Nel 1999 espone al National Museum of Fine Arts di Malta a cura di D. Cutajar e all’Ephesus Museum di Efeso.
Nel 2000 il Palazzo della Ragione di Padova ospita la grande antologica “Sull’orlo del Terzo Millennio: “Pittura e altre arti 1954/2000”, a cura di G.Dorfles e V.Sgarbi. Nello stesso anno alla Mole Vanvitelliana di Ancona: “Al di là dell’occhio. Radiografie 1979/2000” a cura di G.Dorfles e W.Guadagnini. Seguono, nel 2002, “Trasparenze: corpi ed altro. Radiografie” al Museo Nazionale di Bratislava GMB Galéria Mesta (Pàlffyho Palàc) a cura di I.Jancàr, e “Installations X-Rays”, al Museum of Arts PGA Povazskà Galèria Umenia di Zilina a cura di M.Putisova e M.Mazur, testi in catalogo di P.Restany. Nel 2006, la città di Roma per la prima volta dedica ad un artista una grande mostra personale in quattro sedi: Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Complesso Monumentale del Santo Spirito in Sassia, Sala 1 Scala Santa, Archivio Centrale dello Stato: “Meneghetti a Roma” a cura di A.Bonito Oliva, con testi in catalogo di A.Bonito Oliva, A.Abruzzese, Don G.Billi, P.Fabbri, C.Strinati, L.A.Rickels e T.Trini. Saggi sulla sua opera sono stati scritti tra gli altri da: M.Brusatin, L.Caramel, L.Cherubini, M.Di Capua, L.Fontana, F.Gallo, R.Gregor, F.Gualdoni, R.Guiducci, D.Janus, F.Kriska, G.J.Markopoulos, G.Perretta, E.Pontiggia, E.Steingräber, D.Trombadori, I.Zannier. Monografie dedicate al lavoro di Meneghetti sono state pubblicate da: Marsilio a cura di M.Goldin, Skira a cura di G.Dorfles, Skira a cura di V.Sgarbi, Electa a cura di A.Bonito Oliva.
Nel 2010 tra le varie mostre in gallerie spiccano le personali: Berlino, Factory Art Gallery a cura di R.Bogatec; Milano, Ass. Cult. Società Umanitaria a cura di O.Piluso; Bologna, Spazio Gianni Testoni La2000+45 e Parma, Contemporaneamente ArtGallery a cura di A.M.Martini. Tra le collaterali: Basilea, ArtBasel, Volta6, Liste15; Roma, Macro Testaccio a cura di Factory Art Gallery; Forte dei Marmi, ArteForte a cura di La2000+45; Venezia, 12. Biennale Architettura Spazio Thetis Culture-Nature a cura di A.Coppa, F.D’Amico e Torre di Porta Nuova Arsenale di Venezia a cura di A.Grandesso e A.Dina. Tra le collettive: Faenza, MIC a cura di J.Bentini. Tra le esposizioni: Roma, The Road to Contemporary Art; ArtVerona; ArtePadova.
Nei venti anni che chiudono questo secolo le opere di Meneghetti sono un continuum di esperienze cine-grafico-fotografiche, tecniche moderne e molto antiche, tuffate nella magica vetrofania delle camere ottiche. Meneghetti vive a ridosso del mondo dell’arte e del suo ‘sistema’ dosando puntualmente con discrezione le forme e i tempi della sua presenza pubblica. Questo modo di sottrarsi e di essere presente riassume il senso poetico di chi ama guardare ben oltre il basso profilo della attuale decadenza, con una posizione tutt’altro che cinica, perché ricca di vita e di speranza fin dentro la linea della “non speranza”. Ed è l’originalità di un simile sguardo, così isolato e così comunicante, a indicarci la presenza rara e preziosa di un autentico stile.
“…È evidente che il Meneghetti ha studiato a fondo le esperienze dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea e, soprattutto, che le ha assimi¬late, integrate, forse superate, nella sua instancabile ricerca di una strada che, pesando sulle sperimentazioni dei grandi che l’hanno preceduto, fosse tuttavia da esse indipendente e manifestasse appieno la sua completa indipendenza…”
1968, Lucio Fontana
“...Tra tali straordinari artisti annovero Renato Meneghetti, che da oltre trent’anni prende parte ai temi più vitali della nostra epoca e persegue la strada verso una forma di “opera d’arte totale”. Meneghetti rappresenta senza dubbio una figura chiave per chi voglia capire in che modo gli ultimi quattro turbolenti decenni si siano riflessi nella sfera dell’arte...”
1998, Erich Steingräber
”...Renato Meneghetti è, prima di ogni altra cosa, un uomo del suo tempo. Ha saputo presentire l’imminenza del mutamento della nostra coscien¬za percettiva e dell’emergere di una dimensione globale della comunicazione.…”
1998, Pierre Restany
“...Le radiografie di Meneghetti sono l’unico fatto nuovo intervenuto nell’arte italiana in questi ultimi vent’anni...”
1999, Gillo Dorfles
“...Nell’opera di Meneghetti c’è il segnale di una ricerca inesausta, di un tentativo di andare sempre più in là, sempre oltre, ma non soltanto con la radiografia ma anche con il pensiero che vuole cogliere un punto più lontano...”
2000, Vittorio Sgarbi
“...Le opere di Meneghetti sono il frutto del nomadismo creativo che apre sempre nuove possibilità espressive che sono la pelle della pittura…”
2006, Achille Bonito Oliva
22
ottobre 2010
Renato Meneghetti – Oltre lo sguardo
Dal 22 ottobre al 20 novembre 2010
arte contemporanea
Location
ART GALLERY CONTEMPORANEA(MENTE
Parma, Strada 22 Luglio, 33b, (Parma)
Parma, Strada 22 Luglio, 33b, (Parma)
Orario di apertura
Martedì, Mercoledì, Venerdì e Sabato 16,30 - 19,30
Vernissage
22 Ottobre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore