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Lorenzo Tamai – Lamentarsi dell’acqua calda
L’opera di Lorenzo Tamai (Milano, 1984) è pittura il cui segno di carattere espressionista, coloratissimo e mai incerto, dona all’insieme dell’opera forza vitale e fragile reminiscenza magica. Le sue opere nascono dalla necessità di scandagliare la pittura in tutte le sue possibilità.
Comunicato stampa
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Artra come ultima iniziativa della stagione presenta la mostra personale di Lorenzo Tamai dal titolo "lamentarsi dell'acqua calda" e l'esposizione “not feeling at home” con i lavori del laboratorio NABA di arte pubblica condotto da Stefano Boccalini e Angelo Sarleti.
L'opera di Lorenzo Tamai (Milano, 1984) è pittura il cui segno di carattere espressionista, coloratissimo e mai incerto, dona all'insieme dell'opera forza vitale e fragile reminiscenza magica. Le sue opere nascono dalla necessità di scandagliare la pittura in tutte le sue possibilità, rendendola protagonista senza alcuna mediazione di sorta. Nella apparente semplicità del gesto l'artista racchiude il proprio impulso e nelle opere espone immaginazioni che nascono da processi che coinvolgono lo spettatore per la difficoltà di fissare logiche e coerenze interne. Il lavoro di Tamai è impossibile da racchiudere in una definizione, piuttosto è riconducibile a tutti quegli artisti la cui opera è incarnazione di un immaginario i cui confini nascono più dalla sensibilità emotiva che dall'idea.
Le sette tele che compongono la serie “profili” sono il metodo di ricerca attraverso il quale l'artista scopre le sue composizioni. Si tratta di un processo non lineare in cui non si vedono ripensamenti, tentativi o correzioni, ma piuttosto variazioni sul tema che indagano ambiguità nei soggetti (uomo/animale) o nella forma (organica/concreta). La serie “profili” racchiude definizioni di pittura che spostano l'attenzione sull'elemento materiale, inteso come corpo della pittura che incontra il divenire della superficie sensibile dell'artista. Si tratta quindi di opere che ricercano l'origine di se stesse, il momento misterioso e magico in cui la relazione tra corpo e idea non è scandagliabile perché pratica, evento ed esistenza.
Se i “profili” derivano dalla pittura di ritratto, la serie “Fiori” è del tutto inedita. La rappresentazione del corpo dell'uomo è sostituita da un fiore e completato da volti variamente espressivi. L'emozione, considerata dall'artista come omaggio alla vita, si intravvede nei volti ed è drammaticamente accostata all'idea di fragilità in una rappresentazione che richiama il collage, ma che trova nella composizione il suo elemento unitario; le forme infatti sono strutturate dal colore, puro, steso direttamente sulla tela nera senza alcuna preparazione.
A completare l'esposizione saranno esposte due carte ed una decina di tele di grande formato, tra queste “Natura morta”, opera che rilegge un genere pittorico classico come esposizione di singoli frutti, prima racchiusi in un cesto e poi dislocati ognuno in una piccola opera. La tela nera, qui più che nelle altre opere, appare come cavità atemporale, paesaggio assente sopra il quale fluttuano elementi il cui valore simbolico è codificato dalla storia dell'arte. In “Pianta di limoni senza limoni”, opera che nasce nel contesto autobiografico dell'artista, la relazione sfondo nero figura è ancora più stringente in quanto la vitalità della pianta è espressa dalla luminosità delle foglie oro e argento. Nelle successive tele la pratica pittorica di Tamai si lascia andare anche a elementi narrativi, difficili da seguire ma svelati da titoli come “glaciale fu il riflesso” o come “l’arte più morta della morte”.
L'opera di Lorenzo Tamai (Milano, 1984) è pittura il cui segno di carattere espressionista, coloratissimo e mai incerto, dona all'insieme dell'opera forza vitale e fragile reminiscenza magica. Le sue opere nascono dalla necessità di scandagliare la pittura in tutte le sue possibilità, rendendola protagonista senza alcuna mediazione di sorta. Nella apparente semplicità del gesto l'artista racchiude il proprio impulso e nelle opere espone immaginazioni che nascono da processi che coinvolgono lo spettatore per la difficoltà di fissare logiche e coerenze interne. Il lavoro di Tamai è impossibile da racchiudere in una definizione, piuttosto è riconducibile a tutti quegli artisti la cui opera è incarnazione di un immaginario i cui confini nascono più dalla sensibilità emotiva che dall'idea.
Le sette tele che compongono la serie “profili” sono il metodo di ricerca attraverso il quale l'artista scopre le sue composizioni. Si tratta di un processo non lineare in cui non si vedono ripensamenti, tentativi o correzioni, ma piuttosto variazioni sul tema che indagano ambiguità nei soggetti (uomo/animale) o nella forma (organica/concreta). La serie “profili” racchiude definizioni di pittura che spostano l'attenzione sull'elemento materiale, inteso come corpo della pittura che incontra il divenire della superficie sensibile dell'artista. Si tratta quindi di opere che ricercano l'origine di se stesse, il momento misterioso e magico in cui la relazione tra corpo e idea non è scandagliabile perché pratica, evento ed esistenza.
Se i “profili” derivano dalla pittura di ritratto, la serie “Fiori” è del tutto inedita. La rappresentazione del corpo dell'uomo è sostituita da un fiore e completato da volti variamente espressivi. L'emozione, considerata dall'artista come omaggio alla vita, si intravvede nei volti ed è drammaticamente accostata all'idea di fragilità in una rappresentazione che richiama il collage, ma che trova nella composizione il suo elemento unitario; le forme infatti sono strutturate dal colore, puro, steso direttamente sulla tela nera senza alcuna preparazione.
A completare l'esposizione saranno esposte due carte ed una decina di tele di grande formato, tra queste “Natura morta”, opera che rilegge un genere pittorico classico come esposizione di singoli frutti, prima racchiusi in un cesto e poi dislocati ognuno in una piccola opera. La tela nera, qui più che nelle altre opere, appare come cavità atemporale, paesaggio assente sopra il quale fluttuano elementi il cui valore simbolico è codificato dalla storia dell'arte. In “Pianta di limoni senza limoni”, opera che nasce nel contesto autobiografico dell'artista, la relazione sfondo nero figura è ancora più stringente in quanto la vitalità della pianta è espressa dalla luminosità delle foglie oro e argento. Nelle successive tele la pratica pittorica di Tamai si lascia andare anche a elementi narrativi, difficili da seguire ma svelati da titoli come “glaciale fu il riflesso” o come “l’arte più morta della morte”.
14
giugno 2010
Lorenzo Tamai – Lamentarsi dell’acqua calda
Dal 14 giugno al 15 luglio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTRA
Milano, Via Francesco Burlamacchi, 1, (Milano)
Milano, Via Francesco Burlamacchi, 1, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15-19
Vernissage
14 Giugno 2010, ore 18.00
Autore
Curatore