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Achille Costi – Vele come ali
in mostra trenta sculture realizzate da Achille Costi (Verona, 1935) dal 1989 ad oggi. Dieci tra esse, scolpite negli ultimi sei anni, vengono in questa occasione presentate per la prima volta al pubblico.
Comunicato stampa
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Con il contrappunto di un significativo gruppo di opere di grafica, nell'affascinante sede del museo civico Ca' da Noal, dal 4 al 26 settembre sono esposte trenta sculture realizzate da Achille Costi (Verona, 1935) dal 1989 ad oggi. Dieci tra esse, scolpite negli ultimi sei anni, vengono in questa occasione presentate per la prima volta al pubblico.
Su questo straordinario, inedito nucleo di sculture, oggetto del catalogo, si è concentrata la riflessione critica del curatore della mostra, Davide Martinelli, che legge l'ultima stagione dell'artista come la più alta, quella che porta a compimento una ricerca cominciata ormai quarant'anni fa.
La Fine del viaggio (2001) è l'opera che simbolicamente segna una cesura nel lavoro di Costi. Si era infatti rotto un mirabile equilibrio che, già dieci anni prima, aveva toccato uno dei vertici di massima tensione con le Tre grazie, dove la vela, lo stesso elemento iterato nella Fine del viaggio, era ripetuto e combinato perché le tre figure vivessero di un continuo, interno e reciproco rimando.
Dopo il "crollo", dallo sconsolato abbandono alla gravità di quelli che, diversamente declinati, erano stati gli elementi fondanti di altre opere notevoli (Vele, 1987, Petali di roccia, 1989, Giuliana, 2000), comincia un tempo nuovo durante il quale l'artista riformula il suo alfabeto, nel segno di una mai discontinua, felice ricerca di una forma in sé consistente, dalla grazia abitata.
In tutto il lavoro di Costi si può leggere la caparbietà e la poesia di un sogno: animare la ferma staticità della materia con il puro, astratto movimento di una danza. Fermandosi infatti anche solo all'analisi dei titoli, ben sette sono le sculture che evocano l'arte che, nel rispetto di una severa educazione all'equilibrio, insegna l'armonia del movimento.
Incanalando quindi le forze della natura in alvei armonici, in pieni e vuoti che sono eco gli uni agli altri, che non conoscono la spezzatura, ma solo la vitale continuità della linea, le sculture realizzano un'armonia che nasce anche dalla composizione di elementi mai singolarmente dominanti, ma sempre complementari l'uno all'altro. Per ottenere infine, secondo la definizione stessa di armonia, la "consonanza di voci in accordo tra loro".
Non c'è scultura, tra quelle qui presentate, che non esprima un ponderato equilibrio delle parti, utile certo per la coesistenza dei diversi elementi, ma, in prima istanza, condizione senza la quale non può darsi scultura alcuna. Le creazioni di Costi sono infatti una dichiarazione inequivocabile che, per compiersi, la libertà espressiva deve sempre essere regolata. Non c'è opera autentica che possa prescindere dal governo dei suoi elementi costitutivi. Non c'è ispirazione senza lo studio concreto di quanto si è intuito. Non c'è figura sognata se, al risveglio, l'operosità delle mani non le attribuisce la sostanza della forma.
Questo miracolo avviene quando il pieno di un volume abita lo spazio in modo da creare il vuoto necessario all'esistenza di un'altra forma, che diventa per ciò stesso complementare alla prima. Quando dunque due o più figure coesistono nel rispetto di questa condizione (Priamo ed Ecuba, 2005, Strutture, 2006) si completano in una nuova unità, in un volume inedito che è la vera e compiuta creazione dell'artista. Che non ripete, pur variandola, una forma esistente, ma dà vita a un'entità nuova.
Nota biografica
Achille Costi nasce a Verona il 26 dicembre 1935.
Frequenta il Liceo artistico e nel 1962 si laurea in Architettura a Venezia.
Collabora con il padre Talete in alcune opere scultore e per la parrocchia di Salzano (Venezia) e nel 1954 partecipa all'Esposizione di Artisti Trevigiani, allestita presso il Palazzo dei Trecento a Treviso. Riprende l'attività artistica nel 1970.
Approfondisce le sue capacità espressive attraverso l'uso di vari materiali quali il marmo, le varie essenze di legno, la terracotta e il bronzo. Nello stesso tempo si dedica allo studio e all'esecuzione dell'affresco e delle tecniche sperimentali della grafica presso l'Atelier Aperto di Venezia, di cui è socio fondatore. Riceve numerosi premi, tra cui, nel 1988, il 1° Premio nazionale di scultura della rivista "Arte" Mondadori, e il 1° Premio Internazionale di Scultura su legno a Cortina d'Ampezzo nel 1989.
Alcune sue sculture figurano pressi Enti pubblici come Ca' dei Brittoni di Treviso, il piazzale della Stazione ferroviaria di Treviso, il giardino pubblico di Paese, progettato da lui medesimo, e in collezioni private.
Opere artistiche sono state realizzate per gli edifici industriali della ditta CEPI di Paese e della Ditta Taffarello di Carbonera (TV), ed altre, a carattere sacro, sono collocate nella chiesa di San Liberale a Treviso, nel Santuario di Santa Reparata a Buddusò (SS), e nel museo di Chioggia.
Opere di grafica sono in permanenza nel Gabinetto di Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo (RA), nel museo della Xilografia di Carpi e nella galleria "Venezia Viva" di Venezia.
Da anni esegue le sue sculture in marmo nei laboratori di Pietrasanta (LU).
Lavora nello studio presso la sua abitazione a Castagnole di Paese (TV), in via Della Pace 9.
Su questo straordinario, inedito nucleo di sculture, oggetto del catalogo, si è concentrata la riflessione critica del curatore della mostra, Davide Martinelli, che legge l'ultima stagione dell'artista come la più alta, quella che porta a compimento una ricerca cominciata ormai quarant'anni fa.
La Fine del viaggio (2001) è l'opera che simbolicamente segna una cesura nel lavoro di Costi. Si era infatti rotto un mirabile equilibrio che, già dieci anni prima, aveva toccato uno dei vertici di massima tensione con le Tre grazie, dove la vela, lo stesso elemento iterato nella Fine del viaggio, era ripetuto e combinato perché le tre figure vivessero di un continuo, interno e reciproco rimando.
Dopo il "crollo", dallo sconsolato abbandono alla gravità di quelli che, diversamente declinati, erano stati gli elementi fondanti di altre opere notevoli (Vele, 1987, Petali di roccia, 1989, Giuliana, 2000), comincia un tempo nuovo durante il quale l'artista riformula il suo alfabeto, nel segno di una mai discontinua, felice ricerca di una forma in sé consistente, dalla grazia abitata.
In tutto il lavoro di Costi si può leggere la caparbietà e la poesia di un sogno: animare la ferma staticità della materia con il puro, astratto movimento di una danza. Fermandosi infatti anche solo all'analisi dei titoli, ben sette sono le sculture che evocano l'arte che, nel rispetto di una severa educazione all'equilibrio, insegna l'armonia del movimento.
Incanalando quindi le forze della natura in alvei armonici, in pieni e vuoti che sono eco gli uni agli altri, che non conoscono la spezzatura, ma solo la vitale continuità della linea, le sculture realizzano un'armonia che nasce anche dalla composizione di elementi mai singolarmente dominanti, ma sempre complementari l'uno all'altro. Per ottenere infine, secondo la definizione stessa di armonia, la "consonanza di voci in accordo tra loro".
Non c'è scultura, tra quelle qui presentate, che non esprima un ponderato equilibrio delle parti, utile certo per la coesistenza dei diversi elementi, ma, in prima istanza, condizione senza la quale non può darsi scultura alcuna. Le creazioni di Costi sono infatti una dichiarazione inequivocabile che, per compiersi, la libertà espressiva deve sempre essere regolata. Non c'è opera autentica che possa prescindere dal governo dei suoi elementi costitutivi. Non c'è ispirazione senza lo studio concreto di quanto si è intuito. Non c'è figura sognata se, al risveglio, l'operosità delle mani non le attribuisce la sostanza della forma.
Questo miracolo avviene quando il pieno di un volume abita lo spazio in modo da creare il vuoto necessario all'esistenza di un'altra forma, che diventa per ciò stesso complementare alla prima. Quando dunque due o più figure coesistono nel rispetto di questa condizione (Priamo ed Ecuba, 2005, Strutture, 2006) si completano in una nuova unità, in un volume inedito che è la vera e compiuta creazione dell'artista. Che non ripete, pur variandola, una forma esistente, ma dà vita a un'entità nuova.
Nota biografica
Achille Costi nasce a Verona il 26 dicembre 1935.
Frequenta il Liceo artistico e nel 1962 si laurea in Architettura a Venezia.
Collabora con il padre Talete in alcune opere scultore e per la parrocchia di Salzano (Venezia) e nel 1954 partecipa all'Esposizione di Artisti Trevigiani, allestita presso il Palazzo dei Trecento a Treviso. Riprende l'attività artistica nel 1970.
Approfondisce le sue capacità espressive attraverso l'uso di vari materiali quali il marmo, le varie essenze di legno, la terracotta e il bronzo. Nello stesso tempo si dedica allo studio e all'esecuzione dell'affresco e delle tecniche sperimentali della grafica presso l'Atelier Aperto di Venezia, di cui è socio fondatore. Riceve numerosi premi, tra cui, nel 1988, il 1° Premio nazionale di scultura della rivista "Arte" Mondadori, e il 1° Premio Internazionale di Scultura su legno a Cortina d'Ampezzo nel 1989.
Alcune sue sculture figurano pressi Enti pubblici come Ca' dei Brittoni di Treviso, il piazzale della Stazione ferroviaria di Treviso, il giardino pubblico di Paese, progettato da lui medesimo, e in collezioni private.
Opere artistiche sono state realizzate per gli edifici industriali della ditta CEPI di Paese e della Ditta Taffarello di Carbonera (TV), ed altre, a carattere sacro, sono collocate nella chiesa di San Liberale a Treviso, nel Santuario di Santa Reparata a Buddusò (SS), e nel museo di Chioggia.
Opere di grafica sono in permanenza nel Gabinetto di Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo (RA), nel museo della Xilografia di Carpi e nella galleria "Venezia Viva" di Venezia.
Da anni esegue le sue sculture in marmo nei laboratori di Pietrasanta (LU).
Lavora nello studio presso la sua abitazione a Castagnole di Paese (TV), in via Della Pace 9.
04
settembre 2010
Achille Costi – Vele come ali
Dal 04 al 26 settembre 2010
arte contemporanea
Location
CASA ROBEGAN
Treviso, Via Antonio Canova, 38, (Treviso)
Treviso, Via Antonio Canova, 38, (Treviso)
Orario di apertura
ore 9.00 – 12.30 / 14.30 – 18.00 - chiuso il lunedì
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 18
Sito web
web.me.com/pconimac/AchilleCosti
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore