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Lamberto Melina – Vivida Ombra
Il titolo della mostra, Vivida Ombra, rappresenta compiutamente il tema svolto in ogni singola opera dell’artista, sia essa un olio, una grafica.50 lavori nelle 10 sale della torre tutti realizzati negli ultimi due anni, che rappresentano una riflessione profonda sul tema dell’oscurità.
Comunicato stampa
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Il nuovo corso dei lavori di Melina ha la grande dote di rappresentare la semplice realtà o la “semplice presenza” come lui ama definirla, con reminescenze filosofiche esistenzialiste, innervandola di sensi e simbologie a mezza via tra conscio e subconscio. L’oscurità, densa e assoluta, da cui emergono i suoi soggetti è il mediatore di questa ricchezza semantica che supera di schianto la falsa messinscena dell’arte spazzatura e decorativista che riempie gallerie e fiere.
“La tecnica è un importante veicolo di senso che io perfeziono in modo ossessivo col fine dichiarato di renderla vana e superata. Utilizzo la tecnica manuale per ri-creare la natura in senso ontologico, non quindi una ri-copia, ma una decostruzione che rigenera in senso ermeneutico”. Qui sta il punto di partenza e d’arrivo di Melina, la sua “rivoluzione ideologica”: i volti, gli oggetti, isolati e nascosti dall’oscurità, emergenti e solitari, provenienti o essenti in chissà quali momenti o luoghi, appaiono semplicemente ostentati, eppure quando li si guarda emanano vibrazioni vitali che non sono semplicemente quelle che noi vi immettiamo da osservatori, ma rimandano arricchiti e complicati i nostri sguardi. La straordinaria tecnica ci fa superare il limite pellicolare, superficiale dell’oggetto artistico e si cerca oltre, penetrando l’oscurità, di rimando a quegli occhi che generano e riflettono, disgregano e ricreano, coinvolgendo in una catarsi che ammalia e conturba. Il risultato di questo processo che avvinghia e sconvolge l’osservatore è quella che Melina chiama la formulazione di un “teorema metaforico” ovvero la creazione di una poetica, ma non banalmente una poetica del “bello”, ma una poetica del fluire, che non trascura l’emozione, ma che predilige l’intelletto o quello che ne sta appena sotto. “L’attonita sospensione inespressiva dei soggetti umani - scrive Melina - o l’isolamento dal contesto degli oggetti, genera una comunione referenziale tra opera e osservatore, in cui il ‘vedere come’, l’interpretare, diventa una esperienza-atto creativo che moltiplica i significati e sviluppa autonome poetiche in grado di riscrivere il reale”. Le opere di Melina quindi compiono un percorso, che dalle origini stilemiche seicentesche ci proiettano alle soglie della psicanalisi, incarnandosi e dibattendosi con forza nella mollezza culturale odierna.
Un’arte militante, una speranza di rinascita. Vera.
La mostra, patrocinata dal Comune di Lumezzane e presentata dal critico d’arte e direttore della rivista Stile Arte Maurizio Bernardelli Curuz, in collaborazione con la galleria ReartunoStudio di Brescia.
“La tecnica è un importante veicolo di senso che io perfeziono in modo ossessivo col fine dichiarato di renderla vana e superata. Utilizzo la tecnica manuale per ri-creare la natura in senso ontologico, non quindi una ri-copia, ma una decostruzione che rigenera in senso ermeneutico”. Qui sta il punto di partenza e d’arrivo di Melina, la sua “rivoluzione ideologica”: i volti, gli oggetti, isolati e nascosti dall’oscurità, emergenti e solitari, provenienti o essenti in chissà quali momenti o luoghi, appaiono semplicemente ostentati, eppure quando li si guarda emanano vibrazioni vitali che non sono semplicemente quelle che noi vi immettiamo da osservatori, ma rimandano arricchiti e complicati i nostri sguardi. La straordinaria tecnica ci fa superare il limite pellicolare, superficiale dell’oggetto artistico e si cerca oltre, penetrando l’oscurità, di rimando a quegli occhi che generano e riflettono, disgregano e ricreano, coinvolgendo in una catarsi che ammalia e conturba. Il risultato di questo processo che avvinghia e sconvolge l’osservatore è quella che Melina chiama la formulazione di un “teorema metaforico” ovvero la creazione di una poetica, ma non banalmente una poetica del “bello”, ma una poetica del fluire, che non trascura l’emozione, ma che predilige l’intelletto o quello che ne sta appena sotto. “L’attonita sospensione inespressiva dei soggetti umani - scrive Melina - o l’isolamento dal contesto degli oggetti, genera una comunione referenziale tra opera e osservatore, in cui il ‘vedere come’, l’interpretare, diventa una esperienza-atto creativo che moltiplica i significati e sviluppa autonome poetiche in grado di riscrivere il reale”. Le opere di Melina quindi compiono un percorso, che dalle origini stilemiche seicentesche ci proiettano alle soglie della psicanalisi, incarnandosi e dibattendosi con forza nella mollezza culturale odierna.
Un’arte militante, una speranza di rinascita. Vera.
La mostra, patrocinata dal Comune di Lumezzane e presentata dal critico d’arte e direttore della rivista Stile Arte Maurizio Bernardelli Curuz, in collaborazione con la galleria ReartunoStudio di Brescia.
10
aprile 2010
Lamberto Melina – Vivida Ombra
Dal 10 al 30 aprile 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA CIVICA – TORRE AVOGADRO
Lumezzane, Via Torre, (Brescia)
Lumezzane, Via Torre, (Brescia)
Orario di apertura
venerdì: 18,00-22,00
sabato: 15,00-22,00
domenica: 9,30-12,30/15,00-22,00
altri giorni su prenotazione
Vernissage
10 Aprile 2010, ore 17,00
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