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fino al 24.I.2011 Claude Monet Paris, Grand Palais
around
Tocchi rapidi per cogliere en plein air la luce che dà colore e forma al visibile. A 170 anni dalla nascita, Parigi rende omaggio al celeberrimo impressionista. Con una retrospettiva di 169 opere...
intorno al 1890, anno di svolta nella carriera di Claude Monet (Parigi, 1840 –
Giverny, 1926) che s’impone come uno dei più importanti paesaggisti: le sue
tele vengono quotate 2.500 franchi, quando un litro di latte costa 10
centesimi.
La visita si apre con i lavori nella foresta
di Fontainebleau (1865), prosegue con quelli in Normadia, tra cui la Terrasse
à Sainte-Adresse (1867), poi nella periferia parigina, con la celebre Grenouillère
(1869);
ecco Parigi, con La gare Saint-Lazare (1877), Londra con Le Parlement,
effet de soleil (1903), ma anche i paesaggi di Vétheuil (1880), Argenteuil
(1871-73) e Giverny, dove Monet risiedette sino alla fine dei suoi giorni.
Ancora oggi si può visitare la sua dimora con lo stagno e le celebri ninfee, il
ponte giapponese e il bellissimo giardino.
Il viaggio continua a sud, sul Mediterraneo,
da Antibes (1888) a Bordighera (1884), e poi a Venezia, dove spicca Le
Palais Contarini (1908). Una sala è dedicata alle cinque variazioni di Roy
Lichtenstein ispirate ai dipinti della cattedrale di Rouen.
Tre sono i fili conduttori della
retrospettiva. Primo è la ripetizione del soggetto, tecnica che Monet svilupperà
dal 1880 al 1890, stimolato dagli effetti della luce e dalle sue variazioni. Il
secondo è l’interiorità, l’aspetto meditativo nella pittura di Monet, come
nelle tele dipinte a Venezia nel 1908, in cui prendono vita paesaggi immaginari
in una città deserta. Terzo è la decorazione, che trova la sua massima
espressione nel ciclo delle Nymphéas (1920), decorazioni murali di casa al museo
dell’Orangerie.
Panta rei, il celebre aforisma di Eraclito
secondo il quale il continuo mutamento non permette all’uomo di ripetere
un’esperienza più d’una volta, sembra risolversi nella ricerca pittorica di uno
fra i massimi esponenti dell’Impressionismo. “Questi paesaggi d’acqua e di
riflessi sono diventati un’ossessione”, scrive Monet. In questo contesto s’inserisce
l’ossessione per la ripetizione dei temi, per afferrare l’attimo fuggente (si veda
la serie sulla Cattedrale di Rouen, le Ninfee o i Covoni).
Protagonista di questo continuo divenire è la
luce, trattata come elemento organico e non come artificio stilistico; luce che
rende l’atmosfera ente sensibile, fa fuoriuscire l’essenza dei soggetti, e in
particolare l’acqua, tema prediletto dell’artista. “Tutto cambia, anche se
di pietra”, asserisce il grande paesaggista, che non cerca di rappresentare il
trascendentale ma l’esperienza unica e irripetibile del visibile. Come in La
Manneporte (1886), la grande roccia ad arco incastrata nel mare di Étretat,
nel nord della Francia, meditazione sul trascorrere del tempo tra geologico e
atmosferico.
Ma la rapidità delle sue pennellate si
contrappone al desiderio di contemplazione; scrive Monet: “È con l’osservazione,
le riflessioni, che si trova”. La pittura come filosofia, dunque, in cui
la riflessione prende il via dall’effimero e viceversa. Come sosteneva Wittgenstein,
la filosofia è un’attività concreta, non mera teoria.
Monet a Edinburgo
Da Corot a Monet al Vittoriano
livia de leoni
mostra visitata il 22 settembre 2010
dal 21 settembre 2010 al 24 gennaio 2011
Claude Monet
a cura di Sylvie Patin
Grand Palais – Galeries nationales
3, avenue du Général
Heisenhower – 75008 Paris
Orario: tutti
i giorni ore 10-22; martedì ore 10-20
Ingresso:
intero € 12; ridotto € 8
Catalogo Réunion
des musées nationaux, € 50
Info: tel. +33
0144778007; information.gngp@rmn.fr; www.monet2010.com
[exibart]