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Paesaggio in cornice
Italia, paese per vecchi? Non si direbbe, stavolta. La ricetta è presto fatta. Si prende un vecchio tema, ma di quelli assai classici. Si aggiunge l’utilizzo della tecnica ad olio, e in uno spazio si mescolano assieme le opere di 13 studenti. Mesdames et messieurs, ecco a voi Paesaggio in cornice, realizzato dagli studenti della IV B dell’Istituto d’Arte di Bologna.
Comunicato stampa
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Italia, paese per vecchi? Non si direbbe, stavolta. La ricetta è presto fatta. Si prende un vecchio tema, ma di quelli assai classici. Si aggiunge l'utilizzo della tecnica ad olio, e in uno spazio si mescolano assieme le opere di 13 studenti. Mesdames et messieurs, ecco a voi Paesaggio in cornice, realizzato dagli studenti della IV B dell'Istituto d'Arte di Bologna.
Annalisa Simonini, Ritorno a casa. A bordo di un'auto, seduti sul sedile di un treno, rosseggia il tramonto che non segna solo la fine del giorno, ma anche quella di un viaggio, mentre con lo sguardo si cerca la propria città dove sempre si torna. Sulla via verso casa si staglia netta, ma avvolta da echi di fiaba la sagoma del santuario, stabile come in un ritorno a sé stessi.
Sara Campagnini, Senza titolo. La visuale è stretta dai monti, che dominano tutt'attorno con l'imponenza delle vette, e lo sguardo oppresso dall'oscurità della notte. Ma il chiarore lunare può squarciare il velo nero, illuminando maestosamente il volo di un'aquila, lontana dagli stormi.
Martina Carpi, Visione di altri piani. Il verde di una testuggine domina tutto l'insieme, unica testimone animale nuotante in una danza di colore. I cromatismi del blu si rincorrono tra il fondale marino e il cielo fiammeggiante, illuminati dalla cornice dove i toni acidi si alternano a formare un contorno vegetativo, per metà palustre e sommerso, per l'altra incantato e animato.
Giulia Cocchi, Soul. Non basta solo il mare a definire il paesaggio. E nemmeno una donna dal volto scuro, il cui abito dalla fitta tramatura si fonde tra sabbia e cielo. Stretta in un oblò e inghiottita da un valzer di parole, la staticità dello spazio sembrerebbe poter iniziare a girare vorticosamente, fino a raggiungere un'altra dimensione.
Debora Masetti, Ospiti a colazione. Bianco, materia, spatola, pennello. E lo sguardo che si concentra su oggetti quotidiani, negli interni di una casa, col gusto classico della rappresentazione di una natura morta. Ma quegli oggetti immobili e senza vita, divengono materia pulsante, restituendo identità a oggetti e stoviglie testimoni di un invito mattutino, sui quali l'attenzione quotidiana scivola frettolosamente.
Francesco Prati, Bouquet in nero. Quando si gioca con gli stili, può accadere che un mazzo di fiori si apra inaspettatamente su di un velo nero. Un omaggio floreale sembra fluttuare nell'oscurità dello sguardo, racchiuso dalla cornice realistica che si assembla arditamente alle sfumature cupe e all'esplosione di colore.
Irene Calderoni, Sogno e testa. Il racconto ha inizio con una piccola casa, circondata dalla vegetazione, nei pressi delle rive di un fiume placido e i colori del cielo che virano verso l'azzurro. Ma è impossibile impedire l'arrivo dell'inquietudine, del perturbante fiabesco: bulbi oculari osservano a distanza la tranquillità apparente, forse solo un'illusione.
Beatrice Brienza, Frame. Echi di bosco connotano il paesaggio, nella consuetudine di una fetta di natura composta da alberi e cielo. Ed ecco che a sorpresa una natura morta si insinua nella cornice, ornandola di frutta e monili femminili, romantici come le fronde che la racchiudono con grazia.
Michele Acciali, Stramberìa. Apocalittico o ordinario? La natura è diventata di cristallo e acciaio, ed estende verso l'alto le sue propaggini cementizie. Nulla lascia presagire catastrofi né cupe vicissitudini: resta solo un senso di vertigine.
Arianna Gea Gaudiello, Gli occhi e il paesaggio. Una bocca fagocita le immagini di una strada. Che accade? Qualche palazzotto rimane illeso. Però altre forme rotolano sul cemento, assemblandosi in un puzzle di tondi e frastagliati, concime per un tronco dai rami tentacolari.
Nicolò Vallicelli, L'alba e il tramonto dell'uomo. Gli scuri legnosi aprono un interno soffocante verso l'esterno. Esterno che esplode in una lingua infuocata, palpitante e gonfia. Uno sguardo si interroga, alla ricerca di altri occhi, senza trovare risposta.
Emma Sofia Bandini, Senza titolo. Sulla scia lunare, una barca si indirizza verso il largo, l'altrove. Potrebbe forse raggiungere una terra decorata da palmizi, esotica e distante, dove i fiori esplodono in forme sconosciute e selvagge. O forse solo restare ormeggiata distante dalla riva, beandosi del sereno chiarore notturno.
Laura Serafini, E' un furetto. Certamente, è un furetto a guardare, o meglio spiare da una finestrella che pare un varco aperto in una galleria autostradale. Ma il suo padrone non dev'essere troppo distante, compiaciuto dal condividere con la capricciosa bestiola il rassicurante paesaggio, caldo e immobile.
Sara Dragani
Annalisa Simonini, Ritorno a casa. A bordo di un'auto, seduti sul sedile di un treno, rosseggia il tramonto che non segna solo la fine del giorno, ma anche quella di un viaggio, mentre con lo sguardo si cerca la propria città dove sempre si torna. Sulla via verso casa si staglia netta, ma avvolta da echi di fiaba la sagoma del santuario, stabile come in un ritorno a sé stessi.
Sara Campagnini, Senza titolo. La visuale è stretta dai monti, che dominano tutt'attorno con l'imponenza delle vette, e lo sguardo oppresso dall'oscurità della notte. Ma il chiarore lunare può squarciare il velo nero, illuminando maestosamente il volo di un'aquila, lontana dagli stormi.
Martina Carpi, Visione di altri piani. Il verde di una testuggine domina tutto l'insieme, unica testimone animale nuotante in una danza di colore. I cromatismi del blu si rincorrono tra il fondale marino e il cielo fiammeggiante, illuminati dalla cornice dove i toni acidi si alternano a formare un contorno vegetativo, per metà palustre e sommerso, per l'altra incantato e animato.
Giulia Cocchi, Soul. Non basta solo il mare a definire il paesaggio. E nemmeno una donna dal volto scuro, il cui abito dalla fitta tramatura si fonde tra sabbia e cielo. Stretta in un oblò e inghiottita da un valzer di parole, la staticità dello spazio sembrerebbe poter iniziare a girare vorticosamente, fino a raggiungere un'altra dimensione.
Debora Masetti, Ospiti a colazione. Bianco, materia, spatola, pennello. E lo sguardo che si concentra su oggetti quotidiani, negli interni di una casa, col gusto classico della rappresentazione di una natura morta. Ma quegli oggetti immobili e senza vita, divengono materia pulsante, restituendo identità a oggetti e stoviglie testimoni di un invito mattutino, sui quali l'attenzione quotidiana scivola frettolosamente.
Francesco Prati, Bouquet in nero. Quando si gioca con gli stili, può accadere che un mazzo di fiori si apra inaspettatamente su di un velo nero. Un omaggio floreale sembra fluttuare nell'oscurità dello sguardo, racchiuso dalla cornice realistica che si assembla arditamente alle sfumature cupe e all'esplosione di colore.
Irene Calderoni, Sogno e testa. Il racconto ha inizio con una piccola casa, circondata dalla vegetazione, nei pressi delle rive di un fiume placido e i colori del cielo che virano verso l'azzurro. Ma è impossibile impedire l'arrivo dell'inquietudine, del perturbante fiabesco: bulbi oculari osservano a distanza la tranquillità apparente, forse solo un'illusione.
Beatrice Brienza, Frame. Echi di bosco connotano il paesaggio, nella consuetudine di una fetta di natura composta da alberi e cielo. Ed ecco che a sorpresa una natura morta si insinua nella cornice, ornandola di frutta e monili femminili, romantici come le fronde che la racchiudono con grazia.
Michele Acciali, Stramberìa. Apocalittico o ordinario? La natura è diventata di cristallo e acciaio, ed estende verso l'alto le sue propaggini cementizie. Nulla lascia presagire catastrofi né cupe vicissitudini: resta solo un senso di vertigine.
Arianna Gea Gaudiello, Gli occhi e il paesaggio. Una bocca fagocita le immagini di una strada. Che accade? Qualche palazzotto rimane illeso. Però altre forme rotolano sul cemento, assemblandosi in un puzzle di tondi e frastagliati, concime per un tronco dai rami tentacolari.
Nicolò Vallicelli, L'alba e il tramonto dell'uomo. Gli scuri legnosi aprono un interno soffocante verso l'esterno. Esterno che esplode in una lingua infuocata, palpitante e gonfia. Uno sguardo si interroga, alla ricerca di altri occhi, senza trovare risposta.
Emma Sofia Bandini, Senza titolo. Sulla scia lunare, una barca si indirizza verso il largo, l'altrove. Potrebbe forse raggiungere una terra decorata da palmizi, esotica e distante, dove i fiori esplodono in forme sconosciute e selvagge. O forse solo restare ormeggiata distante dalla riva, beandosi del sereno chiarore notturno.
Laura Serafini, E' un furetto. Certamente, è un furetto a guardare, o meglio spiare da una finestrella che pare un varco aperto in una galleria autostradale. Ma il suo padrone non dev'essere troppo distante, compiaciuto dal condividere con la capricciosa bestiola il rassicurante paesaggio, caldo e immobile.
Sara Dragani
04
giugno 2010
Paesaggio in cornice
Dal 04 giugno al 04 agosto 2010
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
INA ASSITALIA – VIA DE’ PIGNATTARI
Bologna, Via De' Pignattari, 3 , (Bologna)
Bologna, Via De' Pignattari, 3 , (Bologna)
Orario di apertura
lunedì-giovedì, 9.00-13.00 14.30-17.30, venerdì, 9.00-13.00
Vernissage
4 Giugno 2010, ore 18.30
Autore
Curatore