30 novembre 2010

fino al 3.XII.2010 Marco Bernardi Roma, Ex Elettrofonica

 
Motori elettrici quali afflati di vita di oggetti altrimenti inermi. Materiali di scarto che costruiscono sculture e spingono a riflettere sulla perdita di preziosità di un impalpabile bene: il tempo...

di

Eppur si muove!”. È ciò che
viene da esclamare quando si entra nel caratterizzato spazio della galleria di
Beatrice Bertini, usando la nota espressione che Giuseppe Baretti fece
pronunciare a Galileo Galilei. Perché le sculture di Marco Bernardi (Roma, 1969), solo a chi ha la curiosità e,
soprattutto, la pazienza di fermarsi a guardare, mostrano le proprie
peculiarità, altrimenti non immediatamente rintracciabili.

Fondamentalmente Bernardi mette
in atto una resistenza passiva a due concetti divenuti (sfortunatamente) tristi
capisaldi della contemporaneità: “mordi e fuggi” e “usa e getta”. Al primo si
oppone costruendo sculture che solo in apparenza sono inermi. Con significati
diversi da quelli con cui l’artista del Nouveau Réalisme Jean Tinguely investe le
sue sculture a motore. Ciò che Bernardi realizza sono sculture che acquistano
pienezza quando il visitatore si lascia tirare dentro l’opera, quando cioè si
ferma a guardare quello che impercettibilmente accade sotto i suoi occhi. È
quindi una riflessione sul tempo – vero protagonista di ciascun lavoro – e
sull’utilizzo che l’uomo contemporaneo (non) ne fa.

Marco Bernardi - Tempo esatto - 2010 - still da video
Mentre al secondo concetto, “usa
e getta”, passivamente Bernardi si oppone con l’utilizzo di materiali di
scarto. Pratica largamente diffusa tra gli artisti (da Rauschenberg a Carol Rama, a Baj, da Baronio, a Schultz, a Nelson) e con distinti contenuti, qui acquista un ulteriore
significato. Quello dell’artigianalità tipica del bricolage, che evidenzia
ancor più la volontà della riconquista, della riappropriazione (e gestione) del
proprio tempo. Senza intenti politici o spirituali, Bernardi – come sottolinea
nel titolo della personale, Time enough
fortemente contrasta l’accezione negativa che ha investito l’idea dell’ozio,
reclama cioè l’”ozio creativo” – proprio della società post-industriale –
contro l’”ozio padre dei vizi”.

Tra le “sculture viventi”, Binario è quella che meglio traduce la
riflessione intorno alla quale è costruita la mostra. Una striscia di legno,
poggiata su due scarni cavalletti in metallo, sulla quale c’è una sfera bianca
che, in un determinato momento, di cui è ovviamente sconosciuto il
sopraggiungere, un’impercettibile vibrazione fa muovere lungo l’asse. Con una
certa raffinatezza Svolgitore, con il suo lentissimo avvolgere (o
srotolare?), interpreta le numerose declinazioni del tempo e del suo
inesorabile trascorrere.

Marco Bernardi - Time Enough - veduta della mostra presso l’Ex Elettrofonica, Roma 2010
È Sisifo che, invece, esprime l’assurdo e l’operosità vana e, quindi,
l’insita fatica che sottostà nel reiterarsi di azioni-gesti-comportamenti che hanno,
infine, scarsi risultati. Se non quello della circolarità e ciclicità del
tempo.

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dal 28 ottobre al 3 dicembre 2010

Marco Bernardi – Time enough

a cura di Gialunca Brogna

Ex Elettrofonica

Vicolo di Sant’Onofrio, 10-11 (zona Trastevere) – 00165 Roma

Orario: da martedì a sabato ore 16-20

Ingresso libero

Info: tel./fax +39 0664760163; info@exelettrofonica.com;
www.exelettrofonica.com

[exibart]

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