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Simone Pellegrini – Jus. il Giusto nel suo mondo
Presso la galleria Cardelli & Fontana, ad alcuni nuovi lavori di Simone Pellegrini, si affiancherà il luogo salubre del suo retroterra culturale. Libri, immagini, parole. Un gioco a carte scoperte che deve tranquillizzare e mettere in guardia circa le volontà e le diramazioni dell’opera
Comunicato stampa
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La Galleria Cardelli & Fontana e la Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea sono liete di presentare la doppia mostra personale Jus. Il Giusto nel suo mondo dell’artista Simone Pellegrini (Ancona, 1972).
Lo Jus e il Giusto nel suo mondo sono l’epigrafe evidente di questa doppia mostra personale. Esiste, infatti, all’interno di questo percorso espositivo, un tentativo di giungere in qualche misura ad una giustezza, ad un luogo del decretato e del definito, dove vi sia il massimo di giustizia e di evidenza. È quello che avviene per gradi e diversificazioni, nella mostra di Sarzana e, successivamente, con un ricompattamento, nella mostra d’istanza a Roma.
Presso la Galleria Cardelli & Fontana, ad alcuni nuovi lavori di Simone Pellegrini, si affiancherà il luogo salubre del suo retroterra culturale. Libri, immagini, parole. Non solo, quindi, un percorso delle matrici che l’artista sedimenta e porta avanti, o uno scarno e sterile archivio visuale, quanto piuttosto un lento denudamento del corpo centrale del sostrato con cui l’artista interagisce costantemente. I libri nei quali e sui quali trovano vita fisica le matrici dei suoi lavori, disegnate, o solo accennate, a matita. Le immagini che rientrano e che smarginano lungo il fiume culturale, lento nell’incedere e ingombrante, che Simone Pellegrini naviga. Questo svelarsi attraverso, per esempio, il Cristo deriso del Beato Angelico ha il senso di rendere definitivamente accessibile il campo di azione del lavoro. Un gioco a carte scoperte che deve tranquillizzare e, allo stesso tempo, mettere in guardia circa le volontà e le diramazioni dell’opera. La mostra presso Cardelli & Fontana, allora, si identifica come la palude definitiva del lavoro dell’artista, antro sacro di creazione.
Nella personale, di poco successiva, alla Galleria Giacomo Guidi di Roma questo denudamento fantasmatico di immagini e grafite si ricompatta e ritrova l’usuale collocazione formale. Qui si compie un secondo passo di quell’incedere che è il metodo dell’artista di Ancona. Nella tramatura semantica che si snoda e annoda nelle opere di Roma, emerge con chiarezza quella secrezione continua che ogni matrice emana. Il peso delle opere, così, va oltre quello del carboncino nero e rosso o della carta da spolvero, supera di molto il valore complessivo degli elementi che Simone Pellegrini combina alacremente nell’opera. Ogni pietra, mammella o albero che ritorna, non sono più solo elemento descrittivo e narrante ma, proprio in virtù del denudamento della mostra di Sarzana, divengono luoghi a se stanti. Vortici indecisi e complessi di conoscenza. Portano in loro una eredità sempre crescente. Lo smarginamento, definizione utilizzata dallo stesso artista, è quindi quel fuoriuscire, colare, di materia cui l’immagine è sempre sottoposta dal corso del tempo.
Una nota finale la merita il processo creativo: nello studio dell’artista un muro di matrici si apre come una rivelazione. Decine di elementi su carta da spolvero appesi sommariamente con lo scotch. In questo luogo di transizione, il muro del suo studio, avviene la scelta, che ha un’anima sia causale che casuale. Solo le matrici che avranno resistito appese al muro e non saranno cadute sul terreno, potranno consumarsi e prodursi all’interno dell’universo semantico dell’artista e, quindi, dell’opera. In questa selezione parzialmente casuale si ritrova tutto il senso dello smarginare parziale ed inesatto, dell’incedere anche zoppicante, che sono parte della poetica di Pellegrini.
Lo Jus e il Giusto nel suo mondo sono l’epigrafe evidente di questa doppia mostra personale. Esiste, infatti, all’interno di questo percorso espositivo, un tentativo di giungere in qualche misura ad una giustezza, ad un luogo del decretato e del definito, dove vi sia il massimo di giustizia e di evidenza. È quello che avviene per gradi e diversificazioni, nella mostra di Sarzana e, successivamente, con un ricompattamento, nella mostra d’istanza a Roma.
Presso la Galleria Cardelli & Fontana, ad alcuni nuovi lavori di Simone Pellegrini, si affiancherà il luogo salubre del suo retroterra culturale. Libri, immagini, parole. Non solo, quindi, un percorso delle matrici che l’artista sedimenta e porta avanti, o uno scarno e sterile archivio visuale, quanto piuttosto un lento denudamento del corpo centrale del sostrato con cui l’artista interagisce costantemente. I libri nei quali e sui quali trovano vita fisica le matrici dei suoi lavori, disegnate, o solo accennate, a matita. Le immagini che rientrano e che smarginano lungo il fiume culturale, lento nell’incedere e ingombrante, che Simone Pellegrini naviga. Questo svelarsi attraverso, per esempio, il Cristo deriso del Beato Angelico ha il senso di rendere definitivamente accessibile il campo di azione del lavoro. Un gioco a carte scoperte che deve tranquillizzare e, allo stesso tempo, mettere in guardia circa le volontà e le diramazioni dell’opera. La mostra presso Cardelli & Fontana, allora, si identifica come la palude definitiva del lavoro dell’artista, antro sacro di creazione.
Nella personale, di poco successiva, alla Galleria Giacomo Guidi di Roma questo denudamento fantasmatico di immagini e grafite si ricompatta e ritrova l’usuale collocazione formale. Qui si compie un secondo passo di quell’incedere che è il metodo dell’artista di Ancona. Nella tramatura semantica che si snoda e annoda nelle opere di Roma, emerge con chiarezza quella secrezione continua che ogni matrice emana. Il peso delle opere, così, va oltre quello del carboncino nero e rosso o della carta da spolvero, supera di molto il valore complessivo degli elementi che Simone Pellegrini combina alacremente nell’opera. Ogni pietra, mammella o albero che ritorna, non sono più solo elemento descrittivo e narrante ma, proprio in virtù del denudamento della mostra di Sarzana, divengono luoghi a se stanti. Vortici indecisi e complessi di conoscenza. Portano in loro una eredità sempre crescente. Lo smarginamento, definizione utilizzata dallo stesso artista, è quindi quel fuoriuscire, colare, di materia cui l’immagine è sempre sottoposta dal corso del tempo.
Una nota finale la merita il processo creativo: nello studio dell’artista un muro di matrici si apre come una rivelazione. Decine di elementi su carta da spolvero appesi sommariamente con lo scotch. In questo luogo di transizione, il muro del suo studio, avviene la scelta, che ha un’anima sia causale che casuale. Solo le matrici che avranno resistito appese al muro e non saranno cadute sul terreno, potranno consumarsi e prodursi all’interno dell’universo semantico dell’artista e, quindi, dell’opera. In questa selezione parzialmente casuale si ritrova tutto il senso dello smarginare parziale ed inesatto, dell’incedere anche zoppicante, che sono parte della poetica di Pellegrini.
05
giugno 2010
Simone Pellegrini – Jus. il Giusto nel suo mondo
Dal 05 giugno al 25 luglio 2010
arte contemporanea
Location
CARDELLI & FONTANA ARTE CONTEMPORANEA
Sarzana, Via Torrione Stella Nord, 5, (La Spezia)
Sarzana, Via Torrione Stella Nord, 5, (La Spezia)
Orario di apertura
lunedì 16.30-19.30 da martedì a sabato 9.30-12.30 e 16.30-19.30
Vernissage
5 Giugno 2010, ore 18,30
Autore
Curatore