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Flavio Bartolozzi – Flavio e David. Il Corpo come Sema dell’anima
Mostra-convegno che si svolgerà presso le sale affrescate del Museo Civico di Pistoia
Comunicato stampa
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COMUNICATO STAMPA “FLAVIO E DAVID” – IL CORPO COME SEMA DELL’ANIMA
“Flavio e David” – Il Corpo come Sema dell’anima l’omonimo è il titolo della mostra sul papier collè-installazione di 5x4m dell’artist maudit Flavio Bartolozzi, risultante di forze creative, di cui l’opera e il pittore e scultore pistoiese sono il punto d’incontro. Esso incarna peraltro il pensiero minimale dello stesso sulla storia della cultura e dell’arte, intesa quale“unità dialettica della molteplicità delle scienze umane”(Platone-Hegel), in rapporto al vissuto individuale e collettivo, nonchè d’arte in quanto scienza estetica: possibilità di abbracciare ed integrare il percepibile e l’intellettualmente pensabile, e dunque consapevolezza di essere “sotto l’unità del problema”(Adorno).Gli otto studiosi: Mario Agnoli, Richard Mutt, Roberto Carifi, Alessandro Pagnini, Rudy Abardo, Andrea Bolognesi e Roberto Agnoletti dialogano in modo serrato, concordando sul fatto che, nel collage, le stesse lettere che formano l’incrociato dei due nomi di Flavio e del David, nota opera scultorea di Michelangelo, sono, scrive il filosofo A. Pagnini “gioco dissimulatorio tra parola e immagine”, come fu per Blake che volle illustrare Dante, così per lo omologo “Omaggio a Dante” del Bartolozzi(1971-1972, Centro Internazionale Arti Figurative-Firenze)anche se nello artista pistoiese “...non c’è mistica né profetismo”(idem). Il filologo fiorentino R. Abardo elabora, invece, un’analisi formale della graphè bartolozziana e sottolinea che i suoi collages sono qualcosa “fra la bidimensionalità pittorica e la spazialità della scultura...rilievi plastici che si sommano a colori e simboli segnici al fine di rappresentare il pensiero dell’artista”. La sua, dunque, dice Richard Mutt, è una “filosofia d’azione”, processo creativo che si sviluppa quale vera e propria praxis dell’arte. In altre parole la nostra persona e la nostra sensibilità, crescono e si sviluppano“solo facendo esperienza del mondo”, il compiersi della nostra spiritualità nel mondo( J. Keats). L’arte del Bartolozzi è rispecchiamento della realtà, e dell’arte nella realtà, sottolinea lo Storico dell’architettura R. Agnoletti, e a suo parere la novità stà proprio nel fatto che “L’immagine del David michelangiolesco si propone...come segno che richiama le invarianti del nostro patrimonio iconografico: l’individuo, la natura la storia...i valori fondamentali del nostro essere nella società e nel tempo”. Anche lo storico dell’arte U. Barlozzetti concorda ponendo l’accento sullo aspetto estetico ed etico della operazione Flavio e David “Così ogni lettera che costituisce la macrofirma dell’autore, è un gorgo di memorie, citazioni, provocazioni, allusioni, sogni, emozioni, incubi, oggetti del desiderio...Flavio quindi ci riporta alle dichiarazioni degli artisti che hanno la propria vita come tema e intende farlo senza nascondere ma richiedendo la capacità di saper vedere e indagare...Flavio inventa... costruisce un’araldica dello stupore, come dell’invettiva e della battuta ironica, quasi alla Baj o alla Maccari, utilizzando una tavolozza tra Nabis e Fauves”. Dunque la sua filosofia estetica, incalza il filosofo Roberto Carifi è “...lotta per il puramente pensabile, per il soprasensibile, in una parola per la bellezza...la bellezza spirituale, la bellezza trascendentale” ma “ ...la scossa platonica del bello provoca una frattura che risveglia il senso di una mancanza...la memoria e la nostalgia ci risvegliano al dolore e alla pienezza”, ribadendo con Plotino che “...L’oblio è il massimo dell’allontanamento dell’anima da se stessa...”. Concorda con lui il letterato ed esegeta M.Agnoli che sottolinea con forza che “Il bello come proiezione della trascendenza“ è ben rappresentato dalla “...testa del David, che rivela una intensa concentrazione intellettuale”, il quale personaggio nel XXI secolo“... non può essere inteso al di fuori delle correnti espressioni del pensiero, del profondo travaglio spirituale dell’uomo contemporaneo”. E aggiunge, a tale proposito, Andrea Bolognesi “Dopo i momenti di denuncia che culminano nei disegni dedicati ai disastri della guerra di Goya, nelle opere dedicate ai campi di concentramento e all’Apocalisse, si ritorna a Michelangelo, si ritorna al David e alla fiducia dell’uomo, che riprende il suo posto al centro dell’arte e della società...all’uomo liberato da tutte le brutture della storia recente”. Questo il continuum della profonda ricerca etica ed estetica, che lega il papier collè “Flavio e David” all’immensa produzione artistica di Flavio Bartolozzi, in più di cinquant’anni di durissimo lavoro, e se come fa notare U. Barlozzetti “Non è facile nel mondo attuale farsi intendere nel caos assurto a sistema dominante”, forse, per uscire da un tale “labirinto”, ci si deve affidare all’arte connubio di umana sensibilità e capacità di immaginare nuovi infiniti mondi: l’Utopia, la possibilità che ciascuno di noi accorda all’uomo del futuro, perchè l’immaginazione congiunga il presente infelice all’alba di un nuovo giorno.
“Flavio e David” – Il Corpo come Sema dell’anima l’omonimo è il titolo della mostra sul papier collè-installazione di 5x4m dell’artist maudit Flavio Bartolozzi, risultante di forze creative, di cui l’opera e il pittore e scultore pistoiese sono il punto d’incontro. Esso incarna peraltro il pensiero minimale dello stesso sulla storia della cultura e dell’arte, intesa quale“unità dialettica della molteplicità delle scienze umane”(Platone-Hegel), in rapporto al vissuto individuale e collettivo, nonchè d’arte in quanto scienza estetica: possibilità di abbracciare ed integrare il percepibile e l’intellettualmente pensabile, e dunque consapevolezza di essere “sotto l’unità del problema”(Adorno).Gli otto studiosi: Mario Agnoli, Richard Mutt, Roberto Carifi, Alessandro Pagnini, Rudy Abardo, Andrea Bolognesi e Roberto Agnoletti dialogano in modo serrato, concordando sul fatto che, nel collage, le stesse lettere che formano l’incrociato dei due nomi di Flavio e del David, nota opera scultorea di Michelangelo, sono, scrive il filosofo A. Pagnini “gioco dissimulatorio tra parola e immagine”, come fu per Blake che volle illustrare Dante, così per lo omologo “Omaggio a Dante” del Bartolozzi(1971-1972, Centro Internazionale Arti Figurative-Firenze)anche se nello artista pistoiese “...non c’è mistica né profetismo”(idem). Il filologo fiorentino R. Abardo elabora, invece, un’analisi formale della graphè bartolozziana e sottolinea che i suoi collages sono qualcosa “fra la bidimensionalità pittorica e la spazialità della scultura...rilievi plastici che si sommano a colori e simboli segnici al fine di rappresentare il pensiero dell’artista”. La sua, dunque, dice Richard Mutt, è una “filosofia d’azione”, processo creativo che si sviluppa quale vera e propria praxis dell’arte. In altre parole la nostra persona e la nostra sensibilità, crescono e si sviluppano“solo facendo esperienza del mondo”, il compiersi della nostra spiritualità nel mondo( J. Keats). L’arte del Bartolozzi è rispecchiamento della realtà, e dell’arte nella realtà, sottolinea lo Storico dell’architettura R. Agnoletti, e a suo parere la novità stà proprio nel fatto che “L’immagine del David michelangiolesco si propone...come segno che richiama le invarianti del nostro patrimonio iconografico: l’individuo, la natura la storia...i valori fondamentali del nostro essere nella società e nel tempo”. Anche lo storico dell’arte U. Barlozzetti concorda ponendo l’accento sullo aspetto estetico ed etico della operazione Flavio e David “Così ogni lettera che costituisce la macrofirma dell’autore, è un gorgo di memorie, citazioni, provocazioni, allusioni, sogni, emozioni, incubi, oggetti del desiderio...Flavio quindi ci riporta alle dichiarazioni degli artisti che hanno la propria vita come tema e intende farlo senza nascondere ma richiedendo la capacità di saper vedere e indagare...Flavio inventa... costruisce un’araldica dello stupore, come dell’invettiva e della battuta ironica, quasi alla Baj o alla Maccari, utilizzando una tavolozza tra Nabis e Fauves”. Dunque la sua filosofia estetica, incalza il filosofo Roberto Carifi è “...lotta per il puramente pensabile, per il soprasensibile, in una parola per la bellezza...la bellezza spirituale, la bellezza trascendentale” ma “ ...la scossa platonica del bello provoca una frattura che risveglia il senso di una mancanza...la memoria e la nostalgia ci risvegliano al dolore e alla pienezza”, ribadendo con Plotino che “...L’oblio è il massimo dell’allontanamento dell’anima da se stessa...”. Concorda con lui il letterato ed esegeta M.Agnoli che sottolinea con forza che “Il bello come proiezione della trascendenza“ è ben rappresentato dalla “...testa del David, che rivela una intensa concentrazione intellettuale”, il quale personaggio nel XXI secolo“... non può essere inteso al di fuori delle correnti espressioni del pensiero, del profondo travaglio spirituale dell’uomo contemporaneo”. E aggiunge, a tale proposito, Andrea Bolognesi “Dopo i momenti di denuncia che culminano nei disegni dedicati ai disastri della guerra di Goya, nelle opere dedicate ai campi di concentramento e all’Apocalisse, si ritorna a Michelangelo, si ritorna al David e alla fiducia dell’uomo, che riprende il suo posto al centro dell’arte e della società...all’uomo liberato da tutte le brutture della storia recente”. Questo il continuum della profonda ricerca etica ed estetica, che lega il papier collè “Flavio e David” all’immensa produzione artistica di Flavio Bartolozzi, in più di cinquant’anni di durissimo lavoro, e se come fa notare U. Barlozzetti “Non è facile nel mondo attuale farsi intendere nel caos assurto a sistema dominante”, forse, per uscire da un tale “labirinto”, ci si deve affidare all’arte connubio di umana sensibilità e capacità di immaginare nuovi infiniti mondi: l’Utopia, la possibilità che ciascuno di noi accorda all’uomo del futuro, perchè l’immaginazione congiunga il presente infelice all’alba di un nuovo giorno.
17
settembre 2010
Flavio Bartolozzi – Flavio e David. Il Corpo come Sema dell’anima
Dal 17 settembre al 10 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO – PALAZZO COMUNALE
Pistoia, Piazza Del Duomo, 1, (Pistoia)
Pistoia, Piazza Del Duomo, 1, (Pistoia)
Orario di apertura
tutti i giorni 16-19 / sabato e domenica 15-18 / chiuso il lunedì
Vernissage
17 Settembre 2010, ore 17
Autore