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Sergio Cicognani – Il mestiere dell’arte
La serie delle nature morte selezionate per la mostra, sono esemplari di questa modalità del fare che alterna, nella stessa opera, interventi ben definiti e definitivi, come sono le parti a mosaico, avvicinati a lacerti pittorici dilavati,abrasi,quasi cancellati,per conservare soltanto la traccia…
Comunicato stampa
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SERGIO CICOGNANI
Il mestiere dell'arte.
di Laura Gavioli
Domanda: che importanza ha avuto per te l'esperienza nel Gruppo Mosaicisti dell'Accademia di Ravenna?
Risposta: il Gruppo si era formato nel 1946; nel '48 mi viene offerta l'assunzione e questa è stata per me una grande opportunità professionale. Avevo seguito all'Accademia il corso di Pittura con Teodoro Orselli, di mosaico con Renato Signorini, e questa possibilità di lavorare, oltre all'evidente soluzione dei problemi economici, ha significato operare nel restauro, nella produzione delle copie dai mosaici antichi (la famosa mostra che ha girato il mondo), realizzare mosaici da cartoni di artisti moderni, il ciclo dantesco... E' stato particolarmente importante il contatto con artisti che possono darti una grande scossa e ritengo che, se sono riuscito ad esprimere qualcosa, molto merito è dovuto al contatto con questi grandi con i quali ho lavorato.
Domanda: la conoscenza tecnica quale importanza ha per te nell'opera d'arte?
Risposta: non ho mai trascurato l'aspetto tecnico, che ha un valore enorme, è la “materializzazione dell'idea”. Nel mosaico, come nell'affresco, possedere gli strumenti per esprimersi è fondamentale. Posso fare una “natura morta” o una “figura” se ho la capacità di trasmettere ad altri l'emozione di una proposta originale. Tutta la mia attività con altri artisti – vedi l'esperienza a Tel Aviv dei mosaici sui cartoni di Nahum Gutman e poi quella con Oskar Kokoschka per Amburgo – era concentrata ad apprendere dall'artista la sua profonda intenzione per poter interpretare i suoi cartoni e fare, a mosaico, un'opera d'arte. Dovevo farmi un concetto estetico che non si poteva misurare solo con Ravenna e la sua grande tradizione ma doveva necessariamente raggiungere altri valori, il sentire contemporaneo.
Nelle risposte di Sergio Cicognani, classe 1927, si concentra il lavoro di una vita, come artista mosaicista, come insegnante alla Scuola d'Arte per il Mosaico di Ravenna, come pittore e mosaicista nella sua attività creativa personale che vogliamo far conoscere con questa mostra.
Gino Severini, consacrato dalla critica come l'artista della “riscoperta del mosaico” nell'arte del '900, già nel 1934 aveva compreso non solo che il linguaggio musivo aveva straordinarie consonanze con l'arte comtemporanea, ma che esso non poteva continuare a vivere l'antica separazione tra l'artista che fa il cartone e l'artigiano che fa il mosaico, cioè la divisione tra arte e mestiere, ma il mosaicista poteva svolgere entrambi questi ruoli, se adeguatamente preparato, sia sul piano tecnico-scientifico e intellettuale, sia su quello della attività operaia, manuale... relativa alla realizzazione dei mosaici. In una sola figura, nel mosaico moderno, poteva concentrarsi il pictor e il musivarius.
Cicognani corrisponde perfettamente al dettato severiniano: ha sempre coltivato la sapienza pratica del mosaico e dell'affresco e nutrito la sua curiosità culturale (è nota la sua passione per la filosofia), oltre l'innato interesse per l'arte.
La sua produzione artistica ha assunto la caratteristica di un'attività appartata, perfino di intima riflessione sull'andamento dell'arte, ma non solo, perchè essa non è mai stata disgiunta dallo sviluppo della cultura e della vita della nostra società nel secondo '900. Sporadicamente, se invitato, ha esposto i suoi lavori e non sono mancati interesse e consenso ma le opere, dal punto di vista dell'artista, sembrano essere nate più come affermazione di un sentire personale, come intima ricerca, come appunti per ulteriori sperimentazioni che non come produzione artistica vera e propria. Potendosi permettere un rapporto così privilegiato con le proprie creature, direi alla Osvaldo Licini, Cicognani può disporre dei suoi lavori, può riprenderli, cambiarli, aggiungere e togliere qualcosa e, talvolta, portare in casa, nella sua collezione privata, un pezzo finito! Come questi lavori siano per lungo tempo in progress si evince anche dalla passione dell'artista per creare una cornice adatta all'opera, una cornice che è spesso graffita, intagliata, dipinta e poi carteggiata, con inserimenti musivi... un listello di poco valore che giorno dopo giorno si arricchisce per diventare adatto all'opera cui è destinato.
Se ci addentriamo nella sua creatività, bene esemplificata in questa selezione di opere, vediamo che il lavoro di Cicognani risulta originale e pregnante di suggestioni in parte derivanti anche dalla tecnica speciale messa in atto e che unisce affresco, mosaico, tempera grassa su tela di juta preparata con un grosso strato di supporto materico che si impone come ideale piano per la pittura a fresco, per passaggi leggeri di disegno o di acquarello, o per essere rilavato e conservare soltanto le tracce della pittura precedentemente eseguita.
Anche il contenuto figurale è complesso e oscilla tra una passione sentita e matura per la grande tradizione della pittura antica, mediata dagli ideali di Valori Plastici e di Novecento, e le spinte affascinanti di un razionalismo moderno che propende per insinuare modalità astratte. Dietro questo subbuglio di idee e di sperimentazioni, Cicognani lascia intravedere volentieri le sue passioni, quelle più giovanili per Cezanne, Carrà, Chagall, Klee e l'arte vista nei musei e quelle più complesse della maturità che nulla nasconde del lungo sodalizio con Bruno Saetti, con altri artisti del secondo '900 come Guttuso, Tono Zancanaro, Treccani...
La serie delle nature morte selezionate per la mostra, sono esemplari di questa modalità del fare che alterna, nella stessa opera, interventi ben definiti e definitivi, come sono le parti a mosaico, avvicinati a lacerti pittorici dilavati, abrasi, quasi cancellati, per conservare soltanto la traccia della precedente pittura, quasi sinopie di antichi reperti.
... la separazione tra arte e mestiere non fa altro che consacrare la frattura tra arte e artigianato. Tutto, ma proprio tutto consegue da questa rottura che si è accentuata in concomitanza con il progresso dell'era industriale. Un'analisi sarebbe estremamente complessa. Ma si può dire che l'artigianato (che pure è caduto molto in basso, oggi) era l'humus da cui l'arte taeva la sua sostanza, il suo nutrimento. Separare l'arte dall'artigianato equivale a separare l'arte dalla vita. La progressiva scomparsa dell'artigianato ha determinato una scissione tra l'utile e il bello. Allo stesso tempo, abbiamo visto nascere un manicheismo al termine del quale l'arte è diventata un lusso situato in una sorta di empireo senza più legami con la vita quotidiana. ( Balthus, “Riflessioni di un solitario della pittura”).
Il mestiere dell'arte.
di Laura Gavioli
Domanda: che importanza ha avuto per te l'esperienza nel Gruppo Mosaicisti dell'Accademia di Ravenna?
Risposta: il Gruppo si era formato nel 1946; nel '48 mi viene offerta l'assunzione e questa è stata per me una grande opportunità professionale. Avevo seguito all'Accademia il corso di Pittura con Teodoro Orselli, di mosaico con Renato Signorini, e questa possibilità di lavorare, oltre all'evidente soluzione dei problemi economici, ha significato operare nel restauro, nella produzione delle copie dai mosaici antichi (la famosa mostra che ha girato il mondo), realizzare mosaici da cartoni di artisti moderni, il ciclo dantesco... E' stato particolarmente importante il contatto con artisti che possono darti una grande scossa e ritengo che, se sono riuscito ad esprimere qualcosa, molto merito è dovuto al contatto con questi grandi con i quali ho lavorato.
Domanda: la conoscenza tecnica quale importanza ha per te nell'opera d'arte?
Risposta: non ho mai trascurato l'aspetto tecnico, che ha un valore enorme, è la “materializzazione dell'idea”. Nel mosaico, come nell'affresco, possedere gli strumenti per esprimersi è fondamentale. Posso fare una “natura morta” o una “figura” se ho la capacità di trasmettere ad altri l'emozione di una proposta originale. Tutta la mia attività con altri artisti – vedi l'esperienza a Tel Aviv dei mosaici sui cartoni di Nahum Gutman e poi quella con Oskar Kokoschka per Amburgo – era concentrata ad apprendere dall'artista la sua profonda intenzione per poter interpretare i suoi cartoni e fare, a mosaico, un'opera d'arte. Dovevo farmi un concetto estetico che non si poteva misurare solo con Ravenna e la sua grande tradizione ma doveva necessariamente raggiungere altri valori, il sentire contemporaneo.
Nelle risposte di Sergio Cicognani, classe 1927, si concentra il lavoro di una vita, come artista mosaicista, come insegnante alla Scuola d'Arte per il Mosaico di Ravenna, come pittore e mosaicista nella sua attività creativa personale che vogliamo far conoscere con questa mostra.
Gino Severini, consacrato dalla critica come l'artista della “riscoperta del mosaico” nell'arte del '900, già nel 1934 aveva compreso non solo che il linguaggio musivo aveva straordinarie consonanze con l'arte comtemporanea, ma che esso non poteva continuare a vivere l'antica separazione tra l'artista che fa il cartone e l'artigiano che fa il mosaico, cioè la divisione tra arte e mestiere, ma il mosaicista poteva svolgere entrambi questi ruoli, se adeguatamente preparato, sia sul piano tecnico-scientifico e intellettuale, sia su quello della attività operaia, manuale... relativa alla realizzazione dei mosaici. In una sola figura, nel mosaico moderno, poteva concentrarsi il pictor e il musivarius.
Cicognani corrisponde perfettamente al dettato severiniano: ha sempre coltivato la sapienza pratica del mosaico e dell'affresco e nutrito la sua curiosità culturale (è nota la sua passione per la filosofia), oltre l'innato interesse per l'arte.
La sua produzione artistica ha assunto la caratteristica di un'attività appartata, perfino di intima riflessione sull'andamento dell'arte, ma non solo, perchè essa non è mai stata disgiunta dallo sviluppo della cultura e della vita della nostra società nel secondo '900. Sporadicamente, se invitato, ha esposto i suoi lavori e non sono mancati interesse e consenso ma le opere, dal punto di vista dell'artista, sembrano essere nate più come affermazione di un sentire personale, come intima ricerca, come appunti per ulteriori sperimentazioni che non come produzione artistica vera e propria. Potendosi permettere un rapporto così privilegiato con le proprie creature, direi alla Osvaldo Licini, Cicognani può disporre dei suoi lavori, può riprenderli, cambiarli, aggiungere e togliere qualcosa e, talvolta, portare in casa, nella sua collezione privata, un pezzo finito! Come questi lavori siano per lungo tempo in progress si evince anche dalla passione dell'artista per creare una cornice adatta all'opera, una cornice che è spesso graffita, intagliata, dipinta e poi carteggiata, con inserimenti musivi... un listello di poco valore che giorno dopo giorno si arricchisce per diventare adatto all'opera cui è destinato.
Se ci addentriamo nella sua creatività, bene esemplificata in questa selezione di opere, vediamo che il lavoro di Cicognani risulta originale e pregnante di suggestioni in parte derivanti anche dalla tecnica speciale messa in atto e che unisce affresco, mosaico, tempera grassa su tela di juta preparata con un grosso strato di supporto materico che si impone come ideale piano per la pittura a fresco, per passaggi leggeri di disegno o di acquarello, o per essere rilavato e conservare soltanto le tracce della pittura precedentemente eseguita.
Anche il contenuto figurale è complesso e oscilla tra una passione sentita e matura per la grande tradizione della pittura antica, mediata dagli ideali di Valori Plastici e di Novecento, e le spinte affascinanti di un razionalismo moderno che propende per insinuare modalità astratte. Dietro questo subbuglio di idee e di sperimentazioni, Cicognani lascia intravedere volentieri le sue passioni, quelle più giovanili per Cezanne, Carrà, Chagall, Klee e l'arte vista nei musei e quelle più complesse della maturità che nulla nasconde del lungo sodalizio con Bruno Saetti, con altri artisti del secondo '900 come Guttuso, Tono Zancanaro, Treccani...
La serie delle nature morte selezionate per la mostra, sono esemplari di questa modalità del fare che alterna, nella stessa opera, interventi ben definiti e definitivi, come sono le parti a mosaico, avvicinati a lacerti pittorici dilavati, abrasi, quasi cancellati, per conservare soltanto la traccia della precedente pittura, quasi sinopie di antichi reperti.
... la separazione tra arte e mestiere non fa altro che consacrare la frattura tra arte e artigianato. Tutto, ma proprio tutto consegue da questa rottura che si è accentuata in concomitanza con il progresso dell'era industriale. Un'analisi sarebbe estremamente complessa. Ma si può dire che l'artigianato (che pure è caduto molto in basso, oggi) era l'humus da cui l'arte taeva la sua sostanza, il suo nutrimento. Separare l'arte dall'artigianato equivale a separare l'arte dalla vita. La progressiva scomparsa dell'artigianato ha determinato una scissione tra l'utile e il bello. Allo stesso tempo, abbiamo visto nascere un manicheismo al termine del quale l'arte è diventata un lusso situato in una sorta di empireo senza più legami con la vita quotidiana. ( Balthus, “Riflessioni di un solitario della pittura”).
13
giugno 2010
Sergio Cicognani – Il mestiere dell’arte
Dal 13 giugno al 18 luglio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 17.00-20.00 martedì chiuso
Vernissage
13 Giugno 2010, ore 18.00
Autore
Curatore