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Opera al Nero
Composto da videoinstallazioni, pittura, ceramica, grafica e fumetti messi a confronto sulla falsa riga del bianco e nero, “Opera al Nero” è un percorso espositivo, curato da Maria Francesca Pepi, che trae il titolo da un romanzo di Marguerite Yourcenar.
Comunicato stampa
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Composto da videoinstallazioni, pittura, ceramica, grafica e fumetti messi a confronto sulla falsa riga del bianco e nero, "Opera al Nero" è un percorso espositivo, curato da Maria Francesca Pepi, che trae il titolo da un romanzo di Marguerite Yourcenar. Vi espongono Andrea Borgioli, Federico Bucalossi, Vincenzo Burlizzi, Daniele Capecchi, Iacopo Castellani, Erica Lecci.
Il Bianco e Nero rappresenta, rispetto al colore, l'ossatura dell'immagine e dell'idea; attraversando le stratificazioni della materia, sottoposta quasi a raggi X, ne elimina ciò che non è essenziale. Impedisce divagazioni inutili. Interpella sui nodi nevralgici. Non dà sconti. Si pone come radice di nuova storia.
Perché nascere è un tuffo dal buio, verso una storia.
Analogamente alla biografia personale, anche quella di un'opera, si costruisce per contrasti, chiaroscuri, luci ed ombre; si inscrive sulla superficie e la incide alterandone i connotati originari.
L'opera viene alla luce e prende forma nel tempo, scaturendo da un progetto che tiene conto del rapporto con l'alterità e la specificità della materia.
Il linguaggio in cui ciascuna opera si esprime racconta una storia, anche quando questa non appare al primo sguardo o non è esplicitata verbalmente dal ricorso alla parola o a precise allusioni letterarie.
Si scopre, interrogando l'opera, che contiene in sè una narrazione e che, il più delle volte, quasi inspiegabilmente, ci racconta di noi, del nostro vissuto, delle nostre esperienze quotidiane, di emozioni note o immaginate.
Se affreschi e bassorilievi nel Medioevo narravano la Scrittura e la vita dei santi a quanti non potevano che ignorare l'alfabeto, se fino alle soglie del Novecento si ripetevano sistemi di simboli e di idee condivisi, lo scenario contemporaneo ci restituisce la frammentarietà e la molteplicità di 'valori' e linguaggi, che dischiudono una società individualista, una babele insensatamente relativista di sordi e ciechi.
Il percorso espositivo accoglie, sotto l'insegna del bianco e nero, una riflessione sull'energia creatrice della ricerca artistica privata della seduzione, talvolta fuorviante, del colore. Contiene, d'altro canto, anche un'allusione e un omaggio alla scrittura, come dimostrato dalla presenza importante di opere di grafica, seppure di matrice differente.
Rafforza il contrasto, le tensioni interiori e le esorcizza mettendole alla luce del sole, in modo che possano guardate 'in faccia' e affrontate, utopisticamente, verrebbe da dire, in modo collettivo, come nel teatro antico.
Così, l'opera trova in sé una sua profonda ragione d'essere. Né cinica, né accondiscendente, una volta assunta la forma desiderata, vibra di vita propria, si stacca dal suo artefice, come dalle ceneri di quella bruciante tensione per la ricerca che domina il protagonista del romanzo storico della Yourcenar.
E continua a raccontare una narrazione, che necessita, a ben vedere, di un interlocutore; l'opera si nutre della nostra presenza.
Perché: “L'arte è sempre stata contemporanea”. Le stesse conclusioni si ripetono nella “ninna nanna di protesta” della performance musicale “Lights” di Baldini, Paci e Petralli, che trae spunto dalle famose frasi-performance-installazioni di Chiari e Nannucci.
L'arte, come narrazione, si svolge e ci coinvolge, proponendosi a noi nella nostra dimensione di “Uomini contemporanei”.
Il Bianco e Nero rappresenta, rispetto al colore, l'ossatura dell'immagine e dell'idea; attraversando le stratificazioni della materia, sottoposta quasi a raggi X, ne elimina ciò che non è essenziale. Impedisce divagazioni inutili. Interpella sui nodi nevralgici. Non dà sconti. Si pone come radice di nuova storia.
Perché nascere è un tuffo dal buio, verso una storia.
Analogamente alla biografia personale, anche quella di un'opera, si costruisce per contrasti, chiaroscuri, luci ed ombre; si inscrive sulla superficie e la incide alterandone i connotati originari.
L'opera viene alla luce e prende forma nel tempo, scaturendo da un progetto che tiene conto del rapporto con l'alterità e la specificità della materia.
Il linguaggio in cui ciascuna opera si esprime racconta una storia, anche quando questa non appare al primo sguardo o non è esplicitata verbalmente dal ricorso alla parola o a precise allusioni letterarie.
Si scopre, interrogando l'opera, che contiene in sè una narrazione e che, il più delle volte, quasi inspiegabilmente, ci racconta di noi, del nostro vissuto, delle nostre esperienze quotidiane, di emozioni note o immaginate.
Se affreschi e bassorilievi nel Medioevo narravano la Scrittura e la vita dei santi a quanti non potevano che ignorare l'alfabeto, se fino alle soglie del Novecento si ripetevano sistemi di simboli e di idee condivisi, lo scenario contemporaneo ci restituisce la frammentarietà e la molteplicità di 'valori' e linguaggi, che dischiudono una società individualista, una babele insensatamente relativista di sordi e ciechi.
Il percorso espositivo accoglie, sotto l'insegna del bianco e nero, una riflessione sull'energia creatrice della ricerca artistica privata della seduzione, talvolta fuorviante, del colore. Contiene, d'altro canto, anche un'allusione e un omaggio alla scrittura, come dimostrato dalla presenza importante di opere di grafica, seppure di matrice differente.
Rafforza il contrasto, le tensioni interiori e le esorcizza mettendole alla luce del sole, in modo che possano guardate 'in faccia' e affrontate, utopisticamente, verrebbe da dire, in modo collettivo, come nel teatro antico.
Così, l'opera trova in sé una sua profonda ragione d'essere. Né cinica, né accondiscendente, una volta assunta la forma desiderata, vibra di vita propria, si stacca dal suo artefice, come dalle ceneri di quella bruciante tensione per la ricerca che domina il protagonista del romanzo storico della Yourcenar.
E continua a raccontare una narrazione, che necessita, a ben vedere, di un interlocutore; l'opera si nutre della nostra presenza.
Perché: “L'arte è sempre stata contemporanea”. Le stesse conclusioni si ripetono nella “ninna nanna di protesta” della performance musicale “Lights” di Baldini, Paci e Petralli, che trae spunto dalle famose frasi-performance-installazioni di Chiari e Nannucci.
L'arte, come narrazione, si svolge e ci coinvolge, proponendosi a noi nella nostra dimensione di “Uomini contemporanei”.
09
ottobre 2010
Opera al Nero
Dal 09 al 24 ottobre 2010
arte contemporanea
disegno e grafica
arti decorative e industriali
disegno e grafica
arti decorative e industriali
Location
VILLA CIUTI
Crespina, (Pisa)
Crespina, (Pisa)
Orario di apertura
ven.-sab.-dom. Ore 15.30-19.00 e su prenotazione
Vernissage
9 Ottobre 2010, ore 17 Performance musicale “Lights” di Dario Baldini, Gianni Paci,Fabio Petralli
Autore
Curatore