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Mimesis 3
‘Tra l’idea e la realtà cade l’ombra’, così scriveva un secolo fa T.S. Eliot. E di questa ‘ombra’ si occupa, in fondo, questa mostra. Cerca di esplorare questo territorio d’ombra. Senza tante parole, ma semplicemente accostando un’opera all’altra.
Comunicato stampa
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Senza la presunzione di spiegare nulla, ma con la volontà di alludere a molteplici sfumature di significati e infinite possibilità espressive. In questa sezione della mostra, infatti, come nelle precedenti, si affronta la piu’ antica e vessata questione della storia dell’arte: vale a dire il rapporto tra Arte e Realta’.
Come deve porsi un’opera d’arte nei confronti della realta’? Deve rappresentarla, reinventarla, alluderla, ignorarla? Dai tempi di Aristotele con la sua teorizzazione sul concetto di mimesis fino al ready made di Duchamp o al nouveau realisme teorizzato da Pierre Restany non solo la questione e’ rimasta sempre aperta, ma il modo in cui artisti e teorici l’hanno anche solo impostata e’ stato determinante nella definizione della loro concezione estetica. Ora qui, con questa mostra, non abbiamo certo velleita’ ermeneutiche o anche solo blandamente filosofiche.
Ci poniamo semplicemente l’obiettivo di indagare come concretamente alcuni artisti contemporanei affrontano la questione. Nella speranza che la mostra stessa possa far scaturire, direttamente, con lo squadernarsi delle opere esposte, riflessioni e ripensamenti sulla questione nella mente del fruitore.
Per semplicita’ di esposizione (e forzando un po’ le cose) possiamo dividere gli artisti in mostra in due gruppi: da una parte Alasia, Jlunga, Lasala, Caserta, Cevallos, Scaletti e Gerosa che hanno un approccio che possiamo definire tendenzialmente “icastico” (anche se talvolta ‘problematicamente’, ‘ambiguamente’ icastico); dall’altra Caro, Baioni, Bernini, Saletnich, Ginelli e Roma che sono decisamente piu’ “iconici”.
Entrambi i gruppi affrontano “di petto” il rapporto con la realta’. Ma la domanda che dovremmo farci e’ la seguente: di quale realta’ stiamo parlando?
I primi si relazionano con una realta’ che in prima istanza potremo definire “fenomenica”: osservano (e riproducono) la realta’ in quanto “fenomeno”, ossia manifestazione fisica, visiva.
Tutti costoro partono dal dato fenomenico per poi deformarlo, esasperarlo grazie all’ausilio della specifica tecnica pittorica adottata, con esiti decisamente e ugualmente poetici.
Gli altri si occupano invece maggiormente della realta’ che potremmo definire “noumenica”: ossia della realta’ intesa come essenza, come pensiero. Se ritraggono uno o una figura umana, non ritraggono un oggetto o una figura particolare, bensi’ l’idea della figura o dell’oggetto. Una figura o un oggetto “sub specie aeternitatis”. Per questo la stilizzazione e’ spiccata e l’opera e’ prepotentemente “iconica”: e’ la forma stilizzata, “iconizzata”, che allude alla cosa che si vuole raffigurare.
Anche se poi, la filosofia c’insegna, non può darsi fenomeno senza noumeno. E viceversa.
Virgilio Patarini
Come deve porsi un’opera d’arte nei confronti della realta’? Deve rappresentarla, reinventarla, alluderla, ignorarla? Dai tempi di Aristotele con la sua teorizzazione sul concetto di mimesis fino al ready made di Duchamp o al nouveau realisme teorizzato da Pierre Restany non solo la questione e’ rimasta sempre aperta, ma il modo in cui artisti e teorici l’hanno anche solo impostata e’ stato determinante nella definizione della loro concezione estetica. Ora qui, con questa mostra, non abbiamo certo velleita’ ermeneutiche o anche solo blandamente filosofiche.
Ci poniamo semplicemente l’obiettivo di indagare come concretamente alcuni artisti contemporanei affrontano la questione. Nella speranza che la mostra stessa possa far scaturire, direttamente, con lo squadernarsi delle opere esposte, riflessioni e ripensamenti sulla questione nella mente del fruitore.
Per semplicita’ di esposizione (e forzando un po’ le cose) possiamo dividere gli artisti in mostra in due gruppi: da una parte Alasia, Jlunga, Lasala, Caserta, Cevallos, Scaletti e Gerosa che hanno un approccio che possiamo definire tendenzialmente “icastico” (anche se talvolta ‘problematicamente’, ‘ambiguamente’ icastico); dall’altra Caro, Baioni, Bernini, Saletnich, Ginelli e Roma che sono decisamente piu’ “iconici”.
Entrambi i gruppi affrontano “di petto” il rapporto con la realta’. Ma la domanda che dovremmo farci e’ la seguente: di quale realta’ stiamo parlando?
I primi si relazionano con una realta’ che in prima istanza potremo definire “fenomenica”: osservano (e riproducono) la realta’ in quanto “fenomeno”, ossia manifestazione fisica, visiva.
Tutti costoro partono dal dato fenomenico per poi deformarlo, esasperarlo grazie all’ausilio della specifica tecnica pittorica adottata, con esiti decisamente e ugualmente poetici.
Gli altri si occupano invece maggiormente della realta’ che potremmo definire “noumenica”: ossia della realta’ intesa come essenza, come pensiero. Se ritraggono uno o una figura umana, non ritraggono un oggetto o una figura particolare, bensi’ l’idea della figura o dell’oggetto. Una figura o un oggetto “sub specie aeternitatis”. Per questo la stilizzazione e’ spiccata e l’opera e’ prepotentemente “iconica”: e’ la forma stilizzata, “iconizzata”, che allude alla cosa che si vuole raffigurare.
Anche se poi, la filosofia c’insegna, non può darsi fenomeno senza noumeno. E viceversa.
Virgilio Patarini
03
aprile 2010
Mimesis 3
Dal 03 al 16 aprile 2010
arte contemporanea
Location
ATELIER CHAGALL
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 15-19,domenica ore 11-19
Vernissage
3 Aprile 2010, ore 16.00
Autore
Curatore