Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giorgione e Padova. L’enigma del carro
“Giorgione e Padova. L’enigma del carro” – ovvero lo stemma dei Carraresi visibile sulla porta dipinta da “Zorzi” nel suo capolavoro, presente in mostra – è dunque il titolo di un evento singolare che, partendo dall’interpretazione in chiave padovana di alcune opere del Maestro, ricostruisce rapporti, evidenzia affinità culturali, suggerisce riferimenti iconografici e influenze reciproche tra Giorgione e l’ambiente culturale, artistico e letterario della città, tra il XV e il XVI secolo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Quali furono i r apport i tra Giorgione e Padova?
Quali le relazioni, i contat t i, le ci tazioni, i r ichiami al lus ivi alla ci t ta’ del
Santo nel le sue opere?
A svelar lo una sugges tiva mos tr a, da ottobre, ai Civici Musei di Padova
La Tempesta di Giorgione, l’opera-icona dell’affascinante artista di cui quest’anno si celebrano i 500
anni dalla morte, non finisce di dar vita a mille differenti letture e interpretazioni, di svelare storie o
assecondare ricostruzioni di personaggi, luoghi o eventi.
Grandezza e carisma di Giorgione.
E dunque, se il “paese” su cui si scatena l’inatteso fulmine – rivoluzionario nella storia della
pittura per il suo spiazzante protagonismo - fosse nientemeno che la città di Padova?
Da un lato i fossati della cittadella con il Castello potrebbero ricordare quelli della città antoniana del
tempo e gli edi fici immortala ti dall’a rtist a di Castelf ranco trovano corrispondenze nel
ponte San Tomaso, nella cupola del Carmine con la torre di Ezzelino, nella Porta di
Ponte Molino. E c’è anche chi intravede allusioni al la fondazione leggendaria della città da
parte di Antenore, in particolare nella figura del guerriero.
Nessun azzardo dunque ma un’ipotesi fa scinosa e intr ig ante, che confermerebbe – accanto a
tanti altri indizi – l’esistenza di uno stretto rapporto professiona le e personale di
Giorg ione con Padova: quel rapporto sul quale s’incentra l’originale mostra che dal 16 ottobre
2010 al 16 gennaio 2011 si terrà nella Città del Santo, presso i Civici Musei agli Eremitani, promossa
dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, Musei Civici di Padova e Settore Attività Culturali e
dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto con il contributo della
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la collaborazione di Ne-t by Telerete Nordest.
“Giorg ione e Padova. L’enigma del carro” - ovvero lo stemma dei Carraresi visibile sulla
porta dipinta da “Zorzi” nel suo capolavoro, presente in mostra – è dunque il titolo di un evento
singolare che, pa rtendo dall’interpretazione in chiave padovana di alcune opere del
Maestro, ricostruisce rapporti, evidenzia affinità culturali, suggerisce riferimenti iconografici e
influenze reciproche tra Giorgione e l’ambiente culturale, artistico e letterario della città, tra il XV e il
XVI secolo.
Un nucleo di prestit i signif icativ i, tra cui appunto La Tempesta e Mosè alla prova del fuoco di
Giorgione – presentati ora attra ver so nuove prospett ive - numerose incisioni dell’amico e
“ispiratore” patavino Giulio Campagnola, s trumenti scienti fici e documenti storici,
insieme a importanti opere dei Civ ici Musei di Padov a (Giorgione, Tiziano, Boccacino, Luini,
Previtali, ecc.), danno vita a un percorso originale curato da Ugo Soragni, Davide Banzato e
Franca Pellegrini, che trova poi completamento e ulteriori suggestioni in città, grazie ad un
itinerario che coinvolge monument i pittorici -chiave per i l tema trat tato: gli affreschi di
Tiziano della Scuola del Santo e quelli di Campagnola alla Scoletta del Carmine, la Loggia e Odeo
Cornaro per il ritorno dei temi legati al culto del Sole e alle religioni antiche.
***
La let tura in chia ve padovana da cui prende la mosse l’esposizione, coinvolge dunque
prima di tutto “el paesetto in tela cun la tempesta, cum la cingana…”, la cui rappresentaz ione
urbana viene pos ta a confronto, in most ra, con le antiche documentazioni
cartogra fiche e analizzata come non mai grazie ad una elaboraz ione informat izzata di
grande ef ficacia che incrocia la topog ra fia antic a con quella attua le, rileggendo
tridimensionalmente il capolavoro giorgionesco, smontato nelle sue varie componenti.
Insomma dalla visione emotiva dell’originale alla sua esplorazione “investigativa” grazie alle nuove
tecnologie. Ma non solo: nel Mosè alla prova del Fuoco degli Uffizi si celano r iferiment i a llo
sterminio degli ultimi discendenti dei Carraresi (Francesco Novello, Francesco III e
Giacomo) perpetrato dai veneziani dopo la conquista della città (1406), mentre la Pala di
Castelfranco (ricordata nel percorso) presenterebbe un diretto ri fer imento - nella derivazione
dell’altare e nella spazialità prospettica - al monumento sepolcrale dell’umanist a Giovanni
Cal furnio, docente all’Università di Padova fino al 1503, eseguito per San Giovanni di Verdura e
collocato attualmente nel chiostro del noviziato della Basilica del Santo.
Il monumento a Calfurnio riport a st rett amente a Giulio Campagnola - uomo di elevata
erudizione, pittore, miniatore, incisore, grande amico e forse intimo di Giorgione e, almeno fino al
1505, suo principale ispiratore e collaboratore - e all’anti semitismo di suo padre Girolamo,
che si manifesta con campagne di discredito nei confronti degli ebrei ai quali vengono attribuiti
omicidi rituali.
Nel ricostruire il sodalizio tra i due amici-colleghi si propone un nucleo importante delle
straordina rie incisioni del l’art ista patav ino, provenienti da Berlino, Francoforte,
Napoli, Roma, Parma e Pavia, a suggerire indubitabili legami con l’opera giorgionesca e con i
suoi temi tipici: pastori, paesaggi, astrologi, meditazioni sulla malinconia, sulla vita e sulla morte; in
esposizione - prestito eccellente - il preziosissimo Petra rca Quer iniano di Brescia, miniato dallo
stesso Campagnola, manoscritto della famosa opera amorosa del letterato patavino (Il Canzoniere),
che richiama quel clima spirituale e culturale del quale i due artisti erano sicuramente partecipi;
presenta infine, riconducendola ad un ipotetico viaggio a Roma compiuto dai due, una discussa
quanto interessante Madonna con il Bambino e San Giovannino, dei Civici Musei di Padova-Museo
d’Arte, arricchita da una cornice coeva.
I riflessi del l’antisemitismo nella Padova del tempo si colgono invece nella bella Madonna
della Misericordia e Santi, trittico per la Chiesa dei Servi di Jacopo Montagnana, che precede di
qualche anno le accuse avanzate da Girolamo Campagnola e che raffigura, sotto la figura della
Madonna, il Beato Simonino di Trento la cui morte cruenta era stata strumentalmente attribuita a
rituali ebraici.
Sempre al clima culturale del tempo, che tanto influenzò la personalità e l’arte di Giorgione,
rimandano i ri fer imenti al s apere e agl i studi scient if ici tanto evoluti nella Padova nel XVI
secolo. In particolare si richiama l’attenzione dei visitatori sulla figura e sul rapporto con Copernico -
che fu nella città veneta tra il 1501 e il 1503 - e sulle conoscenze astronomiche e geografiche del
tempo (riproposte dall’artista nel famoso fregio di Castelfranco) per mezzo di affascinanti strumenti
scientifici e di testi originali che documentano, tra l’altro, l’elaborazione delle teorie eliocentriche tra
Padova e Venezia nei primi anni del Cinquecento.
La contemporanea cultura figurativa, i variegat i spunti che Giorgione poteva
raccogliere in quegli anni a Venezia e l’enorme influenza determinat a dal l’arte
rivoluzionaria e sconvolgente del giovane “Zorzi ” – con l’imporsi di nuovi temi, di nuovi
modi pittrici, di nuove visioni e sensibilità – vengono invece affrontati grazie a un nucleo
selez ionato e interess antiss imo di opere presenti nelle collezioni pata vine.
Si parte da due tavole del lo stesso Maestro (Leda e il cigno, Idillio campestre) per proseguire
con i f rontali di cas sone del suo allievo Tiz iano, che lo mostrano nel 1506-7 in possesso di una
forza coloristica che già ne trascende la lezione. Le relazioni con il mondo di Leonardo, la pittura
dell’Italia centrale, la conoscenza di Dürer traspaiono dai dipinti di Luini, Boccaccino, de’
Barba ri, mentre il portato lungo della sua arte si coglie nelle atmosfere soffuse e pastorali della
ritrattistica di Luzzo e del Torbido. Infine è con Nicolò Frangipane e Piet ro Vecchia che si
mette in luce il recupero, alla fine del Cinquecento e nel secolo successivo, della pittura
rinascimentale veneta e dei temi giorgioneschi.
Con Vecchia, con il suo repertorio grottesco, di armigeri e bravi, colti nella loro eleganza ma
deformati nei caratteri, si coglie l’estremo messaggio della pittura e dei contenuti di Giorgione, che in
questo modo vengono consegnati al mondo barocco e alla dialettica dei generi, propria del XVII
secolo.
Giorg ione muore nel 1510, quas i s icuramente di peste che, all’epoca, alcune teorie
ritenevano dovuta all’influenza degli astri. Il tema è spesso trattato nelle sue opere e verrà sviluppato
nel percorso espositivo attraverso cronache del tempo, trattati medici e f igurazioni
soprattutto in rapporto alla Padova del Cinquecento. I canali esterni della cittadella luoghi di “fosse e
acque maligne” erano ritenuti dal medico padovano Francesco Frigimel ica tra i punti della
città più favorevoli all’originarsi del morbo, a causa della proliferazione di “herbe putrescenti” (metà
del XVI secolo).
E proprio la mor te del sommo a rtist a per peste è ricordata negli af freschi di Tiz iano al la
Scuola del Santo, prima tappa dell’it inerario cit tadino che costituisce una fondamenta le
appendice della mostra. Qui, nel Miracolo del piede risanato, oltre a raffigurare mostriciattoli
pestilenziali, Tiziano, sotto le apparenze di un episodio della vita di Sant’Antonio, ricorderebbe il
decesso di Giorgione circondato da colleghi e amici (Tiziano stesso, Antonio Requesta, Tuzio
Costanzo, Giulio Campagnola).
Gli agganci con la città non sono finiti.
In un altro monumento civico, La Logg ia e Odeo Cornaro, si conservano le tracce di un
particolare momento di recupero delle relig ioni antiche - diffusosi tra le cerchie intellettuali di
Venezia e Padova sotto forma di un sincretismo ermetico - soprattutto in riferimento alla
elaborazione cinquecentesca delle teorie eliocent riche, g ià ricordate in mostra.
Infine - altra affascinante tappa di questo appassionante viaggio - alla Scoletta del Carmine si
torna a riflettere, graz ie ag li a ff reschi con le Storie di Maria attribuit i a Campa gnola , sul
rapporto tra i due artisti, sulla nuova visione della natura e del paesaggio di cui il grande Giorgione fu
profeta, sul leg ame – forte, fort issimo - tra il Maestro di Castel franco e Padova.
Catalogo Skira.
Quali le relazioni, i contat t i, le ci tazioni, i r ichiami al lus ivi alla ci t ta’ del
Santo nel le sue opere?
A svelar lo una sugges tiva mos tr a, da ottobre, ai Civici Musei di Padova
La Tempesta di Giorgione, l’opera-icona dell’affascinante artista di cui quest’anno si celebrano i 500
anni dalla morte, non finisce di dar vita a mille differenti letture e interpretazioni, di svelare storie o
assecondare ricostruzioni di personaggi, luoghi o eventi.
Grandezza e carisma di Giorgione.
E dunque, se il “paese” su cui si scatena l’inatteso fulmine – rivoluzionario nella storia della
pittura per il suo spiazzante protagonismo - fosse nientemeno che la città di Padova?
Da un lato i fossati della cittadella con il Castello potrebbero ricordare quelli della città antoniana del
tempo e gli edi fici immortala ti dall’a rtist a di Castelf ranco trovano corrispondenze nel
ponte San Tomaso, nella cupola del Carmine con la torre di Ezzelino, nella Porta di
Ponte Molino. E c’è anche chi intravede allusioni al la fondazione leggendaria della città da
parte di Antenore, in particolare nella figura del guerriero.
Nessun azzardo dunque ma un’ipotesi fa scinosa e intr ig ante, che confermerebbe – accanto a
tanti altri indizi – l’esistenza di uno stretto rapporto professiona le e personale di
Giorg ione con Padova: quel rapporto sul quale s’incentra l’originale mostra che dal 16 ottobre
2010 al 16 gennaio 2011 si terrà nella Città del Santo, presso i Civici Musei agli Eremitani, promossa
dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, Musei Civici di Padova e Settore Attività Culturali e
dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto con il contributo della
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la collaborazione di Ne-t by Telerete Nordest.
“Giorg ione e Padova. L’enigma del carro” - ovvero lo stemma dei Carraresi visibile sulla
porta dipinta da “Zorzi” nel suo capolavoro, presente in mostra – è dunque il titolo di un evento
singolare che, pa rtendo dall’interpretazione in chiave padovana di alcune opere del
Maestro, ricostruisce rapporti, evidenzia affinità culturali, suggerisce riferimenti iconografici e
influenze reciproche tra Giorgione e l’ambiente culturale, artistico e letterario della città, tra il XV e il
XVI secolo.
Un nucleo di prestit i signif icativ i, tra cui appunto La Tempesta e Mosè alla prova del fuoco di
Giorgione – presentati ora attra ver so nuove prospett ive - numerose incisioni dell’amico e
“ispiratore” patavino Giulio Campagnola, s trumenti scienti fici e documenti storici,
insieme a importanti opere dei Civ ici Musei di Padov a (Giorgione, Tiziano, Boccacino, Luini,
Previtali, ecc.), danno vita a un percorso originale curato da Ugo Soragni, Davide Banzato e
Franca Pellegrini, che trova poi completamento e ulteriori suggestioni in città, grazie ad un
itinerario che coinvolge monument i pittorici -chiave per i l tema trat tato: gli affreschi di
Tiziano della Scuola del Santo e quelli di Campagnola alla Scoletta del Carmine, la Loggia e Odeo
Cornaro per il ritorno dei temi legati al culto del Sole e alle religioni antiche.
***
La let tura in chia ve padovana da cui prende la mosse l’esposizione, coinvolge dunque
prima di tutto “el paesetto in tela cun la tempesta, cum la cingana…”, la cui rappresentaz ione
urbana viene pos ta a confronto, in most ra, con le antiche documentazioni
cartogra fiche e analizzata come non mai grazie ad una elaboraz ione informat izzata di
grande ef ficacia che incrocia la topog ra fia antic a con quella attua le, rileggendo
tridimensionalmente il capolavoro giorgionesco, smontato nelle sue varie componenti.
Insomma dalla visione emotiva dell’originale alla sua esplorazione “investigativa” grazie alle nuove
tecnologie. Ma non solo: nel Mosè alla prova del Fuoco degli Uffizi si celano r iferiment i a llo
sterminio degli ultimi discendenti dei Carraresi (Francesco Novello, Francesco III e
Giacomo) perpetrato dai veneziani dopo la conquista della città (1406), mentre la Pala di
Castelfranco (ricordata nel percorso) presenterebbe un diretto ri fer imento - nella derivazione
dell’altare e nella spazialità prospettica - al monumento sepolcrale dell’umanist a Giovanni
Cal furnio, docente all’Università di Padova fino al 1503, eseguito per San Giovanni di Verdura e
collocato attualmente nel chiostro del noviziato della Basilica del Santo.
Il monumento a Calfurnio riport a st rett amente a Giulio Campagnola - uomo di elevata
erudizione, pittore, miniatore, incisore, grande amico e forse intimo di Giorgione e, almeno fino al
1505, suo principale ispiratore e collaboratore - e all’anti semitismo di suo padre Girolamo,
che si manifesta con campagne di discredito nei confronti degli ebrei ai quali vengono attribuiti
omicidi rituali.
Nel ricostruire il sodalizio tra i due amici-colleghi si propone un nucleo importante delle
straordina rie incisioni del l’art ista patav ino, provenienti da Berlino, Francoforte,
Napoli, Roma, Parma e Pavia, a suggerire indubitabili legami con l’opera giorgionesca e con i
suoi temi tipici: pastori, paesaggi, astrologi, meditazioni sulla malinconia, sulla vita e sulla morte; in
esposizione - prestito eccellente - il preziosissimo Petra rca Quer iniano di Brescia, miniato dallo
stesso Campagnola, manoscritto della famosa opera amorosa del letterato patavino (Il Canzoniere),
che richiama quel clima spirituale e culturale del quale i due artisti erano sicuramente partecipi;
presenta infine, riconducendola ad un ipotetico viaggio a Roma compiuto dai due, una discussa
quanto interessante Madonna con il Bambino e San Giovannino, dei Civici Musei di Padova-Museo
d’Arte, arricchita da una cornice coeva.
I riflessi del l’antisemitismo nella Padova del tempo si colgono invece nella bella Madonna
della Misericordia e Santi, trittico per la Chiesa dei Servi di Jacopo Montagnana, che precede di
qualche anno le accuse avanzate da Girolamo Campagnola e che raffigura, sotto la figura della
Madonna, il Beato Simonino di Trento la cui morte cruenta era stata strumentalmente attribuita a
rituali ebraici.
Sempre al clima culturale del tempo, che tanto influenzò la personalità e l’arte di Giorgione,
rimandano i ri fer imenti al s apere e agl i studi scient if ici tanto evoluti nella Padova nel XVI
secolo. In particolare si richiama l’attenzione dei visitatori sulla figura e sul rapporto con Copernico -
che fu nella città veneta tra il 1501 e il 1503 - e sulle conoscenze astronomiche e geografiche del
tempo (riproposte dall’artista nel famoso fregio di Castelfranco) per mezzo di affascinanti strumenti
scientifici e di testi originali che documentano, tra l’altro, l’elaborazione delle teorie eliocentriche tra
Padova e Venezia nei primi anni del Cinquecento.
La contemporanea cultura figurativa, i variegat i spunti che Giorgione poteva
raccogliere in quegli anni a Venezia e l’enorme influenza determinat a dal l’arte
rivoluzionaria e sconvolgente del giovane “Zorzi ” – con l’imporsi di nuovi temi, di nuovi
modi pittrici, di nuove visioni e sensibilità – vengono invece affrontati grazie a un nucleo
selez ionato e interess antiss imo di opere presenti nelle collezioni pata vine.
Si parte da due tavole del lo stesso Maestro (Leda e il cigno, Idillio campestre) per proseguire
con i f rontali di cas sone del suo allievo Tiz iano, che lo mostrano nel 1506-7 in possesso di una
forza coloristica che già ne trascende la lezione. Le relazioni con il mondo di Leonardo, la pittura
dell’Italia centrale, la conoscenza di Dürer traspaiono dai dipinti di Luini, Boccaccino, de’
Barba ri, mentre il portato lungo della sua arte si coglie nelle atmosfere soffuse e pastorali della
ritrattistica di Luzzo e del Torbido. Infine è con Nicolò Frangipane e Piet ro Vecchia che si
mette in luce il recupero, alla fine del Cinquecento e nel secolo successivo, della pittura
rinascimentale veneta e dei temi giorgioneschi.
Con Vecchia, con il suo repertorio grottesco, di armigeri e bravi, colti nella loro eleganza ma
deformati nei caratteri, si coglie l’estremo messaggio della pittura e dei contenuti di Giorgione, che in
questo modo vengono consegnati al mondo barocco e alla dialettica dei generi, propria del XVII
secolo.
Giorg ione muore nel 1510, quas i s icuramente di peste che, all’epoca, alcune teorie
ritenevano dovuta all’influenza degli astri. Il tema è spesso trattato nelle sue opere e verrà sviluppato
nel percorso espositivo attraverso cronache del tempo, trattati medici e f igurazioni
soprattutto in rapporto alla Padova del Cinquecento. I canali esterni della cittadella luoghi di “fosse e
acque maligne” erano ritenuti dal medico padovano Francesco Frigimel ica tra i punti della
città più favorevoli all’originarsi del morbo, a causa della proliferazione di “herbe putrescenti” (metà
del XVI secolo).
E proprio la mor te del sommo a rtist a per peste è ricordata negli af freschi di Tiz iano al la
Scuola del Santo, prima tappa dell’it inerario cit tadino che costituisce una fondamenta le
appendice della mostra. Qui, nel Miracolo del piede risanato, oltre a raffigurare mostriciattoli
pestilenziali, Tiziano, sotto le apparenze di un episodio della vita di Sant’Antonio, ricorderebbe il
decesso di Giorgione circondato da colleghi e amici (Tiziano stesso, Antonio Requesta, Tuzio
Costanzo, Giulio Campagnola).
Gli agganci con la città non sono finiti.
In un altro monumento civico, La Logg ia e Odeo Cornaro, si conservano le tracce di un
particolare momento di recupero delle relig ioni antiche - diffusosi tra le cerchie intellettuali di
Venezia e Padova sotto forma di un sincretismo ermetico - soprattutto in riferimento alla
elaborazione cinquecentesca delle teorie eliocent riche, g ià ricordate in mostra.
Infine - altra affascinante tappa di questo appassionante viaggio - alla Scoletta del Carmine si
torna a riflettere, graz ie ag li a ff reschi con le Storie di Maria attribuit i a Campa gnola , sul
rapporto tra i due artisti, sulla nuova visione della natura e del paesaggio di cui il grande Giorgione fu
profeta, sul leg ame – forte, fort issimo - tra il Maestro di Castel franco e Padova.
Catalogo Skira.
15
ottobre 2010
Giorgione e Padova. L’enigma del carro
Dal 15 ottobre 2010 al 16 gennaio 2011
arte antica
Location
MUSEI CIVICI AGLI EREMITANI
Padova, Piazza Eremitani, 8, (Padova)
Padova, Piazza Eremitani, 8, (Padova)
Biglietti
Intero: €8,00
Ridotto: €5,00
Ridotto speciale: €4,00
Gratuito: bambini fino ai 6 anni, disabili
Orario di apertura
Aperto tutti i giorni: 9.00 – 19.00
Chiusura: tutti i lunedì non festivi,
Natale, S.Stefano, Capodanno
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore