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Picture frame
Parlare di cornice (picture frame) a proposito di una mostra che include lavori pittorici, significa rilevare quell’ap-partenenza di un sapere come forma di marginalità rispetto alla tradizione da cui si è sviluppato.
Comunicato stampa
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Parlare di cornice (picture frame) a proposito di una mostra che include lavori pittorici, significa rilevare quell’ap-partenenza di un sapere come forma di marginalità rispetto alla tradizione da cui si è sviluppato. Questo tipo di sapere ci interessa altresì come tracciato di un confine ma anche come suo attraversamento.
Parafrasando il discorso antropologico, la società umana organizza un sapere (com’è la pittura) per tracciare un confine, una forma d’identità distinta da altre. La distinzione e l’appartenenza sono aspetti opposti ma complementari, di quel continuo processo di costruzione di confini, che accompagna l’intera storia umana.
Alla base delle distinzioni più generali che le società nel loro complesso sono capaci di instaurare, vi è una continua opera di “costruzione di confini”. Questi ambiti sono sempre ottenuti mediante l’enunciazione di discorsi che hanno lo scopo di produrre delle specificità, ambiti di distinzione cui ricondurre la propria identità definita in contrapposizione ad altre.picture frame, cornice, ma anche forca, cappio al collo, nel linguaggio che le diedero i guappi di New York (Jorge Luis Borges, Storia dell’eternità). Perciò si tratta, nel nostro tempo attuale, di sapere attraversare questi confini, per non sostare nella trappola nostalgica di un proprio e unico confine. Ma questo “necessario” attraversamento ci deve rendere più “sospettosi” delle linee di demarcazione tracciate da tanta critica odierna, interessata a riproporre sempre nuovi confini autoescludentesi, in nome di una supposta contemporaneità che invece, altro non è che nostalgico vuoto e bisognoso senso di ap-partenenza al circolo esclusivo di un’avanguardia (più sognata che reale).
Parafrasando il discorso antropologico, la società umana organizza un sapere (com’è la pittura) per tracciare un confine, una forma d’identità distinta da altre. La distinzione e l’appartenenza sono aspetti opposti ma complementari, di quel continuo processo di costruzione di confini, che accompagna l’intera storia umana.
Alla base delle distinzioni più generali che le società nel loro complesso sono capaci di instaurare, vi è una continua opera di “costruzione di confini”. Questi ambiti sono sempre ottenuti mediante l’enunciazione di discorsi che hanno lo scopo di produrre delle specificità, ambiti di distinzione cui ricondurre la propria identità definita in contrapposizione ad altre.picture frame, cornice, ma anche forca, cappio al collo, nel linguaggio che le diedero i guappi di New York (Jorge Luis Borges, Storia dell’eternità). Perciò si tratta, nel nostro tempo attuale, di sapere attraversare questi confini, per non sostare nella trappola nostalgica di un proprio e unico confine. Ma questo “necessario” attraversamento ci deve rendere più “sospettosi” delle linee di demarcazione tracciate da tanta critica odierna, interessata a riproporre sempre nuovi confini autoescludentesi, in nome di una supposta contemporaneità che invece, altro non è che nostalgico vuoto e bisognoso senso di ap-partenenza al circolo esclusivo di un’avanguardia (più sognata che reale).
21
giugno 2010
Picture frame
Dal 21 giugno al 04 luglio 2010
arte contemporanea
Location
BRANDSTORMING CONCEPT STORE
Milano, Via Corsico, 3, (Milano)
Milano, Via Corsico, 3, (Milano)
Orario di apertura
lunedì – venerdì dalle 10.30 alle 13.00 dalle 15.00 alle 20.00 il 27 giugno (fiera dell’antiquariato) orario continuo dalle 10.00 alle 20.00
Vernissage
21 Giugno 2010, ore 18
Autore
Curatore