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adulta dal paio d’anni di vita, traccia il punto della situazione a confronto
con scelte passate e sviluppi futuri.
Difficile districarsi fra la selva di etichette e “neo-ismi”
anglofoni che da qualche anno si importano anche in Italia per dare una
sistemazione al gran brulicare di creatività urbana che dall’illegalità passa
alla consacrazione artistica, da fenomeno underground diventa immagine
istituzionalizzata di tutta una cultura giovanile, dalla dimensione
dell’illustrazione e del design viene nobilitata dalle pareti delle gallerie? Ci
pensa Hello bro!,
rivendicando la
necessità di una più accurata consapevolezza nel Belpaese.
Così si incontrano, in un’antologica di largo respiro,
vecchie conoscenze già incrociate da The Don, che mette a disposizione del
pubblico la passione del collezionista, la testimonianza di chi ha visto
nascere dall’estero lo stile, incarnate in primo luogo nella sfilza di toys di
proprietà del gallerista che, pur tanto dovendo all’estetica manga,
rappresentano uno dei più effervescenti stili di design del nuovo millennio.
A ricordare come la Street Art affondi le sue radici
indietro nel tempo, le opere Futura 2000 e Doze Green, due dei writer che costringono a rieinterrogarsi su chi
ha influenzato chi già in quella New York dei primi ’70 che preparerà le basi
alla grande stagione dei più celebrati graffitari.
In fila alcuni dei grandi epigoni che hanno portato negli
ultimi anni la Street Art all’onore delle cronache, dallo sfuggente Banksy che, con il suo provocatorio
anonimato, da anni stuzzica l’attenzione di un vasto pubblico, al nostrano Blu, il cui stile inconfondibile è
diventato immagine familiare in diversi luoghi simbolo di molte città italiane.
E se il vero fenomeno degli ultimi anni è stato la
legalizzazione, il riconoscimento estetico di quello che inizialmente viveva in
un illecito livello underground, in mostra la testimonianza dei disegni di Barry
McGee o le stampe
di Shepard Fairey,
la cui consacrazione ha permesso di “sforare il campo” verso più ampie
prospettive, l’uno collaborando con celeberrimi brand d’abbigliamento dopo la
fama guadagnata con diverse esposizioni in giro per il mondo, l’altro fondando
il marchio Obey attivo in varie produzioni.
Legati da un’affine sottocultura che mischia il pop di Warhol con l’immagine ad alta diffusione
del cartoon, le visioni di Dalí con il kitsch colorato post-eighties, gli ultimi tasselli
del puzzle sono quelli della Lowbrow Art e del Pop surrealismo. E se, nel caso
di Scott Musgrove, l’eco di un autore fondante il
genere come Mark Ryden giustifica un’etichettatura, è forse un limite dare definizione ad
artisti come Jeremy Fish che, partendo da uno stesso immaginario onirico e irreale, passa
dall’illustrazione alla pittura, dall’oggetto tridimensionale al design
attraverso le regole dettate unicamente dalla propria creatività.
Interventi
urbani per l’editore Gestalten
angela pippo
mostra visitata il 18 ottobre 2010
dal 30 settembre al 13 novembre 2010
Hello
bro! Pop Surrealism Lowbrow Street Art e Graffiti
The Don Gallery
Via Cola
Montano, 15 (zona Isola) – 20159 Milano
Orario: da
lunedì a venerdì ore 12-18.30; sabato e domenica su
appuntamento
Ingresso
libero
Info: mob. +39
3356303572; info@thedongallery.it; www.thedongallery.com>
[exibart]