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La Figura – sulle orme di Giorgione
Nel 2010 la Galleria Art&Media propone e presenta un ciclo di cinque mostre dedicate a Giorgione, in occasione del 500° anniversario della morte.
Sono collettive a tema, itineranti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 8 maggio ore 17:30, inaugurazione del IV appuntamento su cinque, dedicati all’anno Giorgionesco, presso Galleria Art&Media, Via Roma, 38 di Castelfranco Veneto.
Il titolo è “La figura – sulle orme di Giorgione”.
Si tratta di arte contemporanea nei suoi vari linguaggi.
Presentazione e testo critico in catalogo a cura di Vittorio Caracuta.
Durata mostra 8 maggio- 26 giugno.
Artisti invitati: Arman, Grazia Azzali, Lia Caracciolo, Luigi Carletto, Giovanni Casellato, Rocco Cosentino, Giovanni Dalle Donne,
Alessandra De Barbieri, Marco Lodola, Ilario Padovan, Lisa Perini, Pony Abito, Floriana Rigo, Elena Sanzeri, Maria Pia Settin,
Mario Tavernaro e Sandy Zambon.
Nel 2010 la Galleria Art&Media propone e presenta un ciclo di cinque mostre dedicate a Giorgione, in occasione del 500° anniversario della morte.
Sono collettive a tema, itineranti. Partono dalla Galleria Art&Media e si spostano presso il Centro Culturale Porta Dieda di Bassano del Grappa – VI, presso il Barco Mocenigo di Castello di Godevo –TV e presso la Fondazione Villa Benzi Zecchini a Caerano San Marco – TV.
Per info: 3480302605 www.artetmedia.it
Testo di prefazione, in catalogo, a cura di Vittorio Caracuta:
Figure: orme sulle tracce del Giorgione
Tornerà mai la perfezione armonica e bilanciata dei marmi greci a elevare la figura dell’uomo a immagine dell’universo superiore tradotto in forma di quel che vive in Terra?
E negli oggetti d’arte tornerà mai l’espressione levigata e serena, depurata di ogni caduco limite, dei kouroi e delle Korai antiche, o degli atleti e degli eroi dell’età dell’oro, sapientemente estratti dalla mano dell’artista nell’interno della sostanza materica che li ricopriva?
Risolte le proporzioni; risolto il dinamismo dei movimenti con la plasticità delle pose; amalgamati fervore e compostezza nel dominio dello spazio intorno ai soggetti; contornate le forme nel gioco certo e netto di luci ed ombre e sublimata la capacità dell’uomo nella mimesi della facoltà creatrice della natura, i corpi, i visi e i miti si consegnarono allo stupore delle innumerevoli generazioni per i millenni da venire. L’uomo nello specchio di se stesso, Narciso o Icaro, Nessuno o tutto, divinità immortale o giovanile eroe, pervaso dall’energia demiurgica dell’Eros, la quale ordina l’Universo, togliendolo dal Caos e consegnandolo alla bella distinzione.
Lo abbiamo in qualche modo già detto: la storia del Mondo nasce quando scopriamo la nostra stessa figura e raggiungiamo il possesso degli artifici e degli strumenti atti a trasferirla in quel riflesso potente della perfezione che fu la bellezza antica.
Nasce la coscienza indiretta di se stessi e nell’arte reperisce il respiro della vita e la sua forma vera di esistenza; e nasce la coscienza indiretta delle epoche, con la forza di rappresentarle nelle icone degli esseri, i quali ne sintetizzavano lo spirito e le carni.
Da allora a noi, solo il Rinascimento ha saputo davvero avvicinarsi a quella “divinità artistica”: la grecità classica aerea e luminosa; la chiarezza e la trasparenza della luce che si fa ideale puro; il trasferirsi dell’uomo nel sovramondo letterario e artistico; destino e virtù creatrice, scelta umana e segreto dei percorsi superiori, poterono fondersi mirabilmente nell’idea e nel sogno della Bellezza neoplatonica, chiamata a mediare tra microcosmo e macrocosmo, come all’interno di una densa sfera di cristallo. Celebriamo ancora gli artisti che seppero unire lo studio fine dell’anatomia, la scienza nuova, ed eslege, con la straordinaria estetica che rese la figura umana lo strumento di esemplificazione e di rivelazione delle segrete cose e superiori.
Zorzon da Castelfranco, ha però realizzato qualcosa di più: unificando dentro di sé i motivi più profondi e complessi della sua epoca, li ha volti ad una libertà d’espressione, allo stesso tempo aulica e aldilà della tradizione, per dare forma a soggetti inediti e lontani da schemi eterodossi rispetto all’arte. La sua originale tecnica, nuova e anticipatrice, governa le figure, nel pulsante e vivido rapporto con la Natura, alludendo, anche anagogicamente, a tipi umani ed espressioni, significati e sensi mai prima dimostrati. La poesia tonale, con le fini orchestrazioni di parole di pittura, l’architettura magica delle immagini, musicali, si nutre di una sostanza di affetti e sentimenti tutta moderna ed in grado di valicare il tempo, per rivolgere anche a noi la lezione ed il mistero dell’angelo musico castellano.
Cosa resta oggi di tutto questo?
L’uomo, gli artisti, non hanno smesso di specchiare se stessi nella figura umana e forse il trait-d’union è proprio nell’estrema libertà con cui questo oggi può avvenire.
Qualcuno ha scritto che il XX è stato il secolo del brutto, il secolo in cui l’uomo ha ripudiato il concetto di bellezza. Qualcuno ha scritto anche che è stato un secolo privo di realismo, astrazioni di ogni tipo sì, ma mai realismo vero.
Non lo crediamo: l’uomo non vive senza traslazione in qualche tipo di bellezza ed oggi si riscontra nella compiutezza dell’aver espresso, mentre non può che essere realismo, ma non delle cose, dimostrare e documentare la condizione dell’umanità, scavando nell’intimo dei singoli e portandolo alla luce. Gli anni del Duemila, che vengono dopo tutto, possono condividere con la “divinità artistica” la libertà estrema, mai forse così forte, con la quale mezzi, ispirazioni e tecniche, le più disparate, sono piegati a docili strumenti dell’espressione umana. L’immagine dell’uomo gira ancora nel caleidoscopio del tempo, figura vitruviana, ed ispira artisti, che nel manipolarla e renderla creativamente ricercano lo specchio di se stessi e di un’era la cui definizione è tutta ancora da venire.
Gli artisti oggi creano anche la propria di figura, risucchiati dentro vite parallele e biografie che non ci son mai state, o forse, viceversa, uniche ad esister per davvero, nel dominio schizofrenico e psicanalitico di quel che poveramente ancora osiamo definire la realtà.
Di questa polivalenza la nostra rassegna è prova piena e certamente non mancherà di interessare l’appassionato d’arte, che non può di meno degli artisti ritenersi viandante in percorsi di ricerca. La impreziosiscono opere di Arman, immagine dell’energia creatrice senza posa del Nouveau Réalisme, dei coleres, dei coupes e delle combustioni; e di Marco Lodola, già nuovo futurista e poi corso all’interno di fiumi di luce e di colore, per creare icone indimenticabili del nostro tempo. E tutti gli altri, non di meno capaci di rapire; di alcuni, siamo certi, si parlerà senz’altro a lungo.
Da quasi un mese, la grande mostra del Giorgione è terminata: restano le Mura, le tracce invisibili ed il respiro, l’ombra dell’artista, il quale, senza essere, tante cose ha fatto essere, nell’eterna giovinezza delle forme senza tempo; e resta la compiutezza dell’Eros antico, a guidare il languore della nostra vita, e se anche oggi quasi mai si chiude la metà reciproca dell’ “animale dai due dorsi”, nell’arte questa può però ancora, e per sempre, provare a ricomporsi.
Il titolo è “La figura – sulle orme di Giorgione”.
Si tratta di arte contemporanea nei suoi vari linguaggi.
Presentazione e testo critico in catalogo a cura di Vittorio Caracuta.
Durata mostra 8 maggio- 26 giugno.
Artisti invitati: Arman, Grazia Azzali, Lia Caracciolo, Luigi Carletto, Giovanni Casellato, Rocco Cosentino, Giovanni Dalle Donne,
Alessandra De Barbieri, Marco Lodola, Ilario Padovan, Lisa Perini, Pony Abito, Floriana Rigo, Elena Sanzeri, Maria Pia Settin,
Mario Tavernaro e Sandy Zambon.
Nel 2010 la Galleria Art&Media propone e presenta un ciclo di cinque mostre dedicate a Giorgione, in occasione del 500° anniversario della morte.
Sono collettive a tema, itineranti. Partono dalla Galleria Art&Media e si spostano presso il Centro Culturale Porta Dieda di Bassano del Grappa – VI, presso il Barco Mocenigo di Castello di Godevo –TV e presso la Fondazione Villa Benzi Zecchini a Caerano San Marco – TV.
Per info: 3480302605 www.artetmedia.it
Testo di prefazione, in catalogo, a cura di Vittorio Caracuta:
Figure: orme sulle tracce del Giorgione
Tornerà mai la perfezione armonica e bilanciata dei marmi greci a elevare la figura dell’uomo a immagine dell’universo superiore tradotto in forma di quel che vive in Terra?
E negli oggetti d’arte tornerà mai l’espressione levigata e serena, depurata di ogni caduco limite, dei kouroi e delle Korai antiche, o degli atleti e degli eroi dell’età dell’oro, sapientemente estratti dalla mano dell’artista nell’interno della sostanza materica che li ricopriva?
Risolte le proporzioni; risolto il dinamismo dei movimenti con la plasticità delle pose; amalgamati fervore e compostezza nel dominio dello spazio intorno ai soggetti; contornate le forme nel gioco certo e netto di luci ed ombre e sublimata la capacità dell’uomo nella mimesi della facoltà creatrice della natura, i corpi, i visi e i miti si consegnarono allo stupore delle innumerevoli generazioni per i millenni da venire. L’uomo nello specchio di se stesso, Narciso o Icaro, Nessuno o tutto, divinità immortale o giovanile eroe, pervaso dall’energia demiurgica dell’Eros, la quale ordina l’Universo, togliendolo dal Caos e consegnandolo alla bella distinzione.
Lo abbiamo in qualche modo già detto: la storia del Mondo nasce quando scopriamo la nostra stessa figura e raggiungiamo il possesso degli artifici e degli strumenti atti a trasferirla in quel riflesso potente della perfezione che fu la bellezza antica.
Nasce la coscienza indiretta di se stessi e nell’arte reperisce il respiro della vita e la sua forma vera di esistenza; e nasce la coscienza indiretta delle epoche, con la forza di rappresentarle nelle icone degli esseri, i quali ne sintetizzavano lo spirito e le carni.
Da allora a noi, solo il Rinascimento ha saputo davvero avvicinarsi a quella “divinità artistica”: la grecità classica aerea e luminosa; la chiarezza e la trasparenza della luce che si fa ideale puro; il trasferirsi dell’uomo nel sovramondo letterario e artistico; destino e virtù creatrice, scelta umana e segreto dei percorsi superiori, poterono fondersi mirabilmente nell’idea e nel sogno della Bellezza neoplatonica, chiamata a mediare tra microcosmo e macrocosmo, come all’interno di una densa sfera di cristallo. Celebriamo ancora gli artisti che seppero unire lo studio fine dell’anatomia, la scienza nuova, ed eslege, con la straordinaria estetica che rese la figura umana lo strumento di esemplificazione e di rivelazione delle segrete cose e superiori.
Zorzon da Castelfranco, ha però realizzato qualcosa di più: unificando dentro di sé i motivi più profondi e complessi della sua epoca, li ha volti ad una libertà d’espressione, allo stesso tempo aulica e aldilà della tradizione, per dare forma a soggetti inediti e lontani da schemi eterodossi rispetto all’arte. La sua originale tecnica, nuova e anticipatrice, governa le figure, nel pulsante e vivido rapporto con la Natura, alludendo, anche anagogicamente, a tipi umani ed espressioni, significati e sensi mai prima dimostrati. La poesia tonale, con le fini orchestrazioni di parole di pittura, l’architettura magica delle immagini, musicali, si nutre di una sostanza di affetti e sentimenti tutta moderna ed in grado di valicare il tempo, per rivolgere anche a noi la lezione ed il mistero dell’angelo musico castellano.
Cosa resta oggi di tutto questo?
L’uomo, gli artisti, non hanno smesso di specchiare se stessi nella figura umana e forse il trait-d’union è proprio nell’estrema libertà con cui questo oggi può avvenire.
Qualcuno ha scritto che il XX è stato il secolo del brutto, il secolo in cui l’uomo ha ripudiato il concetto di bellezza. Qualcuno ha scritto anche che è stato un secolo privo di realismo, astrazioni di ogni tipo sì, ma mai realismo vero.
Non lo crediamo: l’uomo non vive senza traslazione in qualche tipo di bellezza ed oggi si riscontra nella compiutezza dell’aver espresso, mentre non può che essere realismo, ma non delle cose, dimostrare e documentare la condizione dell’umanità, scavando nell’intimo dei singoli e portandolo alla luce. Gli anni del Duemila, che vengono dopo tutto, possono condividere con la “divinità artistica” la libertà estrema, mai forse così forte, con la quale mezzi, ispirazioni e tecniche, le più disparate, sono piegati a docili strumenti dell’espressione umana. L’immagine dell’uomo gira ancora nel caleidoscopio del tempo, figura vitruviana, ed ispira artisti, che nel manipolarla e renderla creativamente ricercano lo specchio di se stessi e di un’era la cui definizione è tutta ancora da venire.
Gli artisti oggi creano anche la propria di figura, risucchiati dentro vite parallele e biografie che non ci son mai state, o forse, viceversa, uniche ad esister per davvero, nel dominio schizofrenico e psicanalitico di quel che poveramente ancora osiamo definire la realtà.
Di questa polivalenza la nostra rassegna è prova piena e certamente non mancherà di interessare l’appassionato d’arte, che non può di meno degli artisti ritenersi viandante in percorsi di ricerca. La impreziosiscono opere di Arman, immagine dell’energia creatrice senza posa del Nouveau Réalisme, dei coleres, dei coupes e delle combustioni; e di Marco Lodola, già nuovo futurista e poi corso all’interno di fiumi di luce e di colore, per creare icone indimenticabili del nostro tempo. E tutti gli altri, non di meno capaci di rapire; di alcuni, siamo certi, si parlerà senz’altro a lungo.
Da quasi un mese, la grande mostra del Giorgione è terminata: restano le Mura, le tracce invisibili ed il respiro, l’ombra dell’artista, il quale, senza essere, tante cose ha fatto essere, nell’eterna giovinezza delle forme senza tempo; e resta la compiutezza dell’Eros antico, a guidare il languore della nostra vita, e se anche oggi quasi mai si chiude la metà reciproca dell’ “animale dai due dorsi”, nell’arte questa può però ancora, e per sempre, provare a ricomporsi.
08
maggio 2010
La Figura – sulle orme di Giorgione
Dall'otto maggio al 26 giugno 2010
arte contemporanea
Location
CASTELLANO ARTE CONTEMPORANEA
Castelfranco Veneto, Via Roma, 38, (Treviso)
Castelfranco Veneto, Via Roma, 38, (Treviso)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 16-20
Vernissage
8 Maggio 2010, ore 17,30
Autore