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di evocarlo, inutili tutti i tentativi della nostra intelligenza. Se ne sta
nascosto al di là del suo dominio e della sua portata, in qualche insospettato
oggetto materiale (nella sensazione che questo ci darebbe). Questo oggetto,
dipende dal caso che noi lo incontriamo prima di morire, oppure che non lo
incontriamo mai”.
Le parole di Marcel Proust nel capolavoro À la
recherche du temps perdu tentano di dar voce a quel misterioso processo che concerne
l’affiorare del ricordo, il quale, secondo il pensiero proustiano, non sarebbe
oggetto di ricerca volontaria, qualcosa di liberamente evocabile a proprio
piacimento, bensì il risultato del tutto inaspettato di un evento contingente,
quale ad esempio la degustazione di un pezzetto di madeleine intinto nell’infuso di tiglio. Da
un pretesto materiale si innescherebbe così il ricordo, il frammento di una
vita, cui la mente, solo in un secondo momento, dà un nome e una forma precisi.
Un processo analogo anima l’arte di Luca Coser (Trento, 1965; vive a Trento e
Milano), la cui produzione pittorica, gravida di rimandi al vissuto personale,
prende vita dalle suggestioni innescate da un serbatoio di modelli di natura
eclettica. Coser non esita a cogliere, da alcuni fotogrammi di un film del
regista tedesco Wim Wenders, dai versi altisonanti di una canzone di Nick Drake o da
un’espressione del regista e attore sovietico Andrej Tarkovskij, le suggestioni che lo
condurranno alla costruzione di quel “paesaggio segnico”, per usare le parole di Nicola
Davide Angerame, curatore della mostra, “colmo di echi di un mondo déjà-vu”.
È proprio una frase di Tarkovskij, in cui il regista
afferma che sommando una più una gocce d’olio il risultato non sono due gocce
ma una goccia più grande, a dare il titolo alla personale di Coser, 1+1=1, che consiste in un ciclo di
circa 100 opere ispirate al film Der amerikanische Freund (1977) di Wenders.
Si tratta perlopiù di opere di ridotte dimensioni e di
formato quadrangolare, pensate come piccoli frammenti di una “goccia” più
grande e realizzate con una tecnica mista. La stesura pittorica lascia a fatica
intravedere un foglio di carta sottostante – individuabile grazie al bordo
sagomato ad anelli -, una sorta di richiamo al tradizionale disegno
preparatorio che trattiene la genesi artistica di ogni singola opera. Il
rimando al film di Wenders – come del resto al cinema, alla musica e alla
letteratura degli anni Ottanta – è da leggersi in un’ottica di appropriazione
di contenuti (l’arte, la morte, la perdita dell’innocenza, la paternità, il
senso di inadeguatezza).
Ogni fotogramma diviene, agli occhi di Coser, la madeleine che lo riporta a momenti chiave
del proprio vissuto e a cui solo il processo pittorico potrà donare
un’esistenza materiale.
Coser
a Teramo
alessandra nappo
mostra visitata l’8 ottobre 2010
dal 23 settembre al 23 ottobre 2010
Luca
Coser – 1+1=1
a cura di Nicola Davide Angerame
Whitelabs
Via Tiraboschi, 2 (zona Porta Romana) – 20135 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: mob.
+39 3464711759; info@whitelabs.it;
www.whitelabs.it
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