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Laboratorio Quartodecimo
Rassegna delle ultime opere realizzate dai pittori, scultori e fotografi del Gruppo Artistico “Quartodecimo” di Como
Comunicato stampa
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“Quartodecimo” è un nome scaturito dalla casualità come fu per il gruppo Dada. Il caso ha fatto incontrare alcuni degli artisti di questo collettivo, mentre altri si conoscono da lungo tempo. Appena due anni fa, Quartodecimo si è dato un “manifesto programmatico”, spinto dal bisogno di far fronte comune alle difficoltà che il singolo artista affronta nell’esporre i propri lavori, a maggior ragione quando è giovane o si è da poco consegnato al pubblico. Guardando al panorama dell’arte locale, si nota come molti autori, pur dotati di talento, preferiscano restare nell’ombra e lasciare che il caso o la fortuna li faccia conoscere, mentre parecchi altri che non possiedono alcun talento ma che sanno ben destreggiarsi nell’“arte” del personal branding (quell’autopromuoversi di chi ha denari e tempo), trovino invece la visibilità che cercano. Ecco allora che un sodalizio come Quartodecimo è un’opportunità importante per superare queste difficoltà e affidare al pubblico le creazioni dei suoi aderenti, ma è anche e soprattutto un modo per confrontarsi e lavorare insieme. Un lavorare che, se supportato da onestà intellettuale e attenzione alla qualità, permette alle arti di crescere e dare frutti sempre nuovi e stimolanti.
Uniti nella diversità. Questo può essere il motto del Quartodecimo. E l’esposizione che apre a Tradate, intitolata semplicemente “Laboratorio”, ne è testimonianza. Tornano alcuni dei temi cari agli artisti veterani del gruppo e si affacciano due giovani leve, Elisa Perin e Tania Colombo. Sviluppata in tagli e sezioni geometriche l’opera “Evadere” di Elisa Perin è realizzata con fili colorati cuciti su tela di lino; come i dipinti di Tania Colombo, l’opera della Perin gioca con l’interpretazione di figure femminili. Grottesche, stile noir cartoon, la donna giraffa e la madre fantoccio della Colombo esprimono una satira amara, la stessa che ritroviamo nella “donna-pollo” di Alessandra Ronchetti. Espressionismi che si contrappongono alla grazia esplosiva dei “Movimenti” di Jo Taiana che riconciliano per un attimo con la plasticità e l’armonia del corpo umano, a ricordare che se l’artista deve essere “armato” (“armata”, in questo caso) e gridare con il suo linguaggio e stile quel che non gli va, allo stesso modo non deve rinunciare ad “abitare” la bellezza.
Diversi e uniti, si diceva. Una diversità che riguarda sia gli stili sia i contenuti. Si va dall’astrattismo sempre più raffinato di Enrica Frigerio al forte senso di sintesi concettuale delle incisioni di Nicoletta Brenna fino agli esiti in continua evoluzione del maestro Bruno Saba, capofila di Quartodecimo, nelle cui opere l’uso del colore e la geometria delle forme acquistano una vigoria sempre più stupefacente. Peculiare è l’evoluzione stilistica di Roberto Parisi, pittore che ha preso avvio dalle concezioni degli astrattisti comaschi (Rho, Radice) per poi staccarsene in un cammino tutto personale e dagli esiti sempre diversi. Colpiscono la densità e la forza del colore nell’opera “Sipario”, anche se meritano attenzione due lavori nuovi scaturiti da un periodo particolare nella vita di Parisi. Si tratta degli acrilici su tela “Appunti” e “Composizione organica”: ai lati del primo l’artista ha riprodotto formule e concetti di geometria descrittiva, la scienza che permette di rappresentare su piani oggetti bidimensionali e tridimensionali. Una sorta di richiamo al “fondamento”, alle radici profonde da cui è germogliata la sua concezione dell’arte ma anche un omaggio alla speculazione intorno a cui è ruotata la vita stessa di Parisi.
Una continua ricerca si applica pure alla fotografia. Daniele Alessi e Angelo Minardi elaborano immagini nelle quali i soggetti si scompongono o si rarefanno, che siano paesaggi o frammenti di corpi, mentre Luigi Corbetta interviene sulle ormai dimenticate polaroid con giocosi effetti pittorici. È un piacere ritrovare la potenza espressiva delle “scomposizioni” pittoriche di Alberto Bogani, ora leggere ora drammatiche, così come lo straordinario uso della luce nelle suggestive figure fluttuanti di Aldo Scorza. Sempre avvalendosi dell’ambiguità seducente del bianco e nero, Stefano Venturini passa dalle prospettive urbane agli interni, lasciando l’osservatore sospeso tra quegli oggetti familiari che definiscono la delicata e immutabile consistenza della vita quotidiana.
La scultura è presente con Stefano Maesani e Vito Cimarosti. Esiti astratti per il primo che espone tre assemblaggi giocati con più materiali di liberissima interpretazione, plastici per il secondo che porta la scultura in legno “Frine”, un’incarnazione commovente e di straordinaria sensualità della bellissima cortigiana, modella prediletta di Prassitele.
Katia Trinca Colonel
Uniti nella diversità. Questo può essere il motto del Quartodecimo. E l’esposizione che apre a Tradate, intitolata semplicemente “Laboratorio”, ne è testimonianza. Tornano alcuni dei temi cari agli artisti veterani del gruppo e si affacciano due giovani leve, Elisa Perin e Tania Colombo. Sviluppata in tagli e sezioni geometriche l’opera “Evadere” di Elisa Perin è realizzata con fili colorati cuciti su tela di lino; come i dipinti di Tania Colombo, l’opera della Perin gioca con l’interpretazione di figure femminili. Grottesche, stile noir cartoon, la donna giraffa e la madre fantoccio della Colombo esprimono una satira amara, la stessa che ritroviamo nella “donna-pollo” di Alessandra Ronchetti. Espressionismi che si contrappongono alla grazia esplosiva dei “Movimenti” di Jo Taiana che riconciliano per un attimo con la plasticità e l’armonia del corpo umano, a ricordare che se l’artista deve essere “armato” (“armata”, in questo caso) e gridare con il suo linguaggio e stile quel che non gli va, allo stesso modo non deve rinunciare ad “abitare” la bellezza.
Diversi e uniti, si diceva. Una diversità che riguarda sia gli stili sia i contenuti. Si va dall’astrattismo sempre più raffinato di Enrica Frigerio al forte senso di sintesi concettuale delle incisioni di Nicoletta Brenna fino agli esiti in continua evoluzione del maestro Bruno Saba, capofila di Quartodecimo, nelle cui opere l’uso del colore e la geometria delle forme acquistano una vigoria sempre più stupefacente. Peculiare è l’evoluzione stilistica di Roberto Parisi, pittore che ha preso avvio dalle concezioni degli astrattisti comaschi (Rho, Radice) per poi staccarsene in un cammino tutto personale e dagli esiti sempre diversi. Colpiscono la densità e la forza del colore nell’opera “Sipario”, anche se meritano attenzione due lavori nuovi scaturiti da un periodo particolare nella vita di Parisi. Si tratta degli acrilici su tela “Appunti” e “Composizione organica”: ai lati del primo l’artista ha riprodotto formule e concetti di geometria descrittiva, la scienza che permette di rappresentare su piani oggetti bidimensionali e tridimensionali. Una sorta di richiamo al “fondamento”, alle radici profonde da cui è germogliata la sua concezione dell’arte ma anche un omaggio alla speculazione intorno a cui è ruotata la vita stessa di Parisi.
Una continua ricerca si applica pure alla fotografia. Daniele Alessi e Angelo Minardi elaborano immagini nelle quali i soggetti si scompongono o si rarefanno, che siano paesaggi o frammenti di corpi, mentre Luigi Corbetta interviene sulle ormai dimenticate polaroid con giocosi effetti pittorici. È un piacere ritrovare la potenza espressiva delle “scomposizioni” pittoriche di Alberto Bogani, ora leggere ora drammatiche, così come lo straordinario uso della luce nelle suggestive figure fluttuanti di Aldo Scorza. Sempre avvalendosi dell’ambiguità seducente del bianco e nero, Stefano Venturini passa dalle prospettive urbane agli interni, lasciando l’osservatore sospeso tra quegli oggetti familiari che definiscono la delicata e immutabile consistenza della vita quotidiana.
La scultura è presente con Stefano Maesani e Vito Cimarosti. Esiti astratti per il primo che espone tre assemblaggi giocati con più materiali di liberissima interpretazione, plastici per il secondo che porta la scultura in legno “Frine”, un’incarnazione commovente e di straordinaria sensualità della bellissima cortigiana, modella prediletta di Prassitele.
Katia Trinca Colonel
27
marzo 2010
Laboratorio Quartodecimo
Dal 27 marzo al 25 aprile 2010
arte contemporanea
Location
SPAZIO EXPO BIBLIOTECA – MUSEO DELLA MOTOCICLETTA FRERA
Tradate, Via Zara, 34, (Varese)
Tradate, Via Zara, 34, (Varese)
Orario di apertura
giovedì 15,00-22,00 ; venerdì, sabato, domenica e festivi 15,00-18,00
Vernissage
27 Marzo 2010, ore 17
Autore