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Phillip Allen / Roger Kelly
In questa mostra verranno presentate opere inedite di Roger Kelly dipinte recentemente a Londra e alcune opere inedite di Phillip Allen dipinte in Italia tra la fine del 2009 e l’ inizio del 2010 in occasione della residenza presso la British School at Rome.
Comunicato stampa
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La pittura inglese si è imposta con forza sempre maggiore nello scenario artistico di questo primo decennio di secolo. Tale forza proviene in parte dalla determinazione dei pittori a portare avanti il mezzo pittorico attraverso lo scetticismo imperante rispetto all'opportunità della sua sopravvivenza come discorso privilegiato nell’ambito artistico, e, in parte, da un nuovo entusiasmo diffusosi tra gli artisti di una certa età e maturità per le potenzialità della pittura come materia e sostanza creativa.
Phillip Allen e Roger Kelly sono a tutti gli effetti due sostenitori del mezzo pittorico. Dopo aver attraversato a mente fredda e nervi ben saldi l’impetuosa frenesia delle aspettative con cui erano stati bersagliati, agli esordi, dalla comunità sovraeccitata di scrittori, collezionisti e curatori, ora, che si avviano verso i quaranta e oltre, stanno facendo il miglior lavoro della loro vita.
Phillip Allen si confronta con il concetto di originalità, considerando la creatività come una sintesi di ciò che esiste già, una situazione che egli si preoccupa di intensificare producendo diverse versioni del proprio lavoro, che propongono prospettive alterate di un motivo già noto. Allen ha sviluppato un linguaggio idiosincratico che si esplicita nelle diverse texture, nei modelli e forme che ricordano le immagini dei cartoni animati. La sua pittura è morbida e tagliente al tempo stesso, capace di oscillare dalla più alta sofisticazione al più totale disimpegno.
Kelly si avvicina al grado zero della pittura (nel suo caso ci si riferisce a tele appese alle pareti dello studio senza essere debitamente montate sul telaio) attraverso un processo condotto quasi interamente in bianco e nero. Egli costruisce porzioni di quadri - che hanno all'inizio solo qualcosa di vagamente pittorico - a partire da immagini assemblate da diverse fonti (sue fotografie, riviste, altre forme d'arte) e manipolate da operazioni di taglio, collage, riduzione, interventi di disegno, copia, ampliamento e trasferimento.
Nessuno dei due può essere definito un pittore astratto. Per entrambi la nozione di 'pittorico' è un concetto importante, mentre la narrazione rimane una valida possibilità. Ad Allen non interessa distinguere tra 'non-oggettivo' e 'rappresentazione' (idem per le sfumature di significato tra i due). Egli si trova di fatto a cavallo di entrambi i poli nel tentativo di fare una pittura che lo interessi. Kelly, a quanto pare, è più consapevole di queste categorie. Per lui esse definiscono una scala estetica; che non è una questione di qualità o di valore, ma di volume, intensità e intimità.
I loro legami sono resi noti attraverso i rispettivi lavori. Lo sguardo dello spettatore viene accolto con una serie di interrogativi: alcuni soggiacciono alla convenzione, mentre altri, la maggioranza, la complicano, sovvertono le aspettative e propongono nuovi e insidiosi argomenti volti a promuovere uno sguardo 'altro'. Uno sguardo tanto reale che inceppa l’occhio e offusca la memoria. Uno sguardo che solleva diverse questioni che si espandono attraverso quella membrana al di là della quale il mondo viene vissuto.
Martin Holman, marzo 2010
Phillip Allen e Roger Kelly sono a tutti gli effetti due sostenitori del mezzo pittorico. Dopo aver attraversato a mente fredda e nervi ben saldi l’impetuosa frenesia delle aspettative con cui erano stati bersagliati, agli esordi, dalla comunità sovraeccitata di scrittori, collezionisti e curatori, ora, che si avviano verso i quaranta e oltre, stanno facendo il miglior lavoro della loro vita.
Phillip Allen si confronta con il concetto di originalità, considerando la creatività come una sintesi di ciò che esiste già, una situazione che egli si preoccupa di intensificare producendo diverse versioni del proprio lavoro, che propongono prospettive alterate di un motivo già noto. Allen ha sviluppato un linguaggio idiosincratico che si esplicita nelle diverse texture, nei modelli e forme che ricordano le immagini dei cartoni animati. La sua pittura è morbida e tagliente al tempo stesso, capace di oscillare dalla più alta sofisticazione al più totale disimpegno.
Kelly si avvicina al grado zero della pittura (nel suo caso ci si riferisce a tele appese alle pareti dello studio senza essere debitamente montate sul telaio) attraverso un processo condotto quasi interamente in bianco e nero. Egli costruisce porzioni di quadri - che hanno all'inizio solo qualcosa di vagamente pittorico - a partire da immagini assemblate da diverse fonti (sue fotografie, riviste, altre forme d'arte) e manipolate da operazioni di taglio, collage, riduzione, interventi di disegno, copia, ampliamento e trasferimento.
Nessuno dei due può essere definito un pittore astratto. Per entrambi la nozione di 'pittorico' è un concetto importante, mentre la narrazione rimane una valida possibilità. Ad Allen non interessa distinguere tra 'non-oggettivo' e 'rappresentazione' (idem per le sfumature di significato tra i due). Egli si trova di fatto a cavallo di entrambi i poli nel tentativo di fare una pittura che lo interessi. Kelly, a quanto pare, è più consapevole di queste categorie. Per lui esse definiscono una scala estetica; che non è una questione di qualità o di valore, ma di volume, intensità e intimità.
I loro legami sono resi noti attraverso i rispettivi lavori. Lo sguardo dello spettatore viene accolto con una serie di interrogativi: alcuni soggiacciono alla convenzione, mentre altri, la maggioranza, la complicano, sovvertono le aspettative e propongono nuovi e insidiosi argomenti volti a promuovere uno sguardo 'altro'. Uno sguardo tanto reale che inceppa l’occhio e offusca la memoria. Uno sguardo che solleva diverse questioni che si espandono attraverso quella membrana al di là della quale il mondo viene vissuto.
Martin Holman, marzo 2010
29
aprile 2010
Phillip Allen / Roger Kelly
Dal 29 aprile al 15 luglio 2010
arte contemporanea
Location
FABIO TIBONI – SPONDA
Bologna, Via Del Porto, 52/a, (Bologna)
Bologna, Via Del Porto, 52/a, (Bologna)
Orario di apertura
mercoledì - venerdì dalle 14 alle 20
sabato dalle 10.30 alle 20
Vernissage
29 Aprile 2010, ore 18
Autore