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Stefano W. Pasquini – The End of the 90s and the Impressionists
Un collage digitale ci descrive come gli anni ’90 siano nati, di fatto, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, e morti nel 2001, con un’altra caduta, quella delle torri gemelle di New York, mentre un cartello stradale, strappato dal suo ambiente naturale, rivela un cinico messaggio di speranza: “Dio c’è”.
Comunicato stampa
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In questa personale, sequenza della mostra dallo stesso titolo ai Magazzini Criminali di Sassuolo in settembre, Stefano W. Pasquini prosegue la sua ricerca sul decennio degli anni ‘90. Un collage digitale ci descrive come gli anni '90 siano nati, di fatto, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, e morti nel 2001, con un'altra caduta, quella delle torri gemelle di New York, mentre un cartello stradale, strappato dal suo ambiente naturale, rivela un cinico messaggio di speranza: “Dio c’è”.
Stefano W. Pasquini alla fine degli anni ’90 viveva a New York, e al suo ritorno in Italia un importante museo americano aveva programmato una sua mostra personale per il tardo 2001, se non fosse che l’11 settembre provocò una crisi (di paura, più che finanziaria) che fermò le donazioni culturali delle grandi aziende tanto che alcuni musei, tra cui questo, dovettero chiudere. Partendo da questo episodio Pasquini ripercorre il decennio all’estero del suo percorso artistico che lo vide a Dublino, Londra e New York, parallelamente riflettendo sulle valenze politiche di un decennio che era cominciato in grande ottimismo per poi finire drasticamente ad un ritorno al terrore.
“Sono finiti gli anni Novanta?”, scrive Fabio Cavallucci, “Quegli anni ricchi di utopie concrete, politiche e artistiche, dai No Global agli Young British Artists? Sono ormai definitivamente superati quegli anni pregni dell'idea di una espansione infinita, di una possibilità di democrazia dal basso, di un comunismo reale grazie al comunismo informatico realizzato dalla rete? Oggi che scopriamo che internet non è poi così aperto, che in molte parti vi regna la censura e il diritto di riproduzione frena la ricerca, che la nostra società sembra andare più verso un totalitarismo gelatinoso anziché verso la libertà dei singoli, allora sì, gli anni Novanta sono proprio finiti. E l'arte non può che sottolineare questo cambiamento.”
La mostra, composta di installazioni, video, fotografie e dipinti, si dispone nei due piani della galleria con una serie di opere nuove degli ultimi tre anni di attività dell’artista. Al piano sotterraneo, aiutati da un’installazione sonora di Alessandro Linzitto, entriamo in un ambiente che ci ricorda le catacombe cristiane, mentre opere di “natura religiosa” svelano una ricerca all’ombra della nostalgia estetica delle icone del cattolicesimo.
Per l’occasione verrà pubblicato il numero 24 di Obsolete Shit con saggi di Fabio Cavallucci, Patrizia Silingardi e Annalisa Cattani.
La cartella stampa con immagini in alta risoluzione è scaricabile all’indirizzo: www.stefpasquini.com/press/90.zip
Stefano W. Pasquini (Bologna, 1969) è artista, scrittore e curatore. Dal 1988 ha esposto in gallerie tra cui Trasmission (Glasgow), National Portrait Gallery (Londra), Casco (Utrecht), ICA (Londra), Art in General (New York), MelePere (Verona), NAG (Arezzo) e tante altre. E’ autore di “Accidental//Coincidental”, Newhouse, New York, 2008, editore del magazine “Obsolete Shit” e direttore del podcast “Why the Fuck not Ppodcast”.
Fabio Cavallucci (Santa Sofia, 1961) è direttore della Biennale Internazionale di Scultura di Carrara e membro della commissione di Manifesta, la Biennale d’Arte Europea. Ha diretto la Galleria Civica di Trento dal 2001 al 2008, collaborando con artisti quali Maurizio Cattelan, Marina Abramovic, Gillian Wearing, Paul McCarthy e tanti altri. E' direttore del Centro per l’Arte Contemporanea di Varsavia Castello Ujazdowski.
Patrizia Silingardi è critica e curatrice indipendente. Ha curato mostre di Adriano Persiani, Silke De Vivo, Adriana Jebeleanu, Christian Rainer, Mustafa Sabbagh e tanti altri a Modena, Sassuolo, Verona. Nel 2004 ha co-curato Intrecciano al Foro Boario di Modena. Ha collaborato con la Galleria Civica di Modena dove ha curato la personale di Clauda Collina. Nel 2010 ha pubblicato "About Skin", monografia di Mustafa Sabbagh, Damiani Editore.
Stefano W. Pasquini alla fine degli anni ’90 viveva a New York, e al suo ritorno in Italia un importante museo americano aveva programmato una sua mostra personale per il tardo 2001, se non fosse che l’11 settembre provocò una crisi (di paura, più che finanziaria) che fermò le donazioni culturali delle grandi aziende tanto che alcuni musei, tra cui questo, dovettero chiudere. Partendo da questo episodio Pasquini ripercorre il decennio all’estero del suo percorso artistico che lo vide a Dublino, Londra e New York, parallelamente riflettendo sulle valenze politiche di un decennio che era cominciato in grande ottimismo per poi finire drasticamente ad un ritorno al terrore.
“Sono finiti gli anni Novanta?”, scrive Fabio Cavallucci, “Quegli anni ricchi di utopie concrete, politiche e artistiche, dai No Global agli Young British Artists? Sono ormai definitivamente superati quegli anni pregni dell'idea di una espansione infinita, di una possibilità di democrazia dal basso, di un comunismo reale grazie al comunismo informatico realizzato dalla rete? Oggi che scopriamo che internet non è poi così aperto, che in molte parti vi regna la censura e il diritto di riproduzione frena la ricerca, che la nostra società sembra andare più verso un totalitarismo gelatinoso anziché verso la libertà dei singoli, allora sì, gli anni Novanta sono proprio finiti. E l'arte non può che sottolineare questo cambiamento.”
La mostra, composta di installazioni, video, fotografie e dipinti, si dispone nei due piani della galleria con una serie di opere nuove degli ultimi tre anni di attività dell’artista. Al piano sotterraneo, aiutati da un’installazione sonora di Alessandro Linzitto, entriamo in un ambiente che ci ricorda le catacombe cristiane, mentre opere di “natura religiosa” svelano una ricerca all’ombra della nostalgia estetica delle icone del cattolicesimo.
Per l’occasione verrà pubblicato il numero 24 di Obsolete Shit con saggi di Fabio Cavallucci, Patrizia Silingardi e Annalisa Cattani.
La cartella stampa con immagini in alta risoluzione è scaricabile all’indirizzo: www.stefpasquini.com/press/90.zip
Stefano W. Pasquini (Bologna, 1969) è artista, scrittore e curatore. Dal 1988 ha esposto in gallerie tra cui Trasmission (Glasgow), National Portrait Gallery (Londra), Casco (Utrecht), ICA (Londra), Art in General (New York), MelePere (Verona), NAG (Arezzo) e tante altre. E’ autore di “Accidental//Coincidental”, Newhouse, New York, 2008, editore del magazine “Obsolete Shit” e direttore del podcast “Why the Fuck not Ppodcast”.
Fabio Cavallucci (Santa Sofia, 1961) è direttore della Biennale Internazionale di Scultura di Carrara e membro della commissione di Manifesta, la Biennale d’Arte Europea. Ha diretto la Galleria Civica di Trento dal 2001 al 2008, collaborando con artisti quali Maurizio Cattelan, Marina Abramovic, Gillian Wearing, Paul McCarthy e tanti altri. E' direttore del Centro per l’Arte Contemporanea di Varsavia Castello Ujazdowski.
Patrizia Silingardi è critica e curatrice indipendente. Ha curato mostre di Adriano Persiani, Silke De Vivo, Adriana Jebeleanu, Christian Rainer, Mustafa Sabbagh e tanti altri a Modena, Sassuolo, Verona. Nel 2004 ha co-curato Intrecciano al Foro Boario di Modena. Ha collaborato con la Galleria Civica di Modena dove ha curato la personale di Clauda Collina. Nel 2010 ha pubblicato "About Skin", monografia di Mustafa Sabbagh, Damiani Editore.
15
ottobre 2010
Stefano W. Pasquini – The End of the 90s and the Impressionists
Dal 15 ottobre al 23 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
MELEPERE
Verona, Via Sottoriva, 12, (Verona)
Verona, Via Sottoriva, 12, (Verona)
Vernissage
15 Ottobre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore