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A basic human impulse
Passando dall’arte al design, dall’architettura alla musica, la mostra in oggetto vuole raccogliere la sfida, dimostrando che il fare sia ormai parte integrante della sfera creativa.
Comunicato stampa
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Sabato 15 maggio, alle ore 19, inaugura la mostra A BASIC HUMAN IMPULSE, che espone le opere di 16 artisti internazionali: David Adamo (USA), Pierre Bismuth (Francia), Davide Cascio (Svizzera), Christian Eisenberger (Austria), Anna Galtarossa / Dàniel Gonzales (Italia / Argentina), Kate Gilmore (USA), Jay Heikes (USA), Jorge Pardo (Cuba), Tobias Rehberger (Germania), Andrea Sala (Italia), Francesco Simeti (Italia), Sissi (Italia), Luca Trevisani (Italia), Oscar Tuazon (USA), Atelier Van Lisaut (Olanda), Nico Vascellari (Italia).
La rassegna prende spunto dalle riflessioni di Richard Sennett (L’uomo artigiano, 2008) e vuole criticamente attestare, evidenziandolo, un diverso approccio, una sensibilità differente nei confronti dell’atto creativo che coinvolge l’estetica contemporanea in ogni sua forma. Passando dall’arte al design, dall’architettura alla musica, la mostra in oggetto vuole raccogliere la sfida, dimostrando che il fare sia ormai parte integrante della sfera creativa. L’ipotesi da comprovare è come possa ancora risiedere nella vecchia figura dell’homo faber, colui che sa fare con le proprie mani vantando perizia e conoscenza non comuni, la risposta / salvezza contro la mediocrità del ‘basta che sia fatto’, contro la vigente vulgata per cui nelle accademie e nelle scuole d’arte non si deve insegnare la perizia tecnica ma solo la speculazione pura, disgiunta dall’oggetto finito. Anche il design vive d’altronde un paradosso perchè nell’epoca della fretta e dell’immateriale riscopre il tempo lento del lavorare con le mani e la materia è di nuovo protagonista. In realtà è il recupero dell’atto creativo, inteso soprattutto come gesto antropologico, ad essere osservato nuovamente dalla stessa ricerca e produzione artistica più attuale.
In questa prospettiva le opere possiedono nuovamente una competenza esecutiva sedimentata, in cui la stessa routine è soggetta ad una riflessione esplicita sul gesto appreso. Il processo è circolare, cioè si acquisisce un repertorio di competenze che riflette sulle possibili variabili dello stesso gesto. È fondamentale anche per il fruitore apprendere con lentezza questi elaborati, dare il tempo necessario perché lo stesso risultato possa essere raggiunto in molti modi alternativi. In questa sorta di passaggio fra i due linguaggi, va interiorizzata una corrispondenza tra pensiero e azione che ci consente un ritmo variato. Vi è infatti un carattere esplorativo nella metodologia costitutiva e processuale del fare e ogni competenza tecniche racchiude una struttura narrativa aperta. L’artista e il designer connotano così l’oggetto e il suo linguaggio denotativo, accedendo ad un piano simbolico e metaforico in cui la forma si impreziosisca di un valore emotivo, altrimenti irraggiungibile.
Al di là dei segni espressivi che contraddistinguono l’osmosi continua fra due codici apparentemente dicotomici, gli autori invitati alla rassegna A Basic Human Impulse esprimono un’acuta sensibilità nella realizzazione dei loro elaborati, una passione nell’acuire la parte sensoriale, memore di un profondo cambiamento in atto, estromettendo di fatto lasciti tardo-postmoderni a favore di una fenomenologia emotiva rinnovata. In questo senso, oggetti di design si affiancheranno ad opere precedentemente realizzate, mentre prototipi progettuali daranno spunto ad installazioni ed azioni nello spazio, ideate per l’occasione e realizzate con materiali e know how MOROSO.
La rassegna prende spunto dalle riflessioni di Richard Sennett (L’uomo artigiano, 2008) e vuole criticamente attestare, evidenziandolo, un diverso approccio, una sensibilità differente nei confronti dell’atto creativo che coinvolge l’estetica contemporanea in ogni sua forma. Passando dall’arte al design, dall’architettura alla musica, la mostra in oggetto vuole raccogliere la sfida, dimostrando che il fare sia ormai parte integrante della sfera creativa. L’ipotesi da comprovare è come possa ancora risiedere nella vecchia figura dell’homo faber, colui che sa fare con le proprie mani vantando perizia e conoscenza non comuni, la risposta / salvezza contro la mediocrità del ‘basta che sia fatto’, contro la vigente vulgata per cui nelle accademie e nelle scuole d’arte non si deve insegnare la perizia tecnica ma solo la speculazione pura, disgiunta dall’oggetto finito. Anche il design vive d’altronde un paradosso perchè nell’epoca della fretta e dell’immateriale riscopre il tempo lento del lavorare con le mani e la materia è di nuovo protagonista. In realtà è il recupero dell’atto creativo, inteso soprattutto come gesto antropologico, ad essere osservato nuovamente dalla stessa ricerca e produzione artistica più attuale.
In questa prospettiva le opere possiedono nuovamente una competenza esecutiva sedimentata, in cui la stessa routine è soggetta ad una riflessione esplicita sul gesto appreso. Il processo è circolare, cioè si acquisisce un repertorio di competenze che riflette sulle possibili variabili dello stesso gesto. È fondamentale anche per il fruitore apprendere con lentezza questi elaborati, dare il tempo necessario perché lo stesso risultato possa essere raggiunto in molti modi alternativi. In questa sorta di passaggio fra i due linguaggi, va interiorizzata una corrispondenza tra pensiero e azione che ci consente un ritmo variato. Vi è infatti un carattere esplorativo nella metodologia costitutiva e processuale del fare e ogni competenza tecniche racchiude una struttura narrativa aperta. L’artista e il designer connotano così l’oggetto e il suo linguaggio denotativo, accedendo ad un piano simbolico e metaforico in cui la forma si impreziosisca di un valore emotivo, altrimenti irraggiungibile.
Al di là dei segni espressivi che contraddistinguono l’osmosi continua fra due codici apparentemente dicotomici, gli autori invitati alla rassegna A Basic Human Impulse esprimono un’acuta sensibilità nella realizzazione dei loro elaborati, una passione nell’acuire la parte sensoriale, memore di un profondo cambiamento in atto, estromettendo di fatto lasciti tardo-postmoderni a favore di una fenomenologia emotiva rinnovata. In questo senso, oggetti di design si affiancheranno ad opere precedentemente realizzate, mentre prototipi progettuali daranno spunto ad installazioni ed azioni nello spazio, ideate per l’occasione e realizzate con materiali e know how MOROSO.
15
maggio 2010
A basic human impulse
Dal 15 maggio al 27 giugno 2010
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GC.AC – GALLERIA COMUNALE D’ARTE CONTEMPORANEA
Monfalcone, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, 44, (Gorizia)
Monfalcone, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, 44, (Gorizia)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica 17 - 20
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 19
Autore
Curatore