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Natura in Lombardia tra Gola e Morlotti. Pittura organica Pittura di luce
La mostra percorre infatti un sintetico panorama, tracciato in una ventina di opere, nella pittura di Lombardia tra la fine dell’Ottocento e gli anni quaranta del Novecento e prende avvio dall’avvento di un innovatore del calibro di Emilio Gola, figura che ha segnato il trapasso della pittura lombarda dalla matrice naturalistica dei due ultimi decenni del secolo XIX verso una espressionistica, gestuale, plastica declinazione in chiave materica, tesa non più ad interpretare il dato naturale, bensì a ricrearlo per via di immersione nell’elemento naturale.
Comunicato stampa
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Dopo le rassegne dedicate con successo alle celebrazioni in onore di Giovanni Segantini, svoltesi a Caglio nel biennio 2008 - 2009, il Sindaco Vittorio Molteni , in rappresentanza del Comune di Caglio, l’Assessore alla Cultura Battista Rizzi e il Presidente della Pro Loco Stefano Sormani hanno accolto con entusiasmo il nuovo progetto espositivo che intende porsi sull’ideale prolungamento della pittura lombarda a partire dai finali anni del secolo XIX fino alla metà del XX, prendendo spunto dal linguaggio artistico e formale innovativo introdotto da Emilio Gola.
La mostra percorre infatti un sintetico panorama, tracciato in una ventina di opere, nella pittura di Lombardia tra la fine dell’Ottocento e gli anni quaranta del Novecento e prende avvio dall’avvento di un innovatore del calibro di Emilio Gola, figura che ha segnato il trapasso della pittura lombarda dalla matrice naturalistica dei due ultimi decenni del secolo XIX verso una espressionistica, gestuale, plastica declinazione in chiave materica, tesa non più ad interpretare il dato naturale, bensì a ricrearlo per via di immersione nell’elemento naturale. Gola approda alla concezione di un colore che crea una realtà parallela alla natura stessa e rappresenta in area lombarda il passaggio tra il concetto ottocentesco, ancora legato ad una sorta di impressionismo, verso l’informale del secolo XX, che nella terra padana scaturisce dall’immersione, e dal suo successivo sconvolgimento, nella natura intesa in senso panico.
Tradizione artistica di “affondo” nel substrato orografico e geologico nella terra, che prosegue con un artista del Novecento Italiano, ideale allievo di Gola, Arturo Tosi, ossequioso strutturatore del paesaggio al modo di Cézanne ed insieme potente sovvertitore di masse plastiche.
L’esposizione documenta l’assonanza di poetica di artisti amici e colleghi di Gola, come Gianni Maimeri, Aldo Carpi e Donato Frisia; diverse le loro letture sul vero, ora affrontato con vena affabulatoria e con il ricorso alla luce, ora portato allo svolgimento dell’eredità goliana sul versante del colore e del ribaltamento dinamico dei piani.
Nei primissimi anni trenta del secolo XX, Milano è percorsa dai segnali di reazione al declinante Novecento Italiano, divergenza rappresentata dall’avvento di altri linguaggi, tra cui singolare quello dei cosiddetti “Chiaristi” milanesi, giovani che aderiscono alla semplificazione della forma, all’appiattimento del volume e all’uso di colori lattiginosi e delicati: Angelo Del Bon, Cristoforo De Amicis, Umberto Lilloni, Francesco de Rocchi, sono tra coloro che riconoscono una vicinanza con Gola, maestro che riscuote post-mortem, tra il 1929 e il 1930, l’attenzione di critici autorevoli quali Raffaello Giolli e Pier Maria Bardi, organizzatori di sue mostre nel 1930 e autori di profili goliani su riviste culturali quali “Poligono”, su quotidiani milanesi come “L’Ambrosiano”, nonché in edizioni monografiche a lui consacrate.
Trascurando esponenti della pittura lombarda di minore impatto, si giunge all’ultimo, grande erede del valore pittorico di sconvolgimento plastico del dato naturale, Ennio Morlotti, interprete del nuovo naturalismo di Lombardia in chiave post-goliana, quello che conduce alla immersione dell’uomo nella realtà organica fino allo sprofondamento nella materia e nel colore, nel corpo materiale della pittura. Bruno Cassinari interpreta l’assimilazione della qualità terragna dei luoghi padani in una dimensione più sensibile all’evocazione delle atmosfere e, similmente a Morlotti, ricompone i tracciati poetici fermandosi ad un passo dall’Informale.
Passaggi, valutazioni, interpretazioni e revisioni sull’argomento saranno esaminati nel saggio in catalogo attraverso le riletture critiche di grandi studiosi di “cose” lombarde, a partire, indietro nel tempo, da Virgilio Colombo, fino a Margherita Sarfatti, a Raffaello Giolli, a Pier Maria Bardi e ai più recenti approfondimenti di Giorgio Mascherpa, Marco Valsecchi, Raffaele de Grada, Francesco Arcangeli e Giovanni Testori.
Tra i dipinti in mostra, EMILIO GOLA è rappresentato da Località tre monti, 1892, Lavandaie a Mondonico, 1910 ca. e Giardino a Olgiate, 1920-22, ARTURO TOSI da un Paesaggio lombardo, 1930 ca. e da una veduta del Lago d’Iseo, eseguita nei primi anni trenta, ALDO CARPI da Chiacchiere nel boschetto, 1930, GIANNI MAIMERI da Moglie e figli alla Carlesca, 1929, DONATO FRISIA da Brianza, Laghetto di Sartirana, 1940 ca., ENNIO MORLOTTI da Lungo l’Adda, 1937, BRUNO CASSINARI da Gli alberi, 1942 e Francesco de Rocchi, Umberto Lilloni, Cristoforo De Amicis e Angelo del Bon da opere chiariste imperniate sul tema paesistico di Lombardia.
Catalogo illustrato a cura di Nicoletta Colombo e Annamaria Bianconi, edizioni Cattaneo Paolo Grafiche, Oggiono (Lecco)
La mostra percorre infatti un sintetico panorama, tracciato in una ventina di opere, nella pittura di Lombardia tra la fine dell’Ottocento e gli anni quaranta del Novecento e prende avvio dall’avvento di un innovatore del calibro di Emilio Gola, figura che ha segnato il trapasso della pittura lombarda dalla matrice naturalistica dei due ultimi decenni del secolo XIX verso una espressionistica, gestuale, plastica declinazione in chiave materica, tesa non più ad interpretare il dato naturale, bensì a ricrearlo per via di immersione nell’elemento naturale. Gola approda alla concezione di un colore che crea una realtà parallela alla natura stessa e rappresenta in area lombarda il passaggio tra il concetto ottocentesco, ancora legato ad una sorta di impressionismo, verso l’informale del secolo XX, che nella terra padana scaturisce dall’immersione, e dal suo successivo sconvolgimento, nella natura intesa in senso panico.
Tradizione artistica di “affondo” nel substrato orografico e geologico nella terra, che prosegue con un artista del Novecento Italiano, ideale allievo di Gola, Arturo Tosi, ossequioso strutturatore del paesaggio al modo di Cézanne ed insieme potente sovvertitore di masse plastiche.
L’esposizione documenta l’assonanza di poetica di artisti amici e colleghi di Gola, come Gianni Maimeri, Aldo Carpi e Donato Frisia; diverse le loro letture sul vero, ora affrontato con vena affabulatoria e con il ricorso alla luce, ora portato allo svolgimento dell’eredità goliana sul versante del colore e del ribaltamento dinamico dei piani.
Nei primissimi anni trenta del secolo XX, Milano è percorsa dai segnali di reazione al declinante Novecento Italiano, divergenza rappresentata dall’avvento di altri linguaggi, tra cui singolare quello dei cosiddetti “Chiaristi” milanesi, giovani che aderiscono alla semplificazione della forma, all’appiattimento del volume e all’uso di colori lattiginosi e delicati: Angelo Del Bon, Cristoforo De Amicis, Umberto Lilloni, Francesco de Rocchi, sono tra coloro che riconoscono una vicinanza con Gola, maestro che riscuote post-mortem, tra il 1929 e il 1930, l’attenzione di critici autorevoli quali Raffaello Giolli e Pier Maria Bardi, organizzatori di sue mostre nel 1930 e autori di profili goliani su riviste culturali quali “Poligono”, su quotidiani milanesi come “L’Ambrosiano”, nonché in edizioni monografiche a lui consacrate.
Trascurando esponenti della pittura lombarda di minore impatto, si giunge all’ultimo, grande erede del valore pittorico di sconvolgimento plastico del dato naturale, Ennio Morlotti, interprete del nuovo naturalismo di Lombardia in chiave post-goliana, quello che conduce alla immersione dell’uomo nella realtà organica fino allo sprofondamento nella materia e nel colore, nel corpo materiale della pittura. Bruno Cassinari interpreta l’assimilazione della qualità terragna dei luoghi padani in una dimensione più sensibile all’evocazione delle atmosfere e, similmente a Morlotti, ricompone i tracciati poetici fermandosi ad un passo dall’Informale.
Passaggi, valutazioni, interpretazioni e revisioni sull’argomento saranno esaminati nel saggio in catalogo attraverso le riletture critiche di grandi studiosi di “cose” lombarde, a partire, indietro nel tempo, da Virgilio Colombo, fino a Margherita Sarfatti, a Raffaello Giolli, a Pier Maria Bardi e ai più recenti approfondimenti di Giorgio Mascherpa, Marco Valsecchi, Raffaele de Grada, Francesco Arcangeli e Giovanni Testori.
Tra i dipinti in mostra, EMILIO GOLA è rappresentato da Località tre monti, 1892, Lavandaie a Mondonico, 1910 ca. e Giardino a Olgiate, 1920-22, ARTURO TOSI da un Paesaggio lombardo, 1930 ca. e da una veduta del Lago d’Iseo, eseguita nei primi anni trenta, ALDO CARPI da Chiacchiere nel boschetto, 1930, GIANNI MAIMERI da Moglie e figli alla Carlesca, 1929, DONATO FRISIA da Brianza, Laghetto di Sartirana, 1940 ca., ENNIO MORLOTTI da Lungo l’Adda, 1937, BRUNO CASSINARI da Gli alberi, 1942 e Francesco de Rocchi, Umberto Lilloni, Cristoforo De Amicis e Angelo del Bon da opere chiariste imperniate sul tema paesistico di Lombardia.
Catalogo illustrato a cura di Nicoletta Colombo e Annamaria Bianconi, edizioni Cattaneo Paolo Grafiche, Oggiono (Lecco)
01
agosto 2010
Natura in Lombardia tra Gola e Morlotti. Pittura organica Pittura di luce
Dal primo al 22 agosto 2010
arte contemporanea
Location
SALA CIVICA DEL COMUNE DI CAGLIO
Caglio, Piazza Giovanni Xxiii, (Como)
Caglio, Piazza Giovanni Xxiii, (Como)
Orario di apertura
ore 10.30-12.30 17.00-19.00
Vernissage
1 Agosto 2010, ore 11.30
Autore
Curatore