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La pittura napoletana dell’Ottocento tra innovazione e internazionalità
Oltre a sottolineare gli aspetti “innovativi” della pittura napoletana, la rassegna dedica particolare importanza anche alla sua dimensione internazionale, e in particolare a quel filo diretto che legò Napoli a Parigi, grazie alla presenza cospicua dei mercanti francesi di passaggio per la città, che misero sotto contratto molti artisti, invitandoli a soggiornare per lunghi periodi nella capitale francese.
Comunicato stampa
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“I Napoletani sono gli artisti più moderni del nostro tempo, sono forse i soli, interamente originali”. Con queste parole il critico Luigi Chirtani riconosceva già nel 1880 l’audacia rivoluzionaria della pittura napoletana e il suo primato nel contesto sia nazionale che straniero. Una vicenda intensa che, dopo la stagione del paesaggismo “romantico” spinse a Napoli a tentare vie più idonee alla formulazione di un linguaggio comune, unitario e “nazionale”. Un linguaggio capace soprattutto di esprimere e tradurre in immagine, con immediatezza e forte senso d’attualità, nuove ansie di libertà del fare artistico e nuovi bisogni di verità e concretezza nell’esprimersi e comunicare.
Le tappe fondamentali di questa grande stagione dell’arte italiana, che vide artisti “napoletani” (abruzzesi e pugliesi, calabresi, campani e siciliani) concorrere con toscani e lombardi, piemontesi e veneti alla maturazione e allo sviluppo di una pittura del “vero”, sono ripercorse nella bella mostra La pittura napoletana dell’Ottocento tra innovazione e internazionalità organizzata dalla galleria Bottegantica, a cura del suo direttore, Enzo Savoia, che avrà luogo nella sede di Milano di via Manzoni 45 dal 23 ottobre al 23 dicembre 2010, e allestita in anteprima in occasione della Biennale Internazionale di Antiquariato di Roma dal 1 al 10 ottobre.
Attraverso una selezione di una trentina di opere di alta qualità, la mostra ricostruisce le vicende dei protagonisti del “realismo” napoletano: da Filippo Palizzi, che si dedicò con instancabile amore ai soggetti di una realtà rustica e umile, resa con felice immediatezza per mezzo di una pennellata rapida e sapiente; ai pittori della “Scuola di Resina”, Federico Rossano e Giuseppe De Nittis in primis, radunatisi nei primi anni Sessanta a Portici per tentare un’esperienza comune di pittura di paesaggio, con il dichiarato scopo di recuperare, su basi di rigoroso rispetto del vero, i valori della veduta nella sua essenza quotidiana, opponendosi sia alla retorica del Romanticismo di Domenico Morelli, sia al micrografico verismo di Filippo Palizzi.
Oltre a sottolineare gli aspetti “innovativi” della pittura napoletana, la rassegna dedica particolare importanza anche alla sua dimensione internazionale, e in particolare a quel filo diretto che legò Napoli a Parigi, grazie alla presenza cospicua dei mercanti francesi di passaggio per la città, che misero sotto contratto molti artisti, invitandoli a soggiornare per lunghi periodi nella capitale francese. Proprio la modernità dello spettacolo offerto da Parigi è la chiave di lettura di molte opere di Giuseppe De Nittis, Federico Rossano, Edoardo Tofano, Francesco “Lord” Mancini, Pietro Scoppetta e Ulisse Caputo che celebrano il ritmo veloce della vita nelle piazze e nei nuovi Boulevards di Haussmann, le corse ippiche a Longchamp, ma anche la bellezza sofisticata – tanto mondana e contemporanea, quanto ideale e immaginaria – delle parigine, protagoniste degli anni ruggenti della Belle Epoque.
A Parigi vissero la loro bohème artistica anche Antonio Mancini e Francesco Paolo Michetti, fautori, una volta fatto ritorno in Italia, di una pittura personalissima, ricca di colore e di effetti luminosi, capace di coniugare le predilette tematiche regionali a un gusto internazionale più elegante e ricercato, molto apprezzata dai collezionisti francesi, come pure da quelli inglesi e americani.
Una sezione della mostra è dedicata pure alla raffinata produzione veneziana di Vincenzo Caprile, che, al pari di Rubens Santoro, seppe trasmettere la sua totale ammirazione per la città lagunare, per i suoi monumenti, per i suoi canali d’acqua, in una serie di vedute caratterizzate da sofisticati effetti atmosferici e da una condotta pittorica impeccabile.
L’esposizione si conclude con un gruppo cospicuo di dipinti di coloro che furono gli indiscussi cantori della terra e del mare partenopeo: Vincenzo Migliaro, Giuseppe Casciaro, Attilio Pratella e Vincenzo Irolli, che con la loro opera traghettarono la pittura napoletana verso il Novecento.
Tra le opere più rappresentative presenti in mostra, si ricordano: la scenografica Passeggiata davanti Palazzo Ducale di Vincenzo Caprile, datata 1905, in cui tutta l’atmosfera vibra del chiarore soffuso del cielo riflesso dalle acque della laguna veneziana; Alla toeletta, incantevole tela di Ulisse Caputo, che condensa con maestria l’acuta osservazione dell’intimità muliebre con lo studio sottile degli effetti luminosi; nel segno della pittura sfavillante di Mariano Fortuny sono invece le Sirene moderne, seducente capolavoro di Edoardo Dalbono, datato 1874, dal piacevole soggetto e dall’ampio taglio paesaggistico, risolto con una pittura luminosa, ancora in parte debitrice del verismo maturato a Resina; l’enigmatico, quanto elegante Prima del ballo di Giuseppe De Nittis, selezionato per la grande mostra dedicata al pittore di Barletta che si terrà entro fine anno al Petit Palais di Parigi; l’incantevole Bevo la birra di Antonio Mancini, eseguita nel 1888 e documentata in passato nelle prestigiosi collezioni Tessitore, De Angeli, Tesorone, Casciaro e Coppa; la mondana Caccia alla volpe di Francesco “Lord” Mancini; Al mare, luminosa tela eseguita nel 1875 da un giovane, ma professionalmente maturo Federico Rossano, dove già sono portati a felice compimento gli insegnamenti appresi alla “Scuola di Resina”; per concludere, infine, con il toccante L’innamorato timido di Francesco Paolo Michetti, straordinario scrutatore di orizzonti remotissimi, capace di far convivere l’Abruzzo e l’Oriente bizantino, le presunte tradizioni popolari con l’altrettanto presunto ieratismo assoluto.
Le tappe fondamentali di questa grande stagione dell’arte italiana, che vide artisti “napoletani” (abruzzesi e pugliesi, calabresi, campani e siciliani) concorrere con toscani e lombardi, piemontesi e veneti alla maturazione e allo sviluppo di una pittura del “vero”, sono ripercorse nella bella mostra La pittura napoletana dell’Ottocento tra innovazione e internazionalità organizzata dalla galleria Bottegantica, a cura del suo direttore, Enzo Savoia, che avrà luogo nella sede di Milano di via Manzoni 45 dal 23 ottobre al 23 dicembre 2010, e allestita in anteprima in occasione della Biennale Internazionale di Antiquariato di Roma dal 1 al 10 ottobre.
Attraverso una selezione di una trentina di opere di alta qualità, la mostra ricostruisce le vicende dei protagonisti del “realismo” napoletano: da Filippo Palizzi, che si dedicò con instancabile amore ai soggetti di una realtà rustica e umile, resa con felice immediatezza per mezzo di una pennellata rapida e sapiente; ai pittori della “Scuola di Resina”, Federico Rossano e Giuseppe De Nittis in primis, radunatisi nei primi anni Sessanta a Portici per tentare un’esperienza comune di pittura di paesaggio, con il dichiarato scopo di recuperare, su basi di rigoroso rispetto del vero, i valori della veduta nella sua essenza quotidiana, opponendosi sia alla retorica del Romanticismo di Domenico Morelli, sia al micrografico verismo di Filippo Palizzi.
Oltre a sottolineare gli aspetti “innovativi” della pittura napoletana, la rassegna dedica particolare importanza anche alla sua dimensione internazionale, e in particolare a quel filo diretto che legò Napoli a Parigi, grazie alla presenza cospicua dei mercanti francesi di passaggio per la città, che misero sotto contratto molti artisti, invitandoli a soggiornare per lunghi periodi nella capitale francese. Proprio la modernità dello spettacolo offerto da Parigi è la chiave di lettura di molte opere di Giuseppe De Nittis, Federico Rossano, Edoardo Tofano, Francesco “Lord” Mancini, Pietro Scoppetta e Ulisse Caputo che celebrano il ritmo veloce della vita nelle piazze e nei nuovi Boulevards di Haussmann, le corse ippiche a Longchamp, ma anche la bellezza sofisticata – tanto mondana e contemporanea, quanto ideale e immaginaria – delle parigine, protagoniste degli anni ruggenti della Belle Epoque.
A Parigi vissero la loro bohème artistica anche Antonio Mancini e Francesco Paolo Michetti, fautori, una volta fatto ritorno in Italia, di una pittura personalissima, ricca di colore e di effetti luminosi, capace di coniugare le predilette tematiche regionali a un gusto internazionale più elegante e ricercato, molto apprezzata dai collezionisti francesi, come pure da quelli inglesi e americani.
Una sezione della mostra è dedicata pure alla raffinata produzione veneziana di Vincenzo Caprile, che, al pari di Rubens Santoro, seppe trasmettere la sua totale ammirazione per la città lagunare, per i suoi monumenti, per i suoi canali d’acqua, in una serie di vedute caratterizzate da sofisticati effetti atmosferici e da una condotta pittorica impeccabile.
L’esposizione si conclude con un gruppo cospicuo di dipinti di coloro che furono gli indiscussi cantori della terra e del mare partenopeo: Vincenzo Migliaro, Giuseppe Casciaro, Attilio Pratella e Vincenzo Irolli, che con la loro opera traghettarono la pittura napoletana verso il Novecento.
Tra le opere più rappresentative presenti in mostra, si ricordano: la scenografica Passeggiata davanti Palazzo Ducale di Vincenzo Caprile, datata 1905, in cui tutta l’atmosfera vibra del chiarore soffuso del cielo riflesso dalle acque della laguna veneziana; Alla toeletta, incantevole tela di Ulisse Caputo, che condensa con maestria l’acuta osservazione dell’intimità muliebre con lo studio sottile degli effetti luminosi; nel segno della pittura sfavillante di Mariano Fortuny sono invece le Sirene moderne, seducente capolavoro di Edoardo Dalbono, datato 1874, dal piacevole soggetto e dall’ampio taglio paesaggistico, risolto con una pittura luminosa, ancora in parte debitrice del verismo maturato a Resina; l’enigmatico, quanto elegante Prima del ballo di Giuseppe De Nittis, selezionato per la grande mostra dedicata al pittore di Barletta che si terrà entro fine anno al Petit Palais di Parigi; l’incantevole Bevo la birra di Antonio Mancini, eseguita nel 1888 e documentata in passato nelle prestigiosi collezioni Tessitore, De Angeli, Tesorone, Casciaro e Coppa; la mondana Caccia alla volpe di Francesco “Lord” Mancini; Al mare, luminosa tela eseguita nel 1875 da un giovane, ma professionalmente maturo Federico Rossano, dove già sono portati a felice compimento gli insegnamenti appresi alla “Scuola di Resina”; per concludere, infine, con il toccante L’innamorato timido di Francesco Paolo Michetti, straordinario scrutatore di orizzonti remotissimi, capace di far convivere l’Abruzzo e l’Oriente bizantino, le presunte tradizioni popolari con l’altrettanto presunto ieratismo assoluto.
01
ottobre 2010
La pittura napoletana dell’Ottocento tra innovazione e internazionalità
Dal primo al 10 ottobre 2010
arte moderna
Location
PALAZZO VENEZIA
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13; 15-19
Sito web
www.bottegantica.com
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore
Curatore