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Shusaku Arakawa – Works from 1961 to 1973
OSARTGALLERY dedica questa mostra all’opera del grande artista giapponese Shusaku Arakawa, recentemente scomparso, proponendo una serie di tele di grandi dimensioni, dal 1961 al 1973, che testimoniano la sua capacità di invenzioni visive e concettuali, di PENSARE DIPINGENDO e di DIPINGERE PENSANDO.
Comunicato stampa
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Shusaku Arakawa
e la sua sfida artistica di PENSARE DIPINGENDO e di DIPINGERE PENSANDO.
“Guardando un quadro di Arakawa cosa mi viene in mente? La mente”. Così il grande scrittore Italo Calvino introduce la sfida artistica di ARAKAWA: quella di DIPINGERE PENSANDO e di PENSARE DIPINGENDO. E nel concludere il suo racconto rivendica anche il potere estetico ed il piacere che l’artista sa donare a chi guarda, poiché “... la mente non può avere altro colore che quello dei quadri di Arakawa”.
La vita di Shusaku Arakawa (1936 - 18 Maggio 2010) si apre, continua e si chiude all’insegna di una stessa straordinaria cifra creativa: l’arte è chiarimento e visualizzazione di principi che consentono di trasformare in realtà delle utopie che appaiono antitetiche al reale normalmente credibile. Lo testimonia la sua scomparsa avvenuta mentre, assieme a Madeline Gins, sua moglie e musa, continuava a lavorare al progetto di sconfiggere l’invecchiamento e la morte (definiti ‘un evento assolutamente immorale’), prima attraverso i dipinti ed in seguito anche grazie a progetti architettonici adatti. Questa esposizione di OSART GALLERY di Milano (dal 23 settembre al 5 novembre), attraverso una selezione di rarissime opere vintage di grandi dimensioni dipinte tra il 1961 e il 1973, selezionate da Andrea Sirio Ortolani, testimonia della sua inesauribile capacità di invenzioni visive e concettuali. Infatti questo gruppo di splendidi e rarissimi … quadri - sì quadri ! - si presenta anche come l’incarnazione di una sfida all’anatema lanciato all’epoca da alcuni contro la pittura. Per loro – ma non per Calvino, né per noi - la pittura era scandalosa e ‘dipingere’ era l’esatto contrario di ‘pensare’: era un’attività considerata esclusivamente commerciale, decorativa e superata.
La bellezza e l’intelligenza di queste tele dimostrano il contrario con un’eleganza, uno stile, una funambolica capacità di sorprendere e di coinvolgerci nel seguire i giochi verbali e visivi, gli enigmi e i paradossi, le alchimie ed i diagrammi che Arakawa sa intrecciare per nutrire ed intrattenere i nostri sguardi mentali. Egli è fra i primi a richiedere costantemente la partecipazione ed il coinvolgimento intelligente dei suoi osservatori. Chi pensa che l’arte sia anche una propedeutica al vivere e ad un operare ottimista e intelligente, venato di ironia, qui troverà una straordinaria, inesausta ed inesauribile palestra ricca di stimoli e sorprese creativi. Da tutto questo è derivato un successo globale travolgente che continua a procurargli attenzione e riconoscimenti da molti fra i più grandi musei del mondo, come il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, lo Stedelijk van Abbemuseum di Eindhoven, il MoMA di New York, il Seibu Museum di Tokyo e il National Museum di Osaka, oltre alle presenze, fra gli altri, alla Biennale di Venezia e alla Documenta di Kassel. La grande antologica del 1997 al Museo Guggenheim, “Reversibile Destiny: we have decided not to die” ha anche congiunto in modo autorevole l’epoca concettuale coi nuovi progetti architettonici in cui Arakawa abbraccia la ricerca dell’immortalità. Egli è da sempre amato e studiato da filosofi, scrittori e grandi intellettuali come Calvino, e come il filosofo Hans-Georg Gadamer che parlando di Arakawa amava citare le appropriate e calzanti parole del poeta Paul Celan: “Vi sono canzoni da cantare al di là dell’umano”. ("There are songs to sing beyond the human").
e la sua sfida artistica di PENSARE DIPINGENDO e di DIPINGERE PENSANDO.
“Guardando un quadro di Arakawa cosa mi viene in mente? La mente”. Così il grande scrittore Italo Calvino introduce la sfida artistica di ARAKAWA: quella di DIPINGERE PENSANDO e di PENSARE DIPINGENDO. E nel concludere il suo racconto rivendica anche il potere estetico ed il piacere che l’artista sa donare a chi guarda, poiché “... la mente non può avere altro colore che quello dei quadri di Arakawa”.
La vita di Shusaku Arakawa (1936 - 18 Maggio 2010) si apre, continua e si chiude all’insegna di una stessa straordinaria cifra creativa: l’arte è chiarimento e visualizzazione di principi che consentono di trasformare in realtà delle utopie che appaiono antitetiche al reale normalmente credibile. Lo testimonia la sua scomparsa avvenuta mentre, assieme a Madeline Gins, sua moglie e musa, continuava a lavorare al progetto di sconfiggere l’invecchiamento e la morte (definiti ‘un evento assolutamente immorale’), prima attraverso i dipinti ed in seguito anche grazie a progetti architettonici adatti. Questa esposizione di OSART GALLERY di Milano (dal 23 settembre al 5 novembre), attraverso una selezione di rarissime opere vintage di grandi dimensioni dipinte tra il 1961 e il 1973, selezionate da Andrea Sirio Ortolani, testimonia della sua inesauribile capacità di invenzioni visive e concettuali. Infatti questo gruppo di splendidi e rarissimi … quadri - sì quadri ! - si presenta anche come l’incarnazione di una sfida all’anatema lanciato all’epoca da alcuni contro la pittura. Per loro – ma non per Calvino, né per noi - la pittura era scandalosa e ‘dipingere’ era l’esatto contrario di ‘pensare’: era un’attività considerata esclusivamente commerciale, decorativa e superata.
La bellezza e l’intelligenza di queste tele dimostrano il contrario con un’eleganza, uno stile, una funambolica capacità di sorprendere e di coinvolgerci nel seguire i giochi verbali e visivi, gli enigmi e i paradossi, le alchimie ed i diagrammi che Arakawa sa intrecciare per nutrire ed intrattenere i nostri sguardi mentali. Egli è fra i primi a richiedere costantemente la partecipazione ed il coinvolgimento intelligente dei suoi osservatori. Chi pensa che l’arte sia anche una propedeutica al vivere e ad un operare ottimista e intelligente, venato di ironia, qui troverà una straordinaria, inesausta ed inesauribile palestra ricca di stimoli e sorprese creativi. Da tutto questo è derivato un successo globale travolgente che continua a procurargli attenzione e riconoscimenti da molti fra i più grandi musei del mondo, come il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, lo Stedelijk van Abbemuseum di Eindhoven, il MoMA di New York, il Seibu Museum di Tokyo e il National Museum di Osaka, oltre alle presenze, fra gli altri, alla Biennale di Venezia e alla Documenta di Kassel. La grande antologica del 1997 al Museo Guggenheim, “Reversibile Destiny: we have decided not to die” ha anche congiunto in modo autorevole l’epoca concettuale coi nuovi progetti architettonici in cui Arakawa abbraccia la ricerca dell’immortalità. Egli è da sempre amato e studiato da filosofi, scrittori e grandi intellettuali come Calvino, e come il filosofo Hans-Georg Gadamer che parlando di Arakawa amava citare le appropriate e calzanti parole del poeta Paul Celan: “Vi sono canzoni da cantare al di là dell’umano”. ("There are songs to sing beyond the human").
22
settembre 2010
Shusaku Arakawa – Works from 1961 to 1973
Dal 22 settembre al 05 novembre 2010
arte contemporanea
Location
OSART GALLERY
Milano, Corso Plebisciti, 12, (Milano)
Milano, Corso Plebisciti, 12, (Milano)
Orario di apertura
Lunedì - venerdì, h 14:30 - 19:00. Sabato, domenica e mattine su appuntamento
Vernissage
22 Settembre 2010, ore 18.30-20.30
Autore