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Giacomo Pedrazzi / Giovanni Antonio Vanoni – Preghiere dipinte
Un omaggio a due pittori valmaggesi. La Pinacoteca Züst dedica una mostra omaggio a due pittori valmaggesi, Giovanni Antonio Vanoni (Aurigeno 1810-1886) e Giacomo Antonio Pedrazzi (Cerentino 1810-1879), nel bicentenario della loro nascita.
Comunicato stampa
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Un omaggio a due pittori valmaggesi – La Pinacoteca Züst dedica una mostra omaggio a due pittori valmaggesi, Giovanni Antonio Vanoni (Aurigeno 1810-1886) e Giacomo Antonio Pedrazzi (Cerentino 1810-1879), nel bicentenario della loro nascita.
Si tratta di due pittori che, per la loro ampia attività decorativa in chiese, cappelle, cascine o case borghesi, per il loro linguaggio figurativo popolare, solo apparentemente ingenuo, entrano di diritto nella storia artistica del Ticino.
La piccola rassegna, a cura di Giulio Foletti e organizzata in collaborazione con l'APAV, il Museo etnografico di Cevio e "Val Rovana è....", non vuole essere certamente esaustiva. Mira invece a documentare, attraverso una sintetica campionatura di opere – tra le quali alcuni inediti –, i vari generi nei quali i due pittori si sono applicati: gli stendardi processionali, che portano ancora oggi i segni dell’uso intenso che se ne fece; le Vie Crucis; i dipinti devozionali (Santi e Madonne), gli ex voto. Accanto a questa produzione più nota, non mancano però i ritratti dei notabili locali: spesso sono opere destinate a ricordare ai posteri i volti di coloro che contribuirono, con la loro attività, a costruire la storia delle comunità di valle.
Vanoni e Pedrazzi furono pittori molto prolifici, che disseminarono le valli del Ticino di loro opere: nel fascicolo che accompagna la mostra vengono pubblicate due cartine geografiche che evidenziano i luoghi in cui si trovano opere dei due artisti e che vogliono costituire, anche a mostra chiusa, un invito alla visita, per chi volesse approfondire l’argomento.
Giovanni Antonio Vanoni – 25 maggio 1868: “Trovato il pittore Vanoni che mi voleva a bere con lui, non accettai; veniva in cerca di me apposta e per fare la mia conoscenza; mi disse che gli facevo tanto del bene ecc.”. Ad annotare sulle pagine del diario queste scarne e scostanti parole altri non è che Antonio Ciseri (1821-1871). Piero Bianconi le ricordava nella sua ancora oggi fondamentale monografia del 1972, aggiungendo che “invece di cavarsela con uno sprezzante eccetera, quanto meglio avrebbe fatto il Ciseri accettando l’invito del pittore di valle, di undici anni maggiore di lui […]. Ma l’accademico fiorentino, attorniato dai maggiorenti del borgo, non diede altrimenti udienza al povero Vanoni”.
Per una singolare coincidenza è la Pinacoteca Züst, a distanza di tanti anni, a far, seppur virtualmente, incontrare i due pittori. Nel 2009, in occasione dei restauri della Madonna del Sasso di Orselina, è stata infatti inaugurata una mostra-dossier dedicata al Trasporto di Cristo al Sepolcro di Antonio Ciseri, che rimarrà aperta almeno per tutto il 2011. Nella sala adiacente viene ora presentato uno stendardo di Vanoni che riprende fedelmente una parte del Trasporto di Ciseri.
Dopo l’apprendistato a Milano, Vanoni si era recato a Roma, dove rimane affascinato dalle grottesche e dalle opere di Raffaello e forse lavora a Genova e in Valsesia. Rientrato ad Aurigeno, riceve numerose commissioni, anche dai ceti borghesi.
Nonostante la vena popolare, o forse proprio per la genuinità della sua opera, Vanoni non ha mancato di sedurre studiosi di primissimo piano, come il già citato Piero Bianconi, ma anche Dante Isella, che di lui scriveva: “povero Vanoni, pittore di valle, generoso di moderate consolazioni, con la ricchezza dei suoi colori, alle dure esistenze di chi, rimasto ad attendere il figlio, o il marito, o il padre partiti inseguendo la fortuna, per merito del suo pennello conobbe forse qualche gioia…”. “Il re degli ex voto” Vanoni trova infatti in questo genere la sua vena più vivace, descrivendo scenette gustose, che ci riportano a episodi della vita quotidiana del passato, tra difficili condizioni di lavoro, malattie, emigrazione e povertà, dalle quali si trovava conforto solo grazie alla Fede.
Giacomo Pedrazzi – Pedrazzi, abile decoratore che guarda alla tradizione accademica, è ancora poco studiato. La prima parte della sua vita rimane avvolta dal mistero: appartenente a una famiglia di “mastri da muro” e pittori, lavora con il padre in Valtellina; si reca in seguito a Milano, dove forse segue qualche corso di pittura serale a Brera (il regesto delle iscrizioni non riporta il suo nome) e viaggia tra Lombardia e Piemonte, fino al rientro in Valmaggia. Nel 1854 si imbarca per l’Australia, esponendo l’anno successivo a Melbourne.
Al suo rientro in valle affresca, insieme a collaboratori la cui identità è ancora nell’ombra, moltissime cappelle e chiese; collabora con Vanoni a Intragna e Muralto e forse anche con altri pittori, tra i quali Antonio Rinaldi.
Di recente sono emersi alcuni ritratti di buona qualità che potrebbero essere accostati, per via stilistica, alla sua mano: vengono presentati in mostra come proposte attributive che attendono verifica.
Si tratta di due pittori che, per la loro ampia attività decorativa in chiese, cappelle, cascine o case borghesi, per il loro linguaggio figurativo popolare, solo apparentemente ingenuo, entrano di diritto nella storia artistica del Ticino.
La piccola rassegna, a cura di Giulio Foletti e organizzata in collaborazione con l'APAV, il Museo etnografico di Cevio e "Val Rovana è....", non vuole essere certamente esaustiva. Mira invece a documentare, attraverso una sintetica campionatura di opere – tra le quali alcuni inediti –, i vari generi nei quali i due pittori si sono applicati: gli stendardi processionali, che portano ancora oggi i segni dell’uso intenso che se ne fece; le Vie Crucis; i dipinti devozionali (Santi e Madonne), gli ex voto. Accanto a questa produzione più nota, non mancano però i ritratti dei notabili locali: spesso sono opere destinate a ricordare ai posteri i volti di coloro che contribuirono, con la loro attività, a costruire la storia delle comunità di valle.
Vanoni e Pedrazzi furono pittori molto prolifici, che disseminarono le valli del Ticino di loro opere: nel fascicolo che accompagna la mostra vengono pubblicate due cartine geografiche che evidenziano i luoghi in cui si trovano opere dei due artisti e che vogliono costituire, anche a mostra chiusa, un invito alla visita, per chi volesse approfondire l’argomento.
Giovanni Antonio Vanoni – 25 maggio 1868: “Trovato il pittore Vanoni che mi voleva a bere con lui, non accettai; veniva in cerca di me apposta e per fare la mia conoscenza; mi disse che gli facevo tanto del bene ecc.”. Ad annotare sulle pagine del diario queste scarne e scostanti parole altri non è che Antonio Ciseri (1821-1871). Piero Bianconi le ricordava nella sua ancora oggi fondamentale monografia del 1972, aggiungendo che “invece di cavarsela con uno sprezzante eccetera, quanto meglio avrebbe fatto il Ciseri accettando l’invito del pittore di valle, di undici anni maggiore di lui […]. Ma l’accademico fiorentino, attorniato dai maggiorenti del borgo, non diede altrimenti udienza al povero Vanoni”.
Per una singolare coincidenza è la Pinacoteca Züst, a distanza di tanti anni, a far, seppur virtualmente, incontrare i due pittori. Nel 2009, in occasione dei restauri della Madonna del Sasso di Orselina, è stata infatti inaugurata una mostra-dossier dedicata al Trasporto di Cristo al Sepolcro di Antonio Ciseri, che rimarrà aperta almeno per tutto il 2011. Nella sala adiacente viene ora presentato uno stendardo di Vanoni che riprende fedelmente una parte del Trasporto di Ciseri.
Dopo l’apprendistato a Milano, Vanoni si era recato a Roma, dove rimane affascinato dalle grottesche e dalle opere di Raffaello e forse lavora a Genova e in Valsesia. Rientrato ad Aurigeno, riceve numerose commissioni, anche dai ceti borghesi.
Nonostante la vena popolare, o forse proprio per la genuinità della sua opera, Vanoni non ha mancato di sedurre studiosi di primissimo piano, come il già citato Piero Bianconi, ma anche Dante Isella, che di lui scriveva: “povero Vanoni, pittore di valle, generoso di moderate consolazioni, con la ricchezza dei suoi colori, alle dure esistenze di chi, rimasto ad attendere il figlio, o il marito, o il padre partiti inseguendo la fortuna, per merito del suo pennello conobbe forse qualche gioia…”. “Il re degli ex voto” Vanoni trova infatti in questo genere la sua vena più vivace, descrivendo scenette gustose, che ci riportano a episodi della vita quotidiana del passato, tra difficili condizioni di lavoro, malattie, emigrazione e povertà, dalle quali si trovava conforto solo grazie alla Fede.
Giacomo Pedrazzi – Pedrazzi, abile decoratore che guarda alla tradizione accademica, è ancora poco studiato. La prima parte della sua vita rimane avvolta dal mistero: appartenente a una famiglia di “mastri da muro” e pittori, lavora con il padre in Valtellina; si reca in seguito a Milano, dove forse segue qualche corso di pittura serale a Brera (il regesto delle iscrizioni non riporta il suo nome) e viaggia tra Lombardia e Piemonte, fino al rientro in Valmaggia. Nel 1854 si imbarca per l’Australia, esponendo l’anno successivo a Melbourne.
Al suo rientro in valle affresca, insieme a collaboratori la cui identità è ancora nell’ombra, moltissime cappelle e chiese; collabora con Vanoni a Intragna e Muralto e forse anche con altri pittori, tra i quali Antonio Rinaldi.
Di recente sono emersi alcuni ritratti di buona qualità che potrebbero essere accostati, per via stilistica, alla sua mano: vengono presentati in mostra come proposte attributive che attendono verifica.
13
giugno 2010
Giacomo Pedrazzi / Giovanni Antonio Vanoni – Preghiere dipinte
Dal 13 giugno 2010 al 09 gennaio 2011
arte moderna
Location
PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZUST
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Biglietti
Fr. 8.-/ € 6 - Ridotto (pensionati, studenti, comitive): Fr.6.-/ € 4,50. Scuole ticinesi: gratuito
Visite guidate su prenotazione, anche fuori orario.
Orario di apertura
marzo-giugno: da martedì a domenica 9-12 / 14-17 luglio-agosto: da martedì a domenica 14-18 settembre-primi di gennaio: da martedì a venerdì 9-12 / 14-18; sabato, domenica e festivi 10-12 / 14-18 Chiuso: lunedì; 24-25-31/12 - 01/01
Vernissage
13 Giugno 2010, ore 17
Autore
Curatore