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Perna | Pizzolante | Strada – Segno Simbolo Sintassi
La galleria festeggia il suo secondo compleanno con un tris di artisti di alto livello. Si configura una nuova mostra rapportata alla parola e al dialogo.Le differenti personalità degli artisti convivono nell’unicità di fine, offrendo agli spettatori motivi di lettura, suggestione e riflessione.
Comunicato stampa
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La galleria “Errepi Arte” di Mantova festeggia il suo secondo compleanno con un tris di artisti di alto livello: Elena Strada, Lucio Perna, Antonio Pizzolante. Dopo la mostra “Allegorie della scrittura”, realizzata nel 2009, si configura una nuova mostra rapportata alla parola, al dialogo, al senso più profondo dell’umanità che trae dal segno, radice della comunicazione, la sintassi della convivenza civile.
Tre artisti, Elena Strada, Lucio Perna, Antonio Pizzolante, interpretano i concetti di “Segno, simbolo, sintassi”, animando in sinergia una mostra ricca di riferimenti, rimandi e significati.
Le differenti personalità degli artisti convivono e concorrono nell’unicità di fine, offrendo agli spettatori motivi di lettura, suggestione e riflessione.
Documentata in ampio catalogo a colori, la mostra esordisce in luglio al Civico Museo di Maccagno (Varese) con quarantacinque opere, riducendo poi l’allestimento presso la Errepi Arte a Mantova.
A cura di Paola Artoni e Claudio Rizzi, autori anche dei saggi pubblicati nel catalogo edito per l’occasione da Silvia Editrice e in collaborazione con l’Associazione Ad Acta di Milano. La mostra rientra nel programma espositivo dedicato all’approfondimento dei linguaggi artistici che caratterizzano la contemporaneità, legati alla tradizione della pittura, ora indipendenti da canoni narrativi, tesi a esprimere una propria interiorità poetica e tematica, volti a suscitare dialogo di emotività con l’osservatore.
La mostra è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, del Comune e della Provincia di Mantova, dalla Provincia di Varese, dal Comune di Maccagno (Varese) e dal Museo Civico Parisi Valle di Maccagno.
Elena Strada
Nasce a Milano nel 1967, vive e lavora a Saronno (Varese).
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e si diploma nel 1989. Nello stesso anno esordisce in una mostra collettiva a Parma. Debutta in una personale a Modena nel 1994 e da allora espone in gallerie private ed enti pubblici anche all’estero (nel 2005, tra l’altro, ha esposto a Challans, in Francia). Partecipa con regolarità di percorso a rassegne tematiche, mostre collettive anche in ambito internazionale (Ravensburg in Germania e Bled in Slovenia); è invitata a Premi e concorsi nazionali.
Lucio Perna
Nasce a Palmi (Reggio Calabria) nel 1946.
Giunto a Milano alla fine degli anni Sessanta, dove tuttora vive e lavora, entra in contatto con l’ambiente artistico e segue corsi di perfezionamento sulla tecnica del colore. Ordina la sua prima mostra personale nel 1993 a Milano proseguendo da allora l’attività espositiva attraverso un intenso percorso di partecipazione a mostre personali, esposizioni collettive, rassegne tematiche, premi e concorsi in spazi pubblici e gallerie private, in prevalenza in ambito nazionale.
Antonio Pizzolante
Nasce a Castrignano del Capo (Lecce) nel 1958. Attualmente vive e lavora a Laveno (Varese).
Compie gli studi in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Alla fine degli anni Ottanta si trasferisce a Laveno, ove insegna materie artistiche negli Istituti Superiori. Esordisce in una mostra personale nel 1977 in Svizzera e prosegue in un itinerario intenso con esposizioni in gallerie d’arte ed enti pubblici. Partecipa su invito a rassegne e mostre collettive, premi e concorsi in sedi private e istituzionali, anche in ambito internazionale (in Francia a Caen e a Parigi, in Austria a Bad Vöslau, in Spagna a Castell d’Aro, Santa Pau, Santa Susanna e Saragozza e in Svizzera a Magliaso). Nel 2005 è tra gli artisti premiati alla Prima Biennale d’Arte di Ankara in Turchia.
Di ritorno da Babele
di Paola Artoni
I viaggiatori hanno camminato sino al tramonto senza scambiare una parola, troppi rumori si affastellano nella loro mente, suoni indecifrabili, il caos di Babele. All’orizzonte si profila l’oasi e, all’improvviso, la fatica diventa solamente un desiderio di pace. Si siedono attorno al fuoco e ognuno di loro condivide il proprio diario…
Il segno di Elena Strada
Il diario di Elena ha pagine di memorie scritte senza parole, ovattato rimando a un codice di segni che affiorano verso lo spettatore e si lasciano interpretare a poco a poco, quasi venissero a galla. Elena lavora sul fondale del mare, lascia che le alghe si mescolino alle conchiglie e che i pesci guizzanti danzino tra gli alberi dei coralli, poi lascia emergere – il tempo di un battito di ciglia – quel sostrato e lo cattura sulla tela. Una pescatrice di emozioni. I contenuti sono espressi da segni lanciati verso l’altro ed è questo un rapporto sempre dinamico e sempre in divenire. I segni sono colori, superfici tattili, texture che esprimono tracce segrete, figure rimosse, spazi senza fine, paesaggi evocati e mai descritti. Se si accoglie la classificazione di Sant’Agostino secondo la quale i segni si possono distinguere in naturali (detti anche indizi), che rimandano ad altri oggetti grazie all’esperienza; in artificiali, nati per la comunicazione; e in intenzionali (dove c’è l’intenzione di trasmettere il concetto), per Elena i segni artificiali sono dei ponti lanciati verso l’esterno, verso il mondo che può scegliere di accoglierli e mettersi in gioco con rinnovata energia.
Il simbolo di Lucio Perna
L’essere errante è il simbolo della condizione umana e nei deserti di Lucio Perna è facile lasciarsi ammaliare dai miraggi. Superfici, increspature, onde, l’orizzonte che diventa un unicum con il cielo… Nello stesso vocabolo di “simbolo” (dal greco súmbolon e dal latino symbolum) si evoca la possibilità di “mettere insieme” due elementi tra loro distinti. Addirittura in greco antico questo termine alludeva a una sorta di tessera che sanciva un patto e, nel momento in cui si stabiliva un accordo tra due parti (singoli, famiglie o città), si spezzava una tessera di terracotta. A dimostrazione dell’esistenza di questo accordo i due partecipanti al patto erano tenuti a conservare la loro parte ed ecco che il “simbolo” poteva essere ritenuto, a tutti gli effetti, un sinonimo del patto stesso. Ora il simbolo di Perna evoca un’immagine della mente e nello stesso simbolo si assiste a un “patto” dove è possibile la moltiplicazione delle evocazioni, verso una sintesi totale e armonica. Il “simbolismo” dell’artista è il linguaggio che egli ha scelto per “iniziarci” al suo universo: il miraggio è una traduzione concreta delle nostre illusioni, il deserto ha un valore metafisico che rivela un rapporto profondo tra la raffigurazione pittorica espressa nel simbolo e il suo valore ideale. La “semplice” forma non può contenere tutto questo, ed è per questo che il simbolo viene assunto dall’artista nella dimensione spirituale, diventa la rappresentazione dell’opera d’arte compiuta (e del suo desiderio di compiutezza). È come se Perna desiderasse catturare la realtà multiforme e la volesse sintetizzare attraverso la conoscenza razionale – ovvero il “fare” pittura e l’ordinare il linguaggio – ed è per questo che le sue stratificazioni sono l’esito dell’accumulo dei significati e nessuna forma può contenerli se non per successive evocazioni.
La sintassi di Antonio Pizzolante
Carta, legno, metallo… la vita è troppo complessa per essere raccontata in due dimensioni. La pittura non può bastare a chi, come Pizzolante, sente il desiderio prorompente di mescolare e dare corpo a sentimenti ed emozioni anche contrastanti. È pittura-scultura, è scultura dipinta… è sintassi, ovvero ciò che per gli antichi greci indicava il mettere “insieme” e il dare “ordine, sequenza”. Antonio studia regole e relazioni, definisce il luogo da assegnare a ciascun elemento, la posizione migliore da occupare nella frase. I suoi sintagmi sono inanellati e compongono frasi, e poi le frasi vanno a creare dei veri e propri periodi, brani di una musica articolata. Pizzolante è un regista della “frase” perché sa che ogni segno si mette in relazione con un altro segno all’interno dello stesso impaginato generando, a sua volta, nuove relazioni. A noi spettatori è dedicato il piacere di scoprire la semantica, cercando le infinite relazioni tra questi segni e gli oggetti ai quali rimandano…
…è ora di riprendere il viaggio. Ora Babele fa meno paura, il caos è ancora presente e pulsante… eppure c’è una nuova consapevolezza: la possibilità di condividere il cammino sentendosi un po’ meno soli, parte di un’unica, anche se talvolta impaurita, famiglia umana.
Segno, Simbolo, Sintassi
Di Claudio Rizzi
Come in un atto teatrale, tre attori interpretano il soggetto. Il linguaggio dell’arte, partendo dall’epoca moderna e attraversando il ‘900, ha compiuto una magnifica evoluzione. Talvolta appare come rivoluzione o anarchico stravolgimento di canoni inflessibili. Invece si tratta di una linea coerente in logica
sequenzialità.
Il linguaggio parlato e scritto, fondamento della più aulica letteratura, ha seguito un percorso parallelo ma nella quotidianità di utilizzo e nella strumentalità di comunicazione ha riscontrato maggiore confidenza pur dissimulando la reale comprensione dei motivi. Al contrario, l’arte contemporanea, per vasti strati di pubblico, risulta ancora enigmatica, imperscrutabile se non assurda.
La parola ha vissuto una prospettiva di semplificazione lessicale e di pensiero tesa all’immediatezza nella coesione popolare. Un processo di impoverimento incurante del declino e perpetrato nell’apparenza di adesione al vero, contaminato da mode ed effetti speciali all’insegna di una omologazione generica e impersonale. L’arte ha tracciato una rotta opposta: dalla sudditanza ai dettati prestabiliti è transitata
alla piena autonomia espressiva liberandosi dal debito narrativo verso l’oggettività e affrontando i territori emotivi della soggettività.
Parola e immagine, lettere e arti visive, hanno sempre intrecciato intensa complementarità, reciprocità di riferimento e sostegno, celebrazione dei rispettivi contenuti nel ritrarre le voci della Storia come nella documentazione dei valori artistici. Un cammino parallelo, talvolta condiviso in grande passione nella dialettica di alti ideali e nel dibattito intorno all’estetica.
Vasi comunicanti nell’affinità di intenti e talora nella trasposizione dei ruoli. La scrittura che delinea e dipinge la figura letteraria e, d’altro canto, pittura e scultura che evocano la memoria e liberano la poesia.
Tanto più oggi, nell’epoca tecnologica, nell’arduo equilibrio tra elogio del progresso e sfrenata pratica dell’eccesso, la parola e l’arte riaccendono i valori dell’intelletto e ne rivendicano il ruolo.
La letteratura ha coadiuvato l’arte quando la divulgazione dell’immagine era invalicabile ostacolo. In epoca contemporanea, e non di rado, la pittura ha adottato la parola riconoscendone non solo il valore di simbolo ma di essenza.
E se la scrittura patisce nella prassi sincopata degli sms e delle e-mail, la pittura la soccorre, ne recupera l’anima e le restituisce statura congenita.
Perché agli albori dell’umanità tutto nasce insieme: il segno è simbolo e diviene parola e concetto.
Il disegno è figura e determina la comunicazione. Con la definizione del pensiero interviene la sintassi ed attua la struttura espressiva che assume forma come chiarezza di immagine.
Segno simbolo e sintassi calcano la scena oggi come pietre miliari dell’umanità, lunga linea di raccordo che conduce dalla scoperta del mondo alla contemporaneità. Il gesto musicale di Elena Strada riecheggia il tratto dei graffiti rupestri, prima traccia della parola incisa. Un segno spontaneo e perentorio che scava nel tempo e percorre il quadro come venatura sottile o spartito dell’emozione. Un’architettura
della forma a delineare i campi del sentimento spesso autoreferente.
La visione di Lucio Perna è prospettiva di lettura dell’infinito, mappa geografica dello spazio esistenziale, territorio di viaggio, memoria e immedesimazione. Una pergamena antesignana di intimo diario per testimoniare il mondo nell’attimo della percezione. Un macrocosmo di fascino e d’ignoto che diviene luogo dell’animo nella tensione d’ascolto.
La struttura composita di Antonio Pizzolante racchiude il tempo: radici, sedimenti, reliquie. Aleggia la trasparenza del presente ma prorompono le voci dell’antico. La libertà poetica si coniuga all’evocazione del valore oggettivo, del vissuto universale. Risuonano brani di terra sacra, di gente umile, di cori e canti di fede. Personalità distinte, dotate di cospicuo patrimonio espressivo, singolarmente artefici di un mondo poetico che non soffre subalternità e non necessita di correlati complementari.
Il deserto di Lucio Perna è la tabula rasa ove scrivere le gesta, le leggi e le colpe dell’uomo, pagina immensa di passato e futuro, giorni bianchi e giorni neri, annali, fasti e baratri. L’orizzonte è la meta, l’illusione miraggio e il cammino senza approdo.
La manualità di Antonio Pizzolante reincarna il mito antico del Demiurgo capace di innalzare la sfera umana all’Olimpo, recupera, reintegra e nobilita. Tramuta l’oggetto in personaggio, gloria e pietas, regala un’anima e attribuisce un’altra dimensione.
L’improvvisa apparizione dell’immagine in Elena Strada è balenio della consapevolezza, dialogo tra segreti dell’animo e manifestazione del reale, tensioni contrapposte e affioramento di sensi. Inattesa rivelazione del vero e profonda conquista.
Identità definite e mature nelle proprie prerogative: il paesaggio interiore e la percezione emotiva in Elena Strada, il richiamo d’oltre limite o tentazione di Ulisse in Lucio Perna, lo scrigno dei reperti come sapori del tempo in Antonio Pizzolante.
Benché distanti nei singoli caratteri, poste a raffronto nella dinamica espositiva, le opere dialogano instaurando rapporti e rimandi, riferimenti e inattese attinenze. Sono testi autobiografici e pagine di introspezione, metaforicamente autoritratti. L’attimo di percezione intensa, stupore della scoperta e sgomento domato per Elena Strada; la magia dell’orizzonte, richiamo di fascino imperativo in Lucio
Perna; la sedimentazione della memoria nel cammino dell’umanità in Antonio Pizzolante.
Apparentemente lontani, i temi convergono tutti nell’intensità di focalizzazione. Mostrano equivalenza di sensibilità e indicano comunque un paesaggio: dell’anima, dell’attesa o del tempo.
Liberi da ogni vincolo narrativo, attingono all’inchiostro della verità interiore e in questo denominatore comune si stagliano punti di contatto e tessiture di avvicinamento.
Perché le ottiche non sono compartimenti stagni ma oasi di riflessione ove confluiscono conoscenza, rispetto e reciprocità.
Forse Strada, sedimentata la meraviglia dell’istante, affronterà il percorso dell’universo e Perna, al tramonto di un deserto, ritroverà traccia d’antico e scrigno del tempo, mentre Pizzolante riconoscerà nelle vene dell’ulivo secolare il candore di un attimo improvviso.
Una licenza di fantasia, visionaria trasposizione di ruoli, per immaginare l’infinito nell’incanto della suggestione.
Tre artisti, Elena Strada, Lucio Perna, Antonio Pizzolante, interpretano i concetti di “Segno, simbolo, sintassi”, animando in sinergia una mostra ricca di riferimenti, rimandi e significati.
Le differenti personalità degli artisti convivono e concorrono nell’unicità di fine, offrendo agli spettatori motivi di lettura, suggestione e riflessione.
Documentata in ampio catalogo a colori, la mostra esordisce in luglio al Civico Museo di Maccagno (Varese) con quarantacinque opere, riducendo poi l’allestimento presso la Errepi Arte a Mantova.
A cura di Paola Artoni e Claudio Rizzi, autori anche dei saggi pubblicati nel catalogo edito per l’occasione da Silvia Editrice e in collaborazione con l’Associazione Ad Acta di Milano. La mostra rientra nel programma espositivo dedicato all’approfondimento dei linguaggi artistici che caratterizzano la contemporaneità, legati alla tradizione della pittura, ora indipendenti da canoni narrativi, tesi a esprimere una propria interiorità poetica e tematica, volti a suscitare dialogo di emotività con l’osservatore.
La mostra è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, del Comune e della Provincia di Mantova, dalla Provincia di Varese, dal Comune di Maccagno (Varese) e dal Museo Civico Parisi Valle di Maccagno.
Elena Strada
Nasce a Milano nel 1967, vive e lavora a Saronno (Varese).
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e si diploma nel 1989. Nello stesso anno esordisce in una mostra collettiva a Parma. Debutta in una personale a Modena nel 1994 e da allora espone in gallerie private ed enti pubblici anche all’estero (nel 2005, tra l’altro, ha esposto a Challans, in Francia). Partecipa con regolarità di percorso a rassegne tematiche, mostre collettive anche in ambito internazionale (Ravensburg in Germania e Bled in Slovenia); è invitata a Premi e concorsi nazionali.
Lucio Perna
Nasce a Palmi (Reggio Calabria) nel 1946.
Giunto a Milano alla fine degli anni Sessanta, dove tuttora vive e lavora, entra in contatto con l’ambiente artistico e segue corsi di perfezionamento sulla tecnica del colore. Ordina la sua prima mostra personale nel 1993 a Milano proseguendo da allora l’attività espositiva attraverso un intenso percorso di partecipazione a mostre personali, esposizioni collettive, rassegne tematiche, premi e concorsi in spazi pubblici e gallerie private, in prevalenza in ambito nazionale.
Antonio Pizzolante
Nasce a Castrignano del Capo (Lecce) nel 1958. Attualmente vive e lavora a Laveno (Varese).
Compie gli studi in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Alla fine degli anni Ottanta si trasferisce a Laveno, ove insegna materie artistiche negli Istituti Superiori. Esordisce in una mostra personale nel 1977 in Svizzera e prosegue in un itinerario intenso con esposizioni in gallerie d’arte ed enti pubblici. Partecipa su invito a rassegne e mostre collettive, premi e concorsi in sedi private e istituzionali, anche in ambito internazionale (in Francia a Caen e a Parigi, in Austria a Bad Vöslau, in Spagna a Castell d’Aro, Santa Pau, Santa Susanna e Saragozza e in Svizzera a Magliaso). Nel 2005 è tra gli artisti premiati alla Prima Biennale d’Arte di Ankara in Turchia.
Di ritorno da Babele
di Paola Artoni
I viaggiatori hanno camminato sino al tramonto senza scambiare una parola, troppi rumori si affastellano nella loro mente, suoni indecifrabili, il caos di Babele. All’orizzonte si profila l’oasi e, all’improvviso, la fatica diventa solamente un desiderio di pace. Si siedono attorno al fuoco e ognuno di loro condivide il proprio diario…
Il segno di Elena Strada
Il diario di Elena ha pagine di memorie scritte senza parole, ovattato rimando a un codice di segni che affiorano verso lo spettatore e si lasciano interpretare a poco a poco, quasi venissero a galla. Elena lavora sul fondale del mare, lascia che le alghe si mescolino alle conchiglie e che i pesci guizzanti danzino tra gli alberi dei coralli, poi lascia emergere – il tempo di un battito di ciglia – quel sostrato e lo cattura sulla tela. Una pescatrice di emozioni. I contenuti sono espressi da segni lanciati verso l’altro ed è questo un rapporto sempre dinamico e sempre in divenire. I segni sono colori, superfici tattili, texture che esprimono tracce segrete, figure rimosse, spazi senza fine, paesaggi evocati e mai descritti. Se si accoglie la classificazione di Sant’Agostino secondo la quale i segni si possono distinguere in naturali (detti anche indizi), che rimandano ad altri oggetti grazie all’esperienza; in artificiali, nati per la comunicazione; e in intenzionali (dove c’è l’intenzione di trasmettere il concetto), per Elena i segni artificiali sono dei ponti lanciati verso l’esterno, verso il mondo che può scegliere di accoglierli e mettersi in gioco con rinnovata energia.
Il simbolo di Lucio Perna
L’essere errante è il simbolo della condizione umana e nei deserti di Lucio Perna è facile lasciarsi ammaliare dai miraggi. Superfici, increspature, onde, l’orizzonte che diventa un unicum con il cielo… Nello stesso vocabolo di “simbolo” (dal greco súmbolon e dal latino symbolum) si evoca la possibilità di “mettere insieme” due elementi tra loro distinti. Addirittura in greco antico questo termine alludeva a una sorta di tessera che sanciva un patto e, nel momento in cui si stabiliva un accordo tra due parti (singoli, famiglie o città), si spezzava una tessera di terracotta. A dimostrazione dell’esistenza di questo accordo i due partecipanti al patto erano tenuti a conservare la loro parte ed ecco che il “simbolo” poteva essere ritenuto, a tutti gli effetti, un sinonimo del patto stesso. Ora il simbolo di Perna evoca un’immagine della mente e nello stesso simbolo si assiste a un “patto” dove è possibile la moltiplicazione delle evocazioni, verso una sintesi totale e armonica. Il “simbolismo” dell’artista è il linguaggio che egli ha scelto per “iniziarci” al suo universo: il miraggio è una traduzione concreta delle nostre illusioni, il deserto ha un valore metafisico che rivela un rapporto profondo tra la raffigurazione pittorica espressa nel simbolo e il suo valore ideale. La “semplice” forma non può contenere tutto questo, ed è per questo che il simbolo viene assunto dall’artista nella dimensione spirituale, diventa la rappresentazione dell’opera d’arte compiuta (e del suo desiderio di compiutezza). È come se Perna desiderasse catturare la realtà multiforme e la volesse sintetizzare attraverso la conoscenza razionale – ovvero il “fare” pittura e l’ordinare il linguaggio – ed è per questo che le sue stratificazioni sono l’esito dell’accumulo dei significati e nessuna forma può contenerli se non per successive evocazioni.
La sintassi di Antonio Pizzolante
Carta, legno, metallo… la vita è troppo complessa per essere raccontata in due dimensioni. La pittura non può bastare a chi, come Pizzolante, sente il desiderio prorompente di mescolare e dare corpo a sentimenti ed emozioni anche contrastanti. È pittura-scultura, è scultura dipinta… è sintassi, ovvero ciò che per gli antichi greci indicava il mettere “insieme” e il dare “ordine, sequenza”. Antonio studia regole e relazioni, definisce il luogo da assegnare a ciascun elemento, la posizione migliore da occupare nella frase. I suoi sintagmi sono inanellati e compongono frasi, e poi le frasi vanno a creare dei veri e propri periodi, brani di una musica articolata. Pizzolante è un regista della “frase” perché sa che ogni segno si mette in relazione con un altro segno all’interno dello stesso impaginato generando, a sua volta, nuove relazioni. A noi spettatori è dedicato il piacere di scoprire la semantica, cercando le infinite relazioni tra questi segni e gli oggetti ai quali rimandano…
…è ora di riprendere il viaggio. Ora Babele fa meno paura, il caos è ancora presente e pulsante… eppure c’è una nuova consapevolezza: la possibilità di condividere il cammino sentendosi un po’ meno soli, parte di un’unica, anche se talvolta impaurita, famiglia umana.
Segno, Simbolo, Sintassi
Di Claudio Rizzi
Come in un atto teatrale, tre attori interpretano il soggetto. Il linguaggio dell’arte, partendo dall’epoca moderna e attraversando il ‘900, ha compiuto una magnifica evoluzione. Talvolta appare come rivoluzione o anarchico stravolgimento di canoni inflessibili. Invece si tratta di una linea coerente in logica
sequenzialità.
Il linguaggio parlato e scritto, fondamento della più aulica letteratura, ha seguito un percorso parallelo ma nella quotidianità di utilizzo e nella strumentalità di comunicazione ha riscontrato maggiore confidenza pur dissimulando la reale comprensione dei motivi. Al contrario, l’arte contemporanea, per vasti strati di pubblico, risulta ancora enigmatica, imperscrutabile se non assurda.
La parola ha vissuto una prospettiva di semplificazione lessicale e di pensiero tesa all’immediatezza nella coesione popolare. Un processo di impoverimento incurante del declino e perpetrato nell’apparenza di adesione al vero, contaminato da mode ed effetti speciali all’insegna di una omologazione generica e impersonale. L’arte ha tracciato una rotta opposta: dalla sudditanza ai dettati prestabiliti è transitata
alla piena autonomia espressiva liberandosi dal debito narrativo verso l’oggettività e affrontando i territori emotivi della soggettività.
Parola e immagine, lettere e arti visive, hanno sempre intrecciato intensa complementarità, reciprocità di riferimento e sostegno, celebrazione dei rispettivi contenuti nel ritrarre le voci della Storia come nella documentazione dei valori artistici. Un cammino parallelo, talvolta condiviso in grande passione nella dialettica di alti ideali e nel dibattito intorno all’estetica.
Vasi comunicanti nell’affinità di intenti e talora nella trasposizione dei ruoli. La scrittura che delinea e dipinge la figura letteraria e, d’altro canto, pittura e scultura che evocano la memoria e liberano la poesia.
Tanto più oggi, nell’epoca tecnologica, nell’arduo equilibrio tra elogio del progresso e sfrenata pratica dell’eccesso, la parola e l’arte riaccendono i valori dell’intelletto e ne rivendicano il ruolo.
La letteratura ha coadiuvato l’arte quando la divulgazione dell’immagine era invalicabile ostacolo. In epoca contemporanea, e non di rado, la pittura ha adottato la parola riconoscendone non solo il valore di simbolo ma di essenza.
E se la scrittura patisce nella prassi sincopata degli sms e delle e-mail, la pittura la soccorre, ne recupera l’anima e le restituisce statura congenita.
Perché agli albori dell’umanità tutto nasce insieme: il segno è simbolo e diviene parola e concetto.
Il disegno è figura e determina la comunicazione. Con la definizione del pensiero interviene la sintassi ed attua la struttura espressiva che assume forma come chiarezza di immagine.
Segno simbolo e sintassi calcano la scena oggi come pietre miliari dell’umanità, lunga linea di raccordo che conduce dalla scoperta del mondo alla contemporaneità. Il gesto musicale di Elena Strada riecheggia il tratto dei graffiti rupestri, prima traccia della parola incisa. Un segno spontaneo e perentorio che scava nel tempo e percorre il quadro come venatura sottile o spartito dell’emozione. Un’architettura
della forma a delineare i campi del sentimento spesso autoreferente.
La visione di Lucio Perna è prospettiva di lettura dell’infinito, mappa geografica dello spazio esistenziale, territorio di viaggio, memoria e immedesimazione. Una pergamena antesignana di intimo diario per testimoniare il mondo nell’attimo della percezione. Un macrocosmo di fascino e d’ignoto che diviene luogo dell’animo nella tensione d’ascolto.
La struttura composita di Antonio Pizzolante racchiude il tempo: radici, sedimenti, reliquie. Aleggia la trasparenza del presente ma prorompono le voci dell’antico. La libertà poetica si coniuga all’evocazione del valore oggettivo, del vissuto universale. Risuonano brani di terra sacra, di gente umile, di cori e canti di fede. Personalità distinte, dotate di cospicuo patrimonio espressivo, singolarmente artefici di un mondo poetico che non soffre subalternità e non necessita di correlati complementari.
Il deserto di Lucio Perna è la tabula rasa ove scrivere le gesta, le leggi e le colpe dell’uomo, pagina immensa di passato e futuro, giorni bianchi e giorni neri, annali, fasti e baratri. L’orizzonte è la meta, l’illusione miraggio e il cammino senza approdo.
La manualità di Antonio Pizzolante reincarna il mito antico del Demiurgo capace di innalzare la sfera umana all’Olimpo, recupera, reintegra e nobilita. Tramuta l’oggetto in personaggio, gloria e pietas, regala un’anima e attribuisce un’altra dimensione.
L’improvvisa apparizione dell’immagine in Elena Strada è balenio della consapevolezza, dialogo tra segreti dell’animo e manifestazione del reale, tensioni contrapposte e affioramento di sensi. Inattesa rivelazione del vero e profonda conquista.
Identità definite e mature nelle proprie prerogative: il paesaggio interiore e la percezione emotiva in Elena Strada, il richiamo d’oltre limite o tentazione di Ulisse in Lucio Perna, lo scrigno dei reperti come sapori del tempo in Antonio Pizzolante.
Benché distanti nei singoli caratteri, poste a raffronto nella dinamica espositiva, le opere dialogano instaurando rapporti e rimandi, riferimenti e inattese attinenze. Sono testi autobiografici e pagine di introspezione, metaforicamente autoritratti. L’attimo di percezione intensa, stupore della scoperta e sgomento domato per Elena Strada; la magia dell’orizzonte, richiamo di fascino imperativo in Lucio
Perna; la sedimentazione della memoria nel cammino dell’umanità in Antonio Pizzolante.
Apparentemente lontani, i temi convergono tutti nell’intensità di focalizzazione. Mostrano equivalenza di sensibilità e indicano comunque un paesaggio: dell’anima, dell’attesa o del tempo.
Liberi da ogni vincolo narrativo, attingono all’inchiostro della verità interiore e in questo denominatore comune si stagliano punti di contatto e tessiture di avvicinamento.
Perché le ottiche non sono compartimenti stagni ma oasi di riflessione ove confluiscono conoscenza, rispetto e reciprocità.
Forse Strada, sedimentata la meraviglia dell’istante, affronterà il percorso dell’universo e Perna, al tramonto di un deserto, ritroverà traccia d’antico e scrigno del tempo, mentre Pizzolante riconoscerà nelle vene dell’ulivo secolare il candore di un attimo improvviso.
Una licenza di fantasia, visionaria trasposizione di ruoli, per immaginare l’infinito nell’incanto della suggestione.
04
settembre 2010
Perna | Pizzolante | Strada – Segno Simbolo Sintassi
Dal 04 settembre al 03 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
ERREPI ARTE
Mantova, Via Dell'accademia, 17, (Mantova)
Mantova, Via Dell'accademia, 17, (Mantova)
Orario di apertura
da martedi a venerdi 10-12,30 e 16-19,30
sabato e domenica 10-12,30 e 16-20
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore