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Elad Lassry / Josh Smith
I due giovani artisti, nati rispettivamente nel 1977 a Tel Aviv e nel 1976 nel Tennessee (USA), arrivano per la prima volta in Italia. Con più di una decina di lavori fotografici e il video Untitled (Passacaglia) di Elad Lassry, e la pittura di Josh Smith, la Galleria Massimo De Carlo continua la sua attività di ricerca e promozione portando in Italia, per la prima volta, giovani artisti che si stanno rapidamente affermando a livello internazionale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il 19 maggio la Galleria Massimo De Carlo inaugura due personali di Elad Lassry e Josh Smith. I due giovani artisti, nati rispettivamente nel 1977 a Tel Aviv e nel 1976 nel Tennessee (USA), arrivano per la prima volta in Italia. Con più di una decina di lavori fotografici e il video Untitled (Passacaglia) di Elad Lassry, e la pittura di Josh Smith, la Galleria Massimo De Carlo continua la sua attività di ricerca e promozione portando in Italia, per la prima volta, giovani artisti che si stanno rapidamente affermando a livello internazionale.
Elad Lassry vede la fotografia come strumento asservito alle volontà dell'artista, eliminando in un sol colpo la dialettica fra mezzo e messaggio. Nei suoi lavori riproduce in maniera dettagliata, quasi maniacale, animali, oggetti, ambienti e persone in lavori di piccole dimensioni, di cui esalta la brillantezza dei toni, le luci e le ombre, in un perfetto equilibrio tecnico, formale e compositivo. Nel film Untitled (Passacaglia), presentato lo scorso febbraio alla Kunsthalle di Zurigo in occasione della sua prima personale europea, l'artista riprende il New York City Ballet durante l'esecuzione di una coreografia sulla Passacaglia, una forma musicale di origine spagnola. Come nei lavori fotografici, anche qui nulla è lasciato al caso: i vestiti e i passi dei ballerini, l'opera Tall Portuguese Woman del 1916 di Robert Delaunay, che fa da sfondo, il posizionamento e i movimenti della macchina da presa, l'assenza dell'audio focalizzano l'attenzione non tanto sui singoli elementi ma sulla natura della percezione visiva e sul rapporto che si instaura fra "il soggetto che vede" e "l'oggetto che è visto".
Partendo dai "name paintings", in cui il nome Josh Smith, molto comune in America, diventa il soggetto ripetuto nei suoi quadri, ai "collages" dove poster, ritagli di giornali, mappe e fotografie si confondono con interventi pittorici, passando per i "palette paintings", le sue tavolozze di colore, e gli "announcement", poster realizzati direttamente dall'artista per le sue mostre, quello che caratterizza l'opera di Josh Smith è la serialità, la sovrabbondanza di un flusso di coscienza creativa che non si pone limiti. Ed è proprio questa libertà d'espressione che contraddistingue il suo lavoro. Se il pittore "pensa attraverso la pittura", come sosteneva Paul Cezanne, è chiaro che ci si ritroverà davanti ad una moltitudine di lavori, un'iperproduzione che si oppone alla tendenza generale di considerare la qualità di un'opera direttamente proporzionale alla sua rarità. Josh Smith offre invece una nuova, possibile risposta a vecchie problematiche, un'alternativa che focalizza l'attenzione sul processo creativo di un'opera all'interno di una produzione artistica, piuttosto che il suo "essere unico".
Elad Lassry vede la fotografia come strumento asservito alle volontà dell'artista, eliminando in un sol colpo la dialettica fra mezzo e messaggio. Nei suoi lavori riproduce in maniera dettagliata, quasi maniacale, animali, oggetti, ambienti e persone in lavori di piccole dimensioni, di cui esalta la brillantezza dei toni, le luci e le ombre, in un perfetto equilibrio tecnico, formale e compositivo. Nel film Untitled (Passacaglia), presentato lo scorso febbraio alla Kunsthalle di Zurigo in occasione della sua prima personale europea, l'artista riprende il New York City Ballet durante l'esecuzione di una coreografia sulla Passacaglia, una forma musicale di origine spagnola. Come nei lavori fotografici, anche qui nulla è lasciato al caso: i vestiti e i passi dei ballerini, l'opera Tall Portuguese Woman del 1916 di Robert Delaunay, che fa da sfondo, il posizionamento e i movimenti della macchina da presa, l'assenza dell'audio focalizzano l'attenzione non tanto sui singoli elementi ma sulla natura della percezione visiva e sul rapporto che si instaura fra "il soggetto che vede" e "l'oggetto che è visto".
Partendo dai "name paintings", in cui il nome Josh Smith, molto comune in America, diventa il soggetto ripetuto nei suoi quadri, ai "collages" dove poster, ritagli di giornali, mappe e fotografie si confondono con interventi pittorici, passando per i "palette paintings", le sue tavolozze di colore, e gli "announcement", poster realizzati direttamente dall'artista per le sue mostre, quello che caratterizza l'opera di Josh Smith è la serialità, la sovrabbondanza di un flusso di coscienza creativa che non si pone limiti. Ed è proprio questa libertà d'espressione che contraddistingue il suo lavoro. Se il pittore "pensa attraverso la pittura", come sosteneva Paul Cezanne, è chiaro che ci si ritroverà davanti ad una moltitudine di lavori, un'iperproduzione che si oppone alla tendenza generale di considerare la qualità di un'opera direttamente proporzionale alla sua rarità. Josh Smith offre invece una nuova, possibile risposta a vecchie problematiche, un'alternativa che focalizza l'attenzione sul processo creativo di un'opera all'interno di una produzione artistica, piuttosto che il suo "essere unico".
19
maggio 2010
Elad Lassry / Josh Smith
Dal 19 maggio al 26 giugno 2010
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MDC – MASSIMO DE CARLO
Milano, Viale Lombardia , 14, (Milano)
Milano, Viale Lombardia , 14, (Milano)
Orario di apertura
Da martedì a sabato 11.30 - 14.00 e 14.30 - 19.30
Vernissage
19 Maggio 2010, ore 19
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