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fino al 28.XI.2010 Temporaneo Roma, sedi varie
roma
Jazz e arte contemporanea insieme? Sì, nel reiterato tentativo (o sogno wagneriano?) di assottigliare le demarcazioni tra le diverse espressioni artistiche. Invadendo la città in punta di piedi...
la coincidenza è stata pregnante. Perché nella Capitale, in un paio di giorni,
si sono succedute due iniziative artistiche, Temporaneo organizzata dalla Nomas Foundation e Señales Rojas dell’IILA che, pur con modalità differenti, hanno
invaso la città con le loro “tracce”, spingendosi in luoghi non sempre
specificamente dedicati all’arte.
Iniziative che esprimono il
desiderio, da parte dell’arte – ovviamente intesa nella sua accezione più ampia
-, di uscire dagli spazi solitamente a essa deputati, per entrare in più
stretto dialogo con la città e i suoi abitanti, nel difficile tentativo di
accorciare le distanze fra il grande pubblico e le nuove espressioni
artistiche.
Al di là dalle coincidenze, Temporaneo nasce all’interno del Roma Jazz Festival, giunto alla sua
34esima edizione. Connubio questo, fra musica e arte, che è negli intenti del festival,
desiderando promuovere iniziative artistiche che mettano in risalto la
creatività.
Per Temporaneo sono stati invitati quattro artisti le cui
installazioni, dislocate in diversi luoghi, hanno attraversato l’intera città e
congiunto due suoi punti estremi. Con un percorso che inizia da LK100A di Alberto Tadiello all’Auditorium Parco della Musica, passa per Senza titolo di Simone Berti alla Casa del Jazz, continua per Barrel di Sandrine Nicoletta all’Università Roma Tre, e termina con
Torre di Francesco Arena al laghetto
dell’Eur.
Due opere, quelle di Tadiello e Arena,
simbolicamente sono in segreta relazione: la prima “lancia” un segnale,
“avvistato” dall’ultima. Tutte, come bandierine, segnalano il loro inserimento
in contesti solitamente guardati con un’ottica diversa e testimoniano dei
cambiamenti in atto.
Presentata a Basel,
l’installazione sonora di Alberto
Tadiello sembra portare all’esterno un improbabile strumento utilizzato da
un ipotetico concertista all’interno dell’Auditorium. Ma l’origine di
quest’installazione prende le mosse dai primi prototipi di armi acustiche
giapponesi messi a punto durante il secondo conflitto mondiale. Incentrata più
sulla contraddizione interna, l’opera di Simone
Berti assembla un giglio – i cui petali sono realizzati da riccioli d’alluminio
– e un tubo industriale di cemento: un’impossibile coesistenza, che indica come
dall’artificiale possa esser generato solo altrettanto artificiale.
Utilizzati per contenere il
greggio, Sandrine Nicoletta ha
iniziato a realizzare i suoi barili agli inizi della guerra in Iraq. Come un
delicato ricamo, i fusti riportano, sulla superficie, una scritta pregna di
significato: “Therefore we shall sleep
well”. A voler sottolineare i rimbalzi di potere, durante l’inaugurazione,
una giovane donna ha eseguito delle evoluzioni fisiche su di essi, risultando
però, a lungo andare, una stancante ridondanza.
Una certa connotazione politica
è espressa anche da Francesco Arena
la cui opera appare tuttavia un po’ sacrificata. Una torre costruita con
l’ammasso di 340mq di parquet, la stessa superficie su cui, nel 1998, 79 operai
dell’Ilva di Taranto subirono mobbing.
Arena
e Tadiello al Premio Lum
Tadiello
alla Querini Stampalia
Arena alla Fondazione Casoli di Fabriano
daniela trincia
mostra visitata il 13 novembre
2010
dal 13 al 28 novembre 2010
Temporaneo. Arte contemporanea nella città in evoluzione
Sedi varie – 00100 Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 17-21; sabato,
domenica e festivi ore 10-21
Ingresso libero
Info: tel. +39 0686398381; press@nomasfoundation.com; www.temporaneoart.org
[exibart]
Ma no!!l’opera di Tadiello e’ una Bestia!
una bestia con la lingua ruvida e dura, cosparsa di aculei rivolti all’indietro e in grado di lacerare la pelle.
Insomma, studiate!
Te lo dice Daniela Zangrando su flashart:
“Alzo istintivamento lo sguardo. Lui è li. Trattengo il respiro. Sa della mia presenza.
E’ una bestia.
Nient’altro che una bestia.”
“Se lo si fiuta da lontano, meglio girare a largo o cambiare strada.
La lingua ruvida e dura, cosparsa di aculei rivolti all’indietro e in grado di lacerare la pelle.”
“Nonostante la paura, mi scuote l’ebrezza di tenergli testa, di non lasciare il campo.
Le labbra si sfregano un po’ convulse, su e giu, attratte.
Scordo la prudenza, calpesto il buon senso.
Lui rimane li, attende.
Intravedo il suo addome muoversi.
Respira lento.
Conto i passi che ci separano. Gli lancio un’occhiata. accettera’ la sfida”
E ancora stiamo parlando di “critica dell’arte”???
ma qui tutti ci prendono per i fondelli scrivendo 4 cacchiate.
Russolo si rivolterebbe – http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Russolo –