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David Paolinetti – Wonderful childhood
Non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice recita un adagio, soprattutto se dell’infanzia guardiamo a fondo il vero volto, tutte le sfumature. E’ quello che sembra fare David Paolinetti con i suoi disegni, dipinti e sculture.
Comunicato stampa
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Non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice recita un adagio, soprattutto se dell’infanzia guardiamo a fondo il vero volto, tutte le sfumature.
E’ quello che sembra fare David Paolinetti con i suoi disegni, dipinti e sculture.
Un’infanzia che ricorda più da vicino i bambini del Nastro Bianco, il film di Haneke, che quelli di De Amicis.
Un coacervo di pulsioni latenti e inespresse, di non dosate esternazioni passionali e morbosità relazionale condita da indistinzione di genere, il tutto unificato da un senso panico di onnipotenza.
Una violenza mal celata dietro i lineamenti addolciti e l’incarnato luminoso e serico.
Questo esprime la negrae lineae di Paolinetti, distesa con sapienza sul foglio abbinata ad un impeto espressionista, che si arresta solo di fronte alla verosimiglianza fisiognomica.
Perché il perturbante ha bisogno di districarsi tra elementi riconoscibili e fenomeni estranei.
L’artista ha maturato una sintassi espressiva in grado di modulare questa dimensione perturbante che coinvolge lo spettatore, declinandola sia sul versante grafico che su quello plastico.
Le sculture in bronzo realizzate appositamente per l’occasione rivelano la solidità d’impianto della tradizione classica a cui abbinano un’aura rituale che rinvia alla scultura africana, testimoniando una conoscenza da parte dell’artista dei vari registri e dei vari codici espressivi plastici.
Le sculture in ceramica,da leggere come complesso appositamente realizzate anch’esse per l’occasione traducono attraverso la conquista di una perizia tecnica invidiabile, un sapiente mix di ascendenza vintage, raffinato kitsch letterario e una perversità dandystica diffusa.
Paolinetti dopo aver maturato un’importante esperienza artistica berlinese, torna ad esporre in Italia dimostrando il dominio di un repertorio espressivo e tecnico variegato e ben strutturato.
Un repertorio che lascia ampio spazio alla sperimentazione, alla ricerca estetica, mantenendo salde le radici del savoir faire e ponendosi come scopo principale quello della conquista e dell’affinamento di uno stile personale, come unico strumento per alimentare lo sguardo dello spettatore.
E’ quello che sembra fare David Paolinetti con i suoi disegni, dipinti e sculture.
Un’infanzia che ricorda più da vicino i bambini del Nastro Bianco, il film di Haneke, che quelli di De Amicis.
Un coacervo di pulsioni latenti e inespresse, di non dosate esternazioni passionali e morbosità relazionale condita da indistinzione di genere, il tutto unificato da un senso panico di onnipotenza.
Una violenza mal celata dietro i lineamenti addolciti e l’incarnato luminoso e serico.
Questo esprime la negrae lineae di Paolinetti, distesa con sapienza sul foglio abbinata ad un impeto espressionista, che si arresta solo di fronte alla verosimiglianza fisiognomica.
Perché il perturbante ha bisogno di districarsi tra elementi riconoscibili e fenomeni estranei.
L’artista ha maturato una sintassi espressiva in grado di modulare questa dimensione perturbante che coinvolge lo spettatore, declinandola sia sul versante grafico che su quello plastico.
Le sculture in bronzo realizzate appositamente per l’occasione rivelano la solidità d’impianto della tradizione classica a cui abbinano un’aura rituale che rinvia alla scultura africana, testimoniando una conoscenza da parte dell’artista dei vari registri e dei vari codici espressivi plastici.
Le sculture in ceramica,da leggere come complesso appositamente realizzate anch’esse per l’occasione traducono attraverso la conquista di una perizia tecnica invidiabile, un sapiente mix di ascendenza vintage, raffinato kitsch letterario e una perversità dandystica diffusa.
Paolinetti dopo aver maturato un’importante esperienza artistica berlinese, torna ad esporre in Italia dimostrando il dominio di un repertorio espressivo e tecnico variegato e ben strutturato.
Un repertorio che lascia ampio spazio alla sperimentazione, alla ricerca estetica, mantenendo salde le radici del savoir faire e ponendosi come scopo principale quello della conquista e dell’affinamento di uno stile personale, come unico strumento per alimentare lo sguardo dello spettatore.
27
giugno 2010
David Paolinetti – Wonderful childhood
Dal 27 giugno al 27 luglio 2010
arte contemporanea
Location
VILLA PRINCIPESSA
Lucca, Via Nuova Per Pisa, 1616/G , (Lucca)
Lucca, Via Nuova Per Pisa, 1616/G , (Lucca)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10/13 e 16/19.30
Vernissage
27 Giugno 2010, ore 19
Autore
Curatore