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Massimo Casagrande – Assalto al tempo nascosto
L’artista, nativo di Cittadella (1970) ma attivo da tempo sulla scena internazionale con progetti e interventi che spaziano dalla pittura alla performance all’installazione e da sempre interessato alla sperimentazione di nuovi linguaggi comunicativi, presenta per Segnoperenne una selezione antologica (in mostra anche alcuni recenti lavori inediti) dei principali cicli artistici di una consolidata carriera, trascorsa nel solco di una personale ricerca espressiva ed emozionale.
Comunicato stampa
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Segnoperenne inaugura sabato 15 maggio 2010, alle ore 18.30, presso lo Spazio Espositivo Voltolina di Mestre, Assalto al tempo nascosto, personale di pittura del maestro Massimo Casagrande.
L’artista, nativo di Cittadella (1970) ma attivo da tempo sulla scena internazionale con progetti e interventi che spaziano dalla pittura alla performance all’installazione e da sempre interessato alla sperimentazione di nuovi linguaggi comunicativi, presenta per Segnoperenne una selezione antologica (in mostra anche alcuni recenti lavori inediti) dei principali cicli artistici di una consolidata carriera, trascorsa nel solco di una personale ricerca espressiva ed emozionale.
Filo conduttore dei lavori qui proposti e chiave di lettura del percorso espositivo il fattore tempo e il recupero, inesausta azione-indagine sulla linea bi-direzionale del suo costante dipanarsi, di esperienze esistenziali stratificatesi nell’intimo dell’artista, nelle nicchie della psiche e lì inermi eppure presenti, testimoni silenti di un tragitto che dal passato di formazione e di scoperta si riversa nell’immanenza del presente, riaffiorando inattese dalle lente velature quando la materia cromatica lascia spazio al vuoto etereo e spirituale del ricordo.
Ben documentati, attraverso una ragionata selezione di pochi ma significativi lavori, le tre principali fasi narrative espresse negli anni del pittore, intensi capitoli di esperienze concrete dai quali traspare la netta sovrapposizione della vita dell’uomo a quella dell’artista come totale immersione in un universo visuale in cui la tela, offrendosi alla visione ma schermandosi dietro passaggi colti ed ermetici, è il pretesto per il recupero di storie interrotte e per il completamento di copioni di vita soltanto abbozzati e non ancora conclusi.
La prima sezione è dedicata agli esordi fortemente materici, di rimando informale, in cui il colore aggredisce con violenza tonale la superficie del quadro; ispessimenti e sovrapposizioni, campiture e strutture a-geometriche, negano la regolarità e la certezza della composizione traducendo l’energia di un segno in formazione che studia e ricerca i contenuti, talvolta evidenziati, talvolta occultati dal pigmento, attraverso i quali organizzare i racconti futuri.
La seconda sezione, accettata l’inconsistenza della vita e del fattore casuale della sua illogica forza auto-distruttrice, rappresenta invece un ritorno all’ordine agognato sebbene utopico; nel tentativo estremo di salvezza che nega la caotica illeggibilità delle macchie cromatiche riorganizzandosi in superfici laccate e monocrome, l’artista opera profondi squarci che ostinatamente cerca di ricucire prima che il tessuto si sfaldi e sveli, sanguinante, il nulla che l’illusione della quinta pittorica sottende e nega.
Nella terza e ultima sezione (acrilici su tela e carta) la scoperta e l’accettazione di un minimalismo lirico e lineare che, antiteticamente al caotico dinamismo centrifugo degli esordi, intravede nel silenzio di un vocabolario intimista, pudicamente popolato da sagome riconoscibili di oggetti domestici e personali, gli spunti di quiete nei quali ricollocare oggi, nella contemporaneità di un tempo ancora fluido ed elastico ma rallentato, la serenità sentimentale che rigenera e ripaga dalla spossatezza di questa lunga azione indagativa.
Sembra di scorgere nei lavori dell’artista, recuperata la loro cronologica struttura del prima e del dopo, la consapevolezza malinconica di un tempo trascorso e incancellabile ma, contemporaneamente, la sicurezza della redenzione nella rimembranza di attimi lontani che attutisce il male; affrontare il peso del ricordo lenisce – pur non cancellando - l’angoscia della conoscenza e intravede nell’assalto diretto al tempo, nascosto tra le pieghe della pittura, l’azione apotropaica la cui valenza, sulla e oltre la tela dipinta, si raggruma, ancora una volta, nella concretezza della pittura stessa.
Massimo Casagrande sarà presente durante la vernice di sabato 15 maggio e domenica 23 maggio, alle ore 18.00, per il consueto appuntamento di Segnoperenne Aperitivo in galleria con l’artista.
La serata sarà scandita dagli interventi musicali di Alberto Mesirca.
Alberto Mesirca, nipote dello scrittore padovano Giuseppe Mesirca, nasce a Marostica nel 1984. Enfant prodige della chitarra, tiene i primi concerti poco più che bambino e frequenta da allora i più prestigiosi festival musicali d’Italia e d’Europa. Considerato dalla critica e dal pubblico uno degli artisti più interessanti della nuova generazione musicale è stato recentemente insignito della Chitarra d’oro 2009 come miglior giovane chitarrista dell’anno.
L’artista, nativo di Cittadella (1970) ma attivo da tempo sulla scena internazionale con progetti e interventi che spaziano dalla pittura alla performance all’installazione e da sempre interessato alla sperimentazione di nuovi linguaggi comunicativi, presenta per Segnoperenne una selezione antologica (in mostra anche alcuni recenti lavori inediti) dei principali cicli artistici di una consolidata carriera, trascorsa nel solco di una personale ricerca espressiva ed emozionale.
Filo conduttore dei lavori qui proposti e chiave di lettura del percorso espositivo il fattore tempo e il recupero, inesausta azione-indagine sulla linea bi-direzionale del suo costante dipanarsi, di esperienze esistenziali stratificatesi nell’intimo dell’artista, nelle nicchie della psiche e lì inermi eppure presenti, testimoni silenti di un tragitto che dal passato di formazione e di scoperta si riversa nell’immanenza del presente, riaffiorando inattese dalle lente velature quando la materia cromatica lascia spazio al vuoto etereo e spirituale del ricordo.
Ben documentati, attraverso una ragionata selezione di pochi ma significativi lavori, le tre principali fasi narrative espresse negli anni del pittore, intensi capitoli di esperienze concrete dai quali traspare la netta sovrapposizione della vita dell’uomo a quella dell’artista come totale immersione in un universo visuale in cui la tela, offrendosi alla visione ma schermandosi dietro passaggi colti ed ermetici, è il pretesto per il recupero di storie interrotte e per il completamento di copioni di vita soltanto abbozzati e non ancora conclusi.
La prima sezione è dedicata agli esordi fortemente materici, di rimando informale, in cui il colore aggredisce con violenza tonale la superficie del quadro; ispessimenti e sovrapposizioni, campiture e strutture a-geometriche, negano la regolarità e la certezza della composizione traducendo l’energia di un segno in formazione che studia e ricerca i contenuti, talvolta evidenziati, talvolta occultati dal pigmento, attraverso i quali organizzare i racconti futuri.
La seconda sezione, accettata l’inconsistenza della vita e del fattore casuale della sua illogica forza auto-distruttrice, rappresenta invece un ritorno all’ordine agognato sebbene utopico; nel tentativo estremo di salvezza che nega la caotica illeggibilità delle macchie cromatiche riorganizzandosi in superfici laccate e monocrome, l’artista opera profondi squarci che ostinatamente cerca di ricucire prima che il tessuto si sfaldi e sveli, sanguinante, il nulla che l’illusione della quinta pittorica sottende e nega.
Nella terza e ultima sezione (acrilici su tela e carta) la scoperta e l’accettazione di un minimalismo lirico e lineare che, antiteticamente al caotico dinamismo centrifugo degli esordi, intravede nel silenzio di un vocabolario intimista, pudicamente popolato da sagome riconoscibili di oggetti domestici e personali, gli spunti di quiete nei quali ricollocare oggi, nella contemporaneità di un tempo ancora fluido ed elastico ma rallentato, la serenità sentimentale che rigenera e ripaga dalla spossatezza di questa lunga azione indagativa.
Sembra di scorgere nei lavori dell’artista, recuperata la loro cronologica struttura del prima e del dopo, la consapevolezza malinconica di un tempo trascorso e incancellabile ma, contemporaneamente, la sicurezza della redenzione nella rimembranza di attimi lontani che attutisce il male; affrontare il peso del ricordo lenisce – pur non cancellando - l’angoscia della conoscenza e intravede nell’assalto diretto al tempo, nascosto tra le pieghe della pittura, l’azione apotropaica la cui valenza, sulla e oltre la tela dipinta, si raggruma, ancora una volta, nella concretezza della pittura stessa.
Massimo Casagrande sarà presente durante la vernice di sabato 15 maggio e domenica 23 maggio, alle ore 18.00, per il consueto appuntamento di Segnoperenne Aperitivo in galleria con l’artista.
La serata sarà scandita dagli interventi musicali di Alberto Mesirca.
Alberto Mesirca, nipote dello scrittore padovano Giuseppe Mesirca, nasce a Marostica nel 1984. Enfant prodige della chitarra, tiene i primi concerti poco più che bambino e frequenta da allora i più prestigiosi festival musicali d’Italia e d’Europa. Considerato dalla critica e dal pubblico uno degli artisti più interessanti della nuova generazione musicale è stato recentemente insignito della Chitarra d’oro 2009 come miglior giovane chitarrista dell’anno.
15
maggio 2010
Massimo Casagrande – Assalto al tempo nascosto
Dal 15 al 28 maggio 2010
arte contemporanea
Location
STUDIO LUIGI VOLTOLINA
Venezia, Calle Della Testa, 1, (Venezia)
Venezia, Calle Della Testa, 1, (Venezia)
Orario di apertura
ore 16.00 – 19.30 fuori degli orari di apertura la mostra è visitabile previo appuntamento telefonico
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 18.30
Sito web
www.segnoperenne.it
Autore
Curatore