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Arabella Giorgi – 1942-1973
In un contesto artistico nazionale, che va dai primi anni ’60 ai primi ’70, tra quegli artisti veneti capaci di imprimere una spinta decisiva al processo di radicale trasformazione in atto, Arabella Giorgi occuperà un ruolo unico e fondamentale, travalicando gli stessi confini cittadini, inserendosi nel preciso contesto storico della sperimentazione pittorica italiana.
Comunicato stampa
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Arabella Giorgi
Verso una Nuova Pittura
In un contesto artistico nazionale, che va dai primi anni ’60 ai primi ’70, tra quegli artisti veneti capaci di imprimere una spinta decisiva al processo di radicale trasformazione in atto, Arabella Giorgi occuperà un ruolo unico e fondamentale, travalicando gli stessi confini cittadini, inserendosi nel preciso contesto storico della sperimentazione pittorica italiana.
Il suo esordio ufficiale risale quindi al 1957, anno in cui le esperienze prodotte all’Istituto Statale d’Arte si fanno più sicure; due anni dopo inizia a frequentare l’Accademia veneziana, lavorando fianco a fianco ai futuri giovani protagonisti della nuova stagione artistica lagunare, tra i quali dobbiamo ricordare Fabrizio Plessi, suo compagno e futuro marito.
Il percorso artistico della Giorgi si interromperà improvvisamente nel 1973, anno della sua prematura morte, a soli trent’anni.
La sua ricerca pittorica si muove, dopo una primissima partenza legata alle tematiche di matrice espressionista, verso un’indagine che fonde assieme la corrente della Neofigurazione ad una pittura prettamente segnica, avvicinandosi, poco a poco, alle ultime esperienze informali e astratte ancora attive in città, e rappresentate non solo dalle figure di Vedova o di Santomaso, ma dagli artisti firmatari del Movimento Spaziale veneziano come Bacci, Deluigi e Morandis.
Da queste influenze nascono lavori di grande gestualità pittorica e lirismo cromatico, dettaglio, quest’ultimo, da tenersi bene a mente, perché sarà proprio il vibrante colorismo proposto nelle sue tele, uno degli elementi fondamentali della ricerca artistica della Giorgi.
In seguito, dopo il riconoscimento assegnato alla Pop Art durante la Biennale del 1964, la Giorgi vira il suo registro astratto, proponendo delle “visioni artificiali” di carattere metafisico, attraverso una singolare rilettura di questo nuovo linguaggio.
Di particolare rilievo è l’esposizione di 8 Pittori italiani del 1965 alla Galleria Haussamman di Cortina D’Ampezzo, dove il suo nome figura assieme a quelli di Mario Schifano, Rodolfo Aricò e Lucio Del Pezzo.
Non è la sola artista comunque, in ambito lagunare, ad avvicinarsi a questa grammatica; di fatto in quegli stessi anni sono attivi in città artisti come Nino Ovan, Paolo Gioli e Fabrizio Plessi, tutti tesi in una loro singolare rielaborazione del Pop.
La breve esperienza contrassegnata da questo nuovo linguaggio, fondamentale passaggio per la maturità di questa artista, porterà la Giorgi a ripensare, attraverso un’analisi geometrico-formale sempre più sintetica degli elementi compositivi, ad un fare pittorico astratto, sino a giungere a delle soluzioni strutturali e coloristiche pure, ora rivolte a delle esperienze, di matrice gestaltica, tese all’indagine analitica del mezzo espressivo.
Tuttavia non fu la sola, nel panorama artistico veneto, a questa nuova esperienza: tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta aderiscono a questo indirizzo le figure di Paolo Patelli, Pope Galli e, anche se più legata ad un’indagine scultoreo-strutturale, Gea D’Este.
In meno di dieci anni, comunque, la Giorgi giunge così ad una maturità tecnica ed intellettuale sorprendente che, nei successivi e ultimi cinque anni, la vanno a collocare di diritto, assieme a Giorgio Griffa, Claudio Verna, Riccardo Guarnieri e Carmengloria Morales tra i più originali protagonisti della corrente della Pittura Analitica italiana.
Luca Vianello
Verso una Nuova Pittura
In un contesto artistico nazionale, che va dai primi anni ’60 ai primi ’70, tra quegli artisti veneti capaci di imprimere una spinta decisiva al processo di radicale trasformazione in atto, Arabella Giorgi occuperà un ruolo unico e fondamentale, travalicando gli stessi confini cittadini, inserendosi nel preciso contesto storico della sperimentazione pittorica italiana.
Il suo esordio ufficiale risale quindi al 1957, anno in cui le esperienze prodotte all’Istituto Statale d’Arte si fanno più sicure; due anni dopo inizia a frequentare l’Accademia veneziana, lavorando fianco a fianco ai futuri giovani protagonisti della nuova stagione artistica lagunare, tra i quali dobbiamo ricordare Fabrizio Plessi, suo compagno e futuro marito.
Il percorso artistico della Giorgi si interromperà improvvisamente nel 1973, anno della sua prematura morte, a soli trent’anni.
La sua ricerca pittorica si muove, dopo una primissima partenza legata alle tematiche di matrice espressionista, verso un’indagine che fonde assieme la corrente della Neofigurazione ad una pittura prettamente segnica, avvicinandosi, poco a poco, alle ultime esperienze informali e astratte ancora attive in città, e rappresentate non solo dalle figure di Vedova o di Santomaso, ma dagli artisti firmatari del Movimento Spaziale veneziano come Bacci, Deluigi e Morandis.
Da queste influenze nascono lavori di grande gestualità pittorica e lirismo cromatico, dettaglio, quest’ultimo, da tenersi bene a mente, perché sarà proprio il vibrante colorismo proposto nelle sue tele, uno degli elementi fondamentali della ricerca artistica della Giorgi.
In seguito, dopo il riconoscimento assegnato alla Pop Art durante la Biennale del 1964, la Giorgi vira il suo registro astratto, proponendo delle “visioni artificiali” di carattere metafisico, attraverso una singolare rilettura di questo nuovo linguaggio.
Di particolare rilievo è l’esposizione di 8 Pittori italiani del 1965 alla Galleria Haussamman di Cortina D’Ampezzo, dove il suo nome figura assieme a quelli di Mario Schifano, Rodolfo Aricò e Lucio Del Pezzo.
Non è la sola artista comunque, in ambito lagunare, ad avvicinarsi a questa grammatica; di fatto in quegli stessi anni sono attivi in città artisti come Nino Ovan, Paolo Gioli e Fabrizio Plessi, tutti tesi in una loro singolare rielaborazione del Pop.
La breve esperienza contrassegnata da questo nuovo linguaggio, fondamentale passaggio per la maturità di questa artista, porterà la Giorgi a ripensare, attraverso un’analisi geometrico-formale sempre più sintetica degli elementi compositivi, ad un fare pittorico astratto, sino a giungere a delle soluzioni strutturali e coloristiche pure, ora rivolte a delle esperienze, di matrice gestaltica, tese all’indagine analitica del mezzo espressivo.
Tuttavia non fu la sola, nel panorama artistico veneto, a questa nuova esperienza: tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta aderiscono a questo indirizzo le figure di Paolo Patelli, Pope Galli e, anche se più legata ad un’indagine scultoreo-strutturale, Gea D’Este.
In meno di dieci anni, comunque, la Giorgi giunge così ad una maturità tecnica ed intellettuale sorprendente che, nei successivi e ultimi cinque anni, la vanno a collocare di diritto, assieme a Giorgio Griffa, Claudio Verna, Riccardo Guarnieri e Carmengloria Morales tra i più originali protagonisti della corrente della Pittura Analitica italiana.
Luca Vianello
15
giugno 2010
Arabella Giorgi – 1942-1973
Dal 15 al 30 giugno 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLE PRIGIONI
Venezia, Castello, 4209, (Venezia)
Venezia, Castello, 4209, (Venezia)
Orario di apertura
tutti i giorni
10.00-13.00/15.00-18.00
Vernissage
15 Giugno 2010, ore 18
Autore