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Richard Marquis – Razzle dazzle man
La nuova singolare e bizzarra serie di lavori di Marquis è un divertissement sul concetto di “dazzle” – letteralmente “bagliore” – usato come tecnica mimetica dalle Forze Alleate durante la prima guerra mondiale.
Comunicato stampa
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La nuova singolare e bizzarra serie di lavori di Marquis è un divertissement sul concetto di “dazzle” - letteralmente “bagliore” - usato come tecnica mimetica dalle Forze Alleate durante la prima guerra mondiale. Prendendo spunto dai movimenti artistici del primo novecento: Futurismo, Verticismo e Cubismo, lo schema del disegno astratto dipinto sullo scafo delle navi fu ideato allo scopo di depistare il bersaglio nemico. L’idea era quella di confondere piuttosto che occultare, di spezzare il profilo di una nave con curve, strisce, luci e colori, creando una forte illusione ottica. Marquis fa propri questi principi disintegrando l’aspetto realistico delle sue “boats and cars”: racchiuse, con sublime maestria, in una forma ottenuta dalla soffiatura di canne vitree. Ognuna caratterizzata da una propria identità e poderosa geometria che, letteralmente, ci “abbaglia” per la sua ambivalenza: camuffata e, tuttavia, appariscente.
G. Sweeney, New Castle 2010
L’artista si ispira, in questi suoi ultimi lavori, a due diversi momenti della storia americana dello scorso secolo lontanissimi tra di loro – il camouflage Razzle Dazzle e le gare di velocità a Bonneville Salt Flats - rielaborandoli per ricondurli all’interno del suo orizzonte creativo alimentato dal “sacro fuoco” del collezionismo e del modellismo. Alla fine, ironicamente ed ostinatamente, l’artista ci riporta tra boats and cars!
RAZZLE DAZZLE – Durante la prima guerra mondiale, le marine militari Britannica ed Americana si confrontarono con la seria minaccia da parte dei sommergibili tedeschi U-boats. Tutti i tentativi fatti per mimetizzare le navi in mare erano falliti. Essendo mare e cielo mutevoli, lo stesso schema di colori funzionante in una situazione si rivelava inadeguato in altre. Norman Wilkinson, artista e ufficiale di marina inglese, si fece promotore di un nuovo schema di camouflage ispirato alle forme artistiche allora in voga. Decise semplicemente di spezzare tutte le linee del profilo di una nave rendendo, in tal modo, più arduo per il capitano del sommergibile nemico stabilirne il tipo, la dimensione, la velocità e, addirittura, la rotta. I Britannici chiamarono questa tecnica “Dazzle Painting”, gli Americani “Razzle Dazzle”.
I patterns, tutti diversi, prima di essere applicati, venivano testati su piccoli modelli di legno ed osservati in studio attraverso un periscopio. Questi modellini erano preparati da artiste donne della London's Royal Academy of Arts. Oltre ai pittori, l’operazione coinvolgeva anche scultori, artisti astrattisti e scenografi. L’artista vorticista inglese Edward Wadsworth (1889 – 1949) supervisionò il camouflage di oltre due mila navi da guerra!
Winston Churchill considerava che in guerra l’illusionismo fosse un indispensabile legerdemain, un tocco originale e sinistro, che lascia il nemico sconcertato e, soprattutto, colpito.
A parte ogni considerazione circa l’efficacia, fortemente compromessa dalle innovazioni nell’aviazione e dai radar della 2° guerra mondiale, il Razzle Dazzle fu anche un modo per tenere alto il morale dell’equipaggio e dei civili. Non si erano mai viste prima, né si sarebbero più riviste in seguito, centinaia di navi meravigliosamente colorate ormeggiate nei porti.
RACING FOR SPEED – La Bonneville Salt Flats è una pianura di 412 km² coperta da uno strato di sale, che in alcuni punti raggiunge lo spessore di quasi due metri, nel nord-ovest dello stato dello Utah. È il risultato dell'evaporazione del preistorico lago Bonneville.
Come pubblicizzato: “Immaginate un posto così piatto che vi sembrerà di vedere la curvatura del pianeta, così arido che nemmeno la più semplice forma di vita può esistere. Immaginate l’improvviso fragore di strani veicoli che spariscono rimbombando nella vastità abbagliante della pianura bianca”.
La salina fu a lungo ritenuta zona malsana, ma nel 1896, W. D. Rishel che cercava un percorso per una corsa di biciclette tra New York e San Francisco, si accorse che il luogo era ideale per le gare di velocità. Convinse il pilota Teddy Tezlaff a tentarvi un record di velocità nel 1914, con la sua Blitzen Benz che raggiunse una punta massima di 228 km/h.
Negli anni trenta, la pianura divenne internazionalmente riconosciuta grazie al pitota Malcolm Campbell che vi stabilì numerosi record di velocità.
Dal 1949, vi si raggiungerà progressivamente la velocità di 900 km/h. Negli anni sessanta, veicoli a turbogetto vi fecero la loro apparizione, con i primati della HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Art_Arfons&action=edit&redlink=1" Art Arfons che raggiunse i 928|km/h e la Craig Breedlove con 966 km/h. Bisognerà attendere il 1970 perché i 1000 chilometri orari fossero superati dalla Blue Flame, che toccò i 1001.67 km/h sulla distanza di un miglio.
Ogni anno, in agosto e settembre, la pista in linea retta di 16 km per i primati di velocità e la pista ovale lunga da 16 a 19 km per i test di resistenza vedono gareggiare, divisi per categoria, ogni sorta di veicoli: dallo sgabello da bar su ruote fino a bolidi aerodinamici che oltrepassano la velocità del suono.
RICHARD MARQUIS – da artista legato alla cultura americana del dopoguerra, si forma negli anni sessanta all’università di Berkeley, California, prendendo parte attiva ai movimenti politici di quegli anni. E’ qui che Marquis frequenta dei corsi di ceramica, introdotti, proprio in quegli anni, nelle accademie americane in maniera provocatoria e alternativa, tenuti da Peter Voukos e Ron Nagle, i quali, in anticipo sull’Europa, riconoscevano già piena dignità alle "arti applicate". In questi anni, Marquis prende parte al movimento Art Funk, connesso con l’espressionismo astratto e la pop art, per creare una primitive urban art, organica e antimeccanica. Nel corso degli studi, riconosce subito che il vetro sarebbe stato il suo mezzo d’espressione privilegiato.
Nel 1969 riceve la prestigiosa borsa di studio Fullbright per l’Italia e approda a Murano. E’ qui che Ludovico de Santillana, allora proprietario della Venini, gli consente, in via del tutto eccezionale, di lavorare in fornace a contatto dei maestri vetrari. Marquis acquisisce in questo modo un’esperienza, che, accresciuta e perfezionata nel corso dei suoi 40 anni di carriera, lo ha reso un’assoluta celebrità internazionale nel mondo del movimento studio glass.
L’artista vive a Whidbey un’isola nel golfo di Seattle dove ha costruito la sua fornace/studio.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e i suoi lavori sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche, tra cui: Australian National Gallery, Canberra, Australia / Carnegie Mellon Museum of Art, Pittsburgh, PA / Corning Museum of Glass, Corning, New York / Finnish National Glass Museum, Riihimaki, Finland / J.B. Speed Art Museum, Louisville, KY / Johnson Wax Collection, Racine, WI / Koganezaki Glass Museum, Shizuoka, Japan / Kunstmuseum, Dusseldorf, Germany / Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, CA / Metropolitan Museum of Art, New York, NY / Museum of Art, Rhode Island School of Design, Providence, RI / Musee des Arts Decoratifs, Lausanne, Switzerland / Museum fur Kunsthandwerk, Frankfurt, Germany / New Glass Museum, Tsukuba, Japan / New Orleans Museum of Art, New Orleans, LA / Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, PA / Racine Art Museum, Racine, WI / Royal Ontario Museum, Toronto, Canada / Seattle Art Museum, Seattle, WA / The Toledo Museum of Art, Toledo, OH / Victoria & Albert Museum, London, UK
G. Sweeney, New Castle 2010
L’artista si ispira, in questi suoi ultimi lavori, a due diversi momenti della storia americana dello scorso secolo lontanissimi tra di loro – il camouflage Razzle Dazzle e le gare di velocità a Bonneville Salt Flats - rielaborandoli per ricondurli all’interno del suo orizzonte creativo alimentato dal “sacro fuoco” del collezionismo e del modellismo. Alla fine, ironicamente ed ostinatamente, l’artista ci riporta tra boats and cars!
RAZZLE DAZZLE – Durante la prima guerra mondiale, le marine militari Britannica ed Americana si confrontarono con la seria minaccia da parte dei sommergibili tedeschi U-boats. Tutti i tentativi fatti per mimetizzare le navi in mare erano falliti. Essendo mare e cielo mutevoli, lo stesso schema di colori funzionante in una situazione si rivelava inadeguato in altre. Norman Wilkinson, artista e ufficiale di marina inglese, si fece promotore di un nuovo schema di camouflage ispirato alle forme artistiche allora in voga. Decise semplicemente di spezzare tutte le linee del profilo di una nave rendendo, in tal modo, più arduo per il capitano del sommergibile nemico stabilirne il tipo, la dimensione, la velocità e, addirittura, la rotta. I Britannici chiamarono questa tecnica “Dazzle Painting”, gli Americani “Razzle Dazzle”.
I patterns, tutti diversi, prima di essere applicati, venivano testati su piccoli modelli di legno ed osservati in studio attraverso un periscopio. Questi modellini erano preparati da artiste donne della London's Royal Academy of Arts. Oltre ai pittori, l’operazione coinvolgeva anche scultori, artisti astrattisti e scenografi. L’artista vorticista inglese Edward Wadsworth (1889 – 1949) supervisionò il camouflage di oltre due mila navi da guerra!
Winston Churchill considerava che in guerra l’illusionismo fosse un indispensabile legerdemain, un tocco originale e sinistro, che lascia il nemico sconcertato e, soprattutto, colpito.
A parte ogni considerazione circa l’efficacia, fortemente compromessa dalle innovazioni nell’aviazione e dai radar della 2° guerra mondiale, il Razzle Dazzle fu anche un modo per tenere alto il morale dell’equipaggio e dei civili. Non si erano mai viste prima, né si sarebbero più riviste in seguito, centinaia di navi meravigliosamente colorate ormeggiate nei porti.
RACING FOR SPEED – La Bonneville Salt Flats è una pianura di 412 km² coperta da uno strato di sale, che in alcuni punti raggiunge lo spessore di quasi due metri, nel nord-ovest dello stato dello Utah. È il risultato dell'evaporazione del preistorico lago Bonneville.
Come pubblicizzato: “Immaginate un posto così piatto che vi sembrerà di vedere la curvatura del pianeta, così arido che nemmeno la più semplice forma di vita può esistere. Immaginate l’improvviso fragore di strani veicoli che spariscono rimbombando nella vastità abbagliante della pianura bianca”.
La salina fu a lungo ritenuta zona malsana, ma nel 1896, W. D. Rishel che cercava un percorso per una corsa di biciclette tra New York e San Francisco, si accorse che il luogo era ideale per le gare di velocità. Convinse il pilota Teddy Tezlaff a tentarvi un record di velocità nel 1914, con la sua Blitzen Benz che raggiunse una punta massima di 228 km/h.
Negli anni trenta, la pianura divenne internazionalmente riconosciuta grazie al pitota Malcolm Campbell che vi stabilì numerosi record di velocità.
Dal 1949, vi si raggiungerà progressivamente la velocità di 900 km/h. Negli anni sessanta, veicoli a turbogetto vi fecero la loro apparizione, con i primati della HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Art_Arfons&action=edit&redlink=1" Art Arfons che raggiunse i 928|km/h e la Craig Breedlove con 966 km/h. Bisognerà attendere il 1970 perché i 1000 chilometri orari fossero superati dalla Blue Flame, che toccò i 1001.67 km/h sulla distanza di un miglio.
Ogni anno, in agosto e settembre, la pista in linea retta di 16 km per i primati di velocità e la pista ovale lunga da 16 a 19 km per i test di resistenza vedono gareggiare, divisi per categoria, ogni sorta di veicoli: dallo sgabello da bar su ruote fino a bolidi aerodinamici che oltrepassano la velocità del suono.
RICHARD MARQUIS – da artista legato alla cultura americana del dopoguerra, si forma negli anni sessanta all’università di Berkeley, California, prendendo parte attiva ai movimenti politici di quegli anni. E’ qui che Marquis frequenta dei corsi di ceramica, introdotti, proprio in quegli anni, nelle accademie americane in maniera provocatoria e alternativa, tenuti da Peter Voukos e Ron Nagle, i quali, in anticipo sull’Europa, riconoscevano già piena dignità alle "arti applicate". In questi anni, Marquis prende parte al movimento Art Funk, connesso con l’espressionismo astratto e la pop art, per creare una primitive urban art, organica e antimeccanica. Nel corso degli studi, riconosce subito che il vetro sarebbe stato il suo mezzo d’espressione privilegiato.
Nel 1969 riceve la prestigiosa borsa di studio Fullbright per l’Italia e approda a Murano. E’ qui che Ludovico de Santillana, allora proprietario della Venini, gli consente, in via del tutto eccezionale, di lavorare in fornace a contatto dei maestri vetrari. Marquis acquisisce in questo modo un’esperienza, che, accresciuta e perfezionata nel corso dei suoi 40 anni di carriera, lo ha reso un’assoluta celebrità internazionale nel mondo del movimento studio glass.
L’artista vive a Whidbey un’isola nel golfo di Seattle dove ha costruito la sua fornace/studio.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e i suoi lavori sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche, tra cui: Australian National Gallery, Canberra, Australia / Carnegie Mellon Museum of Art, Pittsburgh, PA / Corning Museum of Glass, Corning, New York / Finnish National Glass Museum, Riihimaki, Finland / J.B. Speed Art Museum, Louisville, KY / Johnson Wax Collection, Racine, WI / Koganezaki Glass Museum, Shizuoka, Japan / Kunstmuseum, Dusseldorf, Germany / Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, CA / Metropolitan Museum of Art, New York, NY / Museum of Art, Rhode Island School of Design, Providence, RI / Musee des Arts Decoratifs, Lausanne, Switzerland / Museum fur Kunsthandwerk, Frankfurt, Germany / New Glass Museum, Tsukuba, Japan / New Orleans Museum of Art, New Orleans, LA / Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, PA / Racine Art Museum, Racine, WI / Royal Ontario Museum, Toronto, Canada / Seattle Art Museum, Seattle, WA / The Toledo Museum of Art, Toledo, OH / Victoria & Albert Museum, London, UK
20
marzo 2010
Richard Marquis – Razzle dazzle man
Dal 20 marzo al 03 luglio 2010
arte contemporanea
Location
CATERINA TOGNON ARTE CONTEMPORANEA
Venezia, San Marco (Campo San Maurizio), 2746, (Venezia)
Venezia, San Marco (Campo San Maurizio), 2746, (Venezia)
Orario di apertura
mar/sab h. 10.00/13.00 - 15.00/19.30
Vernissage
20 Marzo 2010, ore 18
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