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Silvia Levenson – El plan era perfecto
Silvia Levenson presenta presso gli spazi della galleria Sansalvatore Artproject una mostra site specific dove propone sculture in vetro, installazioni, still life e video, uno sguardo a 360 gradi, del suo universo.
Comunicato stampa
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Silvia Levenson presenta alla Galleria Sansalvatore Artproject “El Plan era Perfecto” , mostra personale site specific, dove l’artista propone sculture e still life
“Nelle sale della Galleria San Salvatore – scrive Elisabeth Aro - i paesaggi di Silvia Levenson sono il nostro intimo. Le sue opere, lievi presenze avvolgenti, ci mettono in comunicazione con noi stessi. Ci suggerisce possibili strategie per vivere.
Lei colleziona strategie, le ordina, le etichetta, le sistema. Sembrano tutte brillanti, infallibili, uniche, incontestabili. Con ciascuna di loro potremmo controllare il mondo… Ammettendo che qualcuna funzioni. Tutto questo ordine svela un sentimento di estraneità e vulnerabilità di fronte a un mondo misterioso, caratterizzato dallo stigma della solitudine.
Ciò che analizza e descrive con minuzia è il comportamento nella nostra vita quotidiana più intima, e queste strategie servono per sedurre la vita, per farla innamorare.
Le sue opere hanno sempre mostrato una particolare attenzione per il mondo dell’angoscia e del piacere femminile, dando prova in questo e nei suoi lavori precedenti di una tensione che si rafforza e si esprime al meglio quando parla di questioni di genere, ma sempre in quel modo particolare in cui l’ironia è la protagonista. I suoi oggetti di vetro sfidano con leggerezza e parlano soprattutto dell’importanza del quotidiano.
Levenson mette un titolo a tutte le opere e nel suo caso il titolo non si limita a designare l’oggetto rappresentato. I suoi titoli sono il referente che costruisce il significato. Titoli incisivi, a volte brevi ma di una densità contundente, altre volte sono come le sue opere, solide ma leggere e nella loro trasparenza celano una verità.
Silvia ha un modo tutto suo di chiedersi come ci vediamo e pensiamo, come ci costruiamo e come ci immaginiamo. Nelle sue mani l’utopia si trasforma in realtà quotidiana e lo dimostra in “Still life”: è così facile, non c’è possibilità d’errore, è lì, Silvia lo ha preparato per noi. “Qualche goccia di valium, un po’ di self control, una dose di bellezza…”
L’opera artistica di Levenson è evidentemente influenzata dalla cultura e dal tempo che le è toccato vivere. Il pezzo “Il piano era perfetto” è diretto, in questo senso, come diretto è anche il modo di affrontare i temi e le loro soluzioni estetiche. Per quanto siano evidenti il senso di oppressione proposto dall’artista e la durezza della sua proposta, il risultato finale è di una forza poetica presente non solo nel titolo ma anche negli oggetti stessi.
La combinazione tra sculture e titoli raggiunge il culmine in “Ogni cosa ha il suo posto” in cui rafforza il significato dell’oggetto mediante una frase esplicita e incisiva.
Ogni opera compone un paesaggio frammentario, ogni frammento è parte di un tutto. Sono anelli che si uniscono per raccontare la sua storia e la sua visione delle storie. Tutto ha un fulcro che è lei stessa, il nodo concettuale del perché siamo qui lo scioglie con ironia, con impertinenza, senza trascurare dettagli, esalta la vita con umore. Tutto è vulnerabile nella sua opera e di una logica coinvolgente.
Ci insegna le sue strategie, nient’altro che norme e rituali per pensare le reazioni vitali. Nonostante la presenza del vetro non sono la fragilità e la leggerezza ad emergere nelle sue opere, bensì un meccanismo sottile che ci mostra la sua capacità di riflettere e l’esattezza con cui mira a un obiettivo. Contraddice le caratteristiche del vetro e ci rivela una realtà così pesante che solo il sarcasmo e l’intelligenza della sua proposta sono in grado di alleggerire.
“(…) il piano era perfetto…” è il titolo della mostra di Silvia Levenson, che ha creato uno scenario popolato di metafore sull’esistenza e il futuro. A partire da un nucleo fragile ha riempito il mondo di agitata armonia. Viviamo il nostro futuro ora, chiediamole in prestito una strategia.”
“Nelle sale della Galleria San Salvatore – scrive Elisabeth Aro - i paesaggi di Silvia Levenson sono il nostro intimo. Le sue opere, lievi presenze avvolgenti, ci mettono in comunicazione con noi stessi. Ci suggerisce possibili strategie per vivere.
Lei colleziona strategie, le ordina, le etichetta, le sistema. Sembrano tutte brillanti, infallibili, uniche, incontestabili. Con ciascuna di loro potremmo controllare il mondo… Ammettendo che qualcuna funzioni. Tutto questo ordine svela un sentimento di estraneità e vulnerabilità di fronte a un mondo misterioso, caratterizzato dallo stigma della solitudine.
Ciò che analizza e descrive con minuzia è il comportamento nella nostra vita quotidiana più intima, e queste strategie servono per sedurre la vita, per farla innamorare.
Le sue opere hanno sempre mostrato una particolare attenzione per il mondo dell’angoscia e del piacere femminile, dando prova in questo e nei suoi lavori precedenti di una tensione che si rafforza e si esprime al meglio quando parla di questioni di genere, ma sempre in quel modo particolare in cui l’ironia è la protagonista. I suoi oggetti di vetro sfidano con leggerezza e parlano soprattutto dell’importanza del quotidiano.
Levenson mette un titolo a tutte le opere e nel suo caso il titolo non si limita a designare l’oggetto rappresentato. I suoi titoli sono il referente che costruisce il significato. Titoli incisivi, a volte brevi ma di una densità contundente, altre volte sono come le sue opere, solide ma leggere e nella loro trasparenza celano una verità.
Silvia ha un modo tutto suo di chiedersi come ci vediamo e pensiamo, come ci costruiamo e come ci immaginiamo. Nelle sue mani l’utopia si trasforma in realtà quotidiana e lo dimostra in “Still life”: è così facile, non c’è possibilità d’errore, è lì, Silvia lo ha preparato per noi. “Qualche goccia di valium, un po’ di self control, una dose di bellezza…”
L’opera artistica di Levenson è evidentemente influenzata dalla cultura e dal tempo che le è toccato vivere. Il pezzo “Il piano era perfetto” è diretto, in questo senso, come diretto è anche il modo di affrontare i temi e le loro soluzioni estetiche. Per quanto siano evidenti il senso di oppressione proposto dall’artista e la durezza della sua proposta, il risultato finale è di una forza poetica presente non solo nel titolo ma anche negli oggetti stessi.
La combinazione tra sculture e titoli raggiunge il culmine in “Ogni cosa ha il suo posto” in cui rafforza il significato dell’oggetto mediante una frase esplicita e incisiva.
Ogni opera compone un paesaggio frammentario, ogni frammento è parte di un tutto. Sono anelli che si uniscono per raccontare la sua storia e la sua visione delle storie. Tutto ha un fulcro che è lei stessa, il nodo concettuale del perché siamo qui lo scioglie con ironia, con impertinenza, senza trascurare dettagli, esalta la vita con umore. Tutto è vulnerabile nella sua opera e di una logica coinvolgente.
Ci insegna le sue strategie, nient’altro che norme e rituali per pensare le reazioni vitali. Nonostante la presenza del vetro non sono la fragilità e la leggerezza ad emergere nelle sue opere, bensì un meccanismo sottile che ci mostra la sua capacità di riflettere e l’esattezza con cui mira a un obiettivo. Contraddice le caratteristiche del vetro e ci rivela una realtà così pesante che solo il sarcasmo e l’intelligenza della sua proposta sono in grado di alleggerire.
“(…) il piano era perfetto…” è il titolo della mostra di Silvia Levenson, che ha creato uno scenario popolato di metafore sull’esistenza e il futuro. A partire da un nucleo fragile ha riempito il mondo di agitata armonia. Viviamo il nostro futuro ora, chiediamole in prestito una strategia.”
24
aprile 2010
Silvia Levenson – El plan era perfecto
Dal 24 aprile al 05 giugno 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA SAN SALVATORE
Modena, Via Canalino, 31, (Modena)
Modena, Via Canalino, 31, (Modena)
Orario di apertura
mercoledì e venerdì 16.30-19.30
sabato 10-12.30 e 16.30-19.30
Vernissage
24 Aprile 2010, ore 17.30
Autore
Curatore