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ROSSO MACRO
Progetti e iniziative
L’auditorium del Macro? Rosso sangue, “comme la vie”... Le tinte forti ce le mette lei, la dark-punk lady Odile Decq, l’architetta parigina-bretone che fa vibrare di luce il rosso, il nero, il bianco, raramente raccordati dal grigio del basalto e dal blu del cielo di Roma che entra dentro fin giù. Forse per questo, per vedere l’effetto che fa, poi sceglie “di ballare” nelle mezze stagioni: anteprima in primavera - per non perdere il treno dell’art week romana con Maxxi e Fiera - e adesso - in pieno autunno - l’inaugurazione ufficiale...
del gioiellone di Zaha Hadid, Roma – quasi a voler evitare l’”indigestione”
museale – prende solo ora pienamente possesso dell’”oggetto” Macro. Un oggetto
che si presenta all’appuntamento avendo in questi mesi rifinito la sua
strutturazione e articolazione: un intero isolato per una superficie
complessiva di 19.500 mq, una superficie espositiva di quasi 4.350 mq, cui si
aggiungono le aree dedicate ai servizi e al pubblico: la grande terrazza (2.500
mq), la sala conferenze, il bookshop, il ristorante, il bar, il parcheggio, l’area
didattica.
Inutile dilungarsi qui
prettamente sui nuovi spazi espositivi, che molti avranno avuto modo di vedere
e dei quali comunque si è già parlato lungamente in occasione della preview di
maggio. A partire dalla grande Sala Enel, che con i suoi 1.200 mq risulta tra
le più grandi sale espositive d’Europa (c’è chi dice: seconda solo alla
londinese Turbine Hall). Lasciamo allora il microfono ai protagonisti, la cui
parole sono state raccolte da Exibart
nei mesi che hanno portato a rifinire le forme definitive del Macro. “Che cosa ‘cattura’ di Roma il mio progetto?
Le piazze e lo spazio pubblico”, assicurava Odile Decq, intervistata a pochi giorni dall’opening primaverile. “Lo spazio del museo è la continuazione dello
spazio pubblico, della città. Il foyer e la terrazza rappresentano continuità
spaziale tra città e museo, anche grazie a materiali come il basalto, che è la
pietra delle strade di Roma”.
composto di molti spazi articolati”, ribadiva il direttore Luca Massimo
Barbero qualche settimana dopo, focalizzando la nuova struttura e gli spazi
espositivi nell’ottica della programmazione espositiva. “Un museo non ha un modello espositivo fisso. Ogni spazio ha una sua
fisionomia e una necessità che è dedica al pubblico e alle cose che si vogliono
condividere con il pubblico. […] Un giornale ha parlato del Macro come un
luogo in cui si stimola la curiosità. Non penso che sia un problema di numero
di sale o dello spazio occupato dalle opere, ma di come le opere dialogano con
lo spazio e soprattutto del fatto che ci piaccia offrire occasioni molteplici
di incontro. Una delle soddisfazioni è che il pubblico passa molto tempo al
museo, non come una maratona ma come un luogo dove non vi sia ‘niente di
roboante’, ma molto da scoprire”.
Da scoprire come l’evento
espositivo che inaugurerà ufficialmente lo spazio, l’opera vincitrice dell’Enel
Contemporanea Award 2010 Are you really sure that a floor can’t also be a
ceiling?, del duo Bik Van der Pol. Per
gli altri spazi della nuova ala sono stati invece scelti lavori emblematici
delle diversità del contemporaneo: dipinti, sculture, installazioni, video e
fotografie dalla collezione permanente del museo – frutto di nuovi comodati e
donazioni – capaci di sottolineare le potenzialità dell’architettura del museo,
nonché le future direzioni della programmazione espositiva. Alcune di queste
opere saranno presenti al Macro grazie alla collaborazione con UniCredit, partner
a cui si deve inoltre l’importante installazione permanente di Daniel Buren, Danza tra triangoli e losanghe per tre colori.
Tutti da scoprire invece sono i
servizi: bookshop, bar, parcheggio, area didattica. E soprattutto il ristorante,
che con l’affascinante location potrebbe diventare un riferimento capitolino
per una cena “diversa” e per converso attrarre visitatori qualitativamente
selezionati. Questo anche grazie alla gestione, che dopo l’apposita gara vedrà
il Gambero Rosso in campo in veste di consulente con il catering capitolino
Nicolai che porterà al Macro il bravo chef Marco Milani; vedremo così se come a
Rivoli o al Mambo e al Palazzo delle Esposizioni a Roma anche qui la
ristorazione diventerà un plus spendibile per aumentare pubblico e attenzione
sul progetto tutto.
Da non perdere, per chi avesse
mancato la preview, una visita a uno spazio che pare compendiare in pochi metri
la summa del Decq-style: la psichedelica toilette – proprio così! -, inox e
specchi posizionati su tutti i lati con al centro una consolle luminosa a offrire
una sorta di cromoterapia…
Intervista
con Odile Decq
massimo mattioli
[exibart]