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Silvia Forese
Sono autoritratti dove gli oggetti sono pretesti per identificare stati d’animo, racconti esistenziali senza parole. I colori forti e brillanti ricordano i quadri della pop art, ma ancora di più i disegni dell’infanzia dove, liberi dalle costrizioni mentali, si usano i colori come andrebbero usati.
Comunicato stampa
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Guardando i quadri di Silvia Forese mi vengono in mente i racconti di R.
Carver.
Non vi è nulla in più e forse vi è qualche cosa in meno ed è quel meno ad
interessarmi.
La costruzione del quadro c’è e non c’è. Gli oggetti di uso comune
galleggiano in uno
spazio senza tempo, dove il vuoto diventa cooprotagonista.
Sono autoritratti dove gli oggetti sono pretesti per identificare stati
d’animo, racconti esistenziali senza parole. I colori forti e brillanti
ricordano i quadri della pop art, ma ancora di più i disegni dell’infanzia
dove, liberi dalle costrizioni mentali, si usano i colori come andrebbero
usati.
I colori sono specchi delle nostre emozioni.
I titoli sottolineano l’azione emotiva del rebus esistenziale che ci viene
offerto senza veli, senza preamboli, senza inutili formalismi… senza rete.
L’artista cammina sul filo in equilibrio per non cadere. Vi è un senso di
solitudine, di paura, di guardarsi intorno per capire dove si è e come si è.
L’autoidentificazione con l’oggetto rende l’oggetto soggetto e l’artista
diventa il protagonista che non c’è, che sta fuori dal quadro, testimone che
osserva il proprio stato d’animo e si fa nello stesso tempo osservare, che
si mette in mostra, ma ci osserva mentre guardiamo osservare.
Gioco sottile senza suoni, senza movimenti, gioco di riflessi e di
riflessioni.
Forese ha occhi grandi da cerbiatto e credo non sia un caso.
Giorgio Cardazzo
luglio 2010
Saranno esposte opere su tela e un video.
Carver.
Non vi è nulla in più e forse vi è qualche cosa in meno ed è quel meno ad
interessarmi.
La costruzione del quadro c’è e non c’è. Gli oggetti di uso comune
galleggiano in uno
spazio senza tempo, dove il vuoto diventa cooprotagonista.
Sono autoritratti dove gli oggetti sono pretesti per identificare stati
d’animo, racconti esistenziali senza parole. I colori forti e brillanti
ricordano i quadri della pop art, ma ancora di più i disegni dell’infanzia
dove, liberi dalle costrizioni mentali, si usano i colori come andrebbero
usati.
I colori sono specchi delle nostre emozioni.
I titoli sottolineano l’azione emotiva del rebus esistenziale che ci viene
offerto senza veli, senza preamboli, senza inutili formalismi… senza rete.
L’artista cammina sul filo in equilibrio per non cadere. Vi è un senso di
solitudine, di paura, di guardarsi intorno per capire dove si è e come si è.
L’autoidentificazione con l’oggetto rende l’oggetto soggetto e l’artista
diventa il protagonista che non c’è, che sta fuori dal quadro, testimone che
osserva il proprio stato d’animo e si fa nello stesso tempo osservare, che
si mette in mostra, ma ci osserva mentre guardiamo osservare.
Gioco sottile senza suoni, senza movimenti, gioco di riflessi e di
riflessioni.
Forese ha occhi grandi da cerbiatto e credo non sia un caso.
Giorgio Cardazzo
luglio 2010
Saranno esposte opere su tela e un video.
22
settembre 2010
Silvia Forese
Dal 22 settembre al 22 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
CARDAZZO FACTORY
Milano, Via Alessandro Manzoni, 45, (Milano)
Milano, Via Alessandro Manzoni, 45, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 15.30 – 19.00 le mattine e il sabato su appuntamento
Vernissage
22 Settembre 2010, ore 18.30
Autore