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Transience
In occasione della IX edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma e di Roma Art2Nights la Z2O Galleria | Sara Zanin è lieta di presentare la mostra collettiva Transience, che presenta diversi modi di rapportarsi alla temporalità attraverso la memoria di ciò che è stato ed è nell’oggi, accomunati dall’implicito desiderio di mettere in prospettiva il domani per prefigurarlo, o soltanto esorcizzarlo.
Comunicato stampa
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In occasione della IX edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma e di Roma Art2Nights la Z2O Galleria | Sara Zanin è lieta di presentare la mostra collettiva "Transience" di Alberto Di Cesare, Olimpia Ferrari, Michael S. Lee, Ieva Mediodia, Annu Palakunnathu Matthew e Glen Sacks.
"Transience" presenta diversi modi di rapportarsi alla temporalità attraverso la memoria di ciò che è stato ed è nell’oggi, accomunati dall’implicito desiderio di mettere in prospettiva il domani per prefigurarlo, o soltanto esorcizzarlo. Anche se i singoli ricordi, i sogni e la memoria - come ci insegna Henri Bergson - non parlano soltanto di ciò che è stato o ciò che è ma attraversano una dimensione avvolta in sé stessa, dove il passato ed il presente si incontrano e si scontrano, interrogando l’avvenire.
Le fotografie di Alberto Di Cesare vengono spogliate di ogni apparato sentimentale ed emotivo e, nella loro neutralità, mostrano il ciclo delle cose ammonendoci come un memento mori riguardo la transitorietà dell’esistenza; il concetto di tempo è qui preso in esame non sotto il profilo dello sviluppo storico bensì sotto quello instabile del passaggio, dello scorrere incessante, fragile e inconsistente.
Nei lavori di Olimpia Ferrari le persone ritratte intrattengono un rapporto sentimentale con i luoghi nei quali vivono o hanno vissuto, all’interno dei quali si identificano o dietro cui si nascondono. Ne emerge una stratificazione degli spazi architettonici, una dimensione mentale dove la realtà che ci circonda è costantemente legata a doppio con le emozioni e i ricordi.
Michael S. Lee presenta un intervento site specific dove elementi minimi, frammenti di memoria personale, si auto-generano dando forma a delle “città invisibili”. Una scrittura automatica di spazi fisici e mentali dove il passato ed il presente si intrecciano senza interruzione con il possibile e l’immaginario.
I lavori di Ieva Mediodia sono rappresentazioni virtuali in cui la realtà e il sogno vengono fusi all’interno di forme circolari, delle mappe dell’immaginario sospese in una perenne condizione di transitorietà tra passato e presente.
Annu Palakunnathu Matthew, presentata dalla curatrice Maria Teresa Capacchione, con il suo progetto a cavallo tra analogico e digitale esplora il tempo (passato, presente e futuro) e la trama che esso ordisce nelle culture. L’animazione finale è frutto della sovrapposizione di immagini di archivio e di fotografie recenti di tre o più generazioni di donne indiane che magicamente fluiscono l’una dentro l’altra. Queste animazioni portano il tempo avanti ed indietro, consentendo allo spettatore di vedere simultaneamente il passato ed il futuro e l’invecchiamento dei personaggi.
Infine i memoriali raccolti e catalogati da Glen Sacks - che dal 5 al 27 ottobre 2010 prenderà parte anche alla collettiva Brutti ma buoni, a cura di Shara Wasserman, presso la Temple University Rome - non parlano soltanto di morte e ricordo, ma interrogano anche l’aspetto architettonico ed antropologico dello spazio urbano, proiettando uno sguardo verso le imprevedibili e spontanee evoluzioni del tessuto urbano, in perenne transito.
"Transience" presenta diversi modi di rapportarsi alla temporalità attraverso la memoria di ciò che è stato ed è nell’oggi, accomunati dall’implicito desiderio di mettere in prospettiva il domani per prefigurarlo, o soltanto esorcizzarlo. Anche se i singoli ricordi, i sogni e la memoria - come ci insegna Henri Bergson - non parlano soltanto di ciò che è stato o ciò che è ma attraversano una dimensione avvolta in sé stessa, dove il passato ed il presente si incontrano e si scontrano, interrogando l’avvenire.
Le fotografie di Alberto Di Cesare vengono spogliate di ogni apparato sentimentale ed emotivo e, nella loro neutralità, mostrano il ciclo delle cose ammonendoci come un memento mori riguardo la transitorietà dell’esistenza; il concetto di tempo è qui preso in esame non sotto il profilo dello sviluppo storico bensì sotto quello instabile del passaggio, dello scorrere incessante, fragile e inconsistente.
Nei lavori di Olimpia Ferrari le persone ritratte intrattengono un rapporto sentimentale con i luoghi nei quali vivono o hanno vissuto, all’interno dei quali si identificano o dietro cui si nascondono. Ne emerge una stratificazione degli spazi architettonici, una dimensione mentale dove la realtà che ci circonda è costantemente legata a doppio con le emozioni e i ricordi.
Michael S. Lee presenta un intervento site specific dove elementi minimi, frammenti di memoria personale, si auto-generano dando forma a delle “città invisibili”. Una scrittura automatica di spazi fisici e mentali dove il passato ed il presente si intrecciano senza interruzione con il possibile e l’immaginario.
I lavori di Ieva Mediodia sono rappresentazioni virtuali in cui la realtà e il sogno vengono fusi all’interno di forme circolari, delle mappe dell’immaginario sospese in una perenne condizione di transitorietà tra passato e presente.
Annu Palakunnathu Matthew, presentata dalla curatrice Maria Teresa Capacchione, con il suo progetto a cavallo tra analogico e digitale esplora il tempo (passato, presente e futuro) e la trama che esso ordisce nelle culture. L’animazione finale è frutto della sovrapposizione di immagini di archivio e di fotografie recenti di tre o più generazioni di donne indiane che magicamente fluiscono l’una dentro l’altra. Queste animazioni portano il tempo avanti ed indietro, consentendo allo spettatore di vedere simultaneamente il passato ed il futuro e l’invecchiamento dei personaggi.
Infine i memoriali raccolti e catalogati da Glen Sacks - che dal 5 al 27 ottobre 2010 prenderà parte anche alla collettiva Brutti ma buoni, a cura di Shara Wasserman, presso la Temple University Rome - non parlano soltanto di morte e ricordo, ma interrogano anche l’aspetto architettonico ed antropologico dello spazio urbano, proiettando uno sguardo verso le imprevedibili e spontanee evoluzioni del tessuto urbano, in perenne transito.
08
ottobre 2010
Transience
Dall'otto ottobre al 20 novembre 2010
fotografia
arte contemporanea
serata - evento
giovane arte
arte contemporanea
serata - evento
giovane arte
Location
Z2O Sara Zanin Gallery
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 15-19.30
Vernissage
8 Ottobre 2010, ore 18
Autore