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Michele Baretta – Un monde de figures
Oltre quaranta opere di un artista di livello internazionale che, con la sua grande arte, ha saputo conquistare i favori sia della critica sia del pubblico, per continuare le grandi proposte della rinnovata sede espositiva della Torre Civica di Caramagna Piemonte (ex Sala Consigliare).
Comunicato stampa
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"...se una cosa [gli amatori d'arte] ammirano nei ritratti e nelle figure e' la freschezza del colore....Mentre la fattura larga e facile ci piace, il colore continuamente bello e lucido ci stanca; in natura, i colori belli di per se stessi non vi sono, ma paiono tali per il giusto contrapposto con gli altri, il fare i colori piu' belli della natura e' far falso e convenzionale insieme" (Signorini, 1867).
Il pensiero di un grande come il nostro macchiaiolo potrebbe facilmente adattarsi a questa scelta proposizione del mai trascorso Michele Baretta, anzi di un anticipatore della nuova figurazione come il Maestro vigonese che qui incarna il genio vibrante e facile, la maestria posta sempre meglio al servizio del piacere dela pittura, l'artista dell' innovazione estrema dotato di parecchi fra gli espedienti che non sono stati colti appieno dai contemporanei. Specie i suoi ritratti e le figure, anche ambientate in situazioni diverse dallo studio o dalla posa accademica, condotti con un'esecuzione spedita, sciolta, di tocco e di bravura, che rivela abbondanza di doni nativi. Un artista ultra chic, specialmente quando ritraeva belle signore che appaiono dipinte come sotto un vetro traslucido. Esperto di un mondo e di una letteratura che lo ha rappresentato, interpretava molto bene ritratti dal forte potere d'incanto che rivelano spontanee e sicure doti di pittore. Basti osservare, in rassegna, opere come Lautoritatto col fumo, La coppia di modelle col vestito giallo, Elsa con la rosa, Il mercato grande, La figura con drappo rosso Certo, ne Un Monde de Figures, come e' quello che qui si propone, le donne ed il proprio ego, ebbero sempre un ruolo di primo piano nella sua vita; nel ritrarle, e nel ritrarsi, egli ne esaltava le caratteristiche migliori, allungava gambe, mani, piedi per esaltare il fascino naturale. Raggiunta la celebrita' , e non solo grazie a questi soggetti come sottolineato da molti grandi critici quali Bernardi, Dragone o Mistrangelo, non smise mai di impegnarsi nel lavoro, che programmava minuziosamente ma anche con immediato intuito: ogni suo quadro era preceduto da schizzi, appunti e prove per ottenere la perfezione formale. Persino i suoi caratteristici, rapidissimi colpi di pennello, le cosiddette "sciabolate" boldiniane che, sovente, imprimevano vita e movimento, erano accuratamente studiati. Certo nelle figure di Baretta, emergono le nature flessuose e disinibite che mostrano senza reticenza un modello di bellezza erudito. Specie nelle figure femminili, come gia' sottolineato, le quali, spogliandosi, affermano la loro autodeterminazione di individui maturi e emancipati, pienamente consapevoli della propria femminilita'. Nature fantastiche e coinvolgenti, raggiungono lo studio dell'artista, impazienti di sfuggire al protocollo della societa', di slacciare le rigide costrizioni esterne per abbandonarsi, libere, finalmente, e sentirsi loro stesse protagoniste, ammirate e soprattutto comprese, di fronte al fauno, a quel grande uomo ed interprete al quale non sanno tacere i loro piu' reconditi pensieri. Baretta non le giudica, perche' giudicarle significherebbe rinnegare la sua natura, ma, anzi, le incoraggia a esprimersi, raccoglie le loro confessioni, le loro angosce e le induce a riflettere sulla fatuita' del tempo e dellessere che vive di un solo attimo. Lartista sa cogliere al volo quel momento, quello irripetibile, in cui la bellezza appare piu' sfolgorante e in cui le sue muse (Elsa in particolare) si mostrano piu' disinvolte e naturali. Eppure questi ritratti ricolmi di tanta bellezza sono spesso perturbati da un senso di provvisorieta', che aleggia velata, che freme nellaria e negli sguardi ora struggenti, ora superbi o malinconici, sopraffatte dall' immagine che il pittore dara' di loro. A volte, poi, lartista esalta il loro ego ritraendole spesso soltanto un attimo prima che, sopraggiungendo lautunno della vita, la loro bellezza appassisca per sempre, che le loro foglie di rose profumate comincino a cadere. A volte, come uno stregone, raccoglie i fragili petali e con un gesto damore ricompone quei fiori appassiti restituendo un attimo di eterna primavera. Una primavera che, da sempre, si e' espansa in mille diversi soggetti, negli immaginabili accordi delle chitarre che, sovente, apparivano nei quadri, nei colori e nei tratti inizialmente riconducibili ad un futurismo giuliano, nel suo essere affabile ed aperto con Un Monde de Figures che piu' fu felice di considerare.
Giorgio Barberis
Michele Baretta (Vigone 1916 1987) e' stato una figura di assoluto rilievo nel panorama culturale del 900 piemontese. Artista eclettico, elegante, sensibile, raffinato disegnatore, dotato di solida padronanza del mestiere, ha espresso con altissimo vigore qualitativo, sempre a livelli di assoluta grandezza, tematiche sia sacre che profane scaturite da una sensibilita' pittorica autentica.
Nato il 1? gennaio 1916, inizia a disegnare e dipingere sin da bambino, utilizzando i colori da muratore del padre capomastro. E sempre e solo vissuto di pittura. Frequenta negli anni dal 1929 al 1935 la Scuola del Reffo a Torino sotto la guida del pittore Guglielmino. Viene ammesso nel 1933 alla R. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, cui dedica scarsa frequentazione. Si considera essenzialmente autodidatta avendo personalmente studiato e utilizzato tutte le tecniche pittoriche, non ultimo laffresco. Dopo la parentesi militare, inizia concretamente lattivita' nel 1945 con la personale alla Galleria Rege Santiano di Pinerolo. Nello stesso anno affresca la chiesa di San Bernardo a Vigone. Seguiranno ininterrottamente mostre personali in varie località italiane, partecipazioni a collettive nazionali e internazionali, affreschi e dipinti sacri in svariate chiese del Piemonte, tra cui a Torino le parrocchie del S. Cottolengo e di N.S. della Pace (dove affresca due absidi e la più grande cupola di Torino), le chiese degli Angeli, San Lazzaro e San Luigi IX a Pinerolo, Santa Caterina a Vigone. Sue presenze si contano, dal 1950, alle rassegne e Quadriennali della Promotrice, del Circolo degli Artisti, del Piemonte Artistico e Culturale a Torino, alla Permanente, a Brera ed al Palazzo Reale a Milano, alle Biennali di La Spezia, e altre. Sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private in Italia e nei principali Paesi esteri ed inoltre in svariate collezioni pubbliche tra cui : Collezione Civica d’Arte di Palazzo Vittone Pinerolo, Museo d’arte di Vibo Valentia, Collezione d’arte presso il Museo di Cuneo, Museo Storico della Cavalleria di Pinerolo, Museo d’Arte Moderna di Sessa Aurunca, Regione Piemonte, Istituto Bancario San Paolo, F.C.Juventus, Casino de la Vallée di Saint Vincent, Banca Torinese Balbis & Guglielmone (ora Banca Intesa), Cassa di Risparmio di Torino. Sale a lui dedicate nel Museo Diocesi di Pinerolo e nella Biblioteca Comunale Luisia di Vigone.
Il pensiero di un grande come il nostro macchiaiolo potrebbe facilmente adattarsi a questa scelta proposizione del mai trascorso Michele Baretta, anzi di un anticipatore della nuova figurazione come il Maestro vigonese che qui incarna il genio vibrante e facile, la maestria posta sempre meglio al servizio del piacere dela pittura, l'artista dell' innovazione estrema dotato di parecchi fra gli espedienti che non sono stati colti appieno dai contemporanei. Specie i suoi ritratti e le figure, anche ambientate in situazioni diverse dallo studio o dalla posa accademica, condotti con un'esecuzione spedita, sciolta, di tocco e di bravura, che rivela abbondanza di doni nativi. Un artista ultra chic, specialmente quando ritraeva belle signore che appaiono dipinte come sotto un vetro traslucido. Esperto di un mondo e di una letteratura che lo ha rappresentato, interpretava molto bene ritratti dal forte potere d'incanto che rivelano spontanee e sicure doti di pittore. Basti osservare, in rassegna, opere come Lautoritatto col fumo, La coppia di modelle col vestito giallo, Elsa con la rosa, Il mercato grande, La figura con drappo rosso Certo, ne Un Monde de Figures, come e' quello che qui si propone, le donne ed il proprio ego, ebbero sempre un ruolo di primo piano nella sua vita; nel ritrarle, e nel ritrarsi, egli ne esaltava le caratteristiche migliori, allungava gambe, mani, piedi per esaltare il fascino naturale. Raggiunta la celebrita' , e non solo grazie a questi soggetti come sottolineato da molti grandi critici quali Bernardi, Dragone o Mistrangelo, non smise mai di impegnarsi nel lavoro, che programmava minuziosamente ma anche con immediato intuito: ogni suo quadro era preceduto da schizzi, appunti e prove per ottenere la perfezione formale. Persino i suoi caratteristici, rapidissimi colpi di pennello, le cosiddette "sciabolate" boldiniane che, sovente, imprimevano vita e movimento, erano accuratamente studiati. Certo nelle figure di Baretta, emergono le nature flessuose e disinibite che mostrano senza reticenza un modello di bellezza erudito. Specie nelle figure femminili, come gia' sottolineato, le quali, spogliandosi, affermano la loro autodeterminazione di individui maturi e emancipati, pienamente consapevoli della propria femminilita'. Nature fantastiche e coinvolgenti, raggiungono lo studio dell'artista, impazienti di sfuggire al protocollo della societa', di slacciare le rigide costrizioni esterne per abbandonarsi, libere, finalmente, e sentirsi loro stesse protagoniste, ammirate e soprattutto comprese, di fronte al fauno, a quel grande uomo ed interprete al quale non sanno tacere i loro piu' reconditi pensieri. Baretta non le giudica, perche' giudicarle significherebbe rinnegare la sua natura, ma, anzi, le incoraggia a esprimersi, raccoglie le loro confessioni, le loro angosce e le induce a riflettere sulla fatuita' del tempo e dellessere che vive di un solo attimo. Lartista sa cogliere al volo quel momento, quello irripetibile, in cui la bellezza appare piu' sfolgorante e in cui le sue muse (Elsa in particolare) si mostrano piu' disinvolte e naturali. Eppure questi ritratti ricolmi di tanta bellezza sono spesso perturbati da un senso di provvisorieta', che aleggia velata, che freme nellaria e negli sguardi ora struggenti, ora superbi o malinconici, sopraffatte dall' immagine che il pittore dara' di loro. A volte, poi, lartista esalta il loro ego ritraendole spesso soltanto un attimo prima che, sopraggiungendo lautunno della vita, la loro bellezza appassisca per sempre, che le loro foglie di rose profumate comincino a cadere. A volte, come uno stregone, raccoglie i fragili petali e con un gesto damore ricompone quei fiori appassiti restituendo un attimo di eterna primavera. Una primavera che, da sempre, si e' espansa in mille diversi soggetti, negli immaginabili accordi delle chitarre che, sovente, apparivano nei quadri, nei colori e nei tratti inizialmente riconducibili ad un futurismo giuliano, nel suo essere affabile ed aperto con Un Monde de Figures che piu' fu felice di considerare.
Giorgio Barberis
Michele Baretta (Vigone 1916 1987) e' stato una figura di assoluto rilievo nel panorama culturale del 900 piemontese. Artista eclettico, elegante, sensibile, raffinato disegnatore, dotato di solida padronanza del mestiere, ha espresso con altissimo vigore qualitativo, sempre a livelli di assoluta grandezza, tematiche sia sacre che profane scaturite da una sensibilita' pittorica autentica.
Nato il 1? gennaio 1916, inizia a disegnare e dipingere sin da bambino, utilizzando i colori da muratore del padre capomastro. E sempre e solo vissuto di pittura. Frequenta negli anni dal 1929 al 1935 la Scuola del Reffo a Torino sotto la guida del pittore Guglielmino. Viene ammesso nel 1933 alla R. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, cui dedica scarsa frequentazione. Si considera essenzialmente autodidatta avendo personalmente studiato e utilizzato tutte le tecniche pittoriche, non ultimo laffresco. Dopo la parentesi militare, inizia concretamente lattivita' nel 1945 con la personale alla Galleria Rege Santiano di Pinerolo. Nello stesso anno affresca la chiesa di San Bernardo a Vigone. Seguiranno ininterrottamente mostre personali in varie località italiane, partecipazioni a collettive nazionali e internazionali, affreschi e dipinti sacri in svariate chiese del Piemonte, tra cui a Torino le parrocchie del S. Cottolengo e di N.S. della Pace (dove affresca due absidi e la più grande cupola di Torino), le chiese degli Angeli, San Lazzaro e San Luigi IX a Pinerolo, Santa Caterina a Vigone. Sue presenze si contano, dal 1950, alle rassegne e Quadriennali della Promotrice, del Circolo degli Artisti, del Piemonte Artistico e Culturale a Torino, alla Permanente, a Brera ed al Palazzo Reale a Milano, alle Biennali di La Spezia, e altre. Sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private in Italia e nei principali Paesi esteri ed inoltre in svariate collezioni pubbliche tra cui : Collezione Civica d’Arte di Palazzo Vittone Pinerolo, Museo d’arte di Vibo Valentia, Collezione d’arte presso il Museo di Cuneo, Museo Storico della Cavalleria di Pinerolo, Museo d’Arte Moderna di Sessa Aurunca, Regione Piemonte, Istituto Bancario San Paolo, F.C.Juventus, Casino de la Vallée di Saint Vincent, Banca Torinese Balbis & Guglielmone (ora Banca Intesa), Cassa di Risparmio di Torino. Sale a lui dedicate nel Museo Diocesi di Pinerolo e nella Biblioteca Comunale Luisia di Vigone.
22
maggio 2010
Michele Baretta – Un monde de figures
Dal 22 maggio al 26 giugno 2010
arte contemporanea
Location
TORRE CIVICA
Caramagna Piemonte, Piazza Castello, 1, (Cuneo)
Caramagna Piemonte, Piazza Castello, 1, (Cuneo)
Orario di apertura
venerdì 15/18,30- sabato e domenica 10/12; 15/18,30
Autore
Curatore