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fantasma, un’apparizione magica in luoghi diversi del mondo, quasi un alieno
trasparente o camaleontico, un’entità evanescente che però forse vuole esser
scoperta, riconosciuta, visibile all’altro: così è la presenza di Liu Bolin (Shandong, 1973; vive a
Beijing), che si nasconde, Hiding in Italy. Sono fotografie dove la luce è
presenza essenziale, per opere che sono insieme intreccio di più arti. Pittura
e scultura vivente in luoghi cercati, riscoperti anche attraverso quella
presenza “altra” che, facendosi così assorbire, nello stesso tempo li mostra,
li svela.
È totalmente
dipinto di rosso, Liu Bolin, d’una speciale sfumatura di velluto, per essere e
non essere tra le poltrone della Scala di Milano. Ci sono poi i geometrismi
della pavimentazione di piazza San Marco a Venezia, e le colonne sul fondo, a
essere assorbite dal corpo di quest’autore che in verità non compie lui
l’azione diretta dello scatto, ma che sceglie sempre personalmente ogni cosa
con cura infinita, e il luogo e l’ora. Perdendosi tra gli spazi dell’Arena di Verona,
creatura invisibile e presente: la stessa storia che ha conservato/modificato
le pietre diviene traccia sull’abito, le scarpe, il volto dell’artista.
In mostra a Forma
anche un video che svela alcuni esempi di tali passaggi, con gli assistenti che
dipingono Bolin sempre più simile all’ambiente circostante. Aspettando quindi
la luce migliore per farsi inghiottire dal contesto. Restando però sempre
l’artista anche soggetto assoluto, presenza che conquista la realtà in un
continuo gioco dialettico tra voglia di svanire e bisogno di rivelarsi.
La prima
esperienza in questa direzione – Bolin scultore e performer oltre che fotografo
– quando doveva essere distrutto il villaggio degli artisti, Suojia Village
International Arts Camp di Beijing dove viveva: una sorta di testimonianza
personale e collettiva, un modo per mostrare/ricordare un luogo e la sua
essenza d’arte prima che svanisse.
Anche la
ringhiera del ponte a Venezia attraversa il corpo di Bolin, e l’acqua e il profilo
della gondola: a essere dipinta con la pelle è sempre la divisa militare, l’”uniforme”
come oggetto e come significato. Ancora una volta affascinanti contraddizioni:
colorarsi per perdersi negli sfondi d’ambiente, affermandosi quindi nella
differenza d’artista.
In
collettiva a Villa Croce
Liu
Bolin vince il Premio Aletti 2010
valeria ottolenghi
mostra visitata 21
ottobre 2010
dal 21 ottobre al 14 novembre 2010
Liu Bolin –
Hiding in Italy
a cura di Denis
Curti
Spazio
Forma – Centro Internazionale di Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 (zona Bocconi) – 20136 Milano
Orari: da martedì a domenica ore 10-20; giovedì e venerdì ore 10-22
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6
Cataloghi Contrasto
Info: tel. +39 0258118067; info@formafoto.it;
www.formafoto.it
[exibart]
è bello imparare lo strumento timbro di photoshop
-con gli assistenti che dipingono Bolin sempre più simile all’ambiente circostante. –
ops far imparare agli assistenti lo strumento timbro di photoshop