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Roberto Borghi – Giannetto Bravi: un perpetuo invito al viaggio
Il volume pubblicato da Blu di Prussia traccia un bilancio di questo percorso mettendo anche in luce la passione di Giannetto Bravi per le cartoline, la “materia prima” con cui sono realizzate le sue opere fin dall’inizio degli anni Settanta.
Comunicato stampa
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Giannetto Bravi ha tenuto la sua prima personale nel 1967 a Roma, presso la galleria Fiamma Vigo. Le opere esposte in quella mostra, curata da un allora ventottenne Achille Bonito Oliva, scaturivano da una personale rielaborazione della pittura cinetica, condotta, a parere di Bonito Oliva, “secondo il criterio della pura vitalità”. Il percorso di Bravi si è poi evoluto verso un’originale indagine nella memoria collettiva in cui sono confluite suggestioni storico-artistiche e letterarie, riflessioni sulle potenzialità espressive del linguaggio fotografico e rievocazioni delle origini partenopee dell’artista stesso, talvolta inserite in una cornice mitica. In tutti i lavori realizzati dagli anni Settanta a oggi, Bravi ha però mantenuto la rigorosa impostazione formale e la scansione a modulo dei suoi primi dipinti optical.
Il volume pubblicato da Blu di Prussia traccia un bilancio di questo percorso mettendo anche in luce la passione di Giannetto Bravi per le cartoline, la “materia prima” con cui sono realizzate le sue opere fin dall’inizio degli anni Settanta. Nei lavori di quel decennio e dei primi anni di quello successivo, le vediamo formare ardite strutture di impostazione geometrica, poi espandersi singolarmente e risaltare su tele che fanno pensare ad eleganti dipinti d’epoca, quindi di nuovo moltiplicarsi e compattarsi nell’ultima operazione condotta dall’artista, la Quadreria d’arte moderna. Per Roberto Borghi queste opere rappresentano delle “costruzioni tutt’altro che statiche: gli assemblaggi di cartoline generano delle ‘fughe visuali’, delle situazioni percettive fluttuanti, che manifestano una dinamicità insita nelle loro premesse semantiche. I particolari ‘mattoni’ con cui sono edificate, ovvero le cartoline, sono infatti dei vettori di significato, degli strumenti per ‘far muovere’ dei messaggi nello spazio e nel tempo: il loro compito è quello di comunicare da un luogo a un altro luogo, da un momento – quello di invio – a un altro momento – quello di ricezione. (…) La loro funzione consiste invece nell’ospitare il tempo, nel dargli una dimora, un ambito in cui raccogliersi senza per questo arrestarsi. Perché il tempo, nelle opere di Bravi, agisce, è in movimento, ma si muove in uno spazio circoscritto e con un andamento circolare.”
La bibliografia sul lavoro di Giannetto Bravi, raccolta nell’antologia in appendice al volume a lui dedicato, contempla la presenza di testi dei più importanti critici degli ultimi decenni. Oltre ad Achille Bonito Oliva, Lea Vergine (che firma la prefazione del volume), Filiberto Menna, Gillo Dorfles, Angela Vettese e molti altri. Il critico che ha maggiormente seguito il lavoro di Bravi nel corso di tutto il suo sviluppo è stato Pierre Restany. “Un perpetuo invito al viaggio” è il titolo (tradotto dall’originale francese “Une perpétuelle invitation au voyage”) del suo primo scritto sull’artista, redatto in occasione della personale presso il Centro Apollinaire di Milano nel 1971. A Pierre Restany, scomparso nel maggio 2003 , è dedicato il libro edito da Blu di Prussia.
Il volume pubblicato da Blu di Prussia traccia un bilancio di questo percorso mettendo anche in luce la passione di Giannetto Bravi per le cartoline, la “materia prima” con cui sono realizzate le sue opere fin dall’inizio degli anni Settanta. Nei lavori di quel decennio e dei primi anni di quello successivo, le vediamo formare ardite strutture di impostazione geometrica, poi espandersi singolarmente e risaltare su tele che fanno pensare ad eleganti dipinti d’epoca, quindi di nuovo moltiplicarsi e compattarsi nell’ultima operazione condotta dall’artista, la Quadreria d’arte moderna. Per Roberto Borghi queste opere rappresentano delle “costruzioni tutt’altro che statiche: gli assemblaggi di cartoline generano delle ‘fughe visuali’, delle situazioni percettive fluttuanti, che manifestano una dinamicità insita nelle loro premesse semantiche. I particolari ‘mattoni’ con cui sono edificate, ovvero le cartoline, sono infatti dei vettori di significato, degli strumenti per ‘far muovere’ dei messaggi nello spazio e nel tempo: il loro compito è quello di comunicare da un luogo a un altro luogo, da un momento – quello di invio – a un altro momento – quello di ricezione. (…) La loro funzione consiste invece nell’ospitare il tempo, nel dargli una dimora, un ambito in cui raccogliersi senza per questo arrestarsi. Perché il tempo, nelle opere di Bravi, agisce, è in movimento, ma si muove in uno spazio circoscritto e con un andamento circolare.”
La bibliografia sul lavoro di Giannetto Bravi, raccolta nell’antologia in appendice al volume a lui dedicato, contempla la presenza di testi dei più importanti critici degli ultimi decenni. Oltre ad Achille Bonito Oliva, Lea Vergine (che firma la prefazione del volume), Filiberto Menna, Gillo Dorfles, Angela Vettese e molti altri. Il critico che ha maggiormente seguito il lavoro di Bravi nel corso di tutto il suo sviluppo è stato Pierre Restany. “Un perpetuo invito al viaggio” è il titolo (tradotto dall’originale francese “Une perpétuelle invitation au voyage”) del suo primo scritto sull’artista, redatto in occasione della personale presso il Centro Apollinaire di Milano nel 1971. A Pierre Restany, scomparso nel maggio 2003 , è dedicato il libro edito da Blu di Prussia.
07
giugno 2010
Roberto Borghi – Giannetto Bravi: un perpetuo invito al viaggio
07 giugno 2010
presentazione
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
TEATRO LITTA
Milano, Corso Magenta, 24, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 24, (Milano)
Vernissage
7 Giugno 2010, alle 19 presso il Boccascena Caffè del Teatro Litta
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