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Clarix – Sedie a nudo
mostra personale di Clarix, ‘Sedie a nudo’, a cura di Lily Pungitore
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si apre mercoledì 13 ottobre 2010 alle ore 18.30 presso la Galleria IL LABORATORIO, in via del Moro 49 a Roma, la mostra personale di Clarix, ‘Sedie a nudo’, a cura di Lily Pungitore.
… “Le opere esposte disegnano la contraddizione presente tra l’ironia della retorica e l’austerità del vocabolario. Mentre da un lato esse sembrano esistere come figure fissate nel loro movimento, immagini di esseri stilizzati che proseguono, oltre l’opera, la loro danza monocroma o colorata, dall’altro trasmettono una vivace allegria, che si sviluppa leggera e priva di qualsiasi presunzione. La loro sincera ingenuità, liberata dal peso delle persone che quotidianamente le immobilizzano nella fissità del reale, è paragonabile alla levità di un corpo nudo sollevato dal peso di vestiti ingombranti, e corrisponde ad un intenzionale abbandono di tutto ciò che può essere considerato superfluo.”… (G. Ficorilli)
SEDIE A NUDO
“Sedia differisce da Sede che è più generico, da Seggio che è più nobile, da Seggiola che è più piccola, da Sedile che è non solo artificiale, ma anche naturale, ed è più vasto, da Seggetta, che propriamente è sedia portatile con due stanghe, da Seranna che è fornita di schienale”
Ad un oggetto, per sua natura inanimato, possono essere attribuite caratteristiche proprie di un essere animato.
Nella linguistica ciò corrisponde alla figura retorica della prosopopea, che però nel sostantivo assume il significato di un atteggiamento improntato ad una presuntuosa e talvolta ridicola gravità. Ebbene, le opere esposte in questa sala disegnano la contraddizione presente tra l’ironia della retorica e l’austerità del vocabolario.
Mentre da un lato esse sembrano esistere come figure fissate nel loro movimento, immagini di esseri stilizzati che proseguono, oltre l’opera, la loro danza monocroma o colorata, dall’altro trasmettono una vivace allegria, che si sviluppa leggera e priva di qualsiasi presunzione. La loro sincera ingenuità, liberata dal peso delle persone che quotidianamente le immobilizzano nella fissità del reale, è paragonabile alla levità di un corpo nudo sollevato dal peso di vestiti ingombranti, e corrisponde ad un intenzionale abbandono di tutto ciò che può essere considerato superfluo.
Queste stesse opere, se analizzate come oggetti separati, definiscono delle variazioni sul canone della struttura, della forma, del colore, della tecnica pittorica, ma è nel loro complesso che si trasformano in molteplici frammenti di un singolo discorso.
Come degli attori colti nel loro movimento sulla scena, o nel loro essere immobili in attesa di qualcosa che di lì a breve accadrà, esistono nelle relazioni che riescono a stabilire tra loro, e sono a tal punto protagonisti dell’azione da non avere bisogno di un contesto, di un ambiente, di una scenografia, ma soltanto di un fondale astratto e privo di forma, immaginario sipario che accoglierà le sedie al termine della rappresentazione, restituendole alla quotidiana gravità.
Ciò che resterà sarà stato un breve viaggio, nel quale ci saremo fatti volontariamente condurre, e del quale porteremo forse un ricordo pungente, che ci indurrà a sorridere al prossimo pranzo dove vedremo tante sedie vicino. In attesa che la fantasia le faccia tornare scomposte, ieratiche, dinoccolate, sorridenti, in precario equilibrio, austere, come la nostra fortuna ha voluto accadesse stasera.
Gianluca Ficorilli
… “Le opere esposte disegnano la contraddizione presente tra l’ironia della retorica e l’austerità del vocabolario. Mentre da un lato esse sembrano esistere come figure fissate nel loro movimento, immagini di esseri stilizzati che proseguono, oltre l’opera, la loro danza monocroma o colorata, dall’altro trasmettono una vivace allegria, che si sviluppa leggera e priva di qualsiasi presunzione. La loro sincera ingenuità, liberata dal peso delle persone che quotidianamente le immobilizzano nella fissità del reale, è paragonabile alla levità di un corpo nudo sollevato dal peso di vestiti ingombranti, e corrisponde ad un intenzionale abbandono di tutto ciò che può essere considerato superfluo.”… (G. Ficorilli)
SEDIE A NUDO
“Sedia differisce da Sede che è più generico, da Seggio che è più nobile, da Seggiola che è più piccola, da Sedile che è non solo artificiale, ma anche naturale, ed è più vasto, da Seggetta, che propriamente è sedia portatile con due stanghe, da Seranna che è fornita di schienale”
Ad un oggetto, per sua natura inanimato, possono essere attribuite caratteristiche proprie di un essere animato.
Nella linguistica ciò corrisponde alla figura retorica della prosopopea, che però nel sostantivo assume il significato di un atteggiamento improntato ad una presuntuosa e talvolta ridicola gravità. Ebbene, le opere esposte in questa sala disegnano la contraddizione presente tra l’ironia della retorica e l’austerità del vocabolario.
Mentre da un lato esse sembrano esistere come figure fissate nel loro movimento, immagini di esseri stilizzati che proseguono, oltre l’opera, la loro danza monocroma o colorata, dall’altro trasmettono una vivace allegria, che si sviluppa leggera e priva di qualsiasi presunzione. La loro sincera ingenuità, liberata dal peso delle persone che quotidianamente le immobilizzano nella fissità del reale, è paragonabile alla levità di un corpo nudo sollevato dal peso di vestiti ingombranti, e corrisponde ad un intenzionale abbandono di tutto ciò che può essere considerato superfluo.
Queste stesse opere, se analizzate come oggetti separati, definiscono delle variazioni sul canone della struttura, della forma, del colore, della tecnica pittorica, ma è nel loro complesso che si trasformano in molteplici frammenti di un singolo discorso.
Come degli attori colti nel loro movimento sulla scena, o nel loro essere immobili in attesa di qualcosa che di lì a breve accadrà, esistono nelle relazioni che riescono a stabilire tra loro, e sono a tal punto protagonisti dell’azione da non avere bisogno di un contesto, di un ambiente, di una scenografia, ma soltanto di un fondale astratto e privo di forma, immaginario sipario che accoglierà le sedie al termine della rappresentazione, restituendole alla quotidiana gravità.
Ciò che resterà sarà stato un breve viaggio, nel quale ci saremo fatti volontariamente condurre, e del quale porteremo forse un ricordo pungente, che ci indurrà a sorridere al prossimo pranzo dove vedremo tante sedie vicino. In attesa che la fantasia le faccia tornare scomposte, ieratiche, dinoccolate, sorridenti, in precario equilibrio, austere, come la nostra fortuna ha voluto accadesse stasera.
Gianluca Ficorilli
13
ottobre 2010
Clarix – Sedie a nudo
Dal 13 al 20 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
IL LABORATORIO
Roma, Via Del Moro, 49/50, (Roma)
Roma, Via Del Moro, 49/50, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 18:00 – 22:00
Vernissage
13 Ottobre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore