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Ut poesi pictura
Questa mostra si propone di provare a definire l’indefinibile: ovvero di rinvenire un certo non so che di poetico in opere d’arte visiva.
Comunicato stampa
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UT POESI PICTURA (La pittura come poesia)
Un certo non so che (nota di presentazione)
In altri tempi, in altri luoghi, per definire che cosa fosse la ‘poesia’, quale la sua cifra, la sua essenza, la sua quiddità, tra studiosi, critici e filosofi cominciò a serpeggiare l’ambigua espressione ‘un certo non so che’. Come ad ammettere che tale essenza fosse per definizione ‘ineffabile’, indicibile, eppure al tempo stesso, dal momento che se ne parlava, in qualche modo ‘intuibile’. Ecco, questa mostra si propone di provare a definire l’indefinibile: ovvero di rinvenire un certo non so che di poetico in opere d’arte visiva. Quante volte ci capita di essere costretti ad utilizzare l’aggettivo ‘poetico’ per meglio definire un quadro, una fotografia o una scultura... ‘È figurativo sì, ma un figurativo non banalmente icastico, descrittivo, bensì allusivo, poetico...’ ‘La sua è una pittura astratta, ma non gestuale, violenta... piuttosto poetica, invece, delicata, evocativa...’ E così via.
E allora, per paradosso, proviamo a pensare all’arte, o per lo meno ad alcune espressioni d’arte, come ad una forma poetica. Rovesciamo il detto, il precetto oraziano (‘Ut pictura poesis’). Ed ecco che innanzitutto ci balza subito all’occhio che anche in pittura possiamo distinguere tra ‘prosa’ e ‘poesia’. E tale distinzione può essere illuminante.
E poi possiamo osservare che alcune opere astratte subito ci rimandano a certe forme ermetiche della nostra migliore poesia novecentesca e certi altri quadri figurativi ci appariranno palesemente affini a componimenti simbolisti di primo Novecento... E così via.
E passando dal figurativo all’astratto, da reminiscenze ermetiche ad allusioni simboliste, può essere che di colpo, finalmente, si riesca ad intuire che cos’è quel certo non so che che ci fa definire poetica una certa opera, o anche soltanto bella. Anche se certo oggi bellezza e poesia sono ben altro rispetto a quello che si riteneva tale in Francia nel diciassettesimo secolo.
Ogni secolo ha la bellezza e la poesia che si merita. E l’arte che si merita. (Ma forse non sempre ha occhi per vederla e orecchie per intenderla).
Virgilio Patarini
Un certo non so che (nota di presentazione)
In altri tempi, in altri luoghi, per definire che cosa fosse la ‘poesia’, quale la sua cifra, la sua essenza, la sua quiddità, tra studiosi, critici e filosofi cominciò a serpeggiare l’ambigua espressione ‘un certo non so che’. Come ad ammettere che tale essenza fosse per definizione ‘ineffabile’, indicibile, eppure al tempo stesso, dal momento che se ne parlava, in qualche modo ‘intuibile’. Ecco, questa mostra si propone di provare a definire l’indefinibile: ovvero di rinvenire un certo non so che di poetico in opere d’arte visiva. Quante volte ci capita di essere costretti ad utilizzare l’aggettivo ‘poetico’ per meglio definire un quadro, una fotografia o una scultura... ‘È figurativo sì, ma un figurativo non banalmente icastico, descrittivo, bensì allusivo, poetico...’ ‘La sua è una pittura astratta, ma non gestuale, violenta... piuttosto poetica, invece, delicata, evocativa...’ E così via.
E allora, per paradosso, proviamo a pensare all’arte, o per lo meno ad alcune espressioni d’arte, come ad una forma poetica. Rovesciamo il detto, il precetto oraziano (‘Ut pictura poesis’). Ed ecco che innanzitutto ci balza subito all’occhio che anche in pittura possiamo distinguere tra ‘prosa’ e ‘poesia’. E tale distinzione può essere illuminante.
E poi possiamo osservare che alcune opere astratte subito ci rimandano a certe forme ermetiche della nostra migliore poesia novecentesca e certi altri quadri figurativi ci appariranno palesemente affini a componimenti simbolisti di primo Novecento... E così via.
E passando dal figurativo all’astratto, da reminiscenze ermetiche ad allusioni simboliste, può essere che di colpo, finalmente, si riesca ad intuire che cos’è quel certo non so che che ci fa definire poetica una certa opera, o anche soltanto bella. Anche se certo oggi bellezza e poesia sono ben altro rispetto a quello che si riteneva tale in Francia nel diciassettesimo secolo.
Ogni secolo ha la bellezza e la poesia che si merita. E l’arte che si merita. (Ma forse non sempre ha occhi per vederla e orecchie per intenderla).
Virgilio Patarini
06
ottobre 2010
Ut poesi pictura
Dal 06 al 31 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
ZAMENHOF
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Orario di apertura
Dal mercoledì alla domenica ore 15-19. Lunedì e martedì chiuso.
Vernissage
6 Ottobre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore