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Giampiero Palmieri – Portoferraio
mostra fotografica
Comunicato stampa
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Alla scoperta di Portoferraio
Portoferraio, centro principale dell’isola d’Elba, è una città stupenda, simile a un quartiere della Firenze rinascimentale, dalle architetture solenni, edificata in mezzo a un mare blu cobalto, cinta da mura e bastioni possenti, ornata dalle più belle spiagge dell’isola (dalle Ghiaie fino all’Enfola). Ed è una città viva, non una Disneyland o una cartolina per turisti, ma un capoluogo dotato di tutti i servizi, delle scuole, del cinema, di istituzioni culturali di tradizione (teatro, biblioteca, archivio, musei), ricca di storia, di cultura, di passione civica. Tanto che ne ho fatto la patria d’elezione insieme a mia moglie Margherita che, se possibile, ama l’Elba ancor più di me, attratti, entrambi, dalle bellezze naturali e dalle acque trasparenti e pescose. Sembra di nuotare in un acquario, alle Ghiaie, la spiaggia cara ai nativi del posto che riconosceranno certamente nelle foto di Palmieri la gatta, accoccolata sulla “sua” panchina così come i gabbiani mimetici a passeggio sullo strato di alghe o, per restare in tema di animali, la coppia di anatre provenienti dalla zona umida di San Giovanni, in gita nei pressi del molo Elba. Prima ancora di uno sguardo sulla periferia, l’Autore inquadra una lapide, collocata sulla porta a mare, che riassume la memorabile impresa del fondatore della città: “Le chiese, le mura, le case, le fortezze, il porto, Cosimo de’ Medici secondo duca dei Fiorentini, eresse dalle fondamenta nell’anno del Signore 1549”. Un pezzo di Firenze in mezzo al mare, come dicevo all’inizio, senza esagerazione. L’isola d’Elba infatti era tripartita tra il dominio degli Appiani, signori di Piombino, degli Spagnoli, insediati a Porto Longone e dei Medici che necessitavano di una base navale per la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano. Un punto chiave, insomma, per il controllo del Mediterraneo occidentale.
Oggetto specifico della ricerca di Palmieri è appunto la città, ma una città intima, non quella battuta dalle comitive dei turisti organizzati. Starei per dire una città segreta, ma in realtà nemmeno questo era l’intento di Giampiero. Attento, piuttosto, ai particolari, al gioco dei colori, alle immagini riflesse, nei vetri o nell’acqua. Per svelarci cose che tutti noi abbiamo sott’occhio, in una dimensione quotidiana, ma che raramente percepiamo. Ecco, Giampiero ha ripercorso itinerari che anch’io percorro quasi ogni giorno quando sono all’Elba, ma è riuscito a indurmi a osservare con occhi diversi, e più attenti, aspetti che francamente mi erano sfuggiti. Quindi le immagini di Portoferraio qui proposte sono al tempo stesso familiari, ma inedite, in ogni caso mai banali. Quando mai una bitta mi è apparsa come la testa di un serpente boa? Quando mi sono soffermato sul camminamento che porta al forte Falcone, dalle Viste, vedendolo come se fosse una cortina muraria? O ho degnato d’attenzione le macchie sui muri, o sbirciato dalle feritoie? Portoferraio è lì, sotto gli occhi di tutti, ma l’occhio del fotografo sa andare oltre e, come il poeta, sa svelare aspetti che sfuggono a un osservatore comune. Ad esempio, il bastione del forte Falcone, interpretato come se fosse la prua di una nave. E poi c’è la poetica del doppio, e del rispecchiamento, di matrice forse teatrale. In certe immagini funzionale a un maggior impatto visivo, come nel caso dei sassi delle Ghiaie confitti in una grata, o nel caso dell’intonaco “fiorito”. In altri casi intenzionalmente ricercato, come le finestre ripetute nelle quali si rispecchia la città: abbiamo sia lo specchio che la doppia immagine. O ancora, c’è una variazione lieve, di prospettiva, che rende l’idea di un percorso, come nel caso delle immagini di via della Campana. O la stessa immagine, affiancata, che convergendo su un unico punto ci offre un paesaggio urbano che non esiste nella realtà ma è una costruzione mentale del fotografo (è il caso della salita Napoleone). Dalla ricerca di Giampiero potrebbero scaturire numerose mostre a tema, diciamo che con questa prima mostra, frutto di una selezione durissima tra centinaia di scatti, si è voluto offrire una sorta di campionatura, un saggio del lavoro svolto nell’ambito di un progetto coerente. Ecco che ora esce dal cassetto per la soddisfazione di quanti, come me, amano sinceramente l’antica Cosmopolis, città dal fascino discreto. Saper vedere aiuta a conoscere, il che rappresenta la miglior garanzia per la tutela del patrimonio storico artistico e ambientale che abbiamo ereditato.
Gilberto Zacchè
Portoferraio, centro principale dell’isola d’Elba, è una città stupenda, simile a un quartiere della Firenze rinascimentale, dalle architetture solenni, edificata in mezzo a un mare blu cobalto, cinta da mura e bastioni possenti, ornata dalle più belle spiagge dell’isola (dalle Ghiaie fino all’Enfola). Ed è una città viva, non una Disneyland o una cartolina per turisti, ma un capoluogo dotato di tutti i servizi, delle scuole, del cinema, di istituzioni culturali di tradizione (teatro, biblioteca, archivio, musei), ricca di storia, di cultura, di passione civica. Tanto che ne ho fatto la patria d’elezione insieme a mia moglie Margherita che, se possibile, ama l’Elba ancor più di me, attratti, entrambi, dalle bellezze naturali e dalle acque trasparenti e pescose. Sembra di nuotare in un acquario, alle Ghiaie, la spiaggia cara ai nativi del posto che riconosceranno certamente nelle foto di Palmieri la gatta, accoccolata sulla “sua” panchina così come i gabbiani mimetici a passeggio sullo strato di alghe o, per restare in tema di animali, la coppia di anatre provenienti dalla zona umida di San Giovanni, in gita nei pressi del molo Elba. Prima ancora di uno sguardo sulla periferia, l’Autore inquadra una lapide, collocata sulla porta a mare, che riassume la memorabile impresa del fondatore della città: “Le chiese, le mura, le case, le fortezze, il porto, Cosimo de’ Medici secondo duca dei Fiorentini, eresse dalle fondamenta nell’anno del Signore 1549”. Un pezzo di Firenze in mezzo al mare, come dicevo all’inizio, senza esagerazione. L’isola d’Elba infatti era tripartita tra il dominio degli Appiani, signori di Piombino, degli Spagnoli, insediati a Porto Longone e dei Medici che necessitavano di una base navale per la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano. Un punto chiave, insomma, per il controllo del Mediterraneo occidentale.
Oggetto specifico della ricerca di Palmieri è appunto la città, ma una città intima, non quella battuta dalle comitive dei turisti organizzati. Starei per dire una città segreta, ma in realtà nemmeno questo era l’intento di Giampiero. Attento, piuttosto, ai particolari, al gioco dei colori, alle immagini riflesse, nei vetri o nell’acqua. Per svelarci cose che tutti noi abbiamo sott’occhio, in una dimensione quotidiana, ma che raramente percepiamo. Ecco, Giampiero ha ripercorso itinerari che anch’io percorro quasi ogni giorno quando sono all’Elba, ma è riuscito a indurmi a osservare con occhi diversi, e più attenti, aspetti che francamente mi erano sfuggiti. Quindi le immagini di Portoferraio qui proposte sono al tempo stesso familiari, ma inedite, in ogni caso mai banali. Quando mai una bitta mi è apparsa come la testa di un serpente boa? Quando mi sono soffermato sul camminamento che porta al forte Falcone, dalle Viste, vedendolo come se fosse una cortina muraria? O ho degnato d’attenzione le macchie sui muri, o sbirciato dalle feritoie? Portoferraio è lì, sotto gli occhi di tutti, ma l’occhio del fotografo sa andare oltre e, come il poeta, sa svelare aspetti che sfuggono a un osservatore comune. Ad esempio, il bastione del forte Falcone, interpretato come se fosse la prua di una nave. E poi c’è la poetica del doppio, e del rispecchiamento, di matrice forse teatrale. In certe immagini funzionale a un maggior impatto visivo, come nel caso dei sassi delle Ghiaie confitti in una grata, o nel caso dell’intonaco “fiorito”. In altri casi intenzionalmente ricercato, come le finestre ripetute nelle quali si rispecchia la città: abbiamo sia lo specchio che la doppia immagine. O ancora, c’è una variazione lieve, di prospettiva, che rende l’idea di un percorso, come nel caso delle immagini di via della Campana. O la stessa immagine, affiancata, che convergendo su un unico punto ci offre un paesaggio urbano che non esiste nella realtà ma è una costruzione mentale del fotografo (è il caso della salita Napoleone). Dalla ricerca di Giampiero potrebbero scaturire numerose mostre a tema, diciamo che con questa prima mostra, frutto di una selezione durissima tra centinaia di scatti, si è voluto offrire una sorta di campionatura, un saggio del lavoro svolto nell’ambito di un progetto coerente. Ecco che ora esce dal cassetto per la soddisfazione di quanti, come me, amano sinceramente l’antica Cosmopolis, città dal fascino discreto. Saper vedere aiuta a conoscere, il che rappresenta la miglior garanzia per la tutela del patrimonio storico artistico e ambientale che abbiamo ereditato.
Gilberto Zacchè
12
giugno 2010
Giampiero Palmieri – Portoferraio
Dal 12 al 20 giugno 2010
fotografia
Location
GALLERIA 2E
Suzzara, Via Enrico Toti, 2E, (Mantova)
Suzzara, Via Enrico Toti, 2E, (Mantova)
Orario di apertura
Venerdì e sabato: 21,00-23,00 Domenica: 10,00-12,00 / 18,00-20,00
Vernissage
12 Giugno 2010, ore 18 Presentazione di Paolo Barbaro
Autore